lunedì 26 settembre 2022

Saba

Berretto pipa bastone, gli spenti
oggetti di un ricordo.
Ma io li vidi animati indosso a uno
ramingo in un'Italia di macerie e di polvere.
Sempre di sé parlava ma come lui nessuno
ho conosciuto che di sé parlando
e ad altri vita chiedendo nel parlare
altrettanta e tanta più ne desse
a chi stava ad ascoltarlo.
E un giorno, un giorno o due dopo il 18 aprile,
lo vidi errare da una piazza all'altra
dall'uno all'altro caffè di Milano
inseguito dalla radio.
"Porca - vociferando - porca". Lo guardava
stupefatta la gente.
Lo diceva all'Italia. Di schianto, come a una donna
che ignara o no a morte ci ha ferito.

Vittorio Sereni

giovedì 23 giugno 2022

Al cuore fa bene far le scale

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Diana Tejera, Patrizia Cavalli

mercoledì 11 maggio 2022

Dear Xavier High School

Dear Xavier High School, and Ms. Lockwood, and Messrs Perin, McFeely, Batten, Maurer and Congiusta:

I thank you for your friendly letters. You sure know how to cheer up a really old geezer (84) in his sunset years. I don't make public appearances any more because I now resemble nothing so much as an iguana.

What I had to say to you, moreover, would not take long, to wit: Practice any art, music, singing, dancing, acting, drawing, painting, sculpting, poetry, fiction, essays, reportage, no matter how well or badly, not to get money and fame, but to experience becoming, to find out what's inside you, to make your soul grow.

Seriously! I mean starting right now, do art and do it for the rest of your lives. Draw a funny or nice picture of Ms. Lockwood, and give it to her. Dance home after school, and sing in the shower and on and on. Make a face in your mashed potatoes. Pretend you're Count Dracula.

Here's an assignment for tonight, and I hope Ms. Lockwood will flunk you if you don't do it: Write a six line poem, about anything, but rhymed. No fair tennis without a net. Make it as good as you possibly can. But don't tell anybody what you're doing. Don't show it or recite it to anybody, not even your girlfriend or parents or whatever, or Ms. Lockwood. OK?

Tear it up into teeny-weeny pieces, and discard them into widely separated trash recepticals [sic]. You will find that you have already been gloriously rewarded for your poem. You have experienced becoming, learned a lot more about what's inside you, and you have made your soul grow.

God bless you all!

Kurt Vonnegut


Cari Scuola Superiore Xavier, signora Lockwood e signori Perin, McFeely, Batten, Maurer e Congiusta,

vi ringrazio per le vostre gentili lettere. Non c'è dubbio che sapete come rallegrare un rimbambito davvero vecchio nel tramonto dei suoi anni (84). Non compaio più in pubblico perché ora assomiglio più che mai ad un'iguana.

Quello che dovevo dirvi, inoltre, non richiederebbe molto tempo, vale a dire: dedicatevi a qualsiasi tipo di arte, musica, canto, danza, recitazione, disegno, pittura, scultura, poesia, romanzo, saggio, reportage, non importa se bene o male, non per far soldi e diventare famosi, ma per provare a diventare, a trovare quello che avete dentro, a far crescere la vostra anima.

Non sto scherzando! Voglio dire, a cominciare da questo preciso istante, fate dell'arte e fatela per il resto della vostra vita. Tracciate un disegno carino della signora Lockwood e dateglielo. Andate a casa ballando dopo scuola e cantate nella doccia e avanti così. Ricavate una faccia dal puré di patate. Fate finta di essere il conte Dracula.

Eccovi un compito per stasera, e spero che la signora Lockwood vi bocci se non lo fate: scrivete una poesia di 6 versi, su qualsiasi argomento, ma in rima. Giocare a tennis senza rete non è giusto. Fatelo bene per quanto è nelle vostre possibilità, ma non dite a nessuno cosa state facendo. Non mostratela o recitatela a nessuno, nemmeno alla vostra ragazza o ai vostri genitori o a chiunque altro, o alla signora Lockwood. OK?

Strappatela in pezzettini minuscoli e gettateli in diversi cestini molto distanti l'uno dall'altro. Scoprirete che siete stati già premiati con onore per la vostra poesia. Avrete sperimentato cosa vuol dire diventare, imparato molto di più quello che avete dentro, e fatto crescere la vostra anima.

Dio vi benedica tutti!

Kurt Vonnegut

mercoledì 9 marzo 2022

A letter to Ukraine from Sarajevo / Una lettera all'Ucraina da Sarajevo

Link.

La pagina dovrebbe durare per più di un anno, dice la BBC. Speriamo anche noi.

