domenica 4 dicembre 2011

Stupidità e poesia

di Ban’ya Natsuishi, Direttore del Festival Internazionale della Poesia di Tokio
- Relazione per l'Incontro Mondiale dei Direttori dei Festival Internazionali di poesia a Medellín, 1° luglio 2011 (traduzione della traducción de Rafael Patiño) -

Dopo le recenti catastrofi in Giappone, un terremoto, uno tsunami e la conseguente esplosione di un reattore nucleare nel marzo del 2011, mi trovo a pensare alla condizione umana e alla sua stupidità; in primo luogo alla stupidità giapponese e poi, più in generale, alla stupidità dell'umanità. Nel corso di questi lunghi mesi, mi trovo ossessionato dall'idea della stupidità umana.

Dalla Seconda Guerra Mondiale, gli intellettuali francesi come Albert Camus e Jean-Paul Sartre, considerando la devastazione e le macerie dell'Europa generate dalla ferocità della guerra senza quartiere, concepirono una filosofia ed una letteratura concordi con l'irrazionalità e la stupidità, in mezzo all'umanità e alla natura. La filosofia che crearono fu l'esistenzialismo e in letteratura il teatro dell'assurdo e il romanzo dell'assurdo.

Uno dei miei primi haiku presenta paralleli con la posizione esistenziale dell'assurdità della condizione umana.

驢馬ノ耳ヘ駸駸トシテ嘔吐スベシ

Potrei vomitare
a tutto galoppo
nell'orecchio di un asino

(Ban’ya Natsuishi, Shinku-ritsu, 1987, Giappone)

Tra i disastri in Giappone del marzo del 2011, sebbene non abbia visitato la devastata regione nordorientale del mio paese, dove molte città e persone sono state semplicemente portate via dalla furia marina dello tsunami, non posso dimenticare le martellanti immagini del catastrofico percorso di distruzione dello tsunami nelle sgranate immagini in bianco e nero trasmesse dalla televisione. Ho scritto alcuni haiku basati sulla mia cruda risposta a questi eventi ed immagini.

すべてをなめる波の巨大な舌に愛なし

Disamore:
una gigantesca lingua di onde
che tutto lecca

誰も見つめられない津波に消された人たち

Gente ubriaca
dallo tsunami
tutti restano con gli occhi sbarrati

(Ginyu No. 50, Maggio 2011, Giappone)

Le immagini che ho visto dello tsunami confermavano, se ce ne fosse stato bisogno, che la natura è di una grandezza incommensurabile rispetto all'umanità ed esistenzialmente indifferente all'umanità. Per i molti mondi l'uomo non è nemmeno una formica. Non serve dire che il nostro amore per la natura è un'irrazionalità estrema. È un ridicolo od assurdo amore non ricambiato.

E, la domanda si pone da sola, specialmente per gli scrittori di haiku, possiamo veramente dire che la natura sia bella? Possiamo amarla senza dubbi? Possiamo continuare a contemplarla come "Madre Natura", come natura nutrice? Le risposte a queste domande possono essere trovate, ma queste risposte richiederebbero un ripensamento delle nostre idee mediocri e superficiali sulla natura che sono proliferate nell'haiku per secoli.

Mi sento come se stessi vivendo come un fantasma nell'area della capitale del Giappone, dove il danno materiale delle catastrofi multiple del marzo del 2011 è minimo. Quasi tutti gli edifici sono intatti. Non troviamo frammenti di vetro caduti dagli edifici, come immaginavo ci sarebbe successo dopo un gigantesco terremoto. Di fatto, si è ridotta solamente la frequenza dei treni, e dalle strade sono scomparse alcune luci. Ciò nonostante, le nostre strade sono comunque più illuminate delle strade europee. Onestamente, c'è stata solo qualche interruzione di corrente. Ho scritto un haiku per mettere in evidenza questi fatti:

極東の不夜城へ津波千年の怒り

Per un castello perpetuamente diurno nel remoto oriente
lo tsunami è una rabbia
di mille anni

(Ginyu N. 50, Maggio 2011, Giappone)

Per quel che riguarda la radioattività, la nostra situazione non ha eguali. La radioattività propagata potrebbe superare quella di Černobyl'. Fukushima è la nota capitale della radioattività. Sento che potrei esprimere una sincera ed umile apologia su questo fatto incredibile e ignominioso.

