Meloni è presidente del Consiglio dei ministri e La Russa è presidente del Senato: non sarebbe mai dovuto accadere. Una volta accaduto, si sarebbe dovuto almeno protestare in piazza, il più a lungo possibile, invece no. Si fanno, al più, dei distinguo tra i due, a beneficio della prima, anche se l'unica differenza essenziale è l'età, che ha consentito a La Russa di partecipare attivamente alla violenza degli anni '70, non certo l'ideale politico di cui hanno scelto di nutrirsi durante tutta la loro vita.
Sono entrambi uno schiaffo alla Costituzione ogni giorno che passa, in molti dei suoi principi fondamentali, a partire dal fondamento della Repubblica sul lavoro (Art. 1), che non può essere promosso senza ricerca ed innovazione, nonché in materia di rispetto dei diritti inviolabili dell'uomo, come prevede l'Art. 2, che non distingue tra italiano e straniero, tra eterosessuale e omosessuale, tra cattolico e musulmano, dice proprio "diritti inviolabili dell'uomo", e in molti altri aspetti, non ultimo quello della tutela dell'ambiente (Art. 9), dell'uguaglianza dei cittadini (Art. 3) e del diritto d'asilo allo straniero (Art. 10).
Incarnano, anche, i due e i loro accoliti, concretamente, il no a qualsiasi forma di progresso e di avanzamento democratico del paese. In ordine molto sparso e senza alcuna pretesa di esaustività: no al MES, no all'intelligenza artificiale (studiarla no, eh?), no all'adozione delle energie rinnovabili (Meloni auspica che l'Italia diventi "l'hub del gas", cioè che si sfruttino ancora e sempre le fonti fossili nonostante la crisi climatica che queste fonti hanno fortemente contribuito a provocare: ENI ringrazia e nessuno sembra fare un plissé), no alla fine dei motori termici nel 2035, no all'efficientamento energetico del parco immobiliare, no alle farine di insetti, no ai soccorsi dei migranti in mare, no alla revisione del regolamento di Dublino, no alla cittadinanza italiana a milioni di persone che vivono, studiano e/o lavorano in Italia, no ai figli di genitori non biologici, no alle gare per le concessioni balneari, ecc. Sono parecchi no, in poco più di 6 mesi di governo e - sia chiaro - si sovrappongono, in parte, a dei no espressi, esplicitamente o implicitamente, anche dall'opposizione in passato.
I no servono, a volte, e sono doverosi, altre volte, come il no al fascismo da parte dei resistenti, ma questa sfilza di no è incompatibile con il futuro e la stessa sopravvivenza del paese e con la sua storia più nobile, per quanto espressa da una minoranza di persone portatrici di idee illuminate ed esecutrici di azioni generose, anche a rischio e a costo della propria vita, di cui il 25 aprile resta una data fondamentale.
Buon 25 aprile.