martedì 16 novembre 2010

Parece que no es nada una bicicleta

Visitando Poemas del río Wang, un blog-mondo, secondo una definizione di Effe, mi sarebbe venuta voglia di lasciare un segno di gratitudine nei suoi commenti, ma avrebbe rischiato di risolversi in un intervento maldestro rispetto allo spirito con cui Studiolum dedica il suo spazio alla sensibilità dei fotografi iraniani, nel caso odierno declinata al femminile, e più in generale, rispetto al modo in cui ci consente di spalancare finestre su molti luoghi "altri" e sulle persone che quei luoghi hanno reso e rendono dotati di grazia, evocativi di significati che vanno al di là, letteralmente, del qui e ora. Ripiego allora su un gesto alternativo, riprendendo una poesia di Max Aub già postata a suo tempo, pur sapendo bene che il meccanismo che rende perfetta questa piccola, modesta macchina poetica con un motore a due tempi è - per diversi motivi - solo quello originale.

Impromptu

I
Pasa una bicicleta
por la carretera.
Parece que no es nada
una bicicleta...
Pero vista detrás de una alambrada
ese trasto de dos ruedas
le llena a uno de ideas.

Por la carretera
va que vuela,
una bicicleta.

II
¿Qué treta
me juegas,
fortuna y rueda?
De mis pies nacen andas
y surgen sedas.

Por sólo altibajar mal las rodillas
yo mismo me llevo en sillas.

Ya más que Clavileño, Clavileña
dulce, metálica, sin par sorpresa:
¡Oh noble bicicleta!

Max Aub
Diario de Djelfa, 21.2.1942


I diversi motivi, dicevo. Ce ne sono in effetti diversi che mi hanno indotto a parlare di perfezione, seppure su scala ridotta, tutti esterni alla forma del testo in quanto tale. Derivano piuttosto dal contesto stesso in cui Aub scrisse questa poesia, ovvero nel campo di concentramento di Djelfa, in Algeria, dove lui, spagnolo di madre francese  e padre tedesco, socialista denunciato come comunista, di origine ebraica, nato francese, ma sans papiers ante litteram, insomma il prototipo dello straniero indesiderato dalla Francia di Pétain, fu internato. Passano anche per il trattamento di sostanziale indifferenza dedicato alla raccolta da cui è tratta la poesia. Sono inoltre legati alla forza con cui si è impresso nei ricordi visivi di uno spirito internazionalista e laico come quello di Aub il rituale, tutto cattolico, in cui il santo viene portato in processione su un fercolo (las andas) ornato di tessuti preziosi. Sono poi completati dal richiamo letterario al Quijote e al cavallo di legno alato, quello in grado di trasportare l'hidalgo e il suo scudiero in realissimi luoghi immaginari e, infine, dal ruolo svolto dalla bicicletta nel paesaggio familiare in cui si sono mossi i miei nonni e dal fatto che la mia, di bicicletta, nel momento stesso in cui ho letto per la prima volta questa poesia di Aub, si è trasformata in un cavallo alato - e considerato che la mia bicicletta cambia continuamente e si chiama Vélib', la metamorfosi si ripete di continuo, sulla scala delle mandrie.


I
Passa una bicicletta
per la strada.
Sembra che non sia niente
una bicicletta...
Però, vista da dietro un filo spinato,
questa roba a due ruote
ti riempie di idee.

Per strada
vola,
una bicicletta.

II
Che trucco
mi fai,
fortuna e ruota?
Dai miei piedi nasce un fercolo
e spunta seta.

Per il solo alternare maldestro delle ginocchia
io stesso divento il portatore della mia sella.

Sei già più di Clavilegno, Clavilegna
dolce, metallica, sorpresa inaspettata:
Oh nobile bicicletta!


I
Passe une bicyclette
sur la route.
Ça n'a l'air de rien
une bicyclette...
Mais vu de ce côté du barbelé
ce machin à deux roues
vous donne plein d'idées.

Sur la route,
ça vole,
une bicyclette.

II
Quel est ce tour
que tu me joues,
fortune et roue ?
De mes pieds naît un char d'un saint
et surgit de la soie.

Par le seul va-et-vient maladroît des genoux
moi-même je deviens le porteur de ma selle.

Déjà tu es plus que Chevillard, Chevillarde
douce, métallique, surprise inattendue :
Oh noble bicyclette !

Il maschile vélo non sarebbe filato via come una bicicletta. Me ne ha dato conforto anche la traduzione francese di Bernard Sicot. Dove la traduzione di Sicot non mi sostiene affatto è in andas, che lui ha reso con envol e che io, dopo molti dubbi, mi sono risolta a tradire con fercolo, che ho scritto 2 volte in vita mia: quelle che avete letto.

4 commenti:

  1. Un affascinante insieme di palimsesti dove la macchina traspare nell’animale e vice versa, e a cui va aggiunto anche l’asino di Alciato che, due mila anni prima della non-bicicletta di Aub, ma sempre nell’Africa settentrionale, rivestiva la stessa carica. Questa trasparenza definitivamente m’incoraggia di vedere nelle vecchie biciclette d’Isfahan ciò che sono in realtà: dei vecchi, benevolenti e pazienti asini.

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  2. Questo spiega il senso di libertà quando sono in sella ad una bicicletta: divento Iside :-)

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  3. Quanto mi piace la frase "blog-mondo". Buchi nella sabbia allora è il frasario poetico multilingue da portare sempre con sé quando si gira nel blog-mondo.

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  4. Come avrai capito, piace anche a me.

    (E pensare che è nato per caso. Come un po' tutto, del resto. Tra parentesi perché non si monti la testa, il frasario. E perché a me fa ancora effetto se da un posto lontano lontano lo si porta in giro.)

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