***

Cari amici,

le organizzazioni umanitarie qui a Sarajevo stanno raccogliendo aiuti per voi e io sono seduta di fronte all'armadio del mio appartamento cercando di ricordarmi di cosa potete avere più bisogno. Non sono le mie calze calde o la mia giacca o i miei stivali caldi di cui avete più bisogno ora: è la mia maglietta vecchia di trent'anni, stampata con lo slogan che mi ha fatto resistere durante i 1425 giorni durante cui i serbi di Bosnia hanno sparato a volontà e tenuto la mia città sotto assedio, senz'acqua, senza cibo, senza elettricità, senza riscaldamento e senza comunicazioni con il mondo esterno. Ho portato quella maglietta e letto il suo messaggio mentre più di 2 milioni di granate cadevano sulle nostre teste e schivavo innumerevoli proiettili. Quella maglietta dice: "Sarajevo sarà, tutto il resto passerà".

Vi aspettano tempi brutti, amici miei, ma vi sono state spedite armi, per cui vi potete difendere. Noi, bosniaci, contrattaccammo, ma il mondo ci impose un embargo sulle armi. Non capì di che lotta si trattava a Sarajevo. Grazie a Dio, lo capisce adesso a Kyïv.

Avrete fame, sete, freddo, sarete sporchi, perderete le vostre case, i vostri amici e parenti, ma quello che vi farà più male saranno le bugie. Le bugie secondo cui voi siete in qualche modo colpevoli per quello che vi sta succedendo. Le bugie secondo cui voi in realtà state facendo quello che è stato fatto a voi. Queste bugie pianteranno migliaia di buchi nei vostri cuori, ma senza fermare il loro battito e senza ghiacciarli.

Vedo che hanno distrutto la vostra torre della televisione: vogliono tenervi al buio, proprio come tennero al buio noi. Vogliono spegnere le luci, in modo che non possiamo vedere quello che vi stanno facendo.

Scrivete tut-to. Registratelo. Un giorno definirà la vostra storia. Spiegherà agli ucraini che non sono ancora nati che cosa è successo e, molto probabilmente, finirà per essere usato come prova in tribunale contro quelli che stanno cercando di uccidervi.

Nei tempi bui che sono davanti a voi, perderete la fiducia, qualche volta, e sarete stremati, ma vi sto scrivendo dal futuro e vi sto dicendo: vincerete, proprio come facemmo noi. Io dovevo essere morta, ma sono sopravvissuta. Porterò i miei nipoti a fare una camminata, domani. Anche voi lo farete, un giorno, perché vedo in voi la stessa resilienza che vidi qui, vi sento cantare il vostro inno mentre respingete i carri armati a mani nude. Col tempo, canterete, come facemmo noi, canzoni nuove sul vostro coraggio durante questo dramma. E troverete i vostri slogan che vi terranno in vita.

Per ora, tuttavia, vi mando la cosa più preziosa che io abbia: è il mio slogan, un po' modificato per voi: "L'Ucraina sarà, tutto il resto passerà".

Slava Ukraïni.

Sarajevo,

Aida Čerkez 

mercoledì 2 marzo 2022

Invasione/Вторжение

No, non è un conflitto Ucraina-Russia o Russia-Ucraina, non è una guerra Ucraina-Russia o viceversa,  non è una crisi ucraina, non è assolutamente una questione ucraina. L'ultima espressione è particolarmente velenosa perché avvalora e integra nel linguaggio corrente la prospettiva putiniana, esattamente come la "questione ebraica" avvalorava quella hitleriana. Tanto meno è una "operazione militare speciale" ("специальная военная операция"), come detta Putin ai suoi organi di propaganda o a quelli di informazione sottoposti al suo controllo e alla sua censura.

Quella in corso è un'invasione russa dell'Ucraina o un'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Non abbiamo saputo o voluto vederla venire a dispetto delle aggressioni militari precedenti, non sappiamo o vogliamo riconoscerla ora che si mostra in tutta la sua violenza e la sua estensione, non sappiamo o vogliamo neanche nominarla per quel che è. Porta alla guerra, in Ucraina e forse altrove, ma stiamo assistendo ad un'invasione.

martedì 1 marzo 2022

« La guerre en Ukraine, non, ce n’est pas la Russie qui la fait mais les chars de Poutine »

Je ne suis retourné en Tchécoslovaquie qu’une seule fois de ma vie, en 1977. Cette année-là, mes parents avaient décidé d’y passer un mois entier, à Prague, puis à la campagne, chez des amis russo-tchèques, Frantichek et Natacha, en Moravie. Et je me souviens de la façon dont les gens se retournaient sur nous, avec froideur, avec colère, quand ils nous entendaient parler russe. Je parlais français avec mon père – tout était sourire, gentillesse. J’avais le malheur de dire un mot en russe à ma mère et plus rien n’existait, qu’une haine froide, résignée. Et je me sentais coupable sans l’être, coupable de partager la langue de ces gens qui avaient délibérément tué l’espoir. Je n’ai jamais voulu retourner à Prague, à cause de ça, et c’est le même sentiment qui me revient aujourd’hui, de honte et d’amertume impuissantes.

