venerdì 24 aprile 2020

Sotto il regime fascista

Sotto il regime fascista, i giornali democratici si stampavano clandestinamente, con pochi mezzi. Oggi, che ci apprestiamo a celebrare la Liberazione da quel regime, quasi 600000 italiani li leggono clandestinamente, con mezzi tecnologici molto più avanzati, dando per scontato che l'informazione possa sopravvivere se non pagata o forse anche mettendo in conto che possa morire, senza timore di conseguenze particolari in fatto di democrazia.

Sotto il regime fascista, in particolare durante la guerra da questi voluta, c'era il coprifuoco. Oggi, che ci apprestiamo a celebrare la Liberazione da quel regime, viene richiesta un'autodichiarazione volta a limitare gli spostamenti al minimo necessario, si inseguono brutalmente persone isolate sulla spiaggia e le si filmano con i droni, anche se il virus non bombarda gli italiani dai cieli e non zompa da un bagnante isolato ad un altro bagnante isolato.

Sotto il regime fascista, sia i fascisti di nome sia quelli di fatto denunciavano gli ebrei, i vicini di casa sospetti, gli oppositori del regime, le minoranze etniche, volentieri anonimamente. Oggi, che ci apprestiamo a celebrare la Liberazione da quel regime, non pochi cittadini italiani denunciano, anche anonimamente, il vicino che osa correre un po' (alle volte lo menano anche a 100 metri da casa per arrivare prima a sentenza) e, più in generale, denunciano, criticano, stigmatizzano con ogni mezzo chiunque si ritenga uscire di casa troppo spesso.

Sotto il regime fascista, i fascisti di nome e quelli di fatto odiavano o guardavano con sospetto lo straniero. Oggi, che ci apprestiamo a celebrare la Liberazione da quel regime, dei cittadini italiani non hanno avuto alcun dubbio o remora nel boicottare, finché erano aperti, negozi e ristoranti cinesi, o nell'invitare studenti asiatici a non presentarsi a scuola o ancora nel vietare l'ingresso ai cinesi in alcuni esercizi commerciali.

Sotto il regime fascista, si stampavano libri vicini all'ideologia fascista o per lo meno compatibili con essa. Oggi, che ci apprestiamo a celebrare la Liberazione da quel regime, non si è esitato a chiudere le librerie, ritenendole non essenziali, e, persino dopo la loro riapertura, non se ne consente l'accesso alle persone se non rientra nel loro percorso per andare a fare la spesa sotto casa.

Ce la sentiamo veramente di celebrarla ancora, la Liberazione, e sempre nello stesso modo? O siamo diventati abbastanza grandi da ammettere che è stata una minoranza di italiani a liberare l'Italia dal nazifascismo e che la prova è ancora visibile nel tempo presente, e non solo nei testi di storia?

Buon 25 aprile, nonostante tutto.

P.S. La Francia, dove vivo, non è esente da critiche. Ne dico solo due: ha copiato, unico paese al mondo, l'autodichiarazione italiana - senza riconoscerlo, tra l'altro - ed incoraggia, anche per voce dei rappresentanti politici fino a ieri più aperti al mondo, l'acquisto di prodotti francesi.

domenica 19 aprile 2020

Préférer
Ce qui ne bouge pas
A ce qui bouge.

Et d’abord, ce qui bouge,
On sait ce qu’il peut faire.

Ce qui ne bouge pas
Va peut-être étonner
S’il se met à bouger.

Et puis, ne pas bouger,
C’est bouger autrement :

Bouger dans son intérieur
Sans en avoir l’air,

Mais bouger
Vers quelque chose

Qui ne bouge pas
Ou bouge d’un même mouvement.

Ne pas bouger,
C’est contenir.

Guillevic




Preferire
Quel che non si muove
A quel che si muove.

E anzitutto, quel che si muove,
Sappiamo quel che può fare.

Quel che non si muove
Potrà forse stupire
Se si mette a muoversi.

E poi, non muoversi
È muoversi altrimenti:

Muoversi dentro di sé
Senza darne l'impressione,

Ma muoversi
Verso qualcosa

Che non si muove
O si muove di un medesimo movimento.

Non muoversi
È contenere.