domenica 16 maggio 2010

Post della domenica

Christophe Tarkos, péagiste

Un pauvre, tu dis?
Un paumé, un paysan?
Un serf chassé sur les routes,
Qu'habillent les trente gloriouses?

Un laquais impuissant dressé en guérite?
Un frère tourier aux mains toujours vides?
Un corps sans corps des hommes de demain,
Qui volent, que la faim ramène au sol?

Donc: un péagiste, automate trilingue
Sans langue, uniforme vide
Comme une coquille, livre enchaîné.

(Ne trouve-t-on le rythme
Des poèmes en se levant
De table pour aller faire la vaisselle?)

Jan Baetens

Cofondateur de la revue Poèzie Prolétèr, Christophe Tarkos (1964-2004) ne connaissait que trop le monde des petits boulots.


Christophe Tarkos, casellante

Un povero, dici?
Uno sfigato, un contadino?
Un servo cacciato sulle strade
Che abbigliano gli anni del boom?

Un lacchè impotente vestito in garitta?
Un fratello infornatore dalle mani sempre vuote?
Un corpo senza corpo degli uomini di domani
Che rubano, che la fame atterra?

Dunque: un casellante, distributore automatico trilingue
Senza lingua, uniforme vuoto
Come una conchiglia, libro incatenato

(Non si trova il ritmo
Delle poesie alzandosi
Da tavola per andare a lavare i piatti?)

Cofondatore della rivista Poèzie Prolétèr, Christophe Tarkos (1964-2004) conosceva bene solo il mondo dei piccoli lavori.

Così Jan Baetens, forse l'ultimo poeta fiammingo di espressione francese, su Christophe Tarkos nel suo volume Pour une poésie du dimanche (per una poesia della domenica), Les impressions Nouvelles, 2009. Tarkos, di cui al momento non so proprio nulla, ha lasciato di sé questa biografia:

Sono nato nel 1964. Non esisto. Fabbrico poesie.
1. Sono lento, di una grande lentezza.
2. Invalido, in invalidità.
3. Soggiorni regolari in ospedali psichiatrici da 10 anni.
La raccolta di poesie di Baetens è dedicata a poeti che hanno un mestiere diverso da quello di poeta, da Majakovskij (commissario del popolo - io avrei detto il contrario) a Jim Jarmush (cameriere e molto altro) ad autori anonimi. Ne riporto l'esergo:
Quando sono arrivato con il mio Nu descendant un escalier, hanno saputo che non corrispondeva alla loro teoria, che non era un'illustrazione della loro teoria. E infatti, in questo quadro c'era più che del cubismo, ovvero l'idea del movimento, sulla quale nello stesso tempo stavano lavorando i futuristi. Allora hanno giudicato che non fosse né l'uno né l'altro, né futurista né cubista, e l'hanno condannato. (...) L'ho trovata una cosa priva di senso, ingenua. Allora questo mi ha talmente raggelato che per reazione contro tale comportamento, venuto da artisti che ritenevo liberi, ho preso un mestiere. 
Pierre Cabanne, interviste con Marcel Duchamp, 1967
E se poi non mi metto a cercare adesso altre notizie su Tarkos, la cui biografia me lo rende da subito amico, ma lo rimando ad un altro momento e se pubblico questo post nello spazio di qualche minuto, casca pure giusto di domenica (il link non punta ad una grande canzone, ma il video è girato di fronte al teatro Verdi di Trieste, che architettonicamente non ha niente di originale - una piccola copia della Scala di Milano -, e dietro alla galleria Tergesteo  - una piccola copia della galleria Vittorio Emanuele di Milano -, galleria Tergesteo su cui Kafka, se mai avesse avuto occasione di scriverne, si sarebbe così espresso: so groß wie in der Galerie habe ich Menschen niemals gesehen (non ho mai visto gli uomini così grandi come nella galleria), ma di eccezionale ha solo questo: è uno dei pochi posti urbani al mondo dove si può girare un filmato in ore diurne senza dover effettuare alcuna operazione di sgombero o di contenimento dei passanti, basta attendere che le marantighe (vecchiacce) prendano il loro posto o al Verdi, appunto, o al Caffè degli Specchi nella vicina piazza Unità).

Nessun commento:

Posta un commento