In seguito all'attacco missilistico che ha provocato almeno 40 morti in un condominio di Dnipro, dei moscoviti hanno deposto fiori ai piedi del monumento dedicato alla poetessa Lesja Ukraïnka.
martedì 17 gennaio 2023
lunedì 26 settembre 2022
Saba
oggetti di un ricordo.
ramingo in un'Italia di macerie e di polvere.
Sempre di sé parlava ma come lui nessuno
ho conosciuto che di sé parlando
e ad altri vita chiedendo nel parlare
altrettanta e tanta più ne desse
a chi stava ad ascoltarlo.
E un giorno, un giorno o due dopo il 18 aprile,
lo vidi errare da una piazza all'altra
dall'uno all'altro caffè di Milano
inseguito dalla radio.
"Porca - vociferando - porca". Lo guardava
stupefatta la gente.
Lo diceva all'Italia. Di schianto, come a una donna
che ignara o no a morte ci ha ferito.
Vittorio Sereni
giovedì 23 giugno 2022
Al cuore fa bene far le scale
Diana Tejera, Patrizia Cavalli
mercoledì 11 maggio 2022
Dear Xavier High School
Seriously! I mean starting right now, do art and do it for the rest of your lives. Draw a funny or nice picture of Ms. Lockwood, and give it to her. Dance home after school, and sing in the shower and on and on. Make a face in your mashed potatoes. Pretend you're Count Dracula.
Tear it up into teeny-weeny pieces, and discard them into widely separated trash recepticals [sic]. You will find that you have already been gloriously rewarded for your poem. You have experienced becoming, learned a lot more about what's inside you, and you have made your soul grow.
God bless you all!
Kurt Vonnegut
Quello che dovevo dirvi, inoltre, non richiederebbe molto tempo, vale a dire: dedicatevi a qualsiasi tipo di arte, musica, canto, danza, recitazione, disegno, pittura, scultura, poesia, romanzo, saggio, reportage, non importa se bene o male, non per far soldi e diventare famosi, ma per provare a diventare, a trovare quello che avete dentro, a far crescere la vostra anima.
Non sto scherzando! Voglio dire, a cominciare da questo preciso istante, fate dell'arte e fatela per il resto della vostra vita. Tracciate un disegno carino della signora Lockwood e dateglielo. Andate a casa ballando dopo scuola e cantate nella doccia e avanti così. Ricavate una faccia dal puré di patate. Fate finta di essere il conte Dracula.
Strappatela in pezzettini minuscoli e gettateli in diversi cestini molto distanti l'uno dall'altro. Scoprirete che siete stati già premiati con onore per la vostra poesia. Avrete sperimentato cosa vuol dire diventare, imparato molto di più quello che avete dentro, e fatto crescere la vostra anima.
Dio vi benedica tutti!
Kurt Vonnegut
mercoledì 9 marzo 2022
A letter to Ukraine from Sarajevo / Una lettera all'Ucraina da Sarajevo
Link.
La pagina dovrebbe durare per più di un anno, dice la BBC. Speriamo anche noi.
***
Cari amici,
le organizzazioni umanitarie qui a Sarajevo stanno raccogliendo aiuti per voi e io sono seduta di fronte all'armadio del mio appartamento cercando di ricordarmi di cosa potete avere più bisogno. Non sono le mie calze calde o la mia giacca o i miei stivali caldi di cui avete più bisogno ora: è la mia maglietta vecchia di trent'anni, stampata con lo slogan che mi ha fatto resistere durante i 1425 giorni durante cui i serbi di Bosnia hanno sparato a volontà e tenuto la mia città sotto assedio, senz'acqua, senza cibo, senza elettricità, senza riscaldamento e senza comunicazioni con il mondo esterno. Ho portato quella maglietta e letto il suo messaggio mentre più di 2 milioni di granate cadevano sulle nostre teste e schivavo innumerevoli proiettili. Quella maglietta dice: "Sarajevo sarà, tutto il resto passerà".
Vi aspettano tempi brutti, amici miei, ma vi sono state spedite armi, per cui vi potete difendere. Noi, bosniaci, contrattaccammo, ma il mondo ci impose un embargo sulle armi. Non capì di che lotta si trattava a Sarajevo. Grazie a Dio, lo capisce adesso a Kyïv.
Avrete fame, sete, freddo, sarete sporchi, perderete le vostre case, i vostri amici e parenti, ma quello che vi farà più male saranno le bugie. Le bugie secondo cui voi siete in qualche modo colpevoli per quello che vi sta succedendo. Le bugie secondo cui voi in realtà state facendo quello che è stato fatto a voi. Queste bugie pianteranno migliaia di buchi nei vostri cuori, ma senza fermare il loro battito e senza ghiacciarli.