Il popolo giapponese sperimentò gli attacchi con la bomba atomica a Hiroshima e Nagasaki nel 1945. Sankichi Tōge, un poeta giapponese sopravvissuto alla bomba atomica di Hiroshima, concludeva la sua poesia "Fiamme" con questi versi:

1945, 6 agosto
まひるの中の真夜
人間が神に加えた
たしかな火刑。
この一夜
ひろしまの火光は
人類の寝床に映り
歴史はやがて
すべての神に似るものを
待ち伏せる

6 agosto 1945
mezzanotte a mezzogiorno in punto
senza dubbio un dio fu bruciato nel falò
dagli uomini
questa notte
fuochi di Hiroshima
si riflessero sul letto della razza umana
dopo la storia
imboscando
qualcuno somigliante a tutti gli dei

(Raccolta di poesie di Sankichi Tōge sulla bomba atomica, 2003, Giappone)

Questo “qualcuno somigliante a tutti gli dei” suggerisce la fine del mondo, almeno nel modo in cui lo intendevamo prima. Lo si trova anche nei caldi fuochi nucleari di Fukushima? Questi fuochi invisibili sono ora i sovrani della lunga storia del Giappone. Azzardo a dire che imboscare "qualcuno somigliante a tutti gli dei" rappresenta la stupidità del Giappone che ha permesso l'installazione di reattori nucleari degli Stati Uniti sulla sua terra pulita persino dopo aver sperimentato due volte l'indicibile orrore degli attacchi con la bomba atomica sulle nostre isole. In questo caso, il Giappone è al contempo responsabile e vittima, avendo dimenticato le sue orrende esperienze nucleari precedenti. L'oblio giace nel cuore della stupidità del Giappone.

Oltre alla stupidità giapponese, non posso esimere l'intera umanità e la sua stupidità, che ha fiducia sia nei reattori nucleari con potenziali incidenti incontrollabili sia, in modo decisivo, nelle armi nucleari.

Che può fare un uomo solo contro questa stupidità, questa insolenza nell'affrontare la ferocia? Come poeta di haiku, ho scritto questo a mo' di risposta:

愚かさや海岸の怪獣へ津波

Stupidità:
lo tsunami dirigendosi verso
un mostro sul litorale

(Ginyu No. 50, Maggio 2011, Giappone)

Mi chiedo se per caso non solo i giapponesi, ma tutti gli esseri umani siano soggetti alla stupidità. Posso rispondere sì o no, data la contigenza della saggezza umana.

In Giappone, proprio in questo momento, stiamo sperimentando un'altra forma di stupidità che pervade la televisione e la stampa giapponese. La copertura dei disastri del marzo del 2011 ha consentito di disinformare il pubblico, particolarmente sul collasso del reattore nucleare di Fukushima. Può essere il destino di qualsiasi mezzo di comunicazione di massa in qualsiasi paese, ma dal marzo del 2011 la copertura delle notizie giapponesi è giunta a compromettersi con gravi eccessi per nascondere la verità, ripetendo costantemente che "non esiste un problema, non c'è problema". Questa menzogna reiterata al pubblico non è scusabile ed è un altro esempio di stupidità.

La consequenza della menzogna ripetuta alla gente sulla situazione nel reattore nucleare di Fukushima ha rappresentato una perdita totale di credibilità delle notizie. La gente privata di verità è come i fantasmi, senza sostanza. Contrariamente alla situazione attuale, la poesia giapponese ha sempre creduto nella forza e nella verità delle parole. All'inizio del secolo X, un poeta tanka giapponese, Tsurayuki Ki no, apriva la sua prefazione di un'antologia tanka, compilata su ordine imperiale, “Kokin-waka-shu,” con una fiduciosa e suggestiva frase sulla naturalezza del linguaggio:

やまとうたは人の心を種として万の言の葉とぞなれりける。(中略)生きとし生けるものいづれか歌をよまざりける。

Il significato in italiano di questa citazione è che il cuore umano è il seme della poesia tanka giapponese, e da esso germinano numerose foglie: ogni creatura vivente, perché non compone una poesia?

