e lieve lieve
cade la neve
sull'alta pieve
di Pontassieve
e il tetto breve
che ne riceve
più non ne deve
si fa più greve
sempre più greve
ahi troppo greve
e cade in breve
non più la neve
sovra la pieve
sibben la pieve
sovra la neve
che cade lieve
sull'alta pieve
di Pontassieve
e il tetto breve
che ne riceve
più che non deve
si fa più greve
sempre più greve
ahi troppo greve
e cade in breve
non più la neve
sovra la pieve
sibben la pieve
sovra la neve
che cade lieve
sull'alta pieve
di Pontassieve
e il tetto breve.
Ernesto Ragazzoni
Il Biancotti riporta: "Invitato una volta in una sbadigliante riunione di signore e signorine letteratoidi a dir qualcosa di suo, improvvisò: "E lieve lieve...", avvertendo di esser disposto a continuare così per almeno un paio di ore".
venerdì 21 dicembre 2007
giovedì 20 dicembre 2007
Can
Can, no te si mio.
Te ga n’altro paron.
Te si magro e straco
Ma un ocio bon me par.
Te vardo parchè sì, can te me piasi.
Te va de qua de là, te nasi
E po’ te lassi star.
Te va col to trotto
Che la strada no pesa, sito sito.
Dove? No se sa.
Can se te digo tuto, me scòltitu?
Senti: son vegnù qua
Ne la casa granda dei veci
Che xe morti, solo.
Ti, te si entrà dal me restel za verto
In giardin par vardar.
Cossa vardar? Un omo griso
Tra do ortiche che fiorisse e che more
Ogni ano, can.
Can, ti te conossi el to paron
E col tè bate te pianzi e te ridi
A la to moda dopo.
Mi son che go paron,
ma chi ch’el sia no so. No l’ho mai visto
e col me bate bestemo.
Eco qua. Son tornà ne la me càmara,
vècia a copar i mussati sui muri
cò la savata, ogni dera.
Son tanto stufo,can.
No ghe ne posso più de strussiar.
Ti come mi. E pur te speri, te vivi
E la to ànema va drio le to gambe
Da canton a canton
Su la strada ogni dì.
Can pien de pulzi, de forza, de fame,
Can tuto curame.
Can grando can serio can mai contento,
can pien de tormento.
Can desterà can superbo e curioso
can capriçioso.
Can co’ le to cagne ogni tanto; can bon,
can savaton.
Can moscador, pien de farfale in testa,
can de festa
e da lavoro. Can senza partìo, can finìo.
Can de cuor, can cazzadòr, can foresto
ma de sèsto.
Can che dorme, rùstego; can maton
sempre de sbrindolon.
Can povero e sior, tuto el dì a
çercar quel che no te pol trovar
Can drito e s-cièto de drento e de for a,
can de la mal ora.
Tuto can.
Vien qua. Dame la sata, can.
E po’ scampa, scampa, se no te bato.
Ernesto Calzavara
Te ga n’altro paron.
Te si magro e straco
Ma un ocio bon me par.
Te vardo parchè sì, can te me piasi.
Te va de qua de là, te nasi
E po’ te lassi star.
Te va col to trotto
Che la strada no pesa, sito sito.
Dove? No se sa.
Can se te digo tuto, me scòltitu?
Senti: son vegnù qua
Ne la casa granda dei veci
Che xe morti, solo.
Ti, te si entrà dal me restel za verto
In giardin par vardar.
Cossa vardar? Un omo griso
Tra do ortiche che fiorisse e che more
Ogni ano, can.
Can, ti te conossi el to paron
E col tè bate te pianzi e te ridi
A la to moda dopo.
Mi son che go paron,
ma chi ch’el sia no so. No l’ho mai visto
e col me bate bestemo.
Eco qua. Son tornà ne la me càmara,
vècia a copar i mussati sui muri
cò la savata, ogni dera.
Son tanto stufo,can.
No ghe ne posso più de strussiar.
Ti come mi. E pur te speri, te vivi
E la to ànema va drio le to gambe
Da canton a canton
Su la strada ogni dì.
Can pien de pulzi, de forza, de fame,
Can tuto curame.
Can grando can serio can mai contento,
can pien de tormento.
Can desterà can superbo e curioso
can capriçioso.
Can co’ le to cagne ogni tanto; can bon,
can savaton.
Can moscador, pien de farfale in testa,
can de festa
e da lavoro. Can senza partìo, can finìo.
Can de cuor, can cazzadòr, can foresto
ma de sèsto.
Can che dorme, rùstego; can maton
sempre de sbrindolon.
Can povero e sior, tuto el dì a
çercar quel che no te pol trovar
Can drito e s-cièto de drento e de for a,
can de la mal ora.
Tuto can.
Vien qua. Dame la sata, can.
E po’ scampa, scampa, se no te bato.
Ernesto Calzavara
venerdì 14 dicembre 2007
Telefonata
Hallo F., hierrrrr ist die H. Kaonnst Du sprrrechen?/Hallo F., sono la H. Puoi parlare?
Hallo H. Eigentlich bin ich in einer Besprechung. Ist es dringend?/ Hallo H. Veramente sono in una riunione. E' urgente?
Ich wollte kurrrz fraogen, ob Du es geschaofft haost zu [segue spiegazione di lavoro]. /Volevo chiedere velocemente se ce l'hai fatta a [...]
Errinnerrrrst Du Dich darrrraon, dass ich noch zweiiii Wochen bei derr Firrrrma bin, weiiiil ich [incomprensibile] gehe?/Ti ricordi che sono ancora due settimane in azienda perché vado [...]?
Ach sooo, das stimmt. Sorry, ich hatte es vergessen, aber mach Dir keine Sorgen, ich bin dabei, mich damit zu beschäftigen und nächste Woche kriegst Du bestimmt das Ergebnis./Ah, è vero. Scusa, l'avevo dimenticato, ma non preoccuparti, me ne sto occupando e la prossima settimana avrai sicuramente il risultato.
Entschuldigung, H., da ich den Namen der Stadt nicht richtig verstanden habe: wo gehst Du hin? - wenn ich fragen darf./Scusa, H., siccome non ho capito esattamente il nome della città, dove vai? - se posso chiedere.
In Mutterschutz./In maternità.
-----------------------------------------------------------------------------
Parziali scusanti: il marcato accento bavarese dell'interlocutrice e il fatto di aver dovuto rispondere nel bel mezzo di una riunione.
Per il resto, me ne assumo totalmente - dato il contesto - la maternità.
Hallo H. Eigentlich bin ich in einer Besprechung. Ist es dringend?/ Hallo H. Veramente sono in una riunione. E' urgente?
Ich wollte kurrrz fraogen, ob Du es geschaofft haost zu [segue spiegazione di lavoro]. /Volevo chiedere velocemente se ce l'hai fatta a [...]
Errinnerrrrst Du Dich darrrraon, dass ich noch zweiiii Wochen bei derr Firrrrma bin, weiiiil ich [incomprensibile] gehe?/Ti ricordi che sono ancora due settimane in azienda perché vado [...]?
Ach sooo, das stimmt. Sorry, ich hatte es vergessen, aber mach Dir keine Sorgen, ich bin dabei, mich damit zu beschäftigen und nächste Woche kriegst Du bestimmt das Ergebnis./Ah, è vero. Scusa, l'avevo dimenticato, ma non preoccuparti, me ne sto occupando e la prossima settimana avrai sicuramente il risultato.
Entschuldigung, H., da ich den Namen der Stadt nicht richtig verstanden habe: wo gehst Du hin? - wenn ich fragen darf./Scusa, H., siccome non ho capito esattamente il nome della città, dove vai? - se posso chiedere.
In Mutterschutz./In maternità.
-----------------------------------------------------------------------------
Parziali scusanti: il marcato accento bavarese dell'interlocutrice e il fatto di aver dovuto rispondere nel bel mezzo di una riunione.
Per il resto, me ne assumo totalmente - dato il contesto - la maternità.
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F.
domenica 21 ottobre 2007
Oseli migranti
Oseli migranti
su l’isola che cala
cô la stagion se amala
in païsi distanti.
I cala per stanchessa
sul silensio del dosso
che a sera se fa rosso
per tanta gran tristessa.
I vien da lontanía
a la fin de l’istàe
da le gran solitàe;
i riposa e i va via.
Biagio Marin
Quanto più moro
su l’isola che cala
cô la stagion se amala
in païsi distanti.
I cala per stanchessa
sul silensio del dosso
che a sera se fa rosso
per tanta gran tristessa.
I vien da lontanía
a la fin de l’istàe
da le gran solitàe;
i riposa e i va via.
Biagio Marin
Quanto più moro
domenica 14 ottobre 2007
Fetiţa cu o mie de riduri [73]
cînd vreau să mă văd, închid ochii, intru în cutia de carton, acolo dorm doi pantofi, unul cu vîrful în călcîiul celuilalt, în poziţia pe care o au gemenii în uter. de asta sînt eu tot timpul una pe faţă, una pe dos. de asta cu frică blestem, cu ruşine mă închin, că altfel nici nu încap în cutie, de asta pantofii ăştia nu se pot despărţi. cînd mă văd cu Beroza mă aflu mereu în cutia de carton, „cu tine nu sînt niciodată absent", mi-a spus; vorbea ruseşte. l-au auzit şi pantofii şi de-atunci îl urmează orbeşte. bine, dar tu, tu ce faci? eu? numai acolo, în cutia de carton, cred şi nu cercetez.
Nora Iuga
La ragazza con le mille rughe
quando mi voglio vedere, chiudo gli occhi, entro nella scatola di cartone, lì dormono due scarpe, una con la punta nel tallone dell'altra, poste come due gemelli nell'utero. per questo sono sempre un diritto ed un rovescio. per questo quando ho paura bestemmio, quando mi vergogno mi confesso, altrimenti non entrerei nella scatola, per questo queste scarpe non si possono separare. quando vedo Beroza, sono sempre nella scatola di cartone. “assieme a te non sono mai assente” mi ha detto, parlava russo. le scarpe hanno ascoltato e da allora lo seguono ciecamente. bene, ma tu, tu che fai? io? solo là, nella scatola di cartone, credo e non dubito.
Nora Iuga
La ragazza con le mille rughe
quando mi voglio vedere, chiudo gli occhi, entro nella scatola di cartone, lì dormono due scarpe, una con la punta nel tallone dell'altra, poste come due gemelli nell'utero. per questo sono sempre un diritto ed un rovescio. per questo quando ho paura bestemmio, quando mi vergogno mi confesso, altrimenti non entrerei nella scatola, per questo queste scarpe non si possono separare. quando vedo Beroza, sono sempre nella scatola di cartone. “assieme a te non sono mai assente” mi ha detto, parlava russo. le scarpe hanno ascoltato e da allora lo seguono ciecamente. bene, ma tu, tu che fai? io? solo là, nella scatola di cartone, credo e non dubito.
domenica 30 settembre 2007
La tela
Allora di giorno la gran tela tessevo,
e la sfacevo di notte, con le fiaccole accanto.
Odissea, XIX, 149-150
trad. Rosa Calzecchi Onesti
e la sfacevo di notte, con le fiaccole accanto.
