giovedì 1 aprile 2010

بضع دقائق

un paio di minuti

mi presento all'appuntamento con un paio di minuti di ritardo e vedo che sono già andati via. cosa sono mai un paio di minuti in confronto alla distanza che ho percorso. ho lasciato il mio letto presto e ho camminato nel freddo, e guarda cosa ne ho tratto. tutto questo è gratuito, e nessuno mi regala in cambio due minuti. è ben possibile che mi considerino un uomo inaffidabile o che dicano che ho sprecato il loro tempo con l'attesa. e non posso raccontare del mal di testa che mi ha preso lungo il cammino, e nemmeno della mia preoccupazione di arrivare in ritardo. tutto questo ora non conta e preferisco lasciarlo dietro di me. non lo posso neanche dare in affitto ai ricordi o incassarne un certificato di smarrimento. penserò che con questo è finito tutto e infine mi sembrerà che non sia successo niente. penserò anche a questa poesia come ad un appuntamento mancato, poiché non troverò la parola alla fine della riga. penso di avere avuto più estro in altri tentativi e ora la stupida fine felice, dopo un gesto involontario, mi ha sorpreso. forse l'ho sottratto al tempo, o un caso inaspettato me ne ha fornito il destro. talvolta non possiamo seguire il richiamo di una grande idea senza incartarci un po'. nessuno si accorge di nulla, se non che il bicchiere è caduto e ha macchiato le carte per un gesto che è arrivato due secondi troppo tardi per andare a buon fine. nessuno comprende che l'attenzione è una forza che il corpo non sempre sopporta e che da un'eccessiva concentrazione possono nascere degli errori inaspettati.

Abbas Beydoun

(una possibile versione della traduzione tedesca del testo originale offerta da Franz Hodjak)

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Abbas Beydoun (trascritto anche Baydoun) è nato a Tiro, cui ha dedicato una poesia, nel 1945, ha studiato letteratura araba classica all'università di Beirut, è stato perseguitato ed arrestato più volte in Libano ed in Israele a causa del suo impegno politico nel movimento comunista libanese, è emigrato in Francia, dove ha studiato scienze islamiche alla Sorbona, ed è infine ritornato a Beirut. È una voce importante nel dialogo tra occidente e mondo arabo.

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C'è una piccolissima possibilità che la mia versione, in fondo in fondo, non abbia tradito completamente la sua poesia: in un'intervista del 2004 alla fiera del libro di Francoforte, a proposito del dialogo tedesco-arabo e della necessità che i tedeschi finalmente vi si aprissero, così concludeva:
Basta incontrare un intellettuale arabo per capire che conosce Goethe e Schiller, Hölderlin e Benjamin, Hegel, Heidegger e Habermas. Moltissimi intellettuali arabi sono stati marxisti in una certa fase della loro vita, brechtiani in un'altra, per cui in ogni intellettuale arabo possiamo trovare anche un lato tedesco.
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Nota a margine: in Germania arrivavo più in anticipo del solito, agli appuntamenti. Per spiazzare i tedeschi, per intaccare, anche solo un po', il perdurante pregiudizio nei confronti degli italiani ritardatari congeniti (e poi, anche ora, non mi dispiace aspettare, le attese si trasformano in letture). Al loro arrivo al luogo convenuto, dopo aver voltato e rivoltato il polso per verificare che l'orologio non gli si fosse fermato, ristabilivano il loro ordine delle cose con un facile stratagemma, dandomi cioè un nome: Ausnahme (eccezione). Fin qui in senso letterale. In senso lato, hai voglia se ho mancato qualcosa per un paio di minuti.

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