domenica 13 dicembre 2009

Nora

Chi sono? Una donna, di notte alla macchina da scrivere, nella piccola cucina di un appartamento condominiale alla periferia di Bucarest. I vicini mi salutano perché qualche volta mi vedono in televisione, dove provo cappelli e leggo poesie che suonano bene, ma sono purtroppo incomprensibili. Mi meraviglio di non sembrare loro ridicola - ho dimenticato di accennare che ho 75 anni e scrivo solo sull'amore.
Nora Iuga, 2006 (da qua)


Un cappello (uncristian)


Un altro cappello (old.culturescapes.ch)

Si presenta così:
Sono poetessa, sono Nora Iuga. Ciao.
Bene, ragazzi, a me m'ha influenzata il surrealismo. E sono appartenuta ad un movimento in Romania che seguiva l'onirismo, l'estetica del sogno. Durò tre anni e lo proibirono.
Il mio primo libro, Non sono colpevole, pubblicato nel 1968, fu censurato per otto anni. (No, non era poesia politica,) era poesia erotica. Lo censurarono perché erano poesie che contenevano un erotismo delicato e poteva influire negativamente sulla gioventù rumena.
Prendere vodka mi ispira.
Da qui.
Da un'intervista:
Avevo già 37 anni quando ho debuttato, parecchi per una poetessa, e ho pubblicato il mio primo libro, che ha avuto molto successo, e dopo due anni è uscito il secondo: è "Gefangen im Kreis", il secondo libro. E poi, a quarant'anni, mi sono improvvisamente vista in una lista di venti scrittori cui era stato vietato di pubblicare: non potevano più pubblicare, nemmeno una riga, niente, da nessuna parte.
Pausa

Ogni sera, da brava a fianco della mia sedia, sta una tale aspettativa e fissa la porta.
Penso rivoglia indietro il mio giocattolo, per distruggerci un po'.
Forse proprio ora suona al campanello e attraverso lo spioncino nella porta si vede una pausa grande, bianca.
Ma dove ho messo tutti questi omicidi? In quali quaderni mai?
Sono felice perché i giovani poeti e scrittori rumeni non si interessano affatto di politica. Non ne vogliono più sapere di politica, e soprattutto non vogliono più ricordarsi di quello che era prima. Vogliamo finalmente essere liberi ed essere normali. Dobbiamo rimetterci in salute. Se ora vivo costantemente con questa ossessione, quanto male abbiamo vissuto allora, e com'era, e la Securitate, e la censura, ecc., allora non possiamo più liberarci di questo incubo.
Avevo un nonno ungherese e una nonna serba,
un nonno tedesco, Heinrich Schmidt,
che era nato a Monaco, e una nonna greca,
che era di Salonicco, di origine.
A casa nostra non c'erano giornali.
Credo che l'ultima parola che ho imparato
sia stata la parola: "politica".
All'inizio ho fatto poesia e dopo alcuni anni ho iniziato a tradurre. Quindi questo rapporto tra due lingue è un rapporto molto intimo, come un amore. Scrivo diversamente, da quando traduco.
Tra le varie opere tradotte: Il tamburo di latta di Günter Grass, La pianista di Elfriede Jelinek e testi di Christian Haller e di Aglaja Veteranyi.

Questi giovani magri,
che mi assomigliano tutti,
mio marito
e il venditore di limoni
e il musicista,
l'autista,
questi begli scheletri
con dei fiori nelle articolazioni
schiantati sotto il carico
dei cigni che cantano alle loro spalle
e come si genuflettono di sera
prima di battere la croce
sulla mia pancia
e di scivolare nel mare
come lunghi pesci gialli
come le foglie della luna
del mondo
si allontana su di me
e non sposta niente nella mia luce.

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