Odissea, XIX, 149-150
trad. Rosa Calzecchi Onesti
’ένθα καί ’ηματίη μέν ‘υφαίνεσκον μέγαν ιστόν
νύκτας δ’αλλύεσκον, ’επεί δαίδας παραθείμην
νύκτας δ’αλλύεσκον, ’επεί δαίδας παραθείμην
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-greco antico,
Omero
Partenza d'aeroplani
Vanno in su dove il cielo è azzurro netto,
dove le nubi si vedono sotto.
Chi resta a terra agita il fazzoletto.
Umberto Saba
Il Canzoniere - Poesie scritte durante la guerra
dove le nubi si vedono sotto.
Chi resta a terra agita il fazzoletto.
Umberto Saba
Il Canzoniere - Poesie scritte durante la guerra
domenica 2 settembre 2007
stummes gedicht
so unsprechbar, so
unaussprechlich - ebenso
unsichtbar, also kein
visuelles, sondern
höchst zerbrechlich, nämlich schon
zerbrochen - zum ersten mal
wird ein gedicht
gerochen
Ernst Jandl
Peter un die Kuh - Gedichte
poesia muta
così indicibile, così
impronunciabile - pure
invisibile, quindi non
visiva, bensì
estremamente fragile, cioè già
frantumata - per la prima volta
una poesia viene
annusata
unaussprechlich - ebenso
unsichtbar, also kein
visuelles, sondern
höchst zerbrechlich, nämlich schon
zerbrochen - zum ersten mal
wird ein gedicht
gerochen
Ernst Jandl
Peter un die Kuh - Gedichte
poesia muta
così indicibile, così
impronunciabile - pure
invisibile, quindi non
visiva, bensì
estremamente fragile, cioè già
frantumata - per la prima volta
una poesia viene
annusata
kaltes gedicht
die schinke und das wurst
in kühlschrank drin
der schöne deutsche wort
in kühlschrank drin
das schönsten deutschen wort
die wört der deutschen schön
das wurst die schinke plus
kühl vodka von die russ
Ernst Jandl
Peter und die Kuh - Gedichte
poesia fredda
la prosciutto e il salsiccia
dentro il frigorifero
il bella parola tedesca
dentro il frigorifero
la parola più belle tedesche
le paroli dei tedeschi bella
il salsiccia la prosciutto più
vodka fredda da li russo
in kühlschrank drin
der schöne deutsche wort
in kühlschrank drin
das schönsten deutschen wort
die wört der deutschen schön
das wurst die schinke plus
kühl vodka von die russ
Ernst Jandl
Peter und die Kuh - Gedichte
poesia fredda
la prosciutto e il salsiccia
dentro il frigorifero
il bella parola tedesca
dentro il frigorifero
la parola più belle tedesche
le paroli dei tedeschi bella
il salsiccia la prosciutto più
vodka fredda da li russo
domenica 19 agosto 2007
Sui scoi
'Na giostra de s'ciume
te ciama pa' i tufi
su i scoi sbarufa
i vestiti col vento.
Gnanca un soldo de pase
pa' i muscoli s'ceti
e i salta sti quatro muleti
come delfini.
Un tocio e do toci
e negarse de rider.
Ghe piasi a le mule
sintirse le man
de sora el costume.
Un tocio e do toci
la gola che brusa
e darghe pa'i oci
sti schizzi che orba.
'Na guera de urli
de salso
e la zente scolta.
Claudio Grisancich
Poesie, Antologia 1957-2002
te ciama pa' i tufi
su i scoi sbarufa
i vestiti col vento.
Gnanca un soldo de pase
pa' i muscoli s'ceti
e i salta sti quatro muleti
come delfini.
Un tocio e do toci
e negarse de rider.
Ghe piasi a le mule
sintirse le man
de sora el costume.
Un tocio e do toci
la gola che brusa
e darghe pa'i oci
sti schizzi che orba.
'Na guera de urli
de salso
e la zente scolta.
Claudio Grisancich
Poesie, Antologia 1957-2002
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Grisancich
mercoledì 15 agosto 2007
Inventario
la cartoliata el citrato - le diferenziali el giro
d'italia coi piatini - le papuzze a quadreti
de marzapan "ma - l'amore no " che cantava
mama e sue sorele - a casa d'i veci
amato brezar - visavì le case prandi
a far aromi - le braghe a la zuava
"giuriam giuriam - che tito xe rufian"
le baleniere - cafè de brustolar
coss'te pica l'usel - i misurini de l'oio
i careti sbrenai - par via capitolina
i lupini del 'talian - vendui in scartozo
umberto saba - virgilio giotti
la prima sega - el bagno a la diga
ionico a la riversa - el mulo pan e ovo
un chilo de pan nero - 'na biga de pan bianco
'pena finì la guera - el mecano el traforo
el sei che 'ndava - barcola fin squasi
dentro in acqua - fred aster e ginger rogers
che dio li benedissi - parlar per iodri: iavi
col toven, neci - redebelve, talambre
vidali laura weiss - un salto su in partito
el treno su le rive - i botoni de la mina
le pinze fate in casa - el cine in oratorio
toio fior avanti popolo - co 'l garofano rosso
la seicento de mio pare - l'iso moto l'ardea
i spagnoleti in bustina - un'alfa drio l'orecia
tre diana col filtro - guido sambo el poeta
e fabio todeschini - che nissun ricorda
ricordo mi - el mocador le ciacole
fin far le ore picole - là su le colonete
de via rugero mana - le nose involtizzade
in carta argento - su l'albero a nadal
quel'osteria a l'alpin - po' quela a la batana
le palpadine in cine - che le mule no' lassa
i martedi de anita - i fighi soto rum
giani stuparich mi - su'l ponte de la roia
paolo universo quel - che no gavemo più
ma che savemo - de 'ver avù
Claudio Grisancich
Inventario, 2004
[Contiene cose di papà e cose di nonno; parlar per iodri, che mi cepia saias; ionico a la riversa - più che altro da ripetere più volte; un po' diverso dall'inventario di Günter Eich.]
d'italia coi piatini - le papuzze a quadreti
de marzapan "ma - l'amore no " che cantava
mama e sue sorele - a casa d'i veci
amato brezar - visavì le case prandi
a far aromi - le braghe a la zuava
"giuriam giuriam - che tito xe rufian"
le baleniere - cafè de brustolar
coss'te pica l'usel - i misurini de l'oio
i careti sbrenai - par via capitolina
i lupini del 'talian - vendui in scartozo
umberto saba - virgilio giotti
la prima sega - el bagno a la diga
ionico a la riversa - el mulo pan e ovo
un chilo de pan nero - 'na biga de pan bianco
'pena finì la guera - el mecano el traforo
el sei che 'ndava - barcola fin squasi
dentro in acqua - fred aster e ginger rogers
che dio li benedissi - parlar per iodri: iavi
col toven, neci - redebelve, talambre
vidali laura weiss - un salto su in partito
el treno su le rive - i botoni de la mina
le pinze fate in casa - el cine in oratorio
toio fior avanti popolo - co 'l garofano rosso
la seicento de mio pare - l'iso moto l'ardea
i spagnoleti in bustina - un'alfa drio l'orecia
tre diana col filtro - guido sambo el poeta
e fabio todeschini - che nissun ricorda
ricordo mi - el mocador le ciacole
fin far le ore picole - là su le colonete
de via rugero mana - le nose involtizzade
in carta argento - su l'albero a nadal
quel'osteria a l'alpin - po' quela a la batana
le palpadine in cine - che le mule no' lassa
i martedi de anita - i fighi soto rum
giani stuparich mi - su'l ponte de la roia
paolo universo quel - che no gavemo più
ma che savemo - de 'ver avù
Claudio Grisancich
Inventario, 2004
[Contiene cose di papà e cose di nonno; parlar per iodri, che mi cepia saias; ionico a la riversa - più che altro da ripetere più volte; un po' diverso dall'inventario di Günter Eich.]
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Eich,
Grisancich
Vergnügungen
Der erste Blick aus dem Fenster am Morgen
Das wiedergefundene alte Buch
Begeisterte Gesichter
Schnee, der Wechsel der Jahreszeiten
Die Zeitung
Der Hund
Die Dialektik
Duschen, Schwimmen
Alte Musik
Bequeme Schuhe
Begreifen
Neue Musik
Schreiben, Pflanzen
Reisen
Singen
Freundlich sein.
Bertolt Brecht
Das Leben ist doch schön!, Reclam jun. 2007
Das wiedergefundene alte Buch
Begeisterte Gesichter
Schnee, der Wechsel der Jahreszeiten
Die Zeitung
Der Hund
Die Dialektik
Duschen, Schwimmen
Alte Musik
Bequeme Schuhe
Begreifen
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Schreiben, Pflanzen
Reisen
Singen
Freundlich sein.
Bertolt Brecht
Das Leben ist doch schön!, Reclam jun. 2007
venerdì 10 agosto 2007
El nome
Esser poeta
per dopo 'ver el nome
in t-una piaza
sporcada d'i colombi.
Claudio Grisancich
per dopo 'ver el nome
in t-una piaza
sporcada d'i colombi.
Claudio Grisancich
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Tuta la verità
Còntime 'lora tuta la verità.
Che te son stada al bagno
ch'i vendeva angurie e in riva
iera muli in zocoli e done
co' i cavei duri de salso.
Còntime la verità
fora xe tuto bianco
l'inverno.
Claudio Grisancich
Che te son stada al bagno
ch'i vendeva angurie e in riva
iera muli in zocoli e done
co' i cavei duri de salso.
Còntime la verità
fora xe tuto bianco
l'inverno.
Claudio Grisancich
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Bora
pugno de bora
mètime sora
tuto quel che no' servi
frùghila
longo fora 'sta mia strada
zèrchime
bùtime in alto
'ncora 'na volta
.........................
ti
te ga un zigo che spaura
te ga'l mio mistero
bora
mètime
sora sora
più sora
'ncora 'na volta
fa de mi bandiera.
Claudio Grisancich
mètime sora
tuto quel che no' servi
frùghila
longo fora 'sta mia strada
zèrchime
bùtime in alto
'ncora 'na volta
.........................
ti
te ga un zigo che spaura
te ga'l mio mistero
bora
mètime
sora sora
più sora
'ncora 'na volta
fa de mi bandiera.
Claudio Grisancich
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Dona de pugnai
Done che n-tela carne
me gavè fato tài,
done, go 'ncora posto
pa' i vostri pugnai.
Claudio Grisancich
me gavè fato tài,
done, go 'ncora posto
pa' i vostri pugnai.
Claudio Grisancich
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martedì 7 agosto 2007
Un prato chiuso in petto
Un prato chiuso in petto.
Tu che voli,
caschi tra fiore e fiore:
co na mano sur core
conto li caprioli.
