giovedì 30 maggio 2013

Mais l'Histoire est ailleurs. Elle ne s'apprend pas. Elle est un sentiment que la société entière doit éprouver sous peine de s'éffacer

Un libro sognato da un bambino di dieci anni. Un sogno lungo una vita. Dei disegni tracciati e bruciati nell'adolescenza perché non somiglianti al libro sognato. Il titolo che nasce anni dopo, in un caffè a fianco della stazione di Roma Termini. Il sogno che si materializza in età adulta, trasformato in ricordo e sentimento, in forma di prosa breve ed immagini: Walter Benjamin, la strage alla stazione di Bologna, Beckett e Van Velde, Céline, Ernst Toller, la Sicilia.

 
La folla: a Roma, a Berlino, a Mosca, "cosa aspettano queste folle intorpidite se non una catastrofe, un incendio, il Giudizio universale nel sangue e nelle lacrime, come un sol grido, come un colpo di vento scopre all'improvviso la fodera rosso vivo del cappotto? Perché il grido acuto dello spavento, il panico, sono il rovescio di ogni vera festa di massa. Il leggero brivido che percorre tutte queste spalle impazienti ne è il desiderio febbrile".*
Frédéric Pajak, Manifeste incertain 1, Les éditions Noir sur Blanc, Losanna, 2012 

Il sogno di riplasmarlo in un Manifesto incerto 1. La speranza che lo faccia qualcuno, prima o poi.

* Un'insolita indulgenza, anche, nei confronti di quelle che hanno tutta l'aria di essere delle imprecisioni, forse volute, in nome della fedeltà al flusso del ricordo/sentimento. Nel testo di Pajak, le virgolette lasciano supporre che si tratti di una citazione di Benjamin ed il contesto in cui queste si trovano lascia supporre che la folla che lo circonda sia la folla di una festa fascista, in Italia, nel 1924. Però, se non mi sbaglio, Benjamin scrive della folla in termini simili a questi in un testo del 1929, e nel testo di cui ho memoria (e che cercherò di ritrovare e riprodurre appena possibile), per quel che vale la mia memoria, si riferisce alla folla parigina in occasione di un 14 luglio.
E pure un ricordo di Bruxelles e di due delle sue poche vestigia da salvare: la libreria Tropismes, in cui ho preso il libro, ed il pavé bagnato, splendido e nitido, ritornato specchio benevolo di palazzi risparmiati, almeno nei riflessi, almeno per qualche ora, grazie alla violenza di un nubifragio improvviso, dalla folla di turisti che da anni, qui come altrove, modella il paesaggio urbano a proprio uso e consumo, annegandolo in un'uniforme teoria di trista ristorazione e souvenirs fatti in serie.

Un incrocio con la strage di Bologna, volendo.
Un incrocio tra Benjamin e Céline, sempre volendo.

domenica 26 maggio 2013

Dizionario di tutte 'e cose: B come Bilancio

Otto anni a lasciare tracce e frammenti di tempo, memoria, parole e felicità. A ripensarci ora, sarebbero bastati poco più di tre minuti.


Lo nuestro se acabó
Y te arrepentirás, de haberlo puesto fin
A un año de amor
Si ahora tú te vas
Pronto descubrirás
Que los dias son eternos y vacíos sin mi

Y de noche, y de noche
Por no sentirte solo
Recordarás, nuestros días felices
Recordarás, el sabor de mis besos
Y entenderás, en un solo momento
Que significa
Un año de amor

Te has parado a pensar
Lo que sucederá
Todo lo que perdemos
Y lo que sufrirás
Si ahora tú te vas
No recuperarás
Los momentos felices que te hice vivir

Y de noche, y de noche
Por no sentirte solo
Recordarás, nuestros días felices
Recordarás, el sabor de mis besos
Y entenderás, en un solo momento
Que significa
Un año de amor
Y entenderás en un solo momento
que significa
Un año de amor

No, no me voy. No ahora.

sabato 25 maggio 2013

Uçaklar

Uçaklar gelecekmiş
Korkum yok benim
Kâğıt gemilerim
Kurşun askerlerim hazır
Hem bunlar bozulursa
Babam yenilerini alır

Oktay Rıfat


Aerei

Dicono che arriveranno gli aerei
Non ne ho paura
Le mie barchette di carta
i miei soldatini di piombo sono pronti
Se si dovessero rompere
mio padre me ne comprerà di nuovi.

