giovedì 21 aprile 2011

Verso il 25 Aprile

Si proporrebbe quasi l'abolizione di tutte le commemorazioni ufficiali connesse a quelli che si possono dire sacrifici umani. Questi sacrifici non tollerano, proprio in relazione ad una loro infinita "distanza dalla storia", che pure fondano (?), alcuna forma di avvicinamento o riavvicinamento per semplice via di commemorazione, tanto più se ritualizzata e ciclica (com'è ad esempio la festa della Liberazione, il 25 Aprile, in Italia).
Andrea Zanzotto, Idioma

Trissotin:
Vous avez le tour libre, et le beau choix des mots.
Vadius:
On voit partout chez vous l'ithos et le pathos.
(MOLIÈRE; Les femmes savantes)


Nel tempo quando avevo i sentimenti,
            da cui nessuna forza poteva ripararmi
            nessun noa né tabu

il 25 aprile andando per i cippi
dei caduti, come per le stazioni di un calvario,
sopraffatto tremavo, e poi dalla piccola compagnia mi defilavo
                            come in una profonda definitiva pioggia.
Il vostro perire - nel sacro della primavera -
mi sembrava la radice stessa di ogni sacro.
Anche se per voi, certo, non lo era.
Anche se eravate scomparsi una sera
presi da batticuore, ormai rimossi da impatti col vivente
proprio per l'essere stati fino-al-picco del vivere.
Io no. Scrivevo in quegli anni entro gli annali della mia morte,
deliravo sul verde delle piante, sulla beltà,
senza perdonarmi ignoravo, quasi, ogni assenza
                   e svanimento con me, nella mia omertà.
Ora mi pare di vedere, con onesta ebetudine
e insipidire dei sentimenti, il tradirsi
di tutto in molte friabili forme
senza arrivare a un niente veramente accettabile,
                    reo totale come si vorrebbe;
                  
                    e l'adombrarsi di ora in ora
mi pare una fatata legge, con una sua eleganza,
                    e il silenzio non dista dal grido -
  piamente connessi chi sa dove
  entro la tresca fuggente di questi prati e forre. Ma:
                  lo sterminio è ovunque e sempre in atto
mai c'è stato armistizio dopo l'eroica emergenza
                  e la morte-di-paglia si fa di gran lunga più orribile
                        che quella per piombo nel tempo sadico/mitico.

Allora: vedere senza battere ciglio, come al frullare
dello sgricciolo nulla batte ciglio
tra gli spogli cespugli del clivo di Carbonera.
È questa dunque la saggezza perversa della sera?
È questa la congiunzione alla sapienza,
la farneticata ieri come vera
           congiunzione al coraggio?
Ora, compagni, amici, né-amici, né-compagni -
dèi per me malgrado voi stessi -
avvicinandomi per cumulo di età
                   e per corrosione a quel punto
in cui voi foste allora -
mi riconduco, osando muto, ad allora, per voi;
e sono partecipe, finalmente, delle azioni
da cui mi distoglieva il deliquio amoroso e pauroso
anche se in esse ero travolto.                       Mi pare.

.......................................

Mi pare, e con mano assisto la tenerezza e il profumo
non ancora del tutto spento,
e i tracciati dei viottoli i fogliami e i filamenti vitali;
con mano assodo i pregi dell'essere vissuto,
                                 e passato a un millimetro da dove
                     la selva e il vostro sangue
si sfiniscono, incespicano, sputati fuori mano.