Vedo che hanno distrutto la vostra torre della televisione: vogliono tenervi al buio, proprio come tennero al buio noi. Vogliono spegnere le luci, in modo che non possiamo vedere quello che vi stanno facendo.
Scrivete tut-to. Registratelo. Un giorno definirà la vostra storia. Spiegherà agli ucraini che non sono ancora nati che cosa è successo e, molto probabilmente, finirà per essere usato come prova in tribunale contro quelli che stanno cercando di uccidervi.
Nei tempi bui che sono davanti a voi, perderete la fiducia, qualche volta, e sarete stremati, ma vi sto scrivendo dal futuro e vi sto dicendo: vincerete, proprio come facemmo noi. Io dovevo essere morta, ma sono sopravvissuta. Porterò i miei nipoti a fare una camminata, domani. Anche voi lo farete, un giorno, perché vedo in voi la stessa resilienza che vidi qui, vi sento cantare il vostro inno mentre respingete i carri armati a mani nude. Col tempo, canterete, come facemmo noi, canzoni nuove sul vostro coraggio durante questo dramma. E troverete i vostri slogan che vi terranno in vita.
Per ora, tuttavia, vi mando la cosa più preziosa che io abbia: è il mio slogan, un po' modificato per voi: "L'Ucraina sarà, tutto il resto passerà".
Slava Ukraïni.
Sarajevo,
Aida Čerkez
mercoledì 2 marzo 2022
Invasione/Вторжение
No, non è un conflitto Ucraina-Russia o Russia-Ucraina, non è una guerra Ucraina-Russia o viceversa, non è una crisi ucraina, non è assolutamente una questione ucraina. L'ultima espressione è particolarmente velenosa perché avvalora e integra nel linguaggio corrente la prospettiva putiniana, esattamente come la "questione ebraica" avvalorava quella hitleriana. Tanto meno è una "operazione militare speciale" ("специальная военная операция"), come detta Putin ai suoi organi di propaganda o a quelli di informazione sottoposti al suo controllo e alla sua censura.
Quella in corso è un'invasione russa dell'Ucraina o un'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Non abbiamo saputo o voluto vederla venire a dispetto delle aggressioni militari precedenti, non sappiamo o vogliamo riconoscerla ora che si mostra in tutta la sua violenza e la sua estensione, non sappiamo o vogliamo neanche nominarla per quel che è. Porta alla guerra, in Ucraina e forse altrove, ma stiamo assistendo ad un'invasione.
martedì 1 marzo 2022
« La guerre en Ukraine, non, ce n’est pas la Russie qui la fait mais les chars de Poutine »
mercoledì 5 gennaio 2022
È andata così
Testo tratto da Riga 40. Gianni Celati, a cura di Marco Belpoliti, Marco Sironi e Anna Stefi, Quodlibet, 2019
lunedì 25 ottobre 2021
I was sitting on my patio this guy appeared I thought I was hallucinating
sabato 18 settembre 2021
Yo fui educado a la antigua
Yo fui educado a la antigua, y nunca creí que me fueran a ordenar un día que matara a una mujer. A las mujeres no se las toca, no se les pega, no se les hace daño físico y el verbal se les evita al máximo, a esto último ellas no corresponden. Es más, se las protege y respeta y se les cede el paso, se las escuda y ayuda si llevan un niño en su vientre o en brazos o en un cochecito, les ofrece uno su asiento en el autobús y en el metro, incluso se las resguarda al andar por la calle alejándolas del tráfico o de lo que se arrojaba desde los balcones en otros tiempos, y si un barco zozobra y amenaza con irse a pique, los botes son para ellas y para sus vástagos pequeños (que les pertenecen más que a los hombres), al menos las primeras plazas. Cuando se va a fusilar en masa, a veces se les perdona la vida y se las aparta; se las deja sin maridos, sin padres, sin hermanos y aun sin hijos adolescentes ni por supuesto adultos, pero a ellas se les permite seguir viviendo enloquecidas de dolor como a espectros sufrientes, que sin embargo cumplen años y envejecen, encadenados al recuerdo de la pérdida de su mundo. Se convierten en depositarias de la memoria por fuerza, son las únicas que quedan cuando parece que no queda nadie, y las únicas que cuentan lo habido.
Bueno, todo esto me enseñaron de niño y todo esto era antes, y no siempre ni a rajatabla. Era antes y en la teoría, no en la práctica. Al fin y al cabo, en 1793 se guillotinó a una Reina de Francia, y con anterioridad se quemó a incontables acusadas de brujería y a la soldado Juana de Arco, por no poner más que un par de ejemplos que todos conocen.