Mario Dell'Arco
domenica 22 luglio 2007
Urteil
die gedichte dieses mannes sind unbrauchbar.
zunächst
rieb ich eines in meine glatze.
vergeblich. es förderte nicht meinen haarwuchs.
daraufhin
betupfte ich mit meinem meine pickel. diese
erreichten binnen zwei tagen die größe mittlerer kartoffeln.
die ärzte staunten.
daraufhin
schlug ich zwei in die pfanne.
etwas mißtraurisch, aß ich nicht selber.
daran starb mein hund.
darafufhin
benütze ich eines als schutzmittel
dafür bezahlt ich die abtreibung.
daraufhin
klemmte ich eines ins auge
und betrat einen besseren klub.
der portier
stallte mir ein bein, dass ich hinschlug.
daraufhin
fällte ich obiges urteil.
Ernst Jandl
Sentenza
le poesie de 'sto mato no servi a un'ostia
prima de tuto
me son strusà una su la crapa pelada.
inutile. no fazeva creser i cavei.
dopo
go pasà legermente una sui mii brufoli. sti qua
nel giro de do giorni i ga ragiunto la grandeza de patate medie.
i dotori i xe rimasti.
dopo
ne go cusinà due in padela.
un poco malfidente, no le go magnade mi.
ghe xe morto el can.
dopo
go doperà una come goldon.
go pagà l'aborto.
dopo
go meso una ne l'ocio
e son entrà in un club più bel.
el portier
me ga fato un sgambeto cusì me son tolà.
dopo
go emeso la sudeta sentenza.
(me ga girà cusì)
zunächst
rieb ich eines in meine glatze.
vergeblich. es förderte nicht meinen haarwuchs.
daraufhin
betupfte ich mit meinem meine pickel. diese
erreichten binnen zwei tagen die größe mittlerer kartoffeln.
die ärzte staunten.
daraufhin
schlug ich zwei in die pfanne.
etwas mißtraurisch, aß ich nicht selber.
daran starb mein hund.
darafufhin
benütze ich eines als schutzmittel
dafür bezahlt ich die abtreibung.
daraufhin
klemmte ich eines ins auge
und betrat einen besseren klub.
der portier
stallte mir ein bein, dass ich hinschlug.
daraufhin
fällte ich obiges urteil.
Ernst Jandl
Sentenza
le poesie de 'sto mato no servi a un'ostia
prima de tuto
me son strusà una su la crapa pelada.
inutile. no fazeva creser i cavei.
dopo
go pasà legermente una sui mii brufoli. sti qua
nel giro de do giorni i ga ragiunto la grandeza de patate medie.
i dotori i xe rimasti.
dopo
ne go cusinà due in padela.
un poco malfidente, no le go magnade mi.
ghe xe morto el can.
dopo
go doperà una come goldon.
go pagà l'aborto.
dopo
go meso una ne l'ocio
e son entrà in un club più bel.
el portier
me ga fato un sgambeto cusì me son tolà.
dopo
go emeso la sudeta sentenza.
(me ga girà cusì)
sabato 21 luglio 2007
Rabia
El me vigniva de drio
co stavo insieme ai muli,
el me contava de ela
e mi ridevo, el viso
'ndava 'vantindrìo.
Fumava otavi spanti
povari tavolini, povara luse
de zente che parla 'vanti.
E anca lori, i visi
dei mii muli, 'vantindrìo.
E ti,
camina avanti viso mio
bel, bon, tra i fis'ci
soto i pini: e la tua man
in t-ei cavei mii
e 'l sol piombà
in t-ei cavei mii.
Quei tui, biondi, me regalava ore
svelte, sempre più svelte.
Fumava otavi spanti
fumava i palmi sudai
fumava le giachete
del siroco. De drio de mi
el me contava de ela
e mi ridevo
el viso 'vantindrìo.
Claudio Grisancich
Noi vegnaremo
co stavo insieme ai muli,
el me contava de ela
e mi ridevo, el viso
'ndava 'vantindrìo.
Fumava otavi spanti
povari tavolini, povara luse
de zente che parla 'vanti.
E anca lori, i visi
dei mii muli, 'vantindrìo.
E ti,
camina avanti viso mio
bel, bon, tra i fis'ci
soto i pini: e la tua man
in t-ei cavei mii
e 'l sol piombà
in t-ei cavei mii.
Quei tui, biondi, me regalava ore
svelte, sempre più svelte.
Fumava otavi spanti
fumava i palmi sudai
fumava le giachete
del siroco. De drio de mi
el me contava de ela
e mi ridevo
el viso 'vantindrìo.
Claudio Grisancich
Noi vegnaremo
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Grisancich
Traducendo Brecht
Un grande temporale
per tutto il pomeriggio si è attorcigliato
sui tetti prima di rompere in lampi, acqua.
Fissavo versi di cemento e di vetro
dov'erano grida e piaghe murate e membra
anche di me, cui sopravvivo. Con cautela, guardando
ora i tegoli battagliati ora la pagina secca,
ascoltavo morire
la parola d'un poeta o mutarsi
in altra, per noi non più, voce. Gli oppressi
sono oppressi e tranquilli, gli oppressori tranquilli
parlano nei telefoni, l'odio è cortese, io stesso
credo di non sapere più di chi è la colpa.
Scrivi, mi dico, odia
chi con dolcezza guida al niente
gli uomini e le donne che con te si accompagnano
e credono di non sapere. Fra quelli dei nemici
scrivi anche il tuo nome. Il temporale
è sparito con enfasi. La natura
per imitare le battaglie è troppo debole. La poesia
non muta nulla. Nulla è sicuro ma scrivi.
Franco Fortini
Una volta è per sempre
(La traduzione-occasione è quella delle Poesie e canzoni di Brecht, condotta in collaborazione con la moglie Ruth, che uscirono per Einaudi nel 1961)
per tutto il pomeriggio si è attorcigliato
sui tetti prima di rompere in lampi, acqua.
Fissavo versi di cemento e di vetro
dov'erano grida e piaghe murate e membra
anche di me, cui sopravvivo. Con cautela, guardando
ora i tegoli battagliati ora la pagina secca,
ascoltavo morire
la parola d'un poeta o mutarsi
in altra, per noi non più, voce. Gli oppressi
sono oppressi e tranquilli, gli oppressori tranquilli
parlano nei telefoni, l'odio è cortese, io stesso
credo di non sapere più di chi è la colpa.
Scrivi, mi dico, odia
chi con dolcezza guida al niente
gli uomini e le donne che con te si accompagnano
e credono di non sapere. Fra quelli dei nemici
scrivi anche il tuo nome. Il temporale
è sparito con enfasi. La natura
per imitare le battaglie è troppo debole. La poesia
non muta nulla. Nulla è sicuro ma scrivi.
Franco Fortini
Una volta è per sempre
(La traduzione-occasione è quella delle Poesie e canzoni di Brecht, condotta in collaborazione con la moglie Ruth, che uscirono per Einaudi nel 1961)
giovedì 5 luglio 2007
Sufi de buora
Sufi de buora
turbineva in dolina,
un persegher aurora
ne l'aria cristalina.
Tra 'l verde griso,
rocia asurina
orleva la dolina
comò lavro in suriso.
Fiuri bianchi svoleva,
fiuri bianchi sigheva
de dolor nel seleste:
buora feva le feste.
Biagio Marin
Il non tempo del mare
turbineva in dolina,
un persegher aurora
ne l'aria cristalina.
Tra 'l verde griso,
rocia asurina
orleva la dolina
comò lavro in suriso.
Fiuri bianchi svoleva,
fiuri bianchi sigheva
de dolor nel seleste:
buora feva le feste.
Biagio Marin
Il non tempo del mare
Te caresso i genugi
Te caresso i genugi
mori, e i cavili nigri.
Tu son comò un'anfora cota
piena de vin
e i brassi xe l'anse,
e te togo e te bevo
soto 'l sol sensa fin.
Biagio Marin
Il non tempo del mare
mori, e i cavili nigri.
Tu son comò un'anfora cota
piena de vin
e i brassi xe l'anse,
e te togo e te bevo
soto 'l sol sensa fin.
Biagio Marin
Il non tempo del mare
Picola rosa mora
Picola rosa mora,
el refolo de buora
che t'ha verta bonora,
che 'l cuor t'ha messo a nuo,
gera un refolo cruo.
El gera forsi stanco
de mulinâte intorno,
el volea 'vê posso
sora a quel orlo rosso
che ' i feva ai vogi zorno.
Ma alora l'odor tovo
l'ha 'mbriagao
e sensa pentimento
da mato l'ha dao drento
fin che 'l cuor l'ha catao.
Biagio Marin
Il non tempo del mare
el refolo de buora
che t'ha verta bonora,
che 'l cuor t'ha messo a nuo,
gera un refolo cruo.
El gera forsi stanco
de mulinâte intorno,
el volea 'vê posso
sora a quel orlo rosso
che ' i feva ai vogi zorno.
Ma alora l'odor tovo
l'ha 'mbriagao
e sensa pentimento
da mato l'ha dao drento
fin che 'l cuor l'ha catao.
Biagio Marin
Il non tempo del mare
martedì 26 giugno 2007
Quanne?
E cuntente m' aiute e nun mi stanche
di sciabbuè cch' i dìcete, nda ll' arie,
a tarantelle.
I mène,
ll'hène 'a forze di na pétre
ca nfuète fìschete arraggète
e tròzzete a nu mure,
ma su' nvéce martelle
c'appizzutète uèrena scafè
cchi ci truvè na voce o na scintille
nd'u scure.
Ah, sti pacce, sti pacce,
ca rusichìne i pétre com'a zùccre;
a vrazzète,
ll'avèren' 'a ittè nda na iaramme,
lle sacce,
fiscanne fiscanne;
ma ié cchiù toste mbàreche d'u ciucce
ca manche si ll'accìrese vè nnante,
nchiuvète ci rumagne nd' ' a spiranze
di nni fe 'ustre ll'occhie
cchi na 'uce
c'assincirè lle uèrete nd'u zanghe
u nivre di na cruce.
Quanne, quanne
m'i uése dice quanne
mi putéra sente cchiù sùue
di mó ca iètte u bbànne?
Albino Pierro
Un pianto nascosto, 1986
E contento mi aiuto e non mi stanco
di sciabolare nell'aria con le dita,
a tarantella.
Le mani
hanno la forza di un sasso
che scagliato fischia rabbioso
e urta in un muro,
ma sono invece martelli
che appuntiti vorrebbero scavare
per trovarci
una voce o una scintilla
nel buio.
Ah, questi pazzi, questi pazzi
che rosicchiano i sassi come zucchero;
a bracciate,
dovrebbero gettarli in un burrone,
lo so,
fischiando fischiando;
ma io più duro, forse, di un asino
che non va avanti nemmeno se l'uccidi,
inchiodato ci resto alla speranza
di farglieli lucenti gli occhi
con una luce
che nel fango vorrebbe illimpidire
il nero di una croce.
Quando, quando,
me lo volete dire quando,
potrei sentirmi piú solo
di ora che getto il bando?
Traduzione dell'autore
di sciabbuè cch' i dìcete, nda ll' arie,
a tarantelle.
I mène,
ll'hène 'a forze di na pétre
ca nfuète fìschete arraggète
e tròzzete a nu mure,
ma su' nvéce martelle
c'appizzutète uèrena scafè
cchi ci truvè na voce o na scintille
nd'u scure.