Tsurayuki Ki no esprime qui le poetiche dell'animismo, abbastanza simili, a loro modo, alle credenze mantenute nel Sudamerica precolombiano. Per il giapponese, animali, piante e uomini erano egualmente immaginativi e creativi e vitali poeti fin dalla nascita. La poesia giapponese è stata fortemente collegata a tutti i poteri vivificanti del mondo naturale, fin dai suoi esordi. La poesia giapponese come espressione della verità del mondo è stata sempre considerata come uno degli aspetti più importanti del cosmo.

L'essenza della poesia giapponese è l'haiku. Il suo massimo capolavoro fu realizzato nel 1689 da Matsuo Bashō; in una poesia, Bashō canta un dinamico triangolo della natura. Ecco qui la poesia:

荒海や佐渡に横たふ天の河

Mare selvaggio -
sopra l'isola di Sado
si estende la Via Lattea

Questa poesia non è un mero paesaggio. Questa breve poesia crea una nebulosa verbale composta da tre elementi: mare, isola e via lattea. Gli uomini risiedono sull'isola. Per Bashō, la natura che circonda l'uomo è fonte di potere vitale e poetico, anche se non mostra ospitalità all'uomo. Bashō non fu un semplice ecologista; fu un animista con una comprensione profonda del cosmo instabile e dinamico.

Risulta molto facile dire ora che l'attuale stupidità dell'uomo del Giappone deriva da una perdita della coscienza della propria condizione animista. Questa perdita, che mette in evidenza la natura umana a spese della natura stessa, livella veramente l'attività umana e la trasforma in qualcosa di sprovvisto di sostanza e di connessione.

D'altra parte, qual è la principale ragione della stupidità dell'intera umanità? L'egocentrismo umano? L'ambizione umana? Lo zelo umano? La sua mera ignoranza?

Dopo aver assistito a molti festival internazionali di poesia, ho trovato che la tanto nominata civiltà umana e le nazioni sviluppate avevano perso la necessità della poesia e del suo potere. Non serve dire che non vengo in difesa del comunismo come un'alternativa, perché esso è molto spesso in relazione con la repressione e la delusione.

Tuttavia, nei tanto declamati paesi sviluppati e "liberi", la gente sembra essere separata dalla totalità e dalla pienezza della natura, al contempo umana e non umana.

In occasione di un invito a delle letture fatte all'Università Meiji a Tokio nel 2007, uno dei miei migliori amici d'oltremare, uno dei più eccelsi poeti lituani, Kornelius Platelis, ha segnalato un'osservazione estremamente interessante. Ha detto che durante l'occupazione sovietica in Lituania, la poesia era tutto per la gente che aveva resistito all'occupazione. Evidentemente, la poesia era molte cose per la gente: era poesia, era giornalismo, era gioia, era sfida, era pianto pieno. I libri di poesia si vendevano molto bene a quel tempo.

Dopo l'indipendenza di quel paese dalla dominazione sovietica, quell'indipendenza che aveva innescato il collasso dell'Unione Sovietica, la poesia perse importanza; fu vista come lo è in Occidente, in modo generale.

L'esempio precedente ci mostra che la poesia è il cuore essenziale di una cultura, e l'occidentalizzazione e il capitalismo pongono la poesia in una posizione secondaria nella cultura.

Platelis ha scritto un haiku molto istruttivo a riguardo:

Miškas skendi savy,
tik po storu ledu
upokšnis be garso alma.

Un bosco è naufragato in se stesso
mentre sotto un intenso gelo 
gocciolava un fiume.

森は重みで沈み
厚い氷の下
川はちょろちょろ流れる

(Ginyu N. 31, Luglio 2006, Giappone)

La poesia, evidentemente, incluso l'haiku, può essere "un fiume" sotto "un intenso gelo". Le nostre stupidità: personali, regionali, internazionali, sono "l'intenso gelo". La poesia non può superare le nostre stupidità, ma la poesia, ciò nonostante, continua ad accompagnare la vita.

Qualche poeta eccellente può non riuscire a sfuggire alla stupidità, però lui o lei può dar vita alla poesia come ad una sorgente. La sorgente può prosciugarsi, però continua a scorrere, anche se la terra si trasforma in un deserto.

Quando ero giovane ed avevo un futuro promettente, scrissi il seguente haiku:

未来より滝を吹き割る風来たる

Dal futuro 
arriva un vento
che nebulizza la cascata

Métropolitique, 1985, Giappone

La poesia come un'acqua raso terra può arrivare ad essere una cascata cosmogonica.

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