Sí, claro que siempre se ha matado a mujeres, pero era algo a contracorriente y que en muchas ocasiones daba reparo, no es seguro si a Ana Bolena se le concedió el privilegio de sucumbir a una espada y no a una tosca y chapucera hacha, ni tampoco en la hoguera, por ser mujer o por ser Reina, por ser joven o por ser hermosa, hermosa para la época y según los relatos, y los relatos jamás son fiables, ni siquiera los de testigos directos, que ven u oyen turbiamente y se equivocan o mienten. En los grabados de su ejecución aparece de rodillas como si estuviera rezando, con el tronco erguido y la cabeza alta; de habérsele aplicado el hacha tendría que haber apoyado el mentón o la mejilla en el tajo y haber adoptado una postura más vejatoria y más incómoda, haberse tirado por los suelos, como quien dice, y haber ofrecido una visión más prominente de sus posaderas a quienes desde su ángulo se las encontraran de frente. Curioso que se tuviera en cuenta la comodidad o compostura de su último instante en el mundo, y aun el garbo y el decoro, qué más daría todo eso para quien ya era inminente cadáver y estaba a punto de desaparecer de la tierra bajo la tierra, en dos pedazos. También se ve, en esas representaciones, al ‘espada’ de Calais, así llamado en los textos para diferenciarlo de un vulgar verdugo —traído ex profeso por su gran destreza y quizá a petición de la propia Reina—, siempre a su espalda y oculto a su vista, nunca delante, como si se hubiese acordado o decidido que la mujer se ahorrara ver venir el golpe, la trayectoria del arma pesada que sin embargo avanza veloz e imparable, como un silbido una vez que se emite o como una ráfaga de viento fuerte (en un par de imágenes ella lleva los ojos vendados, pero no en la mayoría); que ignorara el momento preciso en que su cabeza quedaría cortada de un solo mandoble limpio, y caída en la tarima boca arriba o boca abajo o de lado, de pie o de coronilla, quién sabía, desde luego ella no lo sabría jamás; que el movimiento la pillara por sorpresa, si es que puede haber sorpresa cuando uno sabe a lo que ha venido y por qué está de rodillas y sin manto a las ocho de la mañana de un día inglés de aún frío mayo. Está de rodillas, justamente, para facilitarle la tarea al verdugo y no poner su habilidad en entredicho: había hecho el favor de cruzar el Canal y de prestarse, y a lo mejor no era muy alto. Al parecer, Ana Bolena había insistido en que con una espada bastaba, ya que su cuello era fino. Debió de rodeárselo con las manos más de una vez, a modo de prueba.
Incipit di Tomás Nevinson di Javier Marías
mercoledì 15 settembre 2021
Bibliothek
die vielen buchstaben
die nicht aus ihren wörtern können
die vielen wörter
die nicht aus ihren sätzen können
die vielen sätze
die nicht aus ihren texten können
die vielen texte
die nicht aus ihren büchern können
die vielen bücher
mit dem vielen staub darauf
die gute putzfrau
mit dem staubwedel
Ernst Jandl
Biblioteca
le numerose lettere
che non riescono ad uscire dalle loro parole
le numerose parole
che non riescono ad uscire dalle loro frasi
le numerose frasi
che non riescono ad uscire dai loro testi
i numerosi testi
che non riescono ad uscire dai loro libri
i numerosi libri
con tanta polvere sopra
la buona signora delle pulizie
col piumino
venerdì 3 settembre 2021
Il test
Signora triestina sessantenne seduta ad un tavolo di un ristorante, rivolta ai suoi commensali, con tono grave:
"Questo no xe un vaccino, no, no xe un vaccino, xe un test mondiale".
giovedì 13 maggio 2021
venerdì 16 aprile 2021
Fateci tornare a casa
lunedì 1 marzo 2021
12
de donner de dictées. C'est un moment
vraiment sympa. Les mômes sont extrêmement
di assegnare dei dettati. È un momento
veramente bello. I ragazzi sono estremamente
martedì 9 febbraio 2021
A volte ritornano: il fine orecchio di Giove
- Gioove! Gioove! Gioove!
- ...
- Gioove!
- ...
- AGGIOVE!
- Anvedi, ancora la pischella. Che d'è?
- Giove, sono 27 anni che non muovi neanche un dito mignolo, per il popolo di Roma.
- E daje co' 'sta storia. Nun me va de faticà, gnaafò. So' stanco, c'ho da fà, che, no 'o sai? C'ho 'na fila de ggente che me chiede de interrompe l'ultima epidemia.
- Fallo almeno per Europa: non provi più un briciolo d'amore per Europa?
- Eh, certo che lo provo. Tutti i ggiorni che mando sulla tera, lo provo.
- Allora rispondi al popolo di Roma. Dice che se gli dai quello che chiede, Europa ritorna da te, in tutto il suo splendore.