Cfr., volendo.

bei der lächerlich kleinen Fahrt

Endlich in Venedig. Jetzt muß ich aber mich auch hineinwerfen, wie sehr es auch gießt (desto besser werden die Wiener Tage von mir abgewaschen werden) und wie zittrig es auch in meinem Kopf zugeht von der kleinen Seekrankheit, die ich bei der lächerlich kleinen Fahrt [Triest - Venedig], allerdings im Sturmwind, bekommen hatte. 

Franz
Ansichtskarte an Felice Bauer, Venedig, 15.9.1913


Finalmente a Venezia. Ora però mi ci devo immergere, nonostante continui a diluviare (tanto meglio mi verranno lavati via i giorni passati a Vienna) e tutto stia tremolando nella mia testa, per quel po' di mal di mare che mi è venuto nel corso della ridicolmente breve traversata [Trieste - Venezia], per quanto sotto un vento impetuoso.
Franz
Cartolina a Felice Bauer, Venezia, 15.9.1913

giovedì 23 maggio 2013

Das that ich am 4. September 1900

Wie viele Worte in dem Buche stehn! Erinnern sollen sie! Als ob Worte erinnern könnten! Denn Worte sind schlechte Bergsteiger und schlechte Bergmänner. Sie holen nicht die Schätze von den Bergeshöhn und nicht die von den Bergestiefen! Aber es gibt ein lebendiges Gedenken, das über alles Erinnerungwerte sanft hinfuhr wie mit kosender Hand. Und wenn aus dieser Asche die Lohe aufsteigt, glühend und heiß, gewaltig und stark und Du hineinstarrst, wie vom magischen Zauber gebannt, dann --- Aber in dieses keusche Gedenken, da kann man sich nicht hineinschreiben mit ungeschickter Hand und grobem Handwerkszeug, das kann man nur in diese weißen, anspruchslosen Blätter. Das that ich am 4. September 1900.


Quante parole stanno nel libro! Dovrebbero servire a ricordare! Come se le parole potessero ricordare! Perché le parole sono cattivi alpinisti e cattivi minatori. Non estraggono i tesori dalle cime delle montagne e nemmeno quelli dalle loro viscere! Ma c'è una memoria viva che su tutto quello che è meritevole di ricordo vi conduce delicatamente come la carezza di una mano. E se da questa cenere si leva la fiamma, ardente e calda, intensa e forte, e vi osservi bene dentro come ammaliata da un incantesimo magico, allora - Ma dentro questa casta memoria non si può scrivere con mano maldestra e rudi attrezzi, lo si può fare solo su questi fogli bianchi, senza pretese. Questo l'ho fatto il 4 settembre 1900. 

Dedica nell'album di Selma Kohn. Kafka, nelle sere d'estate di quell'anno, le leggeva Nietzsche su una panchina, a lume di candela, sotto una quercia del giardino di Selma, in cima ad una collina di Roztoky con vista sulla Moldava. 

sabato 18 maggio 2013

Vor der Schwelle des Glücks

Müritz, Juli 1923

Lieber Hugo,

vielen Dank für Deinen Gruß und Wunsch. Es war die erste hebräische Schrift, die ich aus Palästina bekam. Der Wunsch in ihr hat vielleicht große Kraft. Um meine Transportabilität zu prüfen, habe ich mich nach vielen Jahren der Bettlägerigkeit und der Kopfschmerzen zu einer kleinen Reise nach der Ostsee erhoben. Ein Glück hatte ich dabei jedenfalls. 50 Schritte von meinem Balkon ist ein Ferienheim des Jüdischen Volksheims in Berlin. Durch die Bäume kann ich die Kinder spielen sehn. Fröhliche, gesunde, leidenschaftliche Kinder. Ostjuden, durch Westjuden vor der Berliner Gefahr gerettet. Die halben Tage und Nächte ist das Haus, der Wald und der Strand voll Gesang. Wenn ich unter ihnen bin, bin ich nicht glücklich, aber vor der Schwelle des Glücks.

