martedì 29 aprile 2014

« Nous avons encore quelques éléments mais je n’ai pas les preuves donc je ne peux pas ici les donner »

Le armi chimiche in Siria le avrebbero usate i ribelli siriani. Riforniti ed addestrati dai turchi. Così almeno ha scritto Hersh sulla London Review of Books, una prima volta a dicembre, una seconda volta ad aprile (in Italia Repubblica ha ripreso almeno il secondo pezzo). La prima volta, gli americani hanno smentito, sostenendo che Hersh ha detto il falso. Qualcuno ne ha negato la possibilità anche questa volta.
È possibile che Hersh e la London Review of Books che l'ha pubblicato per ben due volte siano privi di qualsiasi attendibilità. Come se nulla fosse, infatti, Hollande ha ripreso ad accusare Assad per un nuovo attacco, questa volta con armi chimiche a base di cloro. Tuttavia, le dichiarazioni di Hollande non necessitano di controlli, verifiche, repliche o smentite. Hollande, infatti, non può fornire prove perché non ne ha. Dispone di qualche elemento. Non fornisce neppure quello, comunque. La teoria di Hollande è ancora più parca della teoria della Rosina ("mostrarla e non darla", come facevano Bush e Blair con le presunte prove dell'esistenza di armi di distruzione di massa in Iraq): on ne doit ni la montrer, ni la donner.
Se gli gira, Hollande può intervenire militarmente senza il previo consenso dell'Assemblée Nationale, che è richiesto solo per autorizzare interventi più lunghi di quattro mesi. Si vede che c'est normal, come si risponde ad ogni interrogativo posto dallo straniero scettico, o semplicemente curioso, e comunque, nella fattispecie, irrecuperabilmente obnubilato dalle pregresse esperienze della cultura parlamentare del proprio Paese d'origine - a sua volta in via di progressivo, modernissimo e democratico indebolimento (dev'essere normale anche questo). È sicuramente costituzionalmente normal. Anzi, è più che normal, è persino al di sotto delle aspettative, visto che l'opinione pubblica e molta stampa tendono a rimproverare a Hollande mancanza d'autorità, non mancanza di trasparenza democratica o di iniziativa diplomatica.
Mai avrei immaginato di dover piazzare un giorno il Presidente della Repubblica francese più in basso della Rosina. Mai neanche di ritrovarmi così spaesata, e non solo rispetto alla Francia, ma rispetto al tempo in cui mi trovo a vivere.
1944              1945
krieg               krieg
krieg               krieg
krieg               krieg
krieg               krieg
krieg               mai
krieg
krieg
krieg
krieg
krieg
krieg
krieg

Ernst Jandl

Maggio 1906

Buffalo Bill's Wild West, Molo San Carlo*, 13-15 maggio 1906, Österreichische Nationalbibliothek
 (*attualmente, purtroppo, Molo Audace)

Maggio 2014

lunedì 28 aprile 2014

I mastini dell'oclocrazia

Tra i più determinati a mettere la politica di fronte a un out out c’è Massimo Pavin, presidente di Confindustria Padova.
Corriere Della Sera, 7.02.2014, Il malessere a Padova? Bolletta elettrica su del 40% di Rita Querzé 

Difficile che nel week-end pasquale sia accaduto qualcosa di risolutivo, a parte l'approfondimento da parte degli arabi della risposta italiana, inviata giovedì scorso, all'out-out fatto la scorsa settimana da Abu Dhabi. 
Il Sole 24 Ore, 22.04.2014, Alitalia, richieste Etihad al cda. Da sciogliere anche il nodo Adr di Laura Serafini

Il Resto del Carlino, Cronaca di Rimini, Udc: l'out out di Nanni al Pd "O con noi o con i comunisti", 12 gennaio 2011, non firmato

La norma nascosta nel decreto Alitalia cancellerebbe i processi per i grossi crac però non passerà, dopo il dietrofront del governo e l'out out di il ministro dell'economia Giulio Tremonti minaccia dimissioni.
La Repubblica, Cronaca di Parma, Parmalat, il processo trema. Risparmiatori chiedono 141 mln, 9.10.2008, non firmato