- Eh, ma l'altra vorta mica è tornata da me, Europa.
- Ma scusa, che ti aspettavi? T'avevano chiesto mari e monti, Giove, e tu Mario Monti gli avevi dato.
- E che cce vo'. Eccheteli tiè.
martedì 2 febbraio 2021
The Hill We Climb
Where can we find light in this never-ending shade?
The loss we carry,
A sea we must wade.
We braved the belly of the beast;
We’ve learned that quiet isn’t always peace.
And the norms and notions of what just is
Isn’t always justice.
And yet the dawn is ours before we knew it.
Somehow we do it;
Somehow we’ve weathered and witnessed
A nation that isn’t broken but simply unfinished.
We, the successors of a country and a time
Where a skinny black girl descended from slaves
And raised by a single mother can dream of becoming president,
Only to find herself reciting for one.
And yes we are far from polished, far from pristine,
But that doesn’t mean we aren’t striving to form a union that is perfect.
We are striving to forge a union with purpose,
To compose a country committed to all cultures, colors, characters and conditions of man.
And so we lift our gaze not to what stands between us,
But what stands before us.
We close the divide, because we know to put our future first,
We must first put our differences aside.
We lay down our arms
So we can reach out our arms to one another.
We seek harm to none and harmony for all.
Let the globe, if nothing else, say this is true:
That even as we grieved, we grew,
That even as we hurt, we hoped,
That even as we tired, we tried,
That we’ll forever be tied together, victorious—
Not because we will never again know defeat
But because we will never again sow division.
Scripture tells us to envision
That everyone shall sit under their own vine and fig tree,
And no one shall make them afraid.
If we’re to live up to our own time,
then victory won’t lie in the blade but in all the bridges we’ve made.
That is the promised glade,
The hill we climb if only we dare it.
Because being American is more than a pride we inherit,
It’s the past we step into and how we repair it.
We’ve seen a force that would shatter our nation rather than share it,
Would destroy our country if it meant delaying democracy.
And this effort very nearly succeeded,
But while democracy can be periodically delayed
It can never be permanently defeated.
In this truth, in this faith we trust,
For while we have our eyes on the future, history has its eyes on us.
This is the era of just redemption.
We feared at its inception.
We did not feel prepared to be the heirs of such a terrifying hour,
But within it we found the power
To author a new chapter,
To offer hope and laughter,
To ourselves sow. While once we asked:
How could we possibly prevail over catastrophe?
Now we assert: How could catastrophe possibly prevail over us?
We will not march back to what was,
But move to what shall be,
A country that is bruised but whole,
Benevolent but bold,
Fierce and free.
We will not be turned around or interrupted by intimidation
Because we know our inaction and inertia will be the inheritance of the next generation.
Our blunders become their burdens
But one thing is certain:
If we merge mercy with might and might with right,
Then love becomes our legacy
And change our children’s birthright.
So let us leave behind a country better than the one we were left.
With every breath of my bronze pounded chest,
We will raise this wounded world into a wondrous one.
We will rise from the golden hills of the West.
We will rise from the windswept Northeast where our forefathers first realized revolution.
We will rise from the lakeland cities of the Midwestern states.
We will rise from the sunbaked South.
We will rebuild, reconcile and recover
In every known nook of our nation,
In every corner called our country,
Our people, diverse and beautiful,
Will emerge battered and beautiful.
When day comes we step out of the shade,
Aflame and unafraid.
The new dawn blooms as we free it.
For there is always light if only we’re brave enough to see it,
If only we’re brave enough to be it.
Dove possiamo trovare la luce in quest'ombra senza fine?
Con la perdita che ci portiamo dietro,
È un mare che dobbiamo attraversare.
Abbiamo affrontato la tana del lupo;
Abbiamo imparato che il silenzio non vuol sempre dire pace.
Non sono sempre giustizia.
E tuttavia l'alba è nostra prima che lo sapessimo.
In qualche modo la creiamo;
In qualche modo abbiamo resistito e siamo stati testimoni
Di una nazione che non è spezzata, ma solo incompiuta.
Noi, gli eredi di un paese e di un tempo
In cui una magra ragazza nera con schiavi, tra i suoi antenati,
Solo per trovarsi a declamare per uno.
E sì, siamo tutto fuorché raffinati e puri,
Ma questo non vuol dire che non ci stiamo battendo per creare un'unione che sia perfetta.
Ci stiamo battendo per forgiare un'unione con uno scopo,
Per comporre un paese votato a tutte le culture, a tutti i colori, a tutti i caratteri e a tutte le condizioni dell'uomo.
E allora mettiamoci a guardare non quello che si erge tra di noi,
Ma quello che si erge dinanzi a noi.
