sabato 22 marzo 2014

Sbagazzo

La stua in mezo
e in suso el tubo a ziga-zaga;
la bonagràzia, soto
l'orològio, imbriaga;

Marì, co' la scansia
de spècio drio e i colori
de tute le botìglie;
'n un canton do aventori.

Semo qua a gala: stua,
bonagràzia, Marì
che ridi co' la boca
rossa, qu'i due, mi.

Taca garbin, e 'dosso
'sto tocheto de mondo
'riva un'ondada e,
bona note, tuto va in fondo. 

Virgilio Giotti

 
Marì: la siora Maria del bar di via Ginnastica 31 in cui, negli anni '40, si trovavano regolarmente Giotti, Saba, Stuparich, Pittoni, Perpich e Milcovich.

Cfr. un'altra fine del mondo, volendo.

martedì 18 marzo 2014

Gli strappi e i fiori della memoria

Un cudiruss a la matina ciara,
nel sifulà fra i sces e 'l nàss del sû..
Me canta el cudiruss, me lüs la ciara
e mi me bràscia el tremà del mund..
'Na lüs de aqua la me porta a l'aqua
che süga el piang e me s'ciariss el fund
di strèpp de memoria e di savur,
e quel bel fiur de l'àrbur che me ciama

Franco Loi, Amur del temp, Crocetti 1999


Il codirosso

Per Franco Loi

Dopo che ho chiuso il libro
mi è rimasto in testa un codirosso:
dalle bacche e dai fiori della memoria
si è aperto un suo sentiero di canto
fino a forare un'aria trasparente d'aprile,
ferma nel mio ricordare;
e dopo il codirosso, sulla punta di nuvole
scritte in silenzio, si sono aperte voci di bambini
e tutta la luce dell'estate ne riempiva le bocche,
e dopo un torrente e un greto mi sono venuti in mente
un torrente d'acqua scarsa ma non tanto
da scoprirne il fondo e non chiamarci a confidenza;
poi sono apparse interminabili veglie,
tre, quattro di noi giocavano all'alfabeto muto
nella medesima luce che faceva più aspre
le facce delle beghine.
Anche mio padre mi è venuto incontro,
asciugandosi le mani con uno straccio sporco
e altre cose che non ti dico sono apparse
perché le cose dette figliano le cose non dette
e le cose non dette figliano quelle dette,
così non si sa se il codirosso di oggi
sia lo stesso che tornerà a svegliarmi domani
né se domani torneranno le cose di adesso,
mentre penso a come la vita e il suo contrario
stiano vicine sui palmi delle parole ben scritte
più di quanto stiano stretti i pulcini che ho visto sui miei
quando ho letto del tuo codirosso.

Pierluigi Cappello, Azzurro elementare, Rizzoli 2013

P.S. Se internet contenesse davvero quello che conta, avrei potuto riportare la poesia cui probabilmente si riferisce effettivamente Cappello, che si trova in Verna, che non ho. Ne ho un solo brandello, quello che sono riuscita a strappare a Google books, con molti più sforzi di quelli prodotti da Putin per annettersi la Crimea:

o 'l murnirö che nass dai bucch de latt.
Ch'insci se dìs d'un can tacchent a 'n can,
d'un tus cun la sua tusa, giuin, un fiur,
se dìs de quel vardàss sensa duman,
de la speransa che den' la nott la curr.

Ma chi che le cunuss? Chi sa de lü?
Nient nüm ne sèmm del bèll e veretâ,
nient sa la lüs de l'umbra e de la lüs
nissün sculta la müseca.. El m'à parlâ?
El canta de nascost, tra 'l sangh büjent,
te porta via nel vent quan' l'è passâ.
Ché l'è nel tas che durda, un mujment
nel vöj de terra, nel mör de la citâ,
tra 'l fum che fa cruser e quel müt sent
de l'òm che sculta la vus che l'à insugnâ.


o il codirosso che nasce dalle bocche di latte. Ché così si dice d'un cane incollato a un cane, d'un ragazzo con la sua ragazza, giovane, un fiore, si dice di quel guardare senza avvenire, della speranza che dentro la notte corre. Ma chi lo conosce? Chi sa di lui? Niente noi sappiamo della bellezza e della verità, niente sa la luce dell'ombra e della luce, nessuno ascolta la musica.. Mi ha parlato? Canta di nascosto, tra il sangue bollente, ti porta via nel vento quando è passato. Ché è nel tacere che trutila, un movimento nel vuoto della terra, nel morire della città, tra il fumo che fa crociere e quel muto sentire dell'uomo che ascolta la voce che ha sognato.

