martedì 13 dicembre 2011

Il sarto di Ulm

Il 24 aprile del 1811, sul giornale Schwäbischer Merkur apparve questo annuncio:
Ulm, 24 aprile. [Nuova macchina volante.] Dopo un inenarrabile sforzo nello spazio di diversi mesi, con sacrificio di una cospicua somma di danaro e con applicazione di un indefesso studio della meccanica, il sottoscritto è riuscito ad inventare una macchina volante con cui qui tra qualche giorno effettuerà il suo primo tentativo, alla cui riuscita, rassicurato dal sostegno di diversi adepti, crede di non poter minimamente dubitare. A partire da oggi fino al giorno della prova, che sarà preventivamente annunciato con precisione assieme all'ora su queste pagine, la macchina è esposta alla visione e all'esame del pubblico qui nella sala della locanda Alla croce d'oro. - Berblinger.

Macchina volante
realizzata da Berblinger a Ulm
nel 1811
Vista di profilo
Vista in piano

Berblinger era il sarto di Ulm di cui scrisse Brecht. La storia di Berblinger è riportata con generosità su numerosi siti, giornalistici e non, di facile reperimento. Pare però che in Italia molti siano convinti, confondendo finzione poetica e storia, che Berblinger fallì il suo tentativo di volo nel 1592 e non nel 1811, che si sfracellò sul sagrato di una chiesa e non cadde invece - sbeffeggiato, ma incolume - nel Danubio e che lo fece in presenza e su provocazione di un vescovo e non su iniziativa personale ed alla presenza di un principe.
Per raccontare questa storia, e imprimerle, malgrado l’onesto riconoscimento delle sconfitte, il sigillo della speranza, Magri ha scelto di dare al libro il titolo di un celebre apologo di Brecht, evocato da Ingrao quando Occhetto nel novembre 1989 volle dissociare il Pci dal comunismo. Il sarto di Ulm era un artigiano che, nel 1592, si persuase di aver inventato un apparecchio con cui un essere umano poteva volare. Invitato malignamente dal vescovo della sua città a provarne l’efficacia, si lanciò nel vuoto dal piano più alto del palazzo e morì schiacciato sul selciato. Eppure, poco più di tre secoli dopo, l’essere umano sarebbe stato capace di volare. - Aldo Agosti, L'Indice dei Libri del Mesefebbraio 2010
Ma non si tratta di una autobiografia. La scelta di quel titolo non fu ne' casuale ne' senza un preciso significato: il celebre apologo di Brecht era stato evocato da Pietro Ingrao quando Achille Occhetto, nel novembre del 1989, volle 'dissociare' il Pci dal comunismo che stava crollando proprio in quelle settimane. Il sarto di Ulm era un artigiano di nome Albert Ludwig Beblinger che gia' nel 1592 sosteneva di aver inventato un apparecchio che permetteva ad ogni essere umano di volare. Il vescovo della citta' lo invito' a provare pubblicamente la sua scoperta lanciandosi dal campanile della citta'. Lo schianto fu mortale e il vescovo sentenzio': ''Mai l'uomo volera'''. L'apologo-titolo utilizzato da Magri per raccontare il contrastato amore con il comunismo era polemicamente chiaro dato che l'essere umano, tre secoli dopo l'avventura solitaria del sarto di Ulm, era riuscito a volare. - Paolo Cucchiarelli, Ansa, 29 novembre 2011
Il sarto di Ulm era un artigiano di nome Albert Ludwig Beblinger che gia' nel 1592 sosteneva di aver inventato un apparecchio che permetteva ad ogni essere umano di volare. Il vescovo della citta' lo invito' a provare pubblicamente la sua scoperta lanciandosi dal campanile della citta'. Lo schianto fu mortale e il vescovo sentenzio': "Mai l'uomo volerà". - Televideo RAI, 2011
Albert Ludwig Beblinger che già nel 1592 sosteneva di aver inventato un... - La Gazzetta del Mezzogiorno, 30 novembre 2011
ecc. ecc.

Ma dov'è finita la curiosità? Dov'è la voglia di chiedersi perché Brecht pensò ad un sarto di Ulm, perché nella poesia di Brecht il tentativo di volo ha luogo nel XVI secolo - e perché proprio nel 1592 - e perché lo scettico è un vescovo? O la voglia di vedere se a Ulm ci sia ancora qualche traccia del sarto? O anche solo quella di verificare l'ortografia di un nome e di distinguere accenti da apostrofi? Perché, se proprio la curiosità non c'è, non limitarsi alla sola poesia di Brecht senza usarla come se fosse un manuale di storia? So viele Fragen - scriveva Brecht in un'altra poesia.

A proposito di storia e di ignoranza: fino a ieri, 12 dicembre 2011, noto anniversario inutilmente commemorato, ignoravo che Carlo Azeglio Ciampi avesse fatto parte del SIM, sezione Zuretti, quella dedicata alla protezione di ferrovie, porti e impianti, ma poi, proprio ieri, verso le 8 di mattina, mi sono messa a leggere Il Noto servizio, Giulio Andreotti e il caso Moro di Aldo Giannuli, Tropea, 2011, e l'ho trovato in una riga verso il fondo di pagina 29, che ho riletto almeno quattro-cinque volte, prima di passare ad altri nomi che non mi hanno spinto a riletture, come ad esempio i nomi di Eugenio Cefis ed Edgardo Sogno Rata del Vallino.

Nipote - Nonno, è vero che sei stato nel SIM, che qualche anno prima era stato diretto da Roatta, tra i maggiori responsabili dei crimini commessi dall'esercito italiano di occupazione in Jugoslavia, quello che tra l'altro si era messo d'accordo con la Cagoule per assassinare i fratelli Rosselli?
Nonno - Ma io ero nella sezione Zuretti! I roattiani erano nella sezione Calderini, quella dedicata alle azioni offensive.
Nipote - Aaah, allora.

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