Colmiamo lo spazio che ci divide, perché sappiamo anteporre il futuro,
Dobbiamo innanzi tutto mettere da parte le nostre differenze.
Stendiamo le braccia
Per potercele toccare l'un l'altro.
Non cerchiamo di danneggiare nessuno, cerchiamo armonia per tutti.
Possa se non altro il mondo dire che questo è vero:
Che persino con le lacrime, siamo cresciuti,
Che persino facendo male agli altri, abbiamo sperato,
Che persino stancandoci, ci abbiamo provato,
Che saremo legati per sempre assieme, vittoriosi—
Non perché non conosceremo mai più la sconfitta
Ma perché non semineremo mai più la divisione.
Le scritture ci dicono di immaginare
Che ognuno siederà sotto la propria vite e il proprio fico,
E nessuno gli farà paura.
Se dobbiamo essere all'altezza del nostro tempo,
allora la vittoria non sarà nella lama, ma in tutti i ponti che avremo costruito.
Quella è la radura promessa,
La collina che scaliamo se solo osiamo farlo.
Perché essere americano è più di un orgoglio che ereditiamo,
È il passato in cui entriamo e il modo in cui lo ripariamo.
Abbiamo visto una forza che manderebbe in frantumi la nostra nazione piuttosto di condividerla,
Distruggerebbe il nostro paese se intendesse ritardare la democrazia.
E questo sforzo per pochissimo non ha avuto successo,
Ma mentre la democrazia può essere periodicamente sospesa
Non può essere mai definitivamente sconfitta.
In questa verità, in questa fede confidiamo,
Perché mentre rivolgiamo gli occhi al futuro, la storia rivolge i suoi su di noi.
Questa è l'era del riscatto e basta.
Abbiamo avuto paura, quando è iniziato.
Non ci siamo sentiti preparati a diventare gli eredi di un'ora così terribile,
Ma in questo lasso di tempo abbiamo trovato la forza
Di scrivere un nuovo capitolo,
Speranza e riso. Mentre una volta chiedevamo:
Ora affermiamo: Come potrebbe mai la catastrofe avere la meglio su di noi?
Non marceremo indietro su ciò che è stato,
Ma ci muoveremo verso quello che sarà,
Fiero e libero.
Non ci gireremo o ci fermeremo per un'intimidazione
Perché sappiamo che la mancanza di azione e l'inerzia saranno l'eredità della prossima generazione.
Ma una cosa è sicura:
Se coniughiamo la compassione con il potere e il potere con il diritto,
Allora l'amore diventerà il nostro lascito
E cambierà il diritto di nascita dei nostri figli.
Lasciamoci allora alle spalle un paese migliore di quello che ci è stato dato.
Con ogni respiro del mio petto di bronzo,
Ci alzeremo dalle colline dorate dell'Ovest.
Ci alzeremo dal Nord-est spazzato dal vento dove i nostri antenati per primi hanno compiuto la rivoluzione.
Ci alzeremo dalle città sui laghi degli stati del Midwest.
Ci alzeremo dal Sud indurito dal sole.
Ricostruiremo, riconcilieremo e guariremo
In ogni nicchia nota della nostra nazione,
In ogni angolo che si chiama il nostro paese,
Quando si fa giorno, usciamo dall'ombra,
In fiamme e senza paura.
La nuova alba fiorisce a mano a mano che la liberiamo.
Perché c'è sempre luce, se solo siamo abbastanza coraggiosi da vederela,
Se solo siamo abbastanza coraggiosi da esserla.
venerdì 15 gennaio 2021
Le fantôme de Tocqueville
Je me suis demandé ce que le fantôme de Tocqueville aurait pensé de tout ça, mais c'était une question vaine, et, la nuit même, j'ai rêvé que Tocqueville, en redingote, fuyait l'Amérique dans un camion poubelle, comme un vulgaire criminel. Il traversait le Mexique de Napoléon III et des narcotrafiquants, avant de rejoindre, par bateau, la France de Macron et des« gilets jaunes ». Pauvre Tocqueville.
Philippe Lançon, Charlie Hebdo, Les oies noires du Capitole, 13 janvier 2021
Mi sono domandato cosa avrebbe pensato di tutto questo il fantasma di Tocqueville, ma era una domanda inutile, e, la notte stessa, ho sognato che Tocqueville, in redingote, fuggiva dall'America in un camion della spazzatura, come un volgare criminale. Attraversava il Messico di Napoleone III e dei narcotrafficanti, prima di raggiungere, via nave, la Francia di Macron e dei "gilet gialli". Povero Tocqueville.