Il primo marzo scade l'out out del governo Monti per trovare una nuova intesa tra il general contractor Eurolink e la Stretto di Messina, società concessionaria dell'opera, alle condizioni imposte dalle legge.
L'Espresso, 16.1.2013, Ponte, un miliardo buttato di Paola Pilati

L'out-out lo ha posto L'Electrolux-Zanussi ai 2044 dipendenti.
L'Unità, 13.04.2001, Zanussi, la rottura è nell'urna di Michele Sartori

venerdì 25 aprile 2014

Tener su le carte

"Non eravamo mica buoni, a fare la guerra." Io almeno. Ero un ragazzo squillante, dinamico, ma si vede che c'erano delle scottature interne, che condizionavano la mia relazione col mondo e l'intera gamma delle mie capacità pratiche, comprese quelle belliche. O forse era solo banale immaturità generica e temporanea, un portato della gioventù.
Ma ora sono un adulto, una persona seria, e se ci fosse di nuovo una guerra civile - a cui sembrano dispostissimi gli animi, mancano solo le circostanze - credo che sarei in grado di farla con più cura. Naturalmente il vigore non è più quello di una volta: non potrei, come Odisseo davanti ai Feaci, fare ancora buona figura nel lancio di un disco di pietra, mentre invece me la cavo abbastanza bene a tirare le freccette sul bersaglio all'osteria, e nel complesso mi arrangio nei salti a piedi giunti, in alto e in lungo. Purtroppo però la corsa oggi no, corsa veloce o mezzofondo, ormai non ho più la distinzione di una volta, penso che qualunque Feacio potrebbe battermi, le intemperie mi hanno indebolito le ginocchia... Ma la guerra civile, se venisse prima che sia troppo tardi per me, sono convinto che (a parte il disgusto) sarei in grado di farla più utilmente dell'altra volta.
A sentire i discorsi e le intemerate, da questa parte e da quella, si direbbe che gli animi dei miei conterranei siano già ardentemente pronti: ma poi, se si passerà ai fatti, mi rendo conto che i più si defileranno, e dalla mia parte resteremo in pochi a tener su le carte, i soliti quattro gatti.

Luigi Meneghello, L'apprendistato. Nuove Carte 2004-2007, Rizzoli 2012


mercoledì 23 aprile 2014

Onde èli

Onde èla mai la pi cara de le mé jèje
che la scrivéa par carnevai e feste
i "dialoghi" in puisia e fin
co drento parole in latin
che tanti i se li recorda ancora;
"la se 'vea trat al bever", i diséa,
par passarghe sora a la malora.
Chi sa. Ma sol che éla la sa quant
che inte 'sto scribinciar mi ghe soméje.

Andrea Zanzotto

(Where are they? Where on earth is the dearest of my aunts who used to write the "dialogues" in form of poems for Carnival and other holidays even with Latin words therein that many people still remember; "she took to drink", they said, to overcome her sorrow. Who knows. But only she knows how much, in this scribbling, I resemble her.)

martedì 22 aprile 2014

おもてなし(omotenashi) = ospitalità per una mano al mese

È pensiero diffuso che se una lingua non possiede una parola esprimente un certo concetto, allora chi parla quella lingua non conosce quel concetto.
In base allo stesso principio, se una lingua possiede una parola esprimente un certo concetto, allora chi parla quella lingua conosce quel concetto.


I giapponesi, come moltissimi altri popoli, hanno nel loro vocabolario la parola おもてなし(omotenashi)/ospitalità.
Nel 2013, il Giappone, un paese di circa 127 milioni di abitanti, ha accolto sei (6) rifugiati. Una mano al mese. Dal 1982, ne ha accolti 622 (fonte). 

mercoledì 16 aprile 2014

La tigre sacra

La tigre sacra
vien da lontano
fosche avventure
drammi d'amor.