Ah, sti pacce, sti pacce,
ca rusichìne i pétre com'a zùccre;
a vrazzète,
ll'avèren' 'a ittè nda na iaramme,
lle sacce,
fiscanne fiscanne;
ma ié cchiù toste mbàreche d'u ciucce
ca manche si ll'accìrese vè nnante,
nchiuvète ci rumagne nd' ' a spiranze
di nni fe 'ustre ll'occhie
cchi na 'uce
c'assincirè lle uèrete nd'u zanghe
u nivre di na cruce.
Quanne, quanne
m'i uése dice quanne
mi putéra sente cchiù sùue
di mó ca iètte u bbànne?
Albino Pierro
Un pianto nascosto, 1986
E contento mi aiuto e non mi stanco
di sciabolare nell'aria con le dita,
a tarantella.
Le mani
hanno la forza di un sasso
che scagliato fischia rabbioso
e urta in un muro,
ma sono invece martelli
che appuntiti vorrebbero scavare
per trovarci
una voce o una scintilla
nel buio.
Ah, questi pazzi, questi pazzi
che rosicchiano i sassi come zucchero;
a bracciate,
dovrebbero gettarli in un burrone,
lo so,
fischiando fischiando;
ma io più duro, forse, di un asino
che non va avanti nemmeno se l'uccidi,
inchiodato ci resto alla speranza
di farglieli lucenti gli occhi
con una luce
che nel fango vorrebbe illimpidire
il nero di una croce.
Quando, quando,
me lo volete dire quando,
potrei sentirmi piú solo
di ora che getto il bando?
Traduzione dell'autore
Nu jurne
Nu jurne
nun vi sapéra dice si nd'u munne
facì fridde o chiuvìte
'ssìvite nda na botte
'a 'uce di menzejurne.
Senze ca le sapìne
i 'nnammurète si tinìne 'a mène
e aunìte ci natàine nd' 'a rise
ca spànnene i campène d'u paìse.
Nun c'èrene cchiù i scannìje;
si sintìne cchiù llègge di nu sante,
facìn'i sonne d'i vacantìje
cucchète supre ll'èrve e ca lle vìrene
u céhe e na paùmme
ca ci pàssete nnante.
Avìne arrivète a lu punte juste:
mó si putìna stringe
si putìna vasè
si putìna ntriccè come nd'u foche
i vampe e com'i pacce
putìna chiange rire e suspirè,
ma nun fècere nente:
stavìne appapagghiète com' 'a nive
rusèta d'i muntagne,
quanne càlete u sóue e a tutt'i cose
ni scìppete nu lagne.
Chi le sàpete.
Certe si mpauràine
di si scrijè tuccànnese cc'u fiète;
i'èrene une cchi ll'ate
'a mbulla di sapone culurète,
e mbàreche le sapìne
ca dopp'u foche ièssene i lavine
d' 'a cìnnere e ca i pacce
si grìrene tropp'assèie
lle nghiùrene cchi ssèmpe addù nisciune
ci trasèrete mèie.
Mó nun le sacce addù su',
si su' vive o su' morte,
i 'nnammurète;
nun sacce si camìnene aunìte
o si u diàue ll'hè voste separète.
Nun mbògghi'a Die
ca si fècere zanghe mmenz' 'a vie.
Albino Pierro
Un pianto nascosto, 1986
Un giorno
non vi saprei dire se nel mondo
facesse freddo o piovesse
uscì di colpo
la luce di mezzogiorno.
Senza che lo sapessero
gli innamorati si tenevano per mano
e insieme ci nuotavano nel sorriso
che spandono le campane del paese.
Non c'erano più le angosce;
si sentivano più leggeri di un santo,
facevano i sogni delle vergini
coricate sull'erba e che li vedono
il cielo e una colomba
che gli passa davanti.
Erano arrivati al punto giusto:
ora si potevano stringere
si potevano baciare
si potevano intrecciare come nel fuoco
le vampe e come i pazzi
potevano piangere ridere e sospirare,
ma non fecero niente:
stavano imbambolati come la neve
rosata delle montagne,
quando il sole tramonta e a tutte le cose
strappa un lamento.
Chi lo sa!
Certo s'impaurivano
di sparire toccandosi col fiato,
erano l'uno per l'altro
la bolla di sapone colorata,
e forse lo sapevano
che dopo il fuoco escono torrenti
di cenere e che i pazzi
se gridano troppo
li chiudono per sempre dove nessuno
vi entrerebbe mai.
Ora non lo so dove sono
se sono vivi o sono morti,
gli innamorati
non so se camminano insieme
o se il diavolo li ha voluti separati.
Dio non voglia
che si fecero fango in mezzo alla via.
Trad. dell'autore
nun vi sapéra dice si nd'u munne
facì fridde o chiuvìte
'ssìvite nda na botte
'a 'uce di menzejurne.
Senze ca le sapìne
i 'nnammurète si tinìne 'a mène
e aunìte ci natàine nd' 'a rise
ca spànnene i campène d'u paìse.
Nun c'èrene cchiù i scannìje;
si sintìne cchiù llègge di nu sante,
facìn'i sonne d'i vacantìje
cucchète supre ll'èrve e ca lle vìrene
u céhe e na paùmme
ca ci pàssete nnante.
Avìne arrivète a lu punte juste:
mó si putìna stringe
si putìna vasè
si putìna ntriccè come nd'u foche
i vampe e com'i pacce
putìna chiange rire e suspirè,
ma nun fècere nente:
stavìne appapagghiète com' 'a nive
rusèta d'i muntagne,
quanne càlete u sóue e a tutt'i cose
ni scìppete nu lagne.
Chi le sàpete.
Certe si mpauràine
di si scrijè tuccànnese cc'u fiète;
i'èrene une cchi ll'ate
'a mbulla di sapone culurète,
e mbàreche le sapìne
ca dopp'u foche ièssene i lavine
d' 'a cìnnere e ca i pacce
si grìrene tropp'assèie
lle nghiùrene cchi ssèmpe addù nisciune
ci trasèrete mèie.
Mó nun le sacce addù su',
si su' vive o su' morte,
i 'nnammurète;
nun sacce si camìnene aunìte
o si u diàue ll'hè voste separète.
Nun mbògghi'a Die
ca si fècere zanghe mmenz' 'a vie.
Albino Pierro
Un pianto nascosto, 1986
Un giorno
non vi saprei dire se nel mondo
facesse freddo o piovesse
uscì di colpo
la luce di mezzogiorno.
Senza che lo sapessero
gli innamorati si tenevano per mano
e insieme ci nuotavano nel sorriso
che spandono le campane del paese.
Non c'erano più le angosce;
si sentivano più leggeri di un santo,
facevano i sogni delle vergini
coricate sull'erba e che li vedono
il cielo e una colomba
che gli passa davanti.
Erano arrivati al punto giusto:
ora si potevano stringere
si potevano baciare
si potevano intrecciare come nel fuoco
le vampe e come i pazzi
potevano piangere ridere e sospirare,
ma non fecero niente:
stavano imbambolati come la neve
rosata delle montagne,
quando il sole tramonta e a tutte le cose
strappa un lamento.
Chi lo sa!
Certo s'impaurivano
di sparire toccandosi col fiato,
erano l'uno per l'altro
la bolla di sapone colorata,
e forse lo sapevano
che dopo il fuoco escono torrenti
di cenere e che i pazzi
se gridano troppo
li chiudono per sempre dove nessuno
vi entrerebbe mai.
Ora non lo so dove sono
se sono vivi o sono morti,
gli innamorati
non so se camminano insieme
o se il diavolo li ha voluti separati.
Dio non voglia
che si fecero fango in mezzo alla via.
Trad. dell'autore
U ialle
U ialle è cantète.
Chhé aspèttese?
Ièsse dafòre e zumpe:
già nd'i strète
di stu paise zinne c'è nu sòue
ca sànete i cichète.
Albino Pierro
Metaponto, Il Nuovo Cracas, Roma 1963
Il gallo ha cantato.
Che aspetti?
Esci fuori e salta:
già nelle strade
di questo paesino c'è un sole
che guarisce i ciechi.
Chhé aspèttese?
Ièsse dafòre e zumpe:
già nd'i strète
di stu paise zinne c'è nu sòue
ca sànete i cichète.
Albino Pierro
Metaponto, Il Nuovo Cracas, Roma 1963
Il gallo ha cantato.
Che aspetti?
Esci fuori e salta:
già nelle strade
di questo paesino c'è un sole
che guarisce i ciechi.
sabato 23 giugno 2007
I pidriùl ad sàida
E un dè la mi muràia
l’era pina
ad pidriùl ad sàida
che fa i ragn.
l’era pina
ad pidriùl ad sàida
che fa i ragn.
Tonino Guerra
Da I bu
Da I bu
Un giorno il mio muro
era tutto coperto
di quegli imbuti di seta
che fanno i ragni.
era tutto coperto
di quegli imbuti di seta
che fanno i ragni.
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*Santarcangelo di Romagna,
Guerra
Vose de l'isola
Vose sconta tra refoli de bava
che tu me ciami e me no sè d'indola
e a mala pena colzo la parola
che la manincunia nel cuor me scava;
supio d'ombra e de sol de pergolada
che sa de fiuri d'ua e de garbiti,
che sa de miel in ogni refolada
e mai no vego quii to fianchi striti,
de me t'ha fato vela sensa porto
e nuolo sensa tera indola piôve,
semensa al vento che no cata un orto,
anema in pena in serca de to nove.
Biagio Marin
che tu me ciami e me no sè d'indola
e a mala pena colzo la parola
che la manincunia nel cuor me scava;
supio d'ombra e de sol de pergolada
che sa de fiuri d'ua e de garbiti,
che sa de miel in ogni refolada
e mai no vego quii to fianchi striti,
de me t'ha fato vela sensa porto
e nuolo sensa tera indola piôve,
semensa al vento che no cata un orto,
anema in pena in serca de to nove.
Biagio Marin
Il non tempo del mare, Mondadori, Milano 1964
[Alle Eus e ai loro echi.
Io ci ho provato, eh. Sarà che son quassù, ma vi ho trovato pure un paio di voci che mi parlano di sud.]
[Alle Eus e ai loro echi.
Io ci ho provato, eh. Sarà che son quassù, ma vi ho trovato pure un paio di voci che mi parlano di sud.]
mercoledì 20 giugno 2007
'Nndola tu son, amor, che no tu rivi?
'Nndola tu son, amor, che no tu rivi?
Da largo xe rivagia la provensa
da largo xe rivae co' tanti sighi
silise a nembo, un svolo de semensa.
E fin al leto riva el sol per tera
e i gno gerani sgionfa i so butuni;
el mar xe in sogno drento la speciera,
corcali svola fora dei barcuni.
Comò tu fa a no vignî col vento,
col profumo in tel sol del tamariso?
Son qua che speto verta ogni momento
e 'mbriaga de sol in duto 'l viso.
Biagio Marin
Da largo xe rivagia la provensa
da largo xe rivae co' tanti sighi
silise a nembo, un svolo de semensa.
E fin al leto riva el sol per tera
e i gno gerani sgionfa i so butuni;
el mar xe in sogno drento la speciera,
corcali svola fora dei barcuni.
Comò tu fa a no vignî col vento,
col profumo in tel sol del tamariso?