P.S. Le lambeau di Philippe Lançon è stato tradotto in italiano. Fortunelli.
lunedì 30 novembre 2020
La barrière du langage
"Au début, Lenny s’était pris d’amitié pour l’Israélien, qui ne parlait pas un mot d’anglais, et ils avaient ainsi d’excellents rapports, tous les deux. Au bout de trois mois, Izzy s’était mis à parler anglais couramment. C’était fini. La barrière du langage s’était soudain dressée entre eux. La barrière du langage, c’est lorsque deux types parlent la même langue. Plus moyen de se comprendre."
Romain Gary, Adieu Gary Cooper
All'inizio, Lenny aveva fatto amicizia con l'israeliano, che non spiccicava una parola di inglese, per cui i due avevano un ottimo rapporto. Nel giro di tre mesi, Izzy si era messo a parlare inglese correntemente. Fine della storia. D'improvviso, si era innalzata tra di loro la barriera linguistica. La barriera linguistica si ha quando due persone parlano la stessa lingua. Non c'è più verso di capirsi.
mercoledì 23 settembre 2020
Piaceri e no
Registro un malcelato piacere, da parte degli italiani, nel sapere che il numero dei contagi in Francia cresce sensibilmente ogni giorno. Ho l'impressione che il piacere potrebbe essere ancora più intenso se la situazione dovesse peggiorare in modo evidente anche in Germania ("anche in Germania, eh"). Quasi nessuno, in questo momento, pensa che il futuro potrebbe riservare lo stesso destino agli italiani, tanti e variegati essendo i fattori (e le lacune di conoscenza) che determinano il propagarsi del virus, il suo accelerare, il suo rallentare e il suo deviare. Quasi tutti sono convinti che la pandemia sia sotto relativo controllo in Italia grazie ad un lockdown senza pari, alla bravura ineguagliata dei suoi amministratori, in primis i presidenti delle regioni, che tutti, ma proprio tutti, si ostinano a chiamare governatori, e alla disciplina degli italiani.
Il mio campo di osservazione comprende parenti, conoscenti, vicini di casa, intervistati - tra cui molti virologi ed epidemiologi, non solo politici - sui giornali e alla televisione, che non guardavo da secoli e che mi ha fatto male riguardare, soprattutto in questo tempo di ripiegamento nazionale: è tutto un noi e loro, e non solo in fatto di pandemia. Persino il noi di Zingaretti, pur contrapposto all'io, non è un noi socialmente significativo, ma è un noi nazionale.
Sono in Italia da agosto per recuperare tempo rubato e per passare del tempo nuovo, prezioso con i miei, ma io non abito più in Italia, neanche ora che sono fisicamente qui. In questi giorni, mi trovo spesso nell'aula del tribunale dove si svolge il processo per gli attentati a Charlie Hebdo e all'Hyper Cacher, ma anche in pagine di Silvio D'Arzo, Franco Arminio, Patrizia Cavalli, Romain Gary e Robert Seethaler.
P.S. Giorno per giorno, lo scrittore Yannick Haenel scrive del processo in corso su Charlie Hebdo. I suoi resoconti sono accessibili a tutti per 24 ore.
venerdì 17 luglio 2020
Pech/Sfortuna
(La Grecia ha la sfortuna di trovarsi proprio accanto alla Turchia.)
Dilek Güngör, Ich bin Özlem, Verbrecher Verlag 2019

Fun fact: da Pech, il triestino ha tratto pegola.
venerdì 24 aprile 2020
Sotto il regime fascista
Sotto il regime fascista, in particolare durante la guerra da questi voluta, c'era il coprifuoco. Oggi, che ci apprestiamo a celebrare la Liberazione da quel regime, viene richiesta un'autodichiarazione volta a limitare gli spostamenti al minimo necessario, si inseguono brutalmente persone isolate sulla spiaggia e le si filmano con i droni, anche se il virus non bombarda gli italiani dai cieli e non zompa da un bagnante isolato ad un altro bagnante isolato.
Sotto il regime fascista, sia i fascisti di nome sia quelli di fatto denunciavano gli ebrei, i vicini di casa sospetti, gli oppositori del regime, le minoranze etniche, volentieri anonimamente. Oggi, che ci apprestiamo a celebrare la Liberazione da quel regime, non pochi cittadini italiani denunciano, anche anonimamente, il vicino che osa correre un po' (alle volte lo menano anche a 100 metri da casa per arrivare prima a sentenza) e, più in generale, denunciano, criticano, stigmatizzano con ogni mezzo chiunque si ritenga uscire di casa troppo spesso.
Sotto il regime fascista, i fascisti di nome e quelli di fatto odiavano o guardavano con sospetto lo straniero. Oggi, che ci apprestiamo a celebrare la Liberazione da quel regime, dei cittadini italiani non hanno avuto alcun dubbio o remora nel boicottare, finché erano aperti, negozi e ristoranti cinesi, o nell'invitare studenti asiatici a non presentarsi a scuola o ancora nel vietare l'ingresso ai cinesi in alcuni esercizi commerciali.