Umberto Poli



È una pubblicità o, meglio, come avrebbe detto l'autore (più noto come Saba), una reclame, per il cinema triestino Ideal Politeama. I versi promozionali sono stati recuperati grazie ad un ricordo di Cergoly riportato da La promessa della notte: conversazioni con i poeti italiani, Renato Minore, Donzelli 2011. 
Il ricordo di Cergoly, come tutti i ricordi, potrebbe però essere impreciso. Per prima cosa, secondo Quanto hai lavorato per me, caro Fortuna!, a cura di Riccardo Cepach, 2007, nel fascicolo 90 del fondo della corrispondenza Saba-Fortuna è conservata una copia del manifesto del film The Tiger's Trail, Usa, 1919, che sarebbe stato proiettato al Teatro Eden (il cinema Eden di viale XX Settembre). E poi, un'altra versione della réclame, riportata ancora da Cepach, ma anche in Umberto Saba. Diario del Novecento di Luciano Simonelli, Simonelli editore 2011, così recita, sempre con la stessa metrica di tre quinari e un quaternario:

La tigre sacra
fosche venture
stragi, paure
drammi d'amor.
La tigre sacra
vien di lontano,
n'è americano
il creator.
La tigre sacra
fa palpitare
e spasimare
lo spettator.
La tigre sacra
fra lotte immani
di bianchi indiani
spira terror.
La tigre sacra
teme ciascuno
ma n'è ciascuno
l'ammirator.

Felicità.

domenica 13 aprile 2014

Dizionario di tutte 'e cose - I come Irriproducibile

Neanche i video che seguono li ho fatti io. Non sono stata nemmeno io a raggrupparli: l'ha fatto Didi-Huberman, su un pavimento di un'enorme sala del Palais de Tokyo, su cui, nonostante la loro presenza, si può camminare, se si ha la cura di restare negli spazi lasciati tra un'immagine e l'altra. Del resto, l'installazione di Didi-Huberman è un palese omaggio - oltre che a Warburg, presente con Atlas mnemosyne - al pensiero di Benjamin - assente molto presente - sull'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica. E, fatte, le debite proporzioni da un passaggio all'altro, Benjamin senza Marx, ecc. ecc.
A parte delle immagini fisse riproducenti dei tessuti di anonimi bizantini del XV secolo, delle fotografie non firmate, Desastres de la guerra di Goya e Kriegsfibel di Brecht, tutte le altre sono sequenze video tratte dai film che ho cercato di raccogliere qui, in qualche forma (spero di averli recuperati tutti, pur non avendone rispettato né la sequenza prescelta per ognuno, né l'ordine, né, per forza di cose, la disposizione). Alle pareti, poi, sono riprodotte delle foto di Arno Gisinger.
Omettendo qualsiasi considerazione sui contenuti di ogni riproduzione, mi sembra che si tratti di un tradimento di Benjamin, per quanto compiuto in buona fede e probabilmente involontario, o almeno di una premessa essenziale del suo lavoro. Perché la visione è necessariamente influenzata dal grado di conoscenza dei film da parte di ogni visitatore (nel mio caso, non più di metà), dal ricordo che è rimasto della loro visione, quando c'è stata, dalla scelta di guardarli dapprima dall'alto o passeggiandoci attorno, dal modo di percorrere gli spazi tra i fotogrammi (me ne sono resa facilmente conto sia andando avanti ed indietro sia seguendo con lo sguardo le scelte di percorso, diverse, fatte da chi era con me), dal tempo che ci si trova a dedicare ad ogni film, e, non da ultimo, da quanta attenzione si dedichi alle foto alla pareti e dai tempi e dai modi in cui si scelga di dedicarla.
Nessun visitatore, tenendo conto almeno di questi fattori (e chissà di quanti altri), può vedere la mostra Nuove storie di fantasmi nello stesso modo.

