mercoledì 21 novembre 2012

Holden e il gesto dell'ombrello

 

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Ausgraben und Erinnern

Die Sprache hat es unmißverständlich bedeutet, daß das Gedächtnis nicht ein Instrument für die Erkundung des Vergangenen ist, vielmehr das Medium. Es ist das Medium des Erlebten wie das Erdreich das Medium ist, in dem die alten Städte verschüttet liegen. Wer sich der eignen verschütteten Vergangenheit zu nähern trachtet, muß sich verhalten wie ein Mann, der gräbt. Vor allem darf er sich nicht scheuen, immer wieder auf einen und denselben Sachverhalt zurückzukommen - ihn ausstreuen wie man Erde ausstreut, ihn umzuwühlen, wie man Erdreich umwühlt. Denn ‘Sachverhalte’ sind nicht mehr als Schichten, die erst der sorgsamsten Durchforschung das ausliefern, um dessentwillen sich die Grabung lohnt. Die Bilder nämlich, welche, losgebrochen aus allen früheren Zusammenhängen, als Kostbarkeiten in den nüchternen Gemächern unserer späten Einsicht - wie Torsi der Galerie des Sammlers - stehen. Und gewiß ist’s nützlich, bei Grabungen nach Plänen vorzugehen. Doch ist unerläßlich der behutsame, tastende Spatenstich in’s dunkle Erdreich. Und der betrügt sich selber um das Beste, der nur das Inventar der Funde macht und nicht im heutigen Boden Ort und Stelle bezeichnen kann, an denen er das Alte aufbewahrt. So müssen wahrhafte Erinnerungen viel weniger berichtend verfahren als genau den Ort bezeichnen, an dem der Forscher ihrer habhaft wurde. Im strengen Sinne episch und rhapsodisch muß daher wirkliche Erinnerung ein Bild zugleich von dem der sich erinnert geben, wie ein guter archäologischer Bericht nicht nur die Schichten angeben muß, aus denen seine Fundobjekte stammen, sondern jene andern vor allem, welche vorher zu durchstoßen waren. 

Walter Benjamin
Gesammelte Schriften, IV

  
Dissotterrare e ricordare

Il linguaggio ci ha fatto inequivocabilmente intendere che la memoria non è uno strumento per l'esplorazione del passato, ma piuttosto il luogo in cui si annida. È il substrato del vissuto come il suolo terrestre è il substrato in cui giacciono sepolte le città antiche. Chi si sforza di avvicinarsi al proprio passato sepolto deve comportarsi come un uomo che scava. Soprattutto non deve temere di continuare a ritornare ad un solo e medesimo fatto - di disperderlo come si disperde la terra, di rivoltarlo come si rivolta il terreno. Perché i ‘fatti’ non sono altro che gli strati che consegnano alla ricerca più meticolosa solamente quello per cui vale la pena di scavare. Vale a dire le immagini, che, liberate di tutti i contesti precedenti, risiedono come oggetti preziosi nelle stanze sobrie della nostra comprensione successiva - come i torsi nella galleria del collezionista. E certo è utile, quando si scava, procedere secondo un piano, ma è indispensabile un colpo di vanga cauto, a tentoni, nella terra oscura. E ci si priva del meglio, se si effettua solo l'inventario dei reperti e non si riesce a designare nel suolo attuale il luogo in cui esso custodisce l'antico. Così i veri ricordi devono procedere molto meno per resoconti che designare con precisione il luogo in cui il ricercatore se ne impossessa. Quindi bisogna che il ricordo reale dia al contempo nel senso più stretto epicamente e rapsodicamente un'immagine di colui che si ricorda, come una buona descrizione archeologica non deve solo restituire gli strati da cui originano i reperti, ma prima di tutto gli altri strati attraverso cui si è dovuto precedentemente penetrare.

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Digging

Between my finger and my thumb
The squat pen rests; as snug as a gun.

