sabato 30 aprile 2011

look on my card

wir wollten über diesen satz wie eine fremde stadt uns beugen, ort erzeugen, mundraum, traum vom hören, oder sagen: hier, in diesem netz aus zungen, ist ein weg gelungen, ein versehn, verstehn. auf unseren stirnen, die sich fast berührten, klebte lingua franca, eine briefmarke. wo am i, ein spiel, auf raten, aber was wir sprachen, passte nicht: die roten linien schnalzten, rollten sich in ihre eignen namen, kamen mit dem griechen chartis, carta aus italien und karte, also mir. trotzdem waren wir hier. almost true friends. und fanden mit dem falschen wort den ort und falteten den rest der stadt, nach art des landes, wie man sagt, in mappen ein.

Uljana Wolf


volevamo chinarci su questa frase come una città straniera, generare posto, spazio lessicale, sogno di ascolto, oppure dire: qui, in questa rete di lingue, è riuscito un percorso, un errore, una comprensione. sulle nostre fronti, che quasi si toccavano, si appiccicava la lingua franca, un francobollo. dove am i, un gioco, a rate, ma quello che dicevamo non c'entrava: le linee rosse schioccavano, si arrotolavano nel proprio nome, arrivavano con la greca chartis, la tedesca karte e la carta, quindi me. eppure eravamo qui. almost true friends. e trovavamo con la parola sbagliata il posto e piegavamo il resto della città, alla paesana, come si dice, in mappe.

Bottoni

"Non c'è niente che possa rimpiazzare i bottoni, esattamente come avviene con le gocce. Una goccia d'acqua, quando cade, assume sempre una forma rotonda. Allo stesso modo un bottone conserverà sempre una forma rotonda."

"Ogni uomo ha due occhi, un naso e una bocca, tutti si assomigliano, eppure non ce ne sono due uguali. Così avviene per i materiali naturali dei bottoni. Persino in una serie di bottoni dello stesso materiale naturale, della stessa forma, ogni bottone ha un proprio carattere, una propria marmorizzazione, un proprio ombreggio."

Ralf Peter Paul Heimann



Nato a Berlino nel 1957, Heimann ha iniziato a vendere bottoni nei mercatini delle pulci già quando andava a scuola. Dopo la maturità ha iniziato a studiare chimica, ma ha poi optato per la chimica dei bottoni e quella degli uomini. Nel 1987 ha aperto un negozio di bottoni a Kreuzberg, Berlino.

giovedì 28 aprile 2011

x suspected mental defect

B: schiena
C: congiuntivite
CT: tracoma
E: occhi
F: viso
FT: piedi
G: gozzo
H: cuore
K: ernia
L: zoppo
N: collo
P: fisico e polmoni
PG: gravidanza
SC: cuoio capelluto
S: arteriosclerosi
X: sospetta malattia mentale
X cerchiata: malattia mentale acclarata
(Segni apposti col gesso sui vestiti degl immigrati ad Ellis Island)


x marks the spot? und ob. wir, überführt allein durchs irre hiersein, auf der stelle, am kopf der steilen treppe, in sechs sekunden ist alles entdeckt: wir sind die stelle selbst. stinkende inseln. in tücher gehüllt, üble see im leib, imbecile, labil, im besten fall bloß durch den wind. ein flatternder zettel zwischen den zähnen, name, passage, die schatzkarte. selbst ausgegraben, selbst hergetragen. in der gepäckstation: "ein blick auf die bündel, ich weiß alles. die knoten verraten den knüpfer, seine zitternde hand."

Uljana Wolf


x marks the spot? eccome. noi, colpevoli solo per il nostro folle esserci, sul posto, in cima alla ripida scala, in sei secondi tutto è scoperto: siamo il posto stesso. isole puzzolenti. avvolti in panni, mare brutto nella pancia, imbecilli, labili, nel migliore dei casi esposti nudi al vento. un foglietto svolazzante tra i denti, nome, passaggio, la carta del tesoro. esumati da soli, da soli portati là. nella stazione bagagli: "uno sguardo ai fagotti, io so tutto. i nodi tradiscono l'annodatore, la sua mano tremolante."

mercoledì 27 aprile 2011

Vi presento Thomas/Je vous présente Thomas

Un passo di lato
"E se al posto di fare un passo avanti, come richiedono i tatticisti della Società Nuova, facessimo un passo di lato?
- Le file non finirebbero di fronte agli sportelli
- I fucili cadrebbero a lato delle reclute
- Al banco, berresti nel bicchiere del vicino. Poco male!
- Al cinema non saresti più di fronte alla cassa, entreresti senza pagare. Perfetto!
- E per ballare non disturba, basta fare assieme lo stesso passo di lato.
È utopia, eh! Ce n'è bisogno. L'utopia si restringe durante la cottura, è per questo che ce ne vuole moltissima all'inizio. Allora continuiamo."