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Theo Angelopoulos, Lo sguardo di Ulisse, 1995

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Anonimo spagnolo, El entierro de Buenaventura Durruti, 1936

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Dominique Abel, En nombre del padre, 1999

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Bas Jan Ader, I Am too Sad to Tell You, 1971

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Robin Anderson, Bob Connolly, Black Harvest, 1992

Filippo Bonini Baraldi, Plan séquence d’une mort criée, 2004

Aleksandr Dovženko, Arsenale, 1929


Aleksandr Dovženko, La terra, 1930

Harun Farocki, Übertragung, 2007


Jean-Luc Godard, Vivre sa vie, 1962


 Mohsen Makhmalbaf, Once Upon a Time, Cinema, 1992

Sergej Paradžanov, La Légende de la forteresse de Souram, 1984

Sergej Ejzenštejn, La corazzata Potëmkin, 1925


Pier Paolo Pasolini, Medea, 1969


Artavazd Pelešjan, Noi, 1969


 Pier Paolo Pasolini, La Rabbia, 1963


Vsevolod Pudovkin, La madre, 1926

Glauber Rocha, Terra em transe, 1967

 Jean Rouch, Cimetières dans la falaise, 1951

Pier Paolo Pasolini, Il Vangelo secondo Matteo, 1964


Zhao Liang, Pétition, la cour des plaignants, 1996-2009

Sergej Paradžanov, Le ombre degli avi dimenticati, 1964

Eppure

Paris à Velib' from Paul on Vimeo.

Non l'ho girato io, il video, eppure riproduce una parte del mio tragitto quando torno a casa dal lavoro. Non è mio, eppure restituisce un po' delle sensazioni che provo quando divento vélibiste. Mi ricorda, tra le varie cose, che nessuno è unico (difficile dimenticarsene, del resto, in una città popolosa). La differenza più marcata rispetto alla mia esperienza è la colonna sonora: la mia, anche se sono nata ben dopo queste note, è un misto di Voglio vivere così, col sole in fronte, e felice canto, beatamente, adatta ai momenti di gaudente ciondolio tra le strade secondarie e poco frequentate, e di Io sono il vento, più consona ai sorpassi degli automobilisti in coda nelle grandi arterie. Porelli, gli automobilisti. Breve istante di solidarietà umana. Finito: spero si estinguano, come i dinosauri.

lunedì 7 aprile 2014

(à quelques exceptions* près)




*
uni : unire, dérivé de unus.
les : illi, illae.
Français : dér. à l'aide du suff. -ais de France issu du b. lat. Francia « pays habité par les Francs »; cf. le lat. médiév. franciscus « relatif à la France ».
sont : sunt.
invincible : empr. au lat. invincibilis « qu'on ne peut vaincre », composé de in- négatif et de vincibilis « qu'on peut vaincre », lui-même dér. de vincere « vaincre ».
front : du lat. class. frons -tis « front (de l'homme, des animaux) ; siège des sentiments (pudeur, impudence); visage, contenance; partie antérieure d'un objet, spéc. front d'une armée ».
national : empr. au lat. natio (dér. de nasci « naître ») « naissance; ensemble d'individus nés en même temps ou dans le même lieu, nation», lat. chrét. nationes plur. « les nations païennes (p. oppos. au peuple de Dieu) », lat. médiév. natio.

sabato 5 aprile 2014

For the infinite delectation of email writers

My Dear John,

Did you ever meet, or was he before your day, that old gentleman--I forget his name--who used to enliven conversation, especially at breakfast when the post came in, by saying that the art of letter-writing is dead? The penny post, the old gentleman used to say, has killed the art of letter-writing. Nobody, he continued, examining an envelope through his eye-glasses, has the time even to cross their t's. We rush, he went on, spreading his toast with marmalade, to the telephone. We commit our half-formed thoughts in ungrammatical phrases to the post card. Gray is dead, he continued; Horace Walpole is dead; Madame de Sévigné--she is dead too, I suppose he was about to add, but a fit of choking cut him short, and he had to leave the room before he had time to condemn all the arts, as his pleasure was, to the cemetery. But when the post came in this morning and I opened your letter stuffed with little blue sheets written all over in a cramped but not illegible hand--I regret to say, however, that several t's were uncrossed and the grammar of one sentence seems to me dubious--I replied after all these years to that elderly necrophilist--Nonsense. The art of letter-writing has only just come into existence. It is the child of the penny post. And there is some truth in that remark, I think. Naturally when a letter cost half a crown to send, it had to prove itself a document of some importance; it was read aloud; it was tied up with green silk; after a certain number of years it was published for the infinite delectation of posterity. But your letter, on the contrary, will have to be burnt. It only cost three-halfpence to send...