lunedì 17 marzo 2014

Presentazione del candidato inesistente

Buongiorno.
Mi chiamo Ernesto, non sono nuovo e sto pure invecchiando. Marisa si è stufata di me. Io invece le voglio ancora bene. Non ho figli. Non ho neanche animali domestici. Ne ho avuto uno: si chiamava Bebi ed era un bassotto. 
Non ho idee nuove, ho solo qualche idea assimilata e sviluppata un po' negli anni. Nella mia famiglia, mio nonno è stato il solo ad avere idee nuove per questo paese. Era azionista. Il PdA è morto a ragione, a detta di molti, perché da molti era considerato elitario (alcuni lo dicono ancora ed altro non sanno aggiungere): mio nonno non lo era.
Non posso cambiare tutto. Anzi, non posso promettere proprio niente. Posso dare il mio contributo, però, se sarò eletto.
Certe cose non andrebbero cambiate. La repubblica parlamentare, per esempio. Altre sì: l'Unione Europea, la cooperazione con gli stati del Mediterraneo, l'accoglienza dello straniero, le condizioni dei carcerati, l'istruzione degli ultimi della classe, la tutela di ogni minoranza (i primi della classe e la maggioranza si possono entrambi difendere da sé), la promozione della ricerca in ogni campo del sapere, il rapporto tra lo Stato ed il cittadino, per migliorare il quale entrambi dovrebbero rimettersi in discussione, e la lingua delle leggi, per fare degli altri esempi.
So abbastanza bene cos'è un bilancio. So anche distinguere un diritto da un privilegio, una licenza dalla libertà, un paesaggio bello da un frullato di case e centri commerciali versato su una pianura o in una valle da una mano maldestra.
È un piccolo paese, il nostro, che non crea sostanzialmente nulla di originale e benefico per le persone presenti e per quelle a venire. Almeno per questo motivo non sarebbe adatto alle fanfaronate, almeno teoricamente.
A dire il vero, mi vergogno a candidarmi. Votate per qualcun altro.
Arrivederci.

mercoledì 5 marzo 2014

Wenn man doch ein Indianer wäre

Wenn man doch ein Indianer wäre, gleich bereit, und auf dem rennenden Pferde, schief in der Luft, immer wieder kurz erzitterte über dem zitternden Boden, bis man die Sporen ließ, denn es gab keine Sporen, bis man die Zügel wegwarf, denn es gab keine Zügel, und kaum das Land vor sich als glatt gemähte Heide sah, schon ohne Pferdehals und Pferdekopf.


Se almeno fossimo indiani, scattanti sull'istante e, sul cavallo in corsa, sghembi nell'aria, continuassimo ad essere scossi da brevi tremiti sul terreno tremante, finché non lasciassimo gli speroni, perché speroni non c'erano, finché non gettassimo via le redini, perché redini non c'erano, e vedessimo a malapena la terra davanti a noi come una prateria falciata rasa rasa, con il collo e la testa del cavallo già svaniti.

martedì 4 marzo 2014

Il ratto di Europa

Sono molti, i rapitori di Europa, anche se non hanno le fattezze di una divinità greca metamorfosizzatasi in toro bianco. Lo sono i responsabili della sua attuale pochezza. Lo sono i suoi avversari tout court. Lo sono anche coloro che si accontentano di quel che è, un esperimento a metà.
Tra i candidati alla presidenza della Commissione finora ufficializzati, mi sembra che solo due abbiano intenzione di non portarcela via, ma anzi, di volerne di più, o almeno di volerla diversa, e in ogni caso di non rinunciare al suo progetto e al suo miglioramento: Tsipras e Verhofstadt. Il primo parte da sinistra, ma è più moderato di quanto sembri. Il secondo parte da destra, ma sta da tempo virando a sinistra ed è molto meno moderato di quanto fosse al tempo in cui ricopriva la carica di primo ministro in Belgio. Sono candidature di minoranza, ma entrambe suscitano il mio interesse e la mia benevolenza, in un paesaggio politico altrimenti soffocato dai difensori degli stati nazione o addirittura di regioni nazione (che si tratti di antieuropeisti o di moderati e conservatori disposti a continuare a procedere in base agli interessi e alle decisioni di 28 stati e non di un'unica entità, non conta poi molto, ai fini degli effetti economici e sociali: è solo la dimensione dell'orticello, che cambia). Non riesco, al momento, a decidermi per l'uno o per l'altro. Dipenderà molto dai candidati delle liste che li sosterranno nei diversi paesi, immagino. Al momento, vista la modalità con cui alcuni italiani si candidano in favore di Tsipras annunciando fin d'ora la rinuncia al posto di parlamentare a favore di terzi che per ora ignoro, è Verhofstadt per cui propendo di più. Tuttavia, la propensione cambia immediatamente di verso e si dirige verso il greco - esponente tra l'altro di una nazione che sarebbe bello contribuisse alla realizzazione di un nuovo progetto europeo - se guardo la composizione del gruppo ALDE attualmente costituito in seno al parlamento europeo, specialmente quella delle compagini francese (Modem), tedesca (FDP) ed italiana (tutti IDV!)
È un ratto, un rapimento, un furto di portata colossale, anche se non come quello raccontato da Manganelli in un suo piccolo romanzo fiume che mi dà però la medesima sensazione di smarrimento impotenza dispiacere e pure scorno che provo per l'Europa di oggi. Fuori il nome di chi è uscito di casa solo per acquistare del dopobarba.