Sotto il regime fascista, si stampavano libri vicini all'ideologia fascista o per lo meno compatibili con essa. Oggi, che ci apprestiamo a celebrare la Liberazione da quel regime, non si è esitato a chiudere le librerie, ritenendole non essenziali, e, persino dopo la loro riapertura, non se ne consente l'accesso alle persone se non rientra nel loro percorso per andare a fare la spesa sotto casa.
Ce la sentiamo veramente di celebrarla ancora, la Liberazione, e sempre nello stesso modo? O siamo diventati abbastanza grandi da ammettere che è stata una minoranza di italiani a liberare l'Italia dal nazifascismo e che la prova è ancora visibile nel tempo presente, e non solo nei testi di storia?
Buon 25 aprile, nonostante tutto.
P.S. La Francia, dove vivo, non è esente da critiche. Ne dico solo due: ha copiato, unico paese al mondo, l'autodichiarazione italiana - senza riconoscerlo, tra l'altro - ed incoraggia, anche per voce dei rappresentanti politici fino a ieri più aperti al mondo, l'acquisto di prodotti francesi.
domenica 19 aprile 2020
Ce qui ne bouge pas
A ce qui bouge.
Et d’abord, ce qui bouge,
On sait ce qu’il peut faire.
Ce qui ne bouge pas
Va peut-être étonner
S’il se met à bouger.
Et puis, ne pas bouger,
C’est bouger autrement :
Bouger dans son intérieur
Sans en avoir l’air,
Mais bouger
Vers quelque chose
Qui ne bouge pas
Ou bouge d’un même mouvement.
Ne pas bouger,
C’est contenir.
Guillevic
Preferire
Quel che non si muove
A quel che si muove.
E anzitutto, quel che si muove,
Sappiamo quel che può fare.
Quel che non si muove
Potrà forse stupire
Se si mette a muoversi.
E poi, non muoversi
È muoversi altrimenti:
Muoversi dentro di sé
Senza darne l'impressione,
Ma muoversi
Verso qualcosa
Che non si muove
O si muove di un medesimo movimento.
Non muoversi
È contenere.
giovedì 12 marzo 2020
Giovedì, 12 marzo 2020
martedì 10 marzo 2020
Tous les animaux sont égaux, mais il y a des animaux plus égaux que d'autres
Depuis ce mardi, des mesures ont été prises autour du président et de ses collaborateurs, en limitant visites et réunions, mais le chef de l'Etat compte poursuivre ses déplacements. Voici les quatre points à retenir :
• Attention aux stylos et aux dossiers
Pour "préserver l'espace de travail du président", plus aucune réunion n'est organisée dans ses bureaux et une attention est portée aux objets qu'il touche, comme les stylos, blocs ou dossiers. Globalement "un espace est maintenu autour de lui", explique l'Elysée.
• Des visites limitées
Les visites publiques sont suspendues, les invités pour des déjeuners ou dîners réduits au strict nécessaire. Tout visiteur se voit systématiquement demander s'il a été exposé à des cas contact ou s'est rendu dans des zones de cluster.
• Des nettoyages entre chaque réunion
Les réunions dans les bureaux sont désormais proscrites et les chaises davantage espacées. Des salles de réunion dédiées sont instituées, avec nettoyage entre chaque réunion.
• Moins de cinéma pour les collaborateurs
Les principaux collaborateurs du chef de l'Etat sont soumis à des mesures de vigilance renforcées: ils doivent faire plus attention dans les transports, aller moins au cinéma ou au théâtre, etc. Un plan de continuité d'activité a déjà été mis en place, avec un système de binômes.
venerdì 6 marzo 2020
martedì 3 marzo 2020
lunedì 24 febbraio 2020
L'ospedaa
L'ospedaa se 'l mal fa minga tropp mal
l'ospedaa a mi un poo me pias:
quando riven din-din i termometri sbarlusènt
tutt bèi disinfetà
che bèl pruass la fever tutt 'nsèma
e intant vardà 'l cumudin bianc in part
cun sura 'l zùccher i biscott
la bottiglia d'acqua mineral
'l pèttin con la sóa bustina
che bèl vardà 'l via-vai de la gent che passa
i 'nfermer, i duturi bei bianc
e vardàss i man
giustàss i 'l lenzœu
parlutà cui visìn de lètt...
in cœu la fever l'è dumà trentasett e sett
e magari sabet se va a cà.