Son qua che speto verta ogni momento
e 'mbriaga de sol in duto 'l viso.
Biagio Marin
Il non tempo del mare, Mondadori, Milano 1964
(Ovvero di un miglior uso dell'acqua e delle tamerici)
(Ovvero di un miglior uso dell'acqua e delle tamerici)
El strighez
Te vol partir?
'ndar via de Trieste?
Te ga ragion,
parti, va,
te tornarà anca ti.
De lontan te pensarà,
te vedarà tuto,
tuto quel che no te vedi 'desso.
Te vedi sto mureto?
sto mureto de piere
longo sta strada
che taia el ciel?
quei do alberi drio, legeri
contro del ciel?
El mar xe là.
E quele casete de lontan
rosa zelesti?
Te vedi,
roba de gnente, no?
Anca a questo te pensarà
patindo.
Te vol farte strada, te vol,
diventar qualcossa?
Te ga ragion,
parti, va,
te tornarà anca ti.
E quel qualcossa che te sarà,
qua de novo,
'l te cascarà de dosso come 'na straza.
Questo xe el bel, te vedi,
questo xe el bel de sta zità,
e questa xe anca la su' malora.
Anita Pittoni
'ndar via de Trieste?
Te ga ragion,
parti, va,
te tornarà anca ti.
De lontan te pensarà,
te vedarà tuto,
tuto quel che no te vedi 'desso.
Te vedi sto mureto?
sto mureto de piere
longo sta strada
che taia el ciel?
quei do alberi drio, legeri
contro del ciel?
El mar xe là.
E quele casete de lontan
rosa zelesti?
Te vedi,
roba de gnente, no?
Anca a questo te pensarà
patindo.
Te vol farte strada, te vol,
diventar qualcossa?
Te ga ragion,
parti, va,
te tornarà anca ti.
E quel qualcossa che te sarà,
qua de novo,
'l te cascarà de dosso come 'na straza.
Questo xe el bel, te vedi,
questo xe el bel de sta zità,
e questa xe anca la su' malora.
Anita Pittoni
Férmite con mi, Ed. dello Zibaldone, Trieste 1962
lunedì 18 giugno 2007
Über allen Gipfeln
Über allen Gipfeln
Ist Ruh',
In allen Wipfeln
Spürest Du
Kaum einen Hauch;
Die Vögelein schweigen im Walde.
Warte nur! Balde
Ruhest du auch.
Goethe
Ist Ruh',
In allen Wipfeln
Spürest Du
Kaum einen Hauch;
Die Vögelein schweigen im Walde.
Warte nur! Balde
Ruhest du auch.
Goethe
Wanderers Nachtlied
Quiete tutte le cime.
Su tutte le rame alte
appena un fiato.
Muti i piccoli uccelli del bosco.
Fra poco, guarda
requie anche per te.
Franco Fortini
Poesie Inedite
Quiete tutte le cime.
Su tutte le rame alte
appena un fiato.
Muti i piccoli uccelli del bosco.
Fra poco, guarda
requie anche per te.
Franco Fortini
Poesie Inedite
domenica 10 giugno 2007
Impresija
Burja je odprla okno.
Tople zvezde
padajo na polja.
Pomlad.
Pomlad.
Bel obraz je zasijal
v sinjini,
svila zašumela
po dolini.
Stekleno nebo
se je razbilo,
nad nami mehki, temni oblaki.
Svila.
Srečko Kosovel
Impression
Die Bora riss das Fenster auf.
Warme Sterne
fallen auf Felder.
Frühling.
Frühling.
Weißes Antlitz aufleuchtend
im Blau,
seidenes Rauschen
durchs Tal.
Zerschlagen
der gläserne Himmel,
über uns dunkle, samtweiche Wolken.
Seide.
Übersetzung: Jozej Strutz
Tople zvezde
padajo na polja.
Pomlad.
Pomlad.
Bel obraz je zasijal
v sinjini,
svila zašumela
po dolini.
Stekleno nebo
se je razbilo,
nad nami mehki, temni oblaki.
Svila.
Srečko Kosovel
Impression
Die Bora riss das Fenster auf.
Warme Sterne
fallen auf Felder.
Frühling.
Frühling.
Weißes Antlitz aufleuchtend
im Blau,
seidenes Rauschen
durchs Tal.
Zerschlagen
der gläserne Himmel,
über uns dunkle, samtweiche Wolken.
Seide.
Übersetzung: Jozej Strutz
giovedì 7 giugno 2007
Piccola lode al pubblico della poesia
Eccoci qui ancora una volta
seduti di fronte al pubblico della poesia
che è seduto di fronte a noi minaccioso
ci guarda e aspetta la poesia
in verità il pubblico della poesia non è minaccioso
forse non è neanche tutto seduto
forse c'è anche qualcuno in piedi
perché sono venuti così entusiasti e numerosi
o forse ci sono un po' di sedie vuote
ma quelli che sono venuti sono i migliori
hanno fatto questo grande sforzo proprio per noi
perchè poi mai dovrebbero minacciarci
il pubblico della poesia non minaccia proprio nessuno
è invece mite generoso attento
e in fondo anche cauto ottimista trattabile
ma sopratutto perché ama
ama di un amore profondo sincero irresistibile
di un amore tenace esclusivo lacerante
chi
ama il pubblico della poesia
fingete di chiedere anche se lo sapete benissimo
ma state al gioco perché siete svegli e simpatici
il pubblico della poesia non ama mica me
questo lo sanno tutti lui ama qualcun altro
di cui io non sono che uno dei tanti valletti
diciamo messaggeri se proprio vogliamo farci belli
il pubblico della poesia ama lei
lei e
solo lei e
sempre lei
lei che è sempre così imprevedibile
lei che è sempre così impraticabile
lei che è sempre così imprendibile
lei che è sempre così implacabile
lei che attraversa sempre col rosso
lei che è contro l'ordine delle cose
lei che è sempre in ritardo
lei che non prende mai niente sul serio
lei che fa chiasso tutta la notte
lei che non rispetta mai niente
lei che litiga spesso e volentieri
lei che è sempre senza soldi
lei che parla quando bisogna tacere
e tace quando bisogna parlare
lei che fa tutto quello che non bisogna fare
e non fa tutto quello che bisogna fare
lei che si trova sempre così simpatica
lei che ama il casino per il casino
lei che si arrampica sugli specchi
lei che adora la fuga in avanti
lei che ha un nome finto
lei che è dolce come una ciambella
e feroce come un labirinto
lei che è la cosa più bella che ci sia
il pubblico della poesia ama lei
chi
bravi lei la poesia
e come potrebbe il pubblico della poesia non amarla
perché ama la poesia vi chiederete
forse perché la poesia fa bene
cambia il mondo
diverte
salva l'anima
mette in forma
illumina rilassa
apre orizzonti
chissà ognuno di voi ha certamente i suoi buoni motivi
se no non sarebbe qua
ma meglio non essere troppo curiosi dei fatti degli altri
se si vuole evitare che gli altri ficchino il naso nei nostri
sia dunque lode al pubblico della poesia
lode al suo giusto nobile grande amore per la poesia
nel cui riflesso noi pallidi e umili messaggeri
viviamo grati e benedicenti
SEGRETISSIMO
DA NON RIVELARE
ASSOLUTAMENTE MAI
AL PUBBLICO DELLA POESIA
il pubblico della poesia ama la poesia
perché vuole essere amato vuole essere amato
perché si ama profondamente e vuole essere rassicurato
del suo profondo amore per se stesso
per sua fortuna il pubblico della poesia
crede solo di ascoltare la poesia
perché se la ascoltasse veramente capirebbe
la disperata impossibilità e inutilità del suo amore
e si prenderebbe a schiaffi dalla mattina alla sera
brucerebbe tutti i libri sulle piazze
si butterebbe in un canale
o finirebbe i suoi tristi giorni in un convento
CONCLUSIONE
LA POESIA FA MALE
MA PER NOSTRA FORTUNA
NESSUNO CI VORRÀ CREDERE MAI
Nanni Balestrini
Tutto in una volta : 50 poesie per 50 anni
Edizioni del Leone, Spinea, Venezia 2003
seduti di fronte al pubblico della poesia
che è seduto di fronte a noi minaccioso
ci guarda e aspetta la poesia
in verità il pubblico della poesia non è minaccioso
forse non è neanche tutto seduto
forse c'è anche qualcuno in piedi
perché sono venuti così entusiasti e numerosi
o forse ci sono un po' di sedie vuote
ma quelli che sono venuti sono i migliori
hanno fatto questo grande sforzo proprio per noi
perchè poi mai dovrebbero minacciarci
il pubblico della poesia non minaccia proprio nessuno
è invece mite generoso attento
e in fondo anche cauto ottimista trattabile
ma sopratutto perché ama
ama di un amore profondo sincero irresistibile
di un amore tenace esclusivo lacerante
chi
ama il pubblico della poesia
fingete di chiedere anche se lo sapete benissimo
ma state al gioco perché siete svegli e simpatici
il pubblico della poesia non ama mica me
questo lo sanno tutti lui ama qualcun altro
di cui io non sono che uno dei tanti valletti
diciamo messaggeri se proprio vogliamo farci belli
il pubblico della poesia ama lei
lei e
solo lei e
sempre lei
lei che è sempre così imprevedibile
lei che è sempre così impraticabile
lei che è sempre così imprendibile
lei che è sempre così implacabile
lei che attraversa sempre col rosso
lei che è contro l'ordine delle cose
lei che è sempre in ritardo
lei che non prende mai niente sul serio
lei che fa chiasso tutta la notte
lei che non rispetta mai niente
lei che litiga spesso e volentieri
lei che è sempre senza soldi
lei che parla quando bisogna tacere
e tace quando bisogna parlare
lei che fa tutto quello che non bisogna fare
e non fa tutto quello che bisogna fare
lei che si trova sempre così simpatica
lei che ama il casino per il casino
lei che si arrampica sugli specchi
lei che adora la fuga in avanti
lei che ha un nome finto
lei che è dolce come una ciambella
e feroce come un labirinto
lei che è la cosa più bella che ci sia
il pubblico della poesia ama lei
chi
bravi lei la poesia
e come potrebbe il pubblico della poesia non amarla
perché ama la poesia vi chiederete
forse perché la poesia fa bene
cambia il mondo
diverte
salva l'anima
mette in forma
illumina rilassa
apre orizzonti
chissà ognuno di voi ha certamente i suoi buoni motivi
se no non sarebbe qua
ma meglio non essere troppo curiosi dei fatti degli altri
se si vuole evitare che gli altri ficchino il naso nei nostri
sia dunque lode al pubblico della poesia
lode al suo giusto nobile grande amore per la poesia
nel cui riflesso noi pallidi e umili messaggeri
viviamo grati e benedicenti
SEGRETISSIMO
DA NON RIVELARE
ASSOLUTAMENTE MAI
AL PUBBLICO DELLA POESIA
il pubblico della poesia ama la poesia
perché vuole essere amato vuole essere amato
perché si ama profondamente e vuole essere rassicurato
del suo profondo amore per se stesso
per sua fortuna il pubblico della poesia
crede solo di ascoltare la poesia
perché se la ascoltasse veramente capirebbe
la disperata impossibilità e inutilità del suo amore
e si prenderebbe a schiaffi dalla mattina alla sera
brucerebbe tutti i libri sulle piazze
si butterebbe in un canale
o finirebbe i suoi tristi giorni in un convento
CONCLUSIONE
LA POESIA FA MALE
MA PER NOSTRA FORTUNA
NESSUNO CI VORRÀ CREDERE MAI
Nanni Balestrini
Tutto in una volta : 50 poesie per 50 anni
Edizioni del Leone, Spinea, Venezia 2003
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Balestrini
lunedì 4 giugno 2007
Gedicht
Zerstörte Landschaft mit
Konservendosen, die Hauseingänge
leer, was ist darin? Hier kam ich
mit dem Zug nachmittags an,
zwei Töpfe an der Reisetasche
festgebunden. Jetzt bin ich aus
den Träumen raus, die über eine
Kreuzung wehn. Und Staub,
zerstückelte Pavane, aus totem
Neon, Zeitungen und Schienen
dieser Tag, was krieg ich jetzt,
einen Tag älter, tiefer und tot?
