Trente minutes
C'est tout dire
C'est tout dire
La pointeuse est évidemment avant ou après le vestiaire
Suivant que l'on quitte ou prenne son poste
C'est-à-dire
Au moins quatre minutes de perdues
En se changeant au plus vite
Le temps d'aller dans la salle commune chercher un café
Les couloirs les escaliers qui ne semblent jamais en finir
Le temps perdu
Cher Marcel je l'ai trouvé celui que tu recherchais
Viens à l'usine je te montrerai vite fait
Le temps perdu
Tu n'auras plus besoin d'en tartiner autant
Joseph Ponthus
À la ligne
Feuillets d'usine, 2019
Trenta minuti
Non serve dire altro
Il cartellino si timbra ovviamente prima o dopo lo spogliatoio
A seconda che si finisca o si cominci il proprio turno
Cioè
Almeno quattro minuti sprecati
Cambiandosi il più rapidamente possibile
È ora di andare nella sala comune a prendere un caffè
I corridoi, le scale che sembrano non finire mai
Il tempo perduto
Caro Marcel, l'ho trovato, quello che stavi cercando
Vieni in fabbrica, ti mostrerò in un attimo
Il tempo perduto
Non avrai più bisogno di dilungarti tanto
Alla linea (di produzione, dietro cui, volendo, si nascondono anche "a capo" et "con la lenza"), di cui quello sopra è un estratto, selezionato con molta difficoltà, sulla pausa lavoro, è un poema in prosa, un omaggio ad una classe che si dice non esistere più, privo di punteggiatura, che pure non esiste più in molti dei testi che ci si scambia nel quotidiano, la storia di un operaio interinale in una fabbrica di conservazione del pesce e in un mattatoio, quale Ponthus diventò per amore, in assenza, in Bretagna, di alternative migliori nonostante la sua formazione ed esperienza di educatore sociale, un operaio sfiancato fisicamente ma resistente intellettualmente grazie ad Apollinaire, Aragon, Cendrars, Dumas, ma anche Trenet e molti altri ricordi-salvagenti, che niente hanno potuto fare contro la malattia che se l'è portato via a 42 anni. Questo è un punto messo malvolentieri.