*

Uscendo da un negozio nel quale si era recato per acquistare un dopobarba, un signore di mezza età, serio e tranquillo, si accorse che gli avevano rubato l'Universo. Al posto dell'Universo c'era solo una polverina grigia, la città era scomparsa, scomparso il sole, nessun rumore veniva da quella polvere apparentemente del tutto abituata al proprio mestiere di polvere. Il signore era di natura calma, e non trovò fosse il caso di fare una scenata; era accaduto un furto, un furto più grande del consueto, ma pur sempre un furto. Il signore era infatti convinto che qualcuno avesse rubato l'Universo approfittando del momento in cui egli era entrato nel negozio. Non che l'Universo fosse suo, ma egli, in quanto nato e vivo, aveva un certo diritto di usarlo. In realtà, entrando nel negozio, egli aveva lasciato fuori l'Universo, senza applicare l'antifurto, che non usava mai, per le dimensioni enormi che lo rendevano di uso impratico. Malgrado la sua severità con se stesso, egli non si sentiva colpevole di scarsa vigilanza, di incautela; sapeva di vivere in una città molestata da una malavita tracotante, ma un furto di Universo non si era mai verificato. Il signore calmo si voltò, e come prevedeva, anche il negozio era scomparso. Dunque, non era improbabile che i ladri fossero ancora non troppo lontani. Tuttavia egli si sentiva impotente e lievemente seccato; un ladro che ruba tutto, compreso tutti i commissari di polizia e tutti i vigili urbani, è un ladro che si mette in una posizione di privilegio che di regola non spetta ad un ladro; il signore, sebbene calmo, provava quello stato d'animo che spinge molti signori a scrivere lettere ai direttori di giornali; e se ci fossero stati giornali, forse l'avrebbe fatto. Allo stesso modo, se ci fosse stato un commissariato, avrebbe fatto un esposto, precisando che l'Universo non era suo, ma che lo usava quotidianamente, dal momento della nascita, in modo attento e sobrio, senza esser mai stato richiamato all'ordine dalle autorità. Ma commissariati non ce n'erano, e il signore si sentì imbarazzato, giocato, battuto. Si stava domandando che mai avrebbe dovuto fare, quando, inequivocabilmente, qualcuno lo toccò sulla spalla, pianamente, per chiamarlo.

Giorgio Manganelli, Centuria: cento piccoli romanzi fiume, Adelphi


domenica 2 marzo 2014

Ansichtskarte/Cartolina

Bavorský les. Javorská jezero s restaurací
Stempel Spitzberg/Böhmerwald, 18.9.08

Herrn Max Brod Prag Schalengasse 1

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Mein lieber Max,

ich sitze unter dem Verandendach, vorn will es zu regnen anfangen, die Füße schütze ich, indem ich sie von dem kalten Ziegelboden auf eine Tischleiste setze und nur die Hände gebe ich preis, indem ich schreibe. Und ich schreibe, dass ich sehr glücklich bin und dass ich froh wäre, wärest Du hier, denn in den Wäldern sind Dinge, über die nachzudenken man Jahre lang im Moos liegen könnte. Adieu, Ich komme Ja bald.

Dein Franz

Mio caro Max,

me ne sto seduto sotto il tetto della veranda, davanti a me sta per piovere, proteggo i piedi sollevandoli dal freddo pavimento di mattoni per metterli su un bordo del tavolo e lascio esposte solo le mani, mentre scrivo. E scrivo che sono molto felice e che sarei contento se tu fossi qui, perché nei boschi ci sono cose per riflettere sulle quali si potrebbe stare sdraiati per anni nel muschio. Adieu, tornerò presto.

Il tuo Franz