Leb recht wohl

Dein Franz

Grüße von mir Deine tapfere Mutter und die Kinder.

Müritz, luglio 1923

Caro Hugo,

molte grazie per i tuoi saluti e per gli auguri. È stata la prima lettera in ebraico che abbia ricevuto dalla Palestina. L'augurio che essa conteneva forse ha un grande potere. Per provare la mia trasportabilità, dopo molti anni passati a letto e col mal di testa mi sono imposto un piccolo viaggio sul mar Baltico. In ogni caso ne ho ricavato un po' di felicità. A cinquanta passi dal mio balcone c'è una colonia della Comunità Popolare Ebraica di Berlino. Attraverso gli alberi posso vedere giocare i bambini. Bambini allegri, sani, sfrenati. Ebrei orientali, salvati dal pericolo incombente a Berlino da ebrei occidentali. Per metà del giorno e della notte la casa, il bosco e la spiaggia sono inondati dai loro canti. Quando sono tra loro, non sono felice, ma sulla soglia della felicità.

Stai bene

Il tuo Franz
Saluta da parte mia la tua coraggiosa mamma e i bambini.

Combat - Élisée - George V - Étienne Marcel - Solférino - Invalides - Vaugirard

Man zeigte im alten Griechenland Stellen, an denen es in die Unterwelt hinabging. Auch unser waches Dasein ist ein Land, an dem es an verborgenen Stellen in die Unterwelt hinabgeht, voll unscheinbarer Örter, wo die Träume münden. Am Tag gehen wir nichtsahnend an ihnen vorüber, kaum aber kommt der Schlaf, so tasten wir mit geschwinden Griffen zu ihnen zurück und verlieren uns in dunklen Gängen. Das Häuserlabyrinth gleicht am hellen Tag dem Bewußtsein; die Passagen (die in ihr vergangenes Dasein führen) münden Tagsüber unbemerkt in die Straßen. Nachts unter den dunklen Häusermassen aber springt ihr kompakteres Dunkel erschreckend heraus; und der späte Passant hastet an ihnen vorüber, es sei denn, daß wir ihn zur Reise durch die schmale Gasse ermuntert haben.
Aber ein anderes System von Galerien, die unterirdisch durch Paris sich hinziehen: die Métro, wo am Abend rot die Lichter aufglühen, die den Weg in den Hades der Namen zeigen. Combat - Elisée - George V - Etienne Marcel - Solférino - Invalides - Vaugirard haben die schmachvollen Ketten der rue, der place von sich abgeworfen, sind hier im blitzdurchzuchten, pfiffdurchgellten Dunkel zu ungestalten Kloakengöttern, Katakombenfeen geworden. Dies Labyrinth beherbergt in seinem Innern nicht einen sondern Dutzende blinder, rasender Stiere, in deren Rachen nicht jährlich eine thebanische Jungfrau, sondern allmorgentlich tausende bleichsüchtiger Midinetten, unausgeschlafener Kommis sich werfen müssen. Straßennamen. Hier unten nichts mehr von dem Aufeinanderprall, der Überschneidung von Namen, die das oberirdische Sprachnetz der Stadt bilden. Ein jeder haust hier einzeln, die Hölle sein Hofstaat, Amer Picon Dubonnet sind die Hüter der Schwelle.