Cinq'ur, rìven i visit
la mama 'l marì i amis
me disen di bei robb gentil
i nuvità de la cà
'l temp che 'l fa de fœura
che bei fac surident
me suriden financa i parent di alter lètt
e quand a batt i man scàpen via tutti
quand sparissen tutt 'nsèma com i piviun del Domm
'l magun se manda giò con la minestrina e i per cott
e a durmentàss l'è già matina
spalanchen i finester
te disen sota! sota!
e 'l riva 'l cafelatt.
Vivian Lamarque, La gentilèssa: poesie in dialetto milanese, 1973-1975, Stampa editore 2009
mercoledì 19 febbraio 2020
Britain is to close its borders to unskilled workers and those who can’t speak English
Albert meets America - How journalists treated genius during Einstein's 1921 travels, József Illy
(La Gran Bretagna si appresta a chiudere i propri confini a chi non ha un lavoro qualificato e a chi non parla inglese. Lo farebbe anche con Einstein, quindi, che nel 1921 non parlava inglese. Si faceva aiutare da sua moglie e da interpreti. Che 10 Downing Street affondi pure nella spazzatura e nel lerciume, che dubito verranno raccolti dal suo inquilino o da titolari di PhD.)
mercoledì 12 febbraio 2020
A Paris, si tu cherches du travail, ne dis pas que tu es boulanger
Diako Yazdani, curdo iraniano, rifugiato in Francia, regista.

(« Ero in fila per avere la ricevuta. Non conoscevo proprio nessuno e non sapevo neanche una parola di francese a parte “merci”. Il primo anno è stato uno stress permanente », racconta, nella brasserie di una stazione parigina. Poi ha ottenuto lo status di rifugiato politico nel 2012, all'età di 31 anni. « Mi han detto: “A Parigi, se cerchi lavoro, non dire che sei panettiere, dì che sei cineasta” », racconta sorridendo. Cadeva a fagiolo, aveva appena realizzato quattro cortometraggi sotto la direzione di Abbas Kiarostami, a Teheran.)
venerdì 31 gennaio 2020
Hello, goodbye
You say stop and I say go, go, go
Oh, no
You say goodbye and I say hello
Hello, hello
I don't know why you say goodbye
I say hello
Hello, hello
I don't know why you say goodbye
I say hello
I say high, you say low
You say why and I say I don't know
Oh, no
You say goodbye and I say hello
Hello, hello
(Hello goodbye)
I don't know why you say goodbye
I say hello
Hello, hello
(Hello goodbye)
I don't know why you say goodbye
(Hello goodbye)
I say hello
Why, why, why, why, why, why
Do you say goodbye?
Goodbye, bye, bye, bye, bye
Oh, no
You say goodbye and I say hello
Hello, hello
I don't know why you say goodbye
I say hello
Hello, hello
I don't know why you say goodbye
I say hello
You say yes
(I say yes)
I say no
(But I may mean no)
You say stop
(I can stay)
And I say go, go, go
(Til it's time to go)
Oh, no
You say goodbye and I say hello
Hello, hello
I don't know why you say goodbye
I say hello
Hello, hello
I don't know why you say goodbye
I say hello
Hello, hello
I don't know why you say goodbye I say hello
Hello
Hela, goodbye hello
Hela, goodbye hello
Hela, heba helloa
venerdì 27 dicembre 2019
Acque e acqueviti
giovedì 19 dicembre 2019
L'Isonzo
Ungaretti, nell'Isonzo, contava tutti i suoi fiumi. Noi, anche migranti dispersi e terribili speranze.
mercoledì 18 dicembre 2019
lunedì 25 novembre 2019
The man who saw too much/Človek, ki je videl preveč/L'uomo che ha visto troppo
mercoledì 13 novembre 2019
Recitativo veneziano
slansada in ragi come 'n'aurora
che tuti quanti te ne inamora:
aàh Venessia aàh Regina aàh Venusia
to fià xe 'l vento, siroco e bora
che svegia sgrisoli de vita eterna,
signora d’oro che ne governa
aàh Venessia aàh Venegia aàh Venusia
Testa santissima, piera e diamante,
boca che parla, rece che sente,
mente che pensa divinamente
aàh Venessia aàh Regina aàh Venusia
par sposa e mare, mora e comare,
sorela e nora, fiola e madona,
ónzete, smólete, sbrindola in su
nu par ti, ti par nu
aàh Venessia aàh Venòca aàh Venessia
Meteghe i feri, meteghe i pai,
buteghe in gola 'l vin a bocai,
incoconala de bon e de megio;
la xe imbriagona, la xe magnona,
ma chissà dopo ma chissà dopo
cossa che la dona!
Mona ciavona, cula cagona,
baba cataba, vecia spussona,
Toco de banda, toco de gnoca,
Squinsia e barona, niora e comare,
sorela e nona, fiola e madona,
nu te ordinemo, in suor e in laor,
che su ti sboci a chi te sa tor.