Ma se ancora si gira per i cippi
                            - emersi a picco -
                            - nel sacro della primavera -
su cui segni scivolano immolati
al rituale autovomitarsi di ogni storia
al non-farsi-capire di ogni ammicco,
allo sbrindellarsi del tessuto di comuni allusioni,
mi ribello, ribelle come voi allora,
e mi traluce bruciando un disincarnamento di me, del mondo,
mi s'impone un giusto adorare penando
un giusto richiamarsi all'obbligo
di ethos e pathos anche se i più arcanamente sfigurati
un giusto bestemmiare moduli e ragioni, nel furore
di un pianto che l'archiatra sommo dirà causato
dal remoto, dal lontano, dall'-alto-dei-cieli, dal vietato
ad ogni aggancio - mera verberazione
fustigazione compiuta a mio danno da falsi paesaggi
                                                   interni ed esterni
o semplicemente «da stanchezza, da insonnia».
                        E, sono pronto, insonnia
fuoco e parto che non si rilassa, intrigoso braciere.
Ecco, capisco che la praxis la poiesis adescano solo poche cose
quando vedo i vostri nomi
nemmeno sforzarsi più di galleggiare sulla pietra
e voi non siete più qui, né altrove; noi v'inseguiamo
lungo il falso itinerario dei cippi, sudando, o sotto i rovesci della pioggia
                        delle memorie, delle folate eroiche;
         se nemmeno in questo-qualche-modo siete ormai stati,
                        nemmeno, ora, noi, siamo, qui.
Allora soltanto se un'insonnia
bestemmiante braciere ripeterà i vostri nomi
                        nei luoghi dell'insonnia, della pretesa
Ecco queste sono le pretese dell'insonnia
anche questo pretendere di darne interpretazioni
                        ithos                          pathos
                        bestemmiarono i cespugli sommessamente
                        cippi           hipnos                        pretendere

.......................................

Per me il buon calore e il tanto latte dei sentimenti
Ebbe sempre nel fondo un elemento di nera esaltazione.
Erano ferite dentro le colline
Nei fianchi giovani e amorosamente annosi del folto;
e io le vedevo e amavo
cercavo di sopperire a quanto esse esigevano.
In quel mio remoto
smontare e rimontare oggettini – da
fanciullo iracondo, implacabile –
voi che innocenti come guizzi di ruscello
come stellari girini svaniste nel sangue,
ora entrate – o eravate già entrati allora?
E, non so come, fate vostro quel ch’era mia turpe sacralità,
lo portate sensuato e senziente
                nel vostro assoluto assolvimento
                in ciò che punta i piedi seppur
                senza più rendersene conto
                non culla non tomba non segno
                e neppur scoppiettare maligno d’insonnie/sogni
                (ithos)                                      (pathos)

Andrea Zanzotto, Idioma, Mondadori 1986

*

Elezioni politiche del 2008 - Senato - Comune di Pieve di Soligo


Affluenza: 82.85%


Lega Nord: 34.3%
Il Popolo della Libertà: 28.4%
Partito Democratico: 18.8%
Unione di Centro: 5.0%
Di Pietro Italia dei Valori: 4.4%
La Destra - Fiamma Tricolore: 2.9%
Altri: 2.74%
Liga Veneta Repubblica: 1.7%
La Sinistra L'Arcobaleno: 1.4%


Silvio Berlusconi: 2121 (Lega Nord), 1760 (Il Popolo della Libertà) = 3881 (62.77%)
Walter Veltroni: 1164 (Partito Democratico), 277 (Di Pietro Italia dei Valori) = 1441 (23.31%)
Pier Ferdinando Casini: 310 (Unione di Centro)
Daniela Garnero Santanché: 181 (La Destra - Fiamma Tricolore)
Giorgio Vido: 110 (Liga Veneta Repubblica)
Fausto Bertinotti: 91 (La Sinistra L'Arcobaleno)
Enrico Boselli: 35 (Partito Socialista)
Stefano Montanari: 30 (Per il Bene Comune)
Roberto Fiore: 23 (Forza Nuova)
Sergio Riboldi: 21 (M.E.D.A)
Marco Ferrando: 19 (Partito Comunista dei Lavoratori)
Flavia D'Angeli: 17 (Sinistra Critica)
Stefano De Luca: 14 (Partito Liberale Italiano)
Carlo Covi: 10 (L'Intesa Veneta)


Ministero dell'InternoIl Sole 24 Ore

18 aprile 1948, Senato, Collegio Vittorio Veneto - Montebelluna
25 maggio 1958, Senato, Collegio Vittorio Veneto - Montebelluna
19 maggio 1968, Senato, Collegio Vittorio Veneto - Montebelluna
3 giugno 1979, Senato, Collegio Vittorio Veneto - Montebelluna
5 aprile 1992, Senato, Collegio Vittorio Veneto - Montebelluna
13 maggio 2001, Senato, Collegio Vittorio Veneto, Comune Pieve di Soligo

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