Walter Benjamin, Das Passagen-Werk, Aufzeichnungen und Materialien, Gesammelte Schriften, V-I, 135-136

1913

1913

Cedimento di place de l'Alma a seguito dei lavori di sistemazione della linea del métro, 8.1.1915

Raid di uno Zeppelin, métro del boulevard de Belleville, 29.1.1916

 
Inondazione del 1910, ingresso del métro Cour de Rome, 31.1.1910 

Sciopero dei trasporti, Opéra, 1919

Inaugurazione della stazione boulevard Haussmann alla presenza del presidente Doumergue, 1927
 

Buttes-Chaumont, 1932

1933


Nell'antica Grecia venivano indicati dei posti in cui si poteva discendere nell'oltretomba. Anche la nostra esistenza da svegli è un territorio in cui, in corrispondenza di punti nascosti, si discende nell'oltretomba, pieno di luoghi discreti dove sfociano i sogni. Di giorno ci passiamo accanto senza alcun presentimento, ma appena arriva il sonno ci affrettiamo a cercare a tastoni, perdendoci in passaggi oscuri. Il labirinto di case equivale, in pieno giorno, alla coscienza; i passaggi (che conducono all'esistenza passata della città) sfociano, durante il giorno, non visti, nelle strade. Di notte, però, sotto le masse di case scure, scatta la loro compatta, spaventosa oscurità, e il passante a tarda ora ci passa davanti di fretta, a meno che non lo abbiamo incoraggiato ad intraprendere il viaggio attraverso lo stretto vicolo.
Ma c'è un altro sistema di gallerie che si estende nei sotterranei di Parigi: il métro, in cui rosse brillano la sera le luci che indicano il percorso nell'Ade dei nomi. Combat - Élisée - George V - Étienne Marcel - Solférino - Invalides - Vaugirard, nomi che si sono liberati dalle umilianti catene della rue, della place, sono diventati qui, nell'oscurità attraversata da lampi e penetrata da fischi, mostruose divinità delle cloache, fate delle catacombe. Questo labirinto accoglie al suo interno non uno, ma decine di tori ciechi e furiosi, nelle cui fauci si devono gettare non una vergine tebana all'anno, bensì, ogni mattina, migliaia di esangui sartine alle prime armi e di impiegati morti di sonno. Toponomastica. Qui, sotto terra, nessuna traccia dello scontro, degli incroci di nomi che costituiscono la rete linguistica di superficie. Qui ogni nome abita da solo, l'inferno è la sua corte; Amer, Picon, Dubonnet sono i guardiani della sua soglia.

domenica 12 maggio 2013

"J'attends, j'ai tout le temps"


L'opera non ha bisogno di nessuno. Walter Benjamin ha scritto che un'opera avrebbe potuto dormire cinquecento anni e trovare un lettore: il testo resterà sempre giovane. Non si può quindi sostenere che sia la sua ricezione, a crearla. Consideri la musica di Vivaldi, che ora è la tappezzeria musicale del nostro quotidiano. Per molto tempo non se ne poteva trovare una registrazione, non una singola partitura! Essa è stata riesumata dal suo oblio appena nel XX secolo. In realtà, credo che siamo noi ad avere la fortuna di ricevere l'opera, e non viceversa. Il testo è là e dice: "Aspetto, ho tutto il tempo". La pazienza è dalla parte dell'opera.
Chiaramente, vi sono dei saggi critici che sono dei classici. Ma leggeremmo ancora Contre Saint-Beuve di Proust se non fosse stato scritto proprio da Proust? Bisogna quindi rimanere scrupolosamente modesti, di fronte a questa differenza. Lo dico a coloro che sostengono che l'importanza di un testo risieda anche nella sua decostruzione, quindi anche in quello che se ne può dire solo di per sé: il sig. Steiner ha bisogno di Racine quasi giorno e notte, ma Racine non ha nessun bisogno del sig. Steiner. Dimenticare solo un secondo questa distinzione, questo è il vero tradimento degli intellettuali.

George Steiner intervistato da Greg Funnell per Le Monde, 11 maggio 2013

Aviso aos náufragos

Esta página, por exemplo,
não nasceu para ser lida.
Nasceu para ser pálida,
um mero plágio da Ilíada,
alguma coisa que cala,
folha que volta pro galho,
muito depois de caída.

Nasceu para ser praia,
quem sabe Andrômeda, Antártida
Himalaia, sílaba sentida,
nasceu para ser última
a que não nasceu ainda.