André Markowicz, Le Monde, 1 mars 2022

La guerra in Ucraina, no, non è la Russia che la fa, ma i carri di Putin 

Sono ritornato in Cecoslovacchia una sola volta in vita mia, nel 1977. Quell'anno, i miei genitori avevano deciso di passarvi un mese intero, prima a Praga, poi in campagna, da degli amici russo-cechi, František et Nataša, in Moravia. E mi ricordo del modo in cui la gente si voltava verso di noi, con freddezza, con rabbia, quando ci sentiva parlare russo. Quando parlavo francese con mio padre, era tutto un sorriso e una gentilezza. Se per caso mi scappava una parola in russo con mia madre, non c'era altro che odio freddo, rassegnato. E mi sentivo colpevole senza esserlo, colpevole di condividere la lingua delle persone che avevano deliberatamente ucciso la speranza. Non ho mai voluto ritornare a Praga per questo motivo, ed è lo stesso sentimento che riaffiora oggi, di vergogna e di amarezza impotenti.

André Markowicz, nato a Praga da madre russa, ha tradotto in francese l'opera omnia narrativa di Dostoevskij e, con Françoise Morvan, "Il maestro e Margherita" di Michail Bulgakov.

mercoledì 5 gennaio 2022

È andata così

Nato nel 1937, a Sondrio, due passi dalla Svizzera. – Sei mesi di vita a Sondrio. – Padre usciere di banca, litiga col proprio direttore. – Padre condannato per punizione a trasferimenti da un capo all’altro della penisola a proprie spese. – Famiglia viaggiante. – Tre anni a Trapani. – Sette anni a Belluno. – Tre anni a Ferrara. – Liceo a Bologna. – Fine della vita in famiglia. – Viaggio in Germania e quasi matrimonio. – Ritorno a Bologna, studi di linguistica. – Passa il tempo. – Servizio militare. – Grazie a un amico psichiatra si concentra a studiare le scritture dei matti. – Nevrosi da naja, ospedale militare. – Tesi di laurea su Joyce. – Epatite virale, isolamento. – Raptus di scrivere come un certo matto che lo appassiona. – Italo Calvino legge il testo su una rivista, propone di farne un libro. – Passa il tempo. – Vita in Tunisia. – Matrimonio. – Prime traduzioni. – Bologna, impiegato in una ditta di dischi. – Studia logica con Enzo Melandri ma risulta incapace. – Borsa di studio a Londra 1968-70. – Pubblica libro. – Parte per gli u.s.a. – Due anni alla Cornell University. – Vita nel falso, tutto per darla da bere agli altri. – Passa il tempo. – Insegna all’università di Bologna. – Conosce un certo Alberto Sironi che lo mette a scrivere film falliti in partenza. – Altro libro. – Traduzioni. – Passa il tempo. – Quattro mesi tra California, Kansas e Queens. – Senso di non aver più la terra sotto i piedi, come uno partito in orbita. – Passa il tempo. – Parigi, rue Simon-le-Franc, un anno di convalescenza. – Torna a Bologna, di nuovo all’università. – Conosce Luigi Ghirri, fotografo. – Lavoro rasserenante con i fotografi. – Esplorazioni della Valle Padana. – Periodi a scrivere in giro. – Si trasferisce in Normandia. – Traduzioni. – Altro libro. – Con Daniele Benati, Ermanno Cavazzoni, Ugo Cornia, Marianne Schneider, Jean Talon fonda “Il semplice, Almanacco delle prose”. – Stati Uniti, Rhode Island, insegna sei mesi. – Passa il tempo. – Trasferimento in Inghilterra. – Comincia a fare documentari. – Viaggio in Africa occidentale con J. Talon. – Passa il tempo. – Altri documentari. – Tutto a monte, nessuna speranza, nessun timore. – Borsa Fulbright a Chicago. – In Africa, Senegal, a curarsi la testa. – Un anno a Berlino, borsa daad. – Film in Senegal, incapace di finirlo. – L’Italia invivibile. – Campa facendo conferenze. – È andata così. – Dal 1990 a Brighton, Inghilterra, con la moglie Gillian Haley. –

Testo tratto da Riga 40. Gianni Celati, a cura di Marco Belpoliti, Marco Sironi e Anna Stefi, Quodlibet, 2019