mercoledì 21 aprile 2010

E un'altra volta ancora

In queste mie quattro lezioni mi sono astretto, non per modestia (non sono modesto) a non parlare di me, ma mi viene troppo bene per non farlo: venti anni fa mi capitò, come può capitare a tutti, di leggere una versione in inglese da uno sconosciuto poeta cinese dell'ottavo secolo, uno dei duemila o tremila poeti di una delle tante dinastie cinesi. Mi piacque e mi limitai semplicemente a tradurre in italiano la poesia cinese, desumendola da questa precedente traduzione. Ad un certo punto, mi accorsi che, per dare un senso personale a quei quattro versi, bisognava che ce ne aggiungessi uno che non era nel testo originale, e che avrei inventato io.
Questo verso aggiunto cambiò completamente il significato dei quattro versi precedenti, vale a dire trasferì l'immagine da un universo confuciano ad un universo influenzato sia dal cristianesimo, sia dall'esistenzialismo. Anche la mia versione è un esempio di rifacimento, ma un esempio limite, poiché aggiunge addirittura un verso che non c'era nel testo di partenza. Si tratta di una poesia antica cinese, avente come tema il viaggio del Mandarino inviato in missione dall'Imperatore in qualche parte remota dell'Impero. Il testo nella mia traduzione recita:

Solo nella notte non riesco a prendere sonno.
Penso al mio Paese mille miglia lontano.
Quanti pensieri turbano il cuore del viaggiatore.
Questi capelli saranno domani invecchiati di un anno.

I versi della poesia originale propongono le malinconiche riflessioni sul tempo e sulla vita del funzionario cinese da una lontana e sperduta locanda, mentre il verso che io aggiunsi "Conosco l'ordine di viaggio: non posso aver paura" conferisce al tutto una nota eroica. "L'ordine di viaggio", o "foglio di via", è un mandato che è stato conferito e che, pur nel travaglio e nel dolore della solitudine, non permette di aver paura. Sebbene anche il mio verso possa essere letto dai nostri contemporanei in termini puramente esistenziali, per me rappresentava un atto di fiducia di tipo sostanzialmente religioso quale non avrebbe potuto esserci in un poeta cinese.

Franco Fortini, Realtà e paradosso della traduzione poetica, Napoli 1989

*
Proviamo a rileggerla ancora una volta, ora, tutta assieme:

Solo nella notte non riesco a prendere sonno.
Penso al mio Paese mille miglia lontano.
Quanti pensieri turbano il cuore del viaggiatore.
Questi capelli saranno domani invecchiati di un anno.
Conosco l'ordine di viaggio: non posso aver paura.

*
E un'altra volta ancora:

Solo nella notte non riesco a prendere sonno.
Penso al mio Paese mille miglia lontano.
Quanti pensieri turbano il cuore del viaggiatore.
Questi capelli saranno domani invecchiati di un anno.
Ma tu aspettami sulla riva, là dove il fiume è più azzurro.

Nessun commento:

Posta un commento