Palavras trazidas de longe
pelas águas do Nilo,
um dia, esta pagina, papiro,
vai ter que ser traduzida,
para o símbolo, para o sânscrito,
para todos os dialetos da Índia,
vai ter que dizer bom-dia
ao que só se diz ao pé do ouvido,
vai ter que ser a brusca pedra
onde alguém deixou cair o vidro.
Não e assim que é a vida?

Paulo Leminski
Distraídos venceremos, 1987

Avviso ai naufraghi
Questa pagina, per esempio,
non è nata per essere letta.
È nata per essere pallida,
un mero plagio dall'Iliade,
qualche cosa che tace,
foglia che ritorna al ramo,
molto dopo la caduta.

È nata per essere spiaggia,
chi conosce Andromeda, l'Antartide
l'Himalaia, sillaba sentita,
è nata per essere ultima,
quella non ancora nata.

Parole portate da lontano
dalle acque del Nilo,
un giorno, questa pagina, papiro,
dovrà essere tradotta,
in simboli, in sanscrito,
in tutti i dialetti dell'India
o anche solo in italiano,
dovrà dire buongiorno
a quel che è solo sussurrato al mio orecchio,
dovrà essere la pietra rude
su cui qualcuno ha lasciato cadere il bicchiere.
Non è così che è la vita?

Verdura

De repente me lembro do verde
Da cor verde a mais verde que existe
A cor mais alegre, a cor mais triste
Verde que veste, verde que vestiste
O dia em que te vi
O dia em que me viste
De repente vendi meus filhos
A uma família americana
Eles tem carro, eles tem grana
Eles tem casa e a grama é bacana
Só assim eles podem voltar
E pegar um sol em Copacabana

Paulo Leminski

 
Caetano Veloso, 1981

All'improvviso mi ricordo del verde
dal color verde al più verde che esiste
il colore più allegro, il colore più triste
verde che vesti, verde che vestivi
il giorno che ti ho vista
il giorno che mi hai visto
All'improvviso ho venduto i miei figli
ad una famiglia americana
hanno l'automobile, hanno soldi
hanno una casa e l'erba è stupenda
solo così possono ritornare
e prendere il sole a Copacabana

(Censurata dal governo militare nel 1978, fu incisa nel 1981 due volte, una dal gruppo Blindagem e una da Veloso.)

sabato 11 maggio 2013

Bem no fundo

No fundo, no fundo,
bem lá no fundo,
a gente gostaria
de ver nosso problemas
resolvidos por decreto

a partir desta data,
aquela mágoa sem remédio
é considerada nula
e sobre ela - silêncio perpétuo

extinto por lei todo o remorso,
maldito seja quem olhar pra trás,
lá pra trás nã há nada,
e nada mais

mas problemas não se resolvem,
problemas têm família grande,
e aos domingos saem todos passear
o problema, sua senhora
e outros pequenos probleminhas.

Paulo Leminski
Distraídos venceremos, 1987


Ben in fondo

In fondo in fondo,
ma ben in fondo,
alla gente piacerebbe
vedere i nostri problemi
risolti per decreto

a partire da questa data,
questo dolore incurabile
è considerato nullo
e su di lui - silenzio perpetuo

estinto per legge ogni rimorso,
maledetto sia chi guarda indietro
indietro non c'è niente,
e nient'altro

ma i problemi non si risolvono,
i problemi tengono (sic) una grande famiglia,
e la domenica se ne vanno tutti a passeggiare, 
il problema, la sua signora
e gli altri piccoli problemini.

lunedì 6 maggio 2013

LÁPIDE 1

epitáfio para o corpo

Aqui jaz um grande poeta.
Nada deixou escrito.
Este silêncio,
acredito,
são suas obras completas.

Paulo Leminski
La vie en close, Editora Brasiliense, 1991


LAPIDE 1
epitaffio per il corpo

Qui giace un grande poeta.
Non lasciò scritto nulla.
Questo silenzio,
credo,
è la sua opera omnia.