1932


Mio caro John,
Hai mai incontrato (ma magari era prima che tu nascessi) quel vecchio signore - ho dimenticato il suo nome - che, per ravvivare la conversazione, specie a colazione, al momento dell'arrivo della posta, diceva sempre che l'arte di scrivere lettere è morta? La posta moderna, quella col francobollo da un 1 penny, diceva il vecchio signore, ha ucciso l'arte di scrivere lettere. Nessuno, proseguiva, mentre esaminava una busta attraverso gli occhiali, ha più neanche il tempo di mettere la stanghetta alle t. Ci precipitiamo al telefono, proseguiva ancora, mentre spalmava la marmellata sul pane tostato. Consegniamo i nostri abbozzi di pensieri, con frasi sgrammaticate, ad una cartolina. Gray è morto, continuava; Horace Walpole è morto; Madame de Sévigné - anche lei è morta, immagino stesse per aggiungere, ma un attacco di tosse lo costrinse bruscamente ad interrompersi, e dovette uscire dalla stanza prima di avere il tempo sufficiente a condannare tutte le arti, come gli sarebbe piaciuto, al cimitero. Ma stamattina, quando è arrivata la posta e ho aperto la tua lettera piena zeppa di foglietti azzurri, tutti scritti con una grafia contorta per quanto non illeggibile - devo però dire, purtroppo, che a molte t mancava il trattino e che la grammatica di una frase mi sembra fosse zoppicante - ho risposto dopo tutti questi anni a quel necrofilo: sciocchezze. L'arte dello scrivere lettere è appena nata. È figlia della posta moderna. E c'è del vero, in questa osservazione, penso. Ovviamente, quando spedire una lettera costava mezza corona, doveva per forza trattarsi di un documento di una certa importanza; veniva letta ad alta voce; era legata da un nastro di seta verde; dopo un certo numero di anni veniva pubblicata per l'infinito piacere della posterità. La tua lettera, invece, dovrà essere bruciata: è costata solo un penny e mezzo...
Cfr., volendo.

giovedì 3 aprile 2014

Cu la me lenga

La lingua vuol dire tutto. Tu puoi privare un uomo
della sua casa, egli sarà ancora libero; puoi togliergli
il cibo, il lavoro, la moglie, egli sarà ancora libero; ma
se gli strappi la lingua non sarà più libero.

David Maria Turoldo, Da tempo la terra trema
     
Cu la me lenga, un puc spissada,
roseada cà e là tal manic, i vai
avant, sot chistu clar di luna,
e provi a disfidà sterps e stròpis
ch’a vòlin fami pòura, fami
il sgambèt, dimi di mètimi intôr
peraulis slusignòsis, coloràdis,
intant ch’a mi cres sot i piè
un aga sporcia di fangu...
Cu la me lenga plena di vinciars,
arcassis, poi, vits, i passi pai trois
strès di chista nustra etàt...

Giacomo Vit


Con la mia lingua, un po' appuntita,
rosicchiata qua e là sul manico, vado
avanti, sotto questo chiaro di luna,
e provo a sfidare sterpi e siepi
che vogliono farmi paura, farmi
lo sgambetto, dirmi di indossare
parole luccicanti, colorate,
mentre mi cresce sotto i piedi
un'acqua sporca di fango...
Con la mia lingua densa di salici,
acacie, pioppi, viti, passo per i viottoli
stretti di questa nostra epoca...