Wer hat gesagt, daß sowas Leben
ist? Ich gehe in ein
anderes Blau.
Rolf Dieter Brinkmann
Westwärts 1&2, Rowohlt Taschenbuch, 1975
Paesaggio distrutto con
lattine di conserve, gli ingressi delle case
vuoti, che cosa c'è dentro? Qui sono arrivato
con il treno di pomeriggio,
due pentole legate
alla valigia. Ora sono uscito
dai sogni che soffiano
sopra un incrocio. E polvere,
pavana frammentata, di neon
morto, giornali e binari
questo giorno, che cosa rimedio ora,
un giorno più vecchio, più profondo e morto?
Chi ha detto che una cosa così sia
vita? Io vado in un
altro blu.
Konservendosen, die Hauseingänge
leer, was ist darin? Hier kam ich
mit dem Zug nachmittags an,
zwei Töpfe an der Reisetasche
festgebunden. Jetzt bin ich aus
den Träumen raus, die über eine
Kreuzung wehn. Und Staub,
zerstückelte Pavane, aus totem
Neon, Zeitungen und Schienen
dieser Tag, was krieg ich jetzt,
einen Tag älter, tiefer und tot?
Wer hat gesagt, daß sowas Leben
ist? Ich gehe in ein
anderes Blau.
Rolf Dieter Brinkmann
Westwärts 1&2, Rowohlt Taschenbuch, 1975
Poesia
Paesaggio distrutto con
lattine di conserve, gli ingressi delle case
vuoti, che cosa c'è dentro? Qui sono arrivato
con il treno di pomeriggio,
due pentole legate
alla valigia. Ora sono uscito
dai sogni che soffiano
sopra un incrocio. E polvere,
pavana frammentata, di neon
morto, giornali e binari
questo giorno, che cosa rimedio ora,
un giorno più vecchio, più profondo e morto?
Chi ha detto che una cosa così sia
vita? Io vado in un
altro blu.
venerdì 1 giugno 2007
Was brauchst du
was brauchst du? einen Baum ein Haus zu
ermessen wie groß wie klein das Leben als Mensch
wie groß wie klein wenn du aufblickst zur Krone
dich verlierst in grüner üppiger Schönheit
wie groß wie klein bedenkst du wie kurz
dein Leben vergleichst du es mit dem Leben der Bäume
du brauchst einen Baum du brauchst ein Haus
keines für dich allein nur einen Winkel ein Dach
zu sitzen zu denken zu schlafen zu träumen
zu schreiben zu schweigen zu sehen den Freund
die Gestirne das Gras die Blume den Himmel
Friederike Mayröcker
ermessen wie groß wie klein das Leben als Mensch
wie groß wie klein wenn du aufblickst zur Krone
dich verlierst in grüner üppiger Schönheit
wie groß wie klein bedenkst du wie kurz
dein Leben vergleichst du es mit dem Leben der Bäume
du brauchst einen Baum du brauchst ein Haus
keines für dich allein nur einen Winkel ein Dach
zu sitzen zu denken zu schlafen zu träumen
zu schreiben zu schweigen zu sehen den Freund
die Gestirne das Gras die Blume den Himmel
Friederike Mayröcker
giovedì 31 maggio 2007
Sonetto XLIX
Qualunque giorno non veggio 'l mi' amore,
la notte come serpe mi travollo
e sì mi giro, che paio un bigollo,
tanta è la pena che sente 'l meo core.
Parmi la notte ben cento mili' ore,
dicendo: - Dio, sarà ma' dì, vedrollo?;
e tanto piango, che tutto m'immollo,
ch'alcuna cosa m'alleggia 'l dolore.
Ed i' ne son da lei cosi cangiato,
che 'n una ched e' giungo 'n sua contrada,
sì mi fa dir ch'i' vi son troppo stato,
e ched i' voli, sì tosto men vada,
però ch'ell'ha 'l su' amor a tal donato,
che per un mille più di me li aggrada.
Cecco Angiolieri
la notte come serpe mi travollo
e sì mi giro, che paio un bigollo,
tanta è la pena che sente 'l meo core.
Parmi la notte ben cento mili' ore,
dicendo: - Dio, sarà ma' dì, vedrollo?;
e tanto piango, che tutto m'immollo,
ch'alcuna cosa m'alleggia 'l dolore.
Ed i' ne son da lei cosi cangiato,
che 'n una ched e' giungo 'n sua contrada,
sì mi fa dir ch'i' vi son troppo stato,
e ched i' voli, sì tosto men vada,
però ch'ell'ha 'l su' amor a tal donato,
che per un mille più di me li aggrada.
Cecco Angiolieri
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martedì 29 maggio 2007
Epigramma 7
Comprasti trecce di capelli, rossetto, miele, cerone, denti:
a quel prezzo, ti compravi una faccia.
Lucillio
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domenica 27 maggio 2007
Biglietto di viaggio
Quando sarò ucciso, uno di questi giorni
l'assassino troverà nella mia tasca i biglietti di viaggio
uno verso la pace
uno per i campi di pioggia
uno
verso la conoscenza dell'umanità
(ti prego non sprecare i biglietti mio caro assassino ti
prego di partire...)
Sāmi Al-Qāsim
l'assassino troverà nella mia tasca i biglietti di viaggio
uno verso la pace
uno per i campi di pioggia
uno
verso la conoscenza dell'umanità
(ti prego non sprecare i biglietti mio caro assassino ti
prego di partire...)
Sāmi Al-Qāsim
trad. di F. M. Corrao
Nato nel 1939 a Zarqā' in Giordania da una famiglia drusa. Dopo gli studi a Nazareth, ha lavorato come insegnante e giornalista in Israele. Per l'impegno nella resistenza palestinese e per la sua militanza nel partito comunista, ha subito numerosi arresti ed è stato costretto al domicilio coatto. Dopo l'occupazione israeliana del 1967 è stato allontanato dall'insegnamento. Da allora si è dedicato alla scrittura di poesia ed opere teatrali.
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Sāmi Al-Qāsim
giovedì 24 maggio 2007
Ponterosso
Trieste
Un ponte piturà de rosso
El Ponterosso
Come due gambe storte
Traverso del Canal
Dessiné d’après nature
Cassas e Lavallé
Vietato il riprodurre
Un sbatociar
De barche e de battane
E fora del Canal
In mezo al golfo
Un vapor in ancora per sempre
el suo nome
Con tanti oblò
Dopiadi sora el mar
Tutto e tutti
Passa el Ponterosso
Revoltella in carozza coi Asburgo
Turbanti levantini
Odori de havlà e de pesce fritto
E greci e turchi
E dalmati e croati
E svevi de la Bieska
Ebrei de Weimar
A zavattar per metter banchi
E passa una slovena de Kamnik
No la trova el suo amor
Fabbro de fin
Ferro battù de Kropa
Perso el se ga nel vardar onde
Carri e cavai
De Pinzgau
Coi zoccoli a tamburo
E lupolo per la Dreher
E jazzo per sorbetti
Che cala de Postojna
Pianelle furlanute
Cadorini e Ciarniei
Regnicoli e Ungheresi
Ponterosso
Del mondo gran corona
E mi son tuto fiamma
De vento son vestì
Dormo
Coi nuvoli fumando
E ciacolo con l’Angelo
Come inciodà de sora dei camini
Con l’elmo dei gendarmi
Color giallo d’argilla
Barba spartida
Come l’Imperator
E vedo ancora
Angeli e lune
Come nei quadri
Di monsieur Chagall
Un ponte piturà de rosso
Il Ponterosso
Su l’Adriatico estremo
Sotto il crinal del Carso
Con l’ultima sirena
Che me smaga
La bella Lau
E digo
strenzi el tuto
E slarga el Ponterosso
Ombelico del mondo
O mia Trieste
Stupida e cattiva
Carolus L. Cergoly
Un ponte piturà de rosso
El Ponterosso
Come due gambe storte
Traverso del Canal
Dessiné d’après nature
Cassas e Lavallé
Vietato il riprodurre
Un sbatociar
De barche e de battane
E fora del Canal
In mezo al golfo
Un vapor in ancora per sempre
el suo nome
Con tanti oblò
Dopiadi sora el mar
Tutto e tutti
Passa el Ponterosso
Revoltella in carozza coi Asburgo
Turbanti levantini
Odori de havlà e de pesce fritto
E greci e turchi
E dalmati e croati
E svevi de la Bieska
Ebrei de Weimar
A zavattar per metter banchi
E passa una slovena de Kamnik
No la trova el suo amor
Fabbro de fin
Ferro battù de Kropa
Perso el se ga nel vardar onde
Carri e cavai
De Pinzgau
Coi zoccoli a tamburo
E lupolo per la Dreher
E jazzo per sorbetti
Che cala de Postojna
Pianelle furlanute
Cadorini e Ciarniei
Regnicoli e Ungheresi
Ponterosso
Del mondo gran corona
E mi son tuto fiamma
De vento son vestì
Dormo
Coi nuvoli fumando
E ciacolo con l’Angelo
Come inciodà de sora dei camini
Con l’elmo dei gendarmi
Color giallo d’argilla
Barba spartida
Come l’Imperator
E vedo ancora
Angeli e lune
Come nei quadri
Di monsieur Chagall
Un ponte piturà de rosso
Il Ponterosso
Su l’Adriatico estremo
Sotto il crinal del Carso
Con l’ultima sirena
Che me smaga
La bella Lau
E digo
strenzi el tuto
E slarga el Ponterosso
Ombelico del mondo
O mia Trieste
Stupida e cattiva
Carolus L. Cergoly
Trieste
Un ponte dipinto di rosso
Il Ponterosso
Come due gambe storte
Attraverso il Canale
Dessiné d’après nature
Cassas e Lavallé
Vietato il riprodurre
Uno sbattere
Di barche e di battane
E fuori dal Canale
In mezzo al golfo
Un vapore all'ancora per sempre
il suo nome
Con tanti oblò
Doppiati sopra il mare
Tutto e tutti
Passano per il Ponterosso
Revoltella in carrozza con gli Asburgo
Turbanti levantini
Odori di havlà e di pesce fritto
E greci e turchi
E dalmati e croati
E svevi della Bieska
Ebrei di Weimar
A ciabattare per mettere banchi
E passa una slovena di Kamnik
Non trova il suo amore
Fabbro di fine
Ferro battuto di Kropa
Si è perso nel guardare onde
Carri e cavalli
Di Pinzgau
Cogli zoccoli a tamburo
E luppolo per la Dreher
E ghiaccio per sorbetti
Che scende da Postojna
Pianelle friulane
Cadorini e Carnioli
Regnicoli e Ungheresi
Ponterosso
Del mondo gran corona
E io sono tutto fiamma
Di vento sono vestito
Dormo
Con le nuvole fumando
E chiacchero con l’Angelo
Come inchiodato sopra i camini
Con l’elmo dei gendarmi
Color giallo d’argilla
Barba divisa
Come l’Imperatore
E vedo ancora
Angeli e lune
Come nei quadri
Di monsieur Chagall
Un ponte dipinto di rosso
Il Ponterosso
Sull’Adriatico estremo
Sotto il crinale del Carso
Con l’ultima sirena
Che mi avvilisce
La bella Lau
E dico
stringi il tutto
E allarga il Ponterosso
Ombelico del mondo
O mia Trieste
Stupida e cattiva
mercoledì 23 maggio 2007
Perché scrivo in dialeto?