Under my window a clean rasping sound
When the spade sinks into gravelly ground:
My father, digging. I look down

Till his straining rump among the flowerbeds
Bends low, comes up twenty years away
Stooping in rhythm through potato drills
Where he was digging.

The coarse boot nestled on the lug, the shaft
Against the inside knee was levered firmly.
He rooted out tall tops, buried the bright edge deep
To scatter new potatoes that we picked
Loving their cool hardness in our hands.

By God, the old man could handle a spade,
Just like his old man.

My grandfather could cut more turf in a day
Than any other man on Toner's bog.
Once I carried him milk in a bottle
Corked sloppily with paper. He straightened up
To drink it, then fell to right away
Nicking and slicing neatly, heaving sods
Over his shoulder, digging down and down
For the good turf. Digging.

The cold smell of potato mold, the squelch and slap
Of soggy peat, the curt cuts of an edge
Through living roots awaken in my head.
But I've no spade to follow men like them.

Between my finger and my thumb
The squat pen rests.
I'll dig with it.

Seamus Heaney, Death of a Naturalist, 1966

Scavando

Tra l'indice e il pollice poggia la mia penna tozza, come una pistola nella fondina.

Sotto la mia finestra un suono netto, stridulo all'affondare della vanga nella terra ghiaiosa: è mio padre che scava. E guardo giù finché la schiena sotto sforzo si piega tra le aiuole e si rialza sfasata di vent'anni chinandosi al ritmo con cui rivoltava patate nei solchi in cui stava scavando.

Il rude scarpone si adagiava sulla lama, facendo leva col manico all'interno del ginocchio, con gesto sicuro. Scovava le lunghe cime, infossava a fondo il bordo lucente per sparpagliare le patate novelle che raccoglievamo apprezzandone al tatto la fredda durezza.

Altro che, se sapeva maneggiare una vanga, proprio come suo padre. Mio nonno era in grado di estrarre più torba in un giorno di chiunque altro in tutta la torbiera di Toner. Una volta gli portai una bottiglia di latte tappata alla bell'e meglio con della carta. Dopo essersi raddrizzato per poterlo bere, si rimise subito ad incidere e a fendere con precisione la terra, gettandosi alle spalle zolle intere e continuando a scavare alla ricerca della torba buona. Scavando.

Mi ritornano in mente il freddo odore della terra da patate rimossa, la poltiglia e gli strati di torba umida, il rumore secco dei tagli inferti dal bordo della vanga che trapassava radici vive. Io, però, non ho vanghe per seguire le orme di uomini così.

Tra l'indice ed il pollice poggia la mia penna tozza. Io scaverò con questa.

*

Non so voi, ma se io scavo, quel che trovo sono sempre ricordi sghembi. Probabilmente so solo scavare di traverso e non ho abbastanza forza nelle braccia oppure continuo a scavare nella sola terra che io conosca, rossa e scarsa, nella quale, dopo il primo strato superficiale, si incontrano subito ammassi di rocce calcaree alternate a cavità, che costringono rispettivamente a procedere a zigzag e ad arrendersi di fronte ai vuoti. La scrittura mi aiuta a preservare alcuni ricordi, ma non la loro rispondenza al vero; la scrittura si limita a rivelarne, al più, la sghembitudine, in cui non sono che dei dettagli ad essere ingranditi a dismisura, compromettendo una corretta visione prospettica d'insieme. Come il ritratto di un volto cubista, che è molto realista, in fondo, in quanto fedele alle imperfezioni della memoria di una visione, che è fatta di carenze e di eccessi. A me pare.
Per non parlare di quando mi distraggo e scavo troppo vicino al burrone che sta in fondo al campo di segale. Se mi sbilancio, precipito e addio ricordi. Ché quando non si è più bambini, Holden non accorre in aiuto, ma resta immobile, se ci si sporge troppo sul precipizio, e ribadisce la propria inerzia nei confronti degli adulti con un deciso, beffardo gesto del braccio.

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