lunedì 28 aprile 2008

Le ballatelle Italo-Abissine

I

In cravatta bianca, in frac,
alla sera i crocchi chic
tra le chicchere e i pic-nic
e gli alchermes e i cognac,
con gran pose alla Van-Dyck,
ascoltando Grieg o Bach,
in cravatta bianca o in frac,
alla sera i crocchi chic,
se la ridon dei Degiàc
e dei Ras di Menelik;
ma l'Italia che fé cric,
jeri, in breve farà crac...
in cravatta bianca e in frac.

II

Pur noi in barba agli Abbacùc,
che impinguati di beefsteaks,
dietro un fumo di giubèk,
profetizzano il zurùch,
da quei negri del cibùc,
Roma avrà il salamelèc,
sempre in barba agli Abbacùc
impinguati di beefsteaks;
e col comodo di Cook,
o di Chiari, e d'uno chèque,
ce n'andremo fin là in break
a sonarci Grieg o Gluk,
sempre in barba agli Abbacùc.

Ernesto Ragazzoni

mercoledì 16 aprile 2008

Saba

Berretto pipa bastone, gli spenti
oggetti di un ricordo.
Ma io li vidi animati indosso a uno
ramingo in un'Italia di macerie e di polvere.
Sempre di sé parlava ma come lui nessuno
ho conosciuto che di sé parlando
e ad altri vita chiedendo nel parlare
altrettanta e tanta più ne desse
a chi stava ad ascoltarlo.
E un giorno, un giorno o due dopo il 18 aprile,
lo vidi errare da una piazza all'altra
dall'uno all'altro caffè di Milano
inseguito dalla radio.
"Porca - vociferando - porca". Lo guardava
stupefatta la gente.
Lo diceva all'Italia. Di schianto, come a una donna
che ignara o no a morte ci ha ferito.

Vittorio Sereni

Opicina 1947

Risalii quest'estate ad Opicina.
Era con me un ragazzo comunista.
Tito sui muri s'iscriveva, in vista,
sotto, della mia bianca cittadina.

Nell'ora dei ricordi vespertina
sedemmo all'osteria, che ancor m'attrista,
oggi, se penso quella camerista
che ci servì con volto d'assassina.

Due vecchie ebree, testarde villeggianti,
io, quel ragazzo, parlavamo ancora
lassù italiano, tra i sassi e l'abete.

"Dopo il nero fascista il nero prete;
questa è l'Italia, e lo sai. Perché allora -
diceva il mio compagno - aver rimpianti?"

Umberto Saba
Epigrafe, 1947-1948