proto taky básník Bondy mi říkal, že pravá poezie musí bejt zraňující, jako byste si zapomenuli žiletku v kapesníku a při smrkání jste si pořezali nos, proto pořádná knížka není pro to, aby čtenář lip usnul, ale vyskočil z postele a rovnou v podvlíkačkách běžel panu spisovateli naplácat držku
(è per questo che il poeta Bondy mi diceva che la vera poesia deve fare male, come se si fosse dimenticata una lama di rasoio avvolta nel proprio fazzoletto e, soffiandosi il naso, ci si tagliasse, perché un buon libro non è fatto per addormentare il lettore, ma perché salti giù dal letto in mutande e corra a far saltare le cervella all'autore)
Cfr. Kafka, volendo.
Cfr. Kafka, volendo.
ten svět je pořád krásnej, ne že by byl, ale jak já ho vidím, tak jak ho viděl ve filmu Puškin, chudáka předčasně trefili do hlavy a bylo po něm, z dírky od revolveru mu tekly poslední básničky, už podle fotografie jsem soudil, že Puškin patřil k evropský renesanci
(il mondo è sempre bello, non perché lo sia veramente, ma perché la vedo così, come la vede Puškin nel film, povero Puškin, è morto prematuramente colpito da un proiettile in testa ed era finita, le sue ultime poesie scorrevano attraverso questo foro che aveva fatto il revolver, basta guardare la sua foto per capire che Puškin apparteneva al Rinascimento europeo)
Da Bohumil Hrabal, Taneční hodiny pro starší a pokročilé, naturalmente, con tutte le incertezze del caso, per il tramite di Cours de dance pour adultes et élèves avancés, tradotto dal ceco da François Kérel, Gallimard 2011, nella cui quarta di copertina si possono trovare le coordinate necessarie perché il lettore francese si possa orientare al meglio prima ancora di avviare la lettura del romanzo: "Il ridicolo e il tragico, l'osceno e l'eroico sono inestricabilmente mescolati in questo testo che Céline non rinnegherebbe e che serve da constatazione di fallimento delle dottrine e dei sistemi". Il lettore francese sembra in effetti correre continuamente il rischio di smarrirsi, ma gli editori gli vengono sempre in soccorso, preferibilmente fin dalla quarta di copertina: nella quarta di copertina de Le Village di Bunin (cit.), ad esempio, si legge "Ha suscitato grandi ammirazioni come quella di André Gide che ha visto in questo libro "l'opera più potente della letteratura russa del XX secolo"" e, in bella evidenza, addirittura nella fascetta editoriale del romanzo di Ferenc Karinthy, Épépé, Denoël & d’ailleurs, 2005, gli si dice: "Quello che mi sembra assolutamente certo, è che Perec avrebbe adorato questo libro. Emmanuel Carrère". La stampella editoriale non risparmia il lettore di quotidiani: nell'articolo dedicato da Le Monde alle commemorazioni italiane per il 150° anniversario dell'unità d'Italia, si faceva riferimento all'inno di Mameli chiamandolo "la Marseillaise italienne". Potrei continuare, naturalmente, ma questo mi sembra sufficiente per cacciarmi dalla testa l'immagine di Puškin morente.
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