Perché scrivo in dialeto...?
Dante, Petrarca, e quel dai Diese Giorni
Gà pur scrito in toscan.
Seguo l'esempio.
Giacomo Noventa
Versi e Poesie, tascabili Marsilio 1996
Dante, Petrarca, e quel dai Diese Giorni
Gà pur scrito in toscan.
Seguo l'esempio.
Giacomo Noventa
Versi e Poesie, tascabili Marsilio 1996
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*Noventa di Piave,
Noventa
Nei momenti che i basi fermemo
Nei momenti che i basi fermemo
No' par gusto ma par riflession,
La me amante vol scriver i versi,
Che mi digo e me basta de dir.
Tuta nùa la se méte al lavoro
Po' la méte una blusa lisièra,
Po' la ziga "che fredi xé i versi"
La stranùa, mi la baso, e bondì.
"Ah che curti che xé 'sti poemi!"
Dirà queli che ne lezerà,
"Ah che boni che gèra quei basi!"
Dirà ela ... o Amor lo dirà.
Giacomo Noventa
Versi e Poesie, tascabili Marsilio 1996
No' par gusto ma par riflession,
La me amante vol scriver i versi,
Che mi digo e me basta de dir.
Tuta nùa la se méte al lavoro
Po' la méte una blusa lisièra,
Po' la ziga "che fredi xé i versi"
La stranùa, mi la baso, e bondì.
"Ah che curti che xé 'sti poemi!"
Dirà queli che ne lezerà,
"Ah che boni che gèra quei basi!"
Dirà ela ... o Amor lo dirà.
Giacomo Noventa
Versi e Poesie, tascabili Marsilio 1996
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Noventa
Secondo i giorni penso e vedo
Secondo i giorni penso e vedo
Tasso piànzer, Goethe rìder...
Secondo i giorni solamente.
Secondo i giorni credarìa
Che Torquato invidii a Goethe
El pan de Weimar.
Secondo i giorni solamente.
Tasso mato, e Goethe grando
Coi più grandi de 'sto mondo,
Secondo i giorni a mi me par
Più bravo Goethe.
Secondo i giorni solamente.
Giacomo Noventa
Versi e Poesie, tascabili Marsilio 1996
Tasso piànzer, Goethe rìder...
Secondo i giorni solamente.
Secondo i giorni credarìa
Che Torquato invidii a Goethe
El pan de Weimar.
Secondo i giorni solamente.
Tasso mato, e Goethe grando
Coi più grandi de 'sto mondo,
Secondo i giorni a mi me par
Più bravo Goethe.
Secondo i giorni solamente.
Giacomo Noventa
Versi e Poesie, tascabili Marsilio 1996
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sabato 5 maggio 2007
Uma didática da invenção VII
No descomeço era o verbo.
Só depois é que veio o delírio do verbo.
O delírio do verbo estava no começo, lá onde a
criança diz: Eu escuto a cor dos passarinhos.
A criança não sabe que o verbo escutar não funciona
para cor, mas para som.
Então se a criança muda a função de um verbo, ele
delira. E pois.
Em poesia que é voz de poeta, que é a voz de fazer
nascimentos -
O verbo tem que pegar delírio.
Manoel de Barros,
Só depois é que veio o delírio do verbo.
O delírio do verbo estava no começo, lá onde a
criança diz: Eu escuto a cor dos passarinhos.
A criança não sabe que o verbo escutar não funciona
para cor, mas para som.
Então se a criança muda a função de um verbo, ele
delira. E pois.
Em poesia que é voz de poeta, que é a voz de fazer
nascimentos -
O verbo tem que pegar delírio.
Manoel de Barros,
O livro das ignorãças
Una didattica dall'invenzione
VII
Al disprincipio era il verbo.
Solo dopo è che venne il delirio del verbo.
Il delirio del verbo stava nell'inizio, là dove il
bambino dice: Io ascolto il colore degli uccellini.
Il bambino non sa che il verbo ascoltare non funziona
per il colore, ma per il suono.
Allora se il bambino cambia la funzione di un verbo,
delira. E dunque.
In poesia che è voce di poeta, che è la voce del fare
nascite -
Il verbo deve delirare.
Manoel de Barros
Una didattica dall'invenzione
VII
Al disprincipio era il verbo.
Solo dopo è che venne il delirio del verbo.
Il delirio del verbo stava nell'inizio, là dove il
bambino dice: Io ascolto il colore degli uccellini.
Il bambino non sa che il verbo ascoltare non funziona
per il colore, ma per il suono.
Allora se il bambino cambia la funzione di un verbo,
delira. E dunque.
In poesia che è voce di poeta, che è la voce del fare
nascite -
Il verbo deve delirare.
Manoel de Barros
Il libro dell'ignoranza (trad. E. Sanches)
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de Barros
martedì 1 maggio 2007
Das Lied von der Moldau
Am Grunde der Moldau wandern die Steine
Es liegen drei Kaiser begraben in Prag.
Das Große bleibt groß nicht und klein nicht das Kleine.
Die Nacht hat zwölf Stunden, dann kommt schon der Tag.
Es wechseln die Zeiten. Die riesigen Pläne der
Mächtigen kommen am Ende zum Halt.
Und gehn sie einher auch wie blutige Hähne
Es wechseln die Zeiten, da hilft kein Gewalt.
Am Grunde der Moldau wandern die Steine
Es liegen drei Kaiser begraben in Prag.
Das Große bleibt groß nicht und klein nicht das Kleine.
Die Nacht hat zwölf Stunden, dann kommt schon der Tag.
Es liegen drei Kaiser begraben in Prag.
Das Große bleibt groß nicht und klein nicht das Kleine.
Die Nacht hat zwölf Stunden, dann kommt schon der Tag.
Es wechseln die Zeiten. Die riesigen Pläne der
Mächtigen kommen am Ende zum Halt.
Und gehn sie einher auch wie blutige Hähne
Es wechseln die Zeiten, da hilft kein Gewalt.
Am Grunde der Moldau wandern die Steine
Es liegen drei Kaiser begraben in Prag.
Das Große bleibt groß nicht und klein nicht das Kleine.
Die Nacht hat zwölf Stunden, dann kommt schon der Tag.
Bertolt Brecht
La canzone della Moldava
In fondo alla Moldava vanno le pietre,
sepolti a Praga riposan tre re.
A questo mondo niente rimane uguale
la notte più lunga eterna non è.
Si mutano i tempi, l'inutile lotta
di galli violenti futuro non ha.
I folli progetti di tutti i potenti
si oppongono invano al tempo che va.
In fondo alla Moldava vanno le pietre,
sepolti a Praga riposan tre re.
A questo mondo niente rimane uguale
la notte più lunga eterna non è.
In fondo alla Moldava vanno le pietre,
sepolti a Praga riposan tre re.
A questo mondo niente rimane uguale
la notte più lunga eterna non è.
Si mutano i tempi, l'inutile lotta
di galli violenti futuro non ha.
I folli progetti di tutti i potenti
si oppongono invano al tempo che va.
In fondo alla Moldava vanno le pietre,
sepolti a Praga riposan tre re.
A questo mondo niente rimane uguale
la notte più lunga eterna non è.
Trad. Giorgio Strehler
venerdì 27 aprile 2007
Uma didática da invenção II
Desinventar objetos.
O pente, por exemplo. Dar aopente funções de não pentear. Até que ele fique à
disposição de ser uma begonia. Ou uma gravanha.
Usar algumas palavras que ainda não tenham idioma.
Manoel de Barros, O livro das ignorãças
Una didattica dall'invenzione
II
Disinventare oggetti.
Il pettine, per esempio. Dare al
pettine funzioni di non pettinare. Fino a che sia nella
disposizione di essere una begonia. O un ago di pino.
Usare qualche parola che ancora non abbia un idioma.
Manoel de Barros, Il libro dell'ignoranza
(trad. E. Sanches)
II
Disinventare oggetti.
Il pettine, per esempio. Dare al
pettine funzioni di non pettinare. Fino a che sia nella
disposizione di essere una begonia. O un ago di pino.
Usare qualche parola che ancora non abbia un idioma.
Manoel de Barros, Il libro dell'ignoranza
(trad. E. Sanches)
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mercoledì 18 aprile 2007
demograzia
a no'l è sucedût nua
canàes
continuàa a comprâa
Federico Tavan
Cràceles cròceles, I quaderni del Menocchio
canàes
continuàa a comprâa
Federico Tavan
Cràceles cròceles, I quaderni del Menocchio
Se fos normâl
Se fos normâl
'e audarés al vint
a scrîve poesies
sui tiô cjavei.
Descolz
su l'aga de Andrèes
in cercja de la sorgent.
E a la sera
cjocs de luna
cencja mai stufâsse
da gosâ al nostre amour.
E po' sui arbi
in cercja de nîtz,
sui lavres un vier.
Se fos normâl
e sunarés
dute' li cjampanes.
E po' via
pa' chî prâtz
e deventâ
flours
âs
e
la meil.
Federico Tavan
Cràceles cròceles, I quaderni del Menocchio
Se fossi normale
Se fossi normale
aiuterei il vento
a scrivere poesie
sui tuoi capelli.
Scalzo
nell'acqua di Andreis
in cerca della sorgente.
E alla sera,
ubriachi di luna,
senza mai stancarsi
di gridare il nostro amore.
E poi sugli alberi
in cerca di nidi,
sulle labbra un verme.
Se fossi normale
suonerei
tutte le campane.
E poi via
per i prati
a diventare
fiori
api
e
miele.
'e audarés al vint
a scrîve poesies
sui tiô cjavei.
Descolz
su l'aga de Andrèes
in cercja de la sorgent.
E a la sera
cjocs de luna
cencja mai stufâsse
da gosâ al nostre amour.
E po' sui arbi
in cercja de nîtz,
sui lavres un vier.
