Erompeva tra due scoppi di risa: « Mais poutain, c’est pas vrai ! », esclamava con la sua voce grave e calda, mista ad un accento che faceva sentire le erre e rimbalzare le vocali. A Valeria Solesin, 28 anni, piaceva imprecare in francese, soprattutto quando si trattava di lamentarsi, indignarsi, dare un calcio al formicaio delle pigrizie intellettuali. Tutto questo, « ça pète les couilles », diceva la veneziana.
I suoi amici la chiamavano Il Sole. Una questione di calore, certo, ma soprattutto di luce. Molto presto l'Italia, narcotizzata dagli anni berlusconiani, si rivela troppo angusta per lei. Dopo il Canada, è a Nantes che questa "doppia batteria ben caricata" si trasferisce per studiare sociologia. Generazione Erasmus, si circonda di tutte le nazionalità e si arricchisce al loro contatto.
Generazione RyanAir, anche. Qualche viaggio in aereo per ritrovare la sua famiglia tanto amata, i suoi genitori, la nonna, suo fratello più piccolo, Dario, e Rava, l'uomo della sua vita. Nonostante la distanza, i due non si lasciano. È tra le sue braccia che venerdì 13 novembre al Bataclan è stata uccisa dai terroristi. "Sono sicura che con il suo umorismo al vetriolo avrebbe commentato: non bisogna lasciarsi abbattere", racconta un'amica.
Prolunga l'espatrio a Parigi. Prima all’Ecole des hautes études en sciences sociales (EHESS), poi col dottorato all’Institut national d’études démographiques e all’Institut de démographie de l’université Paris-I, dove lavora sui comportamenti contemporanei di fecondità in Italia e in Francia. Valeria Solesin passa ore sulla sua ricerca. "Bello, scrivere la tesi. Quando sarà finita, non avrò nemmeno voglia di scrivere la lista della spesa", diceva.
I suoi amici la chiamavano Il Sole. Una questione di calore, certo, ma soprattutto di luce. Molto presto l'Italia, narcotizzata dagli anni berlusconiani, si rivela troppo angusta per lei. Dopo il Canada, è a Nantes che questa "doppia batteria ben caricata" si trasferisce per studiare sociologia. Generazione Erasmus, si circonda di tutte le nazionalità e si arricchisce al loro contatto.
Generazione RyanAir, anche. Qualche viaggio in aereo per ritrovare la sua famiglia tanto amata, i suoi genitori, la nonna, suo fratello più piccolo, Dario, e Rava, l'uomo della sua vita. Nonostante la distanza, i due non si lasciano. È tra le sue braccia che venerdì 13 novembre al Bataclan è stata uccisa dai terroristi. "Sono sicura che con il suo umorismo al vetriolo avrebbe commentato: non bisogna lasciarsi abbattere", racconta un'amica.
Prolunga l'espatrio a Parigi. Prima all’Ecole des hautes études en sciences sociales (EHESS), poi col dottorato all’Institut national d’études démographiques e all’Institut de démographie de l’université Paris-I, dove lavora sui comportamenti contemporanei di fecondità in Italia e in Francia. Valeria Solesin passa ore sulla sua ricerca. "Bello, scrivere la tesi. Quando sarà finita, non avrò nemmeno voglia di scrivere la lista della spesa", diceva.
Tuttavia, trovava ancora tempo. "Si arrangiava sempre per lavorare come cassiera o come ragazza alla pari durante il suo master. L'independenza era una cosa essenziale", racconta un'amica. Ci sono anche lo sport - dal canottaggio all'arrampicata, dal nuoto alla corsa -, le uscite, i concerti, le passeggiate a Parigi... C'è soprattutto la preoccupazione costante di prendersi cura degli amici e di andare incontro a coloro che hanno la fortuna di stare per diventarlo. È che attorno ad un bicchiere o ad un buon piatto preparato con cura nessuno resiste al sorriso che attraversa costantemente il suo viso. "Aveva un modo particolare di ridere, come se volesse spingerci a condividere la sua serenità e la sua gioia di vivere".
Alla ripresa dell'anno accademico, teneva dei corsi alla Sorbona. Rava l'aveva raggiunta a Parigi. Avevano lasciato la loro chambre de bonne di pochi metri quadri per sistemarsi nell'11° arrondissement di Parigi. Quando lui pagava un giro, lei rideva: « Poutain, à cause de toi, nos enfants n’iront pas à l’université ».