sabato 20 ottobre 2012

Hier in Frankreich

Hier in Frankreich ist mir gleich nach meiner Ankunft in Paris mein deutscher Name »Heinrich« in »Henri« übersetzt worden, und ich mußte mich darin schicken und auch endlich hierzulande selbst so nennen, da das Wort Heinrich dem französischen Ohr nicht zusagte und überhaupt die Franzosen sich alle Dinge in der Welt recht bequem machen. Auch den Namen »Henri Heine« haben sie nie recht aussprechen können, und bei den meisten heiße ich Mr. Enri Enn; von vielen wird dieses in ein Enrienne zusammengezogen, und einige nannten mich Mr. Un rien.
Das schadet mir in mancherlei literarischer Beziehung, gewährt aber auch wieder einigen Vorteil. Z. B. unter meinen edlen Landsleuten, welche nach Paris kommen, sind manche, die mich hier gern verlästern möchten, aber da sie immer meinen Namen deutsch aussprechen, so kommt es den Franzosen nicht in den Sinn, daß der Bösewicht und Unschuldbrunnenvergifter, über den so schrecklich geschimpft ward, kein anderer als ihr Freund Monsieur Enrienne sei, und jene edlen Seelen haben vergebens ihrem Tugendeifer die Zügel schießen lassen; die Franzosen wissen nicht, daß von mir die Rede ist, und die transrhenanische Tugend hat vergebens alle Bolzen der Verleumdung abgeschossen.
Es hat aber, wie gesagt, etwas Mißliches, wenn man unsern Namen schlecht ausspricht. Es gibt Menschen, die in solchen Fällen eine große Empfindlichkeit an den Tagen legen. Ich machte mir mal den Spaß, den alten Cherubini zu befragen, ob es wahr sei, daß der Kaiser Napoleon seinen Namen immer wie Scherubini und nicht wie Kerubini ausgesprochen, obgleich der Kaiser des Italienischen genugsam kundig war, um zu wissen, wo das italienische ch wie ein que oder k ausgesprochen wird. Bei dieser Anfrage expektorierte sich der alte Maestro mit höchst komischer Wut.
Ich habe dergleichen nie empfunden.
Heinrich, Harry, Henry – alle diese Namen klingen gut, wenn sie von schönen Lippen gleiten. Am besten freilich klingt Signor Enrico. So hieß ich in jenen hellblauen, mit großen silbernen Sternen gestickten Sommernächten jenes edlen und unglücklichen Landes, das die Heimat der Schönheit ist und Raffael Sanzio von Urbino, Joachimo Rossini und die Principessa Cristina Belgiojoso hervorgebracht hat.
Da mein körperlicher Zustand mir alle Hoffnung raubt, jemals wieder in der Gesellschaft zu leben, und letztere wirklich nicht mehr für mich existiert, so habe ich auch die Fessel jener persönlichen Eitelkeit abgestreift die jeden behaftet, der unter den Menschen, in der sogenannten Welt sich herumtreiben muß.

Heinrich Heine, Memoiren, Kapitel 6.


Qui in Francia, subito dopo il mio arrivo a Parigi, il mio nome tedesco »Heinrich« è stato tradotto in »Henri« e ho dovuto adattarmici e alla fine chiamarmi io stesso così, da queste parti, visto che la parola Heinrich non si confaceva ad orecchie francesi e in generale i francesi conformano a sé tutte le cose dell'universo. Non sono mai riusciti a pronunciare bene nemmeno il nome »Henri Heine« e, per la maggior parte delle persone, mi chiamo Mr. Enri Enn, da molti contratto in un Enrienne, che talvolta finisce col diventare Mr. Un rien.
La cosa mi danneggia in qualche misura sotto l'aspetto letterario, ma comporta anche alcuni vantaggi. Per es., tra i miei connazionali nobili che vengono a Parigi, ve ne sono alcuni cui piace calunniarmi, ma siccome pronunciano sempre il mio nome alla tedesca, ai francesi non passa per l'anticamera del cervello che il furfante e l'avvelenatore dei pozzi dell'innocenza contro cui inveiscono con tanta veemenza non sia nessun altro che il loro amico Monsieur Enrienne, ma quelle anime nobili hanno dato invano la stura al loro zelo virtuoso: i francesi non sanno che si parla di me e la virtù transrenana ha scoccato invano tutte le frecce della calunnia.
Però, come detto, c'è qualcosa di spiacevole nel sentire pronunciare male il proprio nome. Ci sono persone che in tali casi sono estremamente suscettibili. Mi sono tolto lo sfizio di chiedere al vecchio Cherubini se fosse vero che l'imperatore Napoleone pronunciava sempre il suo nome Scerubini e non Kerubini, nonostante l'imperatore conoscesse abbastanza l'italiano da sapere in quali casi il ci-acca italiano si pronunci que o k. A questa domanda il vecchio Maestro espettorò con massima bizzarra stizza.
Io non ho mai avuto la medesima percezione.
Heinrich, Harry, Henry – tutti questi nomi suonano bene quando vengono emessi da belle labbra. Naturalmente, meglio di tutti suona "Signor Enrico". Così mi chiamavo nelle notti estive azzurre impreziosite da grandi stelle d'argento di quel nobile e sventurato paese che è il paese natale della bellezza e ha prodotto Raffaello, Gioachino Rossini e la principessa Cristina Trivulzio di Belgiojoso.
Siccome il mio stato fisico mi toglie ogni minima speranza di rivivere in società, e la società in realtà per me non esiste più, mi sono liberato dalle pastoie della vanità che affligge chiunque, tra gli uomini, si trovi a vagare nel cosiddetto mondo.
 
Cfr., volendo.
Chérubini, sempre volendo.

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