Se fos normâl
e sunarés
dute' li cjampanes.
E po' via
pa' chî prâtz
e deventâ
flours
âs
e
la meil.
Federico Tavan
Cràceles cròceles, I quaderni del Menocchio
Se fossi normale
Se fossi normale
aiuterei il vento
a scrivere poesie
sui tuoi capelli.
Scalzo
nell'acqua di Andreis
in cerca della sorgente.
E alla sera,
ubriachi di luna,
senza mai stancarsi
di gridare il nostro amore.
E poi sugli alberi
in cerca di nidi,
sulle labbra un verme.
Se fossi normale
suonerei
tutte le campane.
E poi via
per i prati
a diventare
fiori
api
e
miele.
domenica 1 aprile 2007
Laude dei pacifici lapponi e dell'olio di merluzzo
Ben tappati dentro i poveri
ma fidati lor ricoveri,
mentre lento sui tizzoni
cuoce il lor desinaruzzo
i pacifici lapponi
bevon l'olio di merluzzo.
Fuori, il vento piglia a schiaffi
quattro o cinque abeti squallidi:
gli orsi bianchi sono pallidi
pel gran freddo e si dan graffi
l'un con l'altro per distrarsi...
Oh! bisogna ricordarsi
che omai nevica da mesi;
fiumi e rivi presi al laccio
dell'inverno son di ghiaccio
(e che ghiaccio! perché il ghiaccio
è assai freddo in quei paesi);
ma che importa lor? ghiottoni
dallo stomaco di struzzo
i pacifici lapponi
bevon l'olio di merluzzo.
E son là, raccolti, stretti,
padre, madre, zii, bambini
(battezziamoli lappini
i lapponi pargoletti?),
e poi c'è la nonna, il nonno,
qualche amico dei vicini;
ciascun preso un po' dal sonno
perché ha l'epa troppo piena
già di grasso di balena;
pure a nuove imbandigioni
ogni dente torna aguzzo,
e i pacifici lapponi
bevon l'olio di merluzzo.
Beatissimi! fra poco
tutti quanti russeranno
in catasta a torno al fuoco,
poi doman si leveranno,
torneranno alla stess'opra,
mangeranno e riberranno
il buon olio di cui sopra,
e cosí per tutto l'anno,
sempre..... fin che moriranno.
Cosí svolgesi la loro
vita, piana e senza scosse,
senza mai quell'ansia d'oro
che noi muta in pelli-rosse;
senza il fiel, senza la bile
necessari all'uom civile.....
Ho da dirvelo? una smania
prepotente mi dilania,
ed invan da piú stagioni
in me dentro la rintuzzo:.....
vo in Lapponia tra i lapponi
a ber l'olio di merluzzo!
Ernesto Ragazzoni
ma fidati lor ricoveri,
mentre lento sui tizzoni
cuoce il lor desinaruzzo
i pacifici lapponi
bevon l'olio di merluzzo.
Fuori, il vento piglia a schiaffi
quattro o cinque abeti squallidi:
gli orsi bianchi sono pallidi
pel gran freddo e si dan graffi
l'un con l'altro per distrarsi...
Oh! bisogna ricordarsi
che omai nevica da mesi;
fiumi e rivi presi al laccio
dell'inverno son di ghiaccio
(e che ghiaccio! perché il ghiaccio
è assai freddo in quei paesi);
ma che importa lor? ghiottoni
dallo stomaco di struzzo
i pacifici lapponi
bevon l'olio di merluzzo.
E son là, raccolti, stretti,
padre, madre, zii, bambini
(battezziamoli lappini
i lapponi pargoletti?),
e poi c'è la nonna, il nonno,
qualche amico dei vicini;
ciascun preso un po' dal sonno
perché ha l'epa troppo piena
già di grasso di balena;
pure a nuove imbandigioni
ogni dente torna aguzzo,
e i pacifici lapponi
bevon l'olio di merluzzo.
Beatissimi! fra poco
tutti quanti russeranno
in catasta a torno al fuoco,
poi doman si leveranno,
torneranno alla stess'opra,
mangeranno e riberranno
il buon olio di cui sopra,
e cosí per tutto l'anno,
sempre..... fin che moriranno.
Cosí svolgesi la loro
vita, piana e senza scosse,
senza mai quell'ansia d'oro
che noi muta in pelli-rosse;
senza il fiel, senza la bile
necessari all'uom civile.....
Ho da dirvelo? una smania
prepotente mi dilania,
ed invan da piú stagioni
in me dentro la rintuzzo:.....
vo in Lapponia tra i lapponi
a ber l'olio di merluzzo!
Ernesto Ragazzoni
Il teorema di Pitagora
I tempi sono tristi! Il vecchio mondo s'usa
a trascinarsi il fianco nel giro dei pianeti!
Le balene si fan sempre piú rare, i feti
voglion dar fuoco all'alcool ove la vita han chiusa.
Per consolarti, o povera anima mia, ripeti:
il quadrato costrutto sovra l'ipotenusa
è la somma di quelli fatti sui due cateti.
Anima mia, rammenti? dall'ombre d'oggi illusa,
questo non ti riporta al raggio dei dí lieti?
O che non ci fiorivano nel cuor tutti i roseti
al tempo in cui a zuffa coll'algebra confusa,
sui banchi imparavamo, monelli irrequïeti,
che il quadrato costrutto sovra l'ipotenusa
è la somma di quelli fatti sui due cateti?
Ora, i tempi a mal volgono. L'un polo l'altro accusa
di accaparrarsi il ghiaccio, e sono ambo inquieti;
l'oche pretendon esser – ahimè! – cigni; i poeti
annegano in tropp'acqua il vino della musa;
le questioni scottanti brucian tutti i tappeti;
ma il quadrato costrutto sovra l'ipotenusa
è la somma di quelli fatti sui due cateti.
Il cannone, Tamagno delle battaglie, abusa
della sua voce, e fulmina. – O dunque, dai roveti
ardenti piú non parlano i Jeova ai profeti?
Non tentenna la terra a un guardo di Medusa?
Un mane, techel, phares è a tutte le pareti...
Ma il quadrato costrutto sovra l'ipotenusa
è la somma di quelli fatti sui due cateti.
La vita è una prigione in che l'anima hai chiusa,
uomo, ed invano brancoli cercando alle pareti.
Sono di là da quelle i bei fonti segreti
ove tu aneli, e dove la pura gioia è fusa.
Qui, solo hai qualche gocciola di ver per le tue seti.
Il quadrato costrutto sovra l'ipotenusa
è la somma di quelli fatti sui due cateti.
Ernesto Ragazzoni
a trascinarsi il fianco nel giro dei pianeti!
Le balene si fan sempre piú rare, i feti
voglion dar fuoco all'alcool ove la vita han chiusa.
Per consolarti, o povera anima mia, ripeti:
il quadrato costrutto sovra l'ipotenusa
è la somma di quelli fatti sui due cateti.
Anima mia, rammenti? dall'ombre d'oggi illusa,
questo non ti riporta al raggio dei dí lieti?
O che non ci fiorivano nel cuor tutti i roseti
al tempo in cui a zuffa coll'algebra confusa,
sui banchi imparavamo, monelli irrequïeti,
che il quadrato costrutto sovra l'ipotenusa
è la somma di quelli fatti sui due cateti?
Ora, i tempi a mal volgono. L'un polo l'altro accusa
di accaparrarsi il ghiaccio, e sono ambo inquieti;
l'oche pretendon esser – ahimè! – cigni; i poeti
annegano in tropp'acqua il vino della musa;
le questioni scottanti brucian tutti i tappeti;
ma il quadrato costrutto sovra l'ipotenusa
è la somma di quelli fatti sui due cateti.
Il cannone, Tamagno delle battaglie, abusa
della sua voce, e fulmina. – O dunque, dai roveti
ardenti piú non parlano i Jeova ai profeti?
Non tentenna la terra a un guardo di Medusa?
Un mane, techel, phares è a tutte le pareti...
Ma il quadrato costrutto sovra l'ipotenusa
è la somma di quelli fatti sui due cateti.
La vita è una prigione in che l'anima hai chiusa,
uomo, ed invano brancoli cercando alle pareti.
Sono di là da quelle i bei fonti segreti
ove tu aneli, e dove la pura gioia è fusa.
Qui, solo hai qualche gocciola di ver per le tue seti.
Il quadrato costrutto sovra l'ipotenusa
è la somma di quelli fatti sui due cateti.
Ernesto Ragazzoni
sabato 31 marzo 2007
Bambini e sinistra
Chi dice ai bambini
dovete pensare a destra
è uno di destra
Chi dice ai bambini
dovete pensare a sinistra
è uno di destra
Chi dice ai bambini
non dovete pensare affatto
è uno di destra
Chi dice ai bambini
è del tutto indifferente ciò che pensate
è uno di destra
Chi dice ai bambini
quello che lui stesso pensa
e dice loro anche
che ci potrebbe essere qualcosa di sbagliato
forse è uno di sinistra
dovete pensare a destra
è uno di destra
Chi dice ai bambini
dovete pensare a sinistra
è uno di destra
Chi dice ai bambini
non dovete pensare affatto
è uno di destra
Chi dice ai bambini
è del tutto indifferente ciò che pensate
è uno di destra
Chi dice ai bambini
quello che lui stesso pensa
e dice loro anche
che ci potrebbe essere qualcosa di sbagliato
forse è uno di sinistra
Kinder und Linke
Wer Kindern sagt
Ihr habt rechts zu denken
der ist ein Rechter
Wer Kindern sagt
Ihr habt links zu denken
der ist ein Rechter
Wer Kindern sagt
Ihr habt gar nichts zu denken
der ist ein Rechter
Wer Kindern sagt
Es ist ganz gleich was ihr denkt
der ist ein Rechter
Wer Kindern sagt
was er selbst denkt
und ihnen auch sagt
dass daran etwas falsch sein könnte
der ist vielleicht ein Linker
Erich Fried
Wer Kindern sagt
Ihr habt rechts zu denken
der ist ein Rechter
Wer Kindern sagt
Ihr habt links zu denken
der ist ein Rechter
Wer Kindern sagt
Ihr habt gar nichts zu denken
der ist ein Rechter
Wer Kindern sagt
Es ist ganz gleich was ihr denkt
der ist ein Rechter
Wer Kindern sagt
was er selbst denkt
und ihnen auch sagt
dass daran etwas falsch sein könnte
der ist vielleicht ein Linker
Erich Fried
Leggere poesie
Chi si aspetta
la propria salvezza
da una poesia
dovrebbe piuttosto
imparare
a leggere poesie
Chi non si aspetta
alcuna salvezza
da una poesia
dovrebbe piuttosto
imparare
a leggere poesie
la propria salvezza
da una poesia
dovrebbe piuttosto
imparare
a leggere poesie
Chi non si aspetta
alcuna salvezza
da una poesia
dovrebbe piuttosto
imparare
a leggere poesie
Wer
von einem Gedicht
seine Rettung erwartet
der sollte lieber
lernen
Gedichte zu lesen
Wer
von einem Gedicht
keine Rettung erwartet
der sollte lieber
lernen
Gedichte zu lesen
Erich Fried, Es ist was es ist, 1983
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