Je suis du côté
des ratures et des gros mots
des matins des cendres
des bourrasques
des couples de corbeaux

Thomas Vinau(1), Un Pas de côté, Les éditions de la Pointe Sarène(2), Printemps 2011


Sono dalla parte
delle depennature e delle parolacce
delle mattine delle ceneri
delle burrasche
delle coppie di corvi


Tratto da qui, per gentile concessione dell'autore.


(1) Biografia e bibliografia di Thomas Vinau. 

(2) La Pointe Sarène è una piccola casa editrice di montagna che pubblica libri d'artista e produce la rivista Cairn per introdurre la poesia contemporanea nelle scuole, in collaborazione con Gros textes (e Gros textes, per Thomas, è la famiglia). Per il suo primo piccolo libro, Patrick Joquel ha fatto l'onore a Thomas di accogliere una raccolta di sua composizione che per lui conta. È appena sfornato, in tiratura limitata.

Goethes Gartenhaus

für Sascha Anderson
als ich in goethes gartenhaus war,
stand ewig ein aufseher in der nähe,
starrte gelangweilt in goethes garten
und paßte auf, daß ich nur ja nichts
von goethes sachen anfaßte.
da habe ich noch schnell vor goethes
spiegel eine grimasse geschnitten,
(als der andere wieder aus dem fenster guckte)
bin in goethes garten gegangen
habe mich auf eine gartenbank gesetzt,
die füße auf den steinernen gartentisch gelegt
und während goethes gartenvögel zwitscherten,
habe ich eine geraucht und
das hier aufgeschrieben.

Thomas Kling
Weimar, 4.4.78




per Sascha Anderson
quando sono stato nel padiglione di goethe,
un custode mi stava tutto il tempo vicino,
fissava annoiato nel giardino di goethe
e badava che non toccassi nessuno
degli oggetti di goethe.
allora davanti allo specchio di goethe
ho fatto veloce delle smorfie,
(quando l'altro ha di nuovo sbirciato dalla finestra)
sono andato nel giardino di goethe
mi sono seduto su una panchina da giardino,
ho messo i piedi sul tavolino da giardino in pietra
e mentre gli uccelli da giardino di goethe cinguettavano,
mi sono fumato una sigaretta e
ho scritto questa cosa qua.

Bon

Bon, du coup je vais l'écrire, car voilà, quoi qu'il en soit et de toute façon, bon, alors là je dirai donc que, justement par rapport à ça, il faut d'abord toujours s'exprimer en allant à l'essentiel. Enfin, bon bref, voilà, quoi.

Dizionario di tutte 'e cose - H come Storia di Francia - 7

Riflessioni sul libro IV

I. Nell'anno 1661, quando Luigi XIV cominciò a governare da solo, la Francia era il paese più potente d'Europa.
II. Aveva vinto i re di Spagna e gli imperatori di Germania. Aveva conquistato alla Germania l'Alsazia, e alla Spagna l'Artois e il Roussillon.
III. Aveva molti alleati in Italia e in Germania perché proteggeva i piccoli principi di questi paesi contro la casa d'Austria. L'Olanda, la Svezia, la Turchia erano sue amiche. Era rispettata e temuta in tutta Europa.
IV. Luigi XIV, trattando l'Europa come se ne fosse il padrone, ci fece perdere tutti i nostri alleati. I paesi che avevano combattuto con noi all'epoca di Francesco I, di Enrico IV, di Richelieu e di Mazarino finirono tutti per combattere contro di noi.
V. Prima di Luigi XIV, la potenza temuta e detestata in Europa era la casa d'Austria; all'epoca di Luigi XIV, la potenza temuta e detestata fu la Francia.
VI. All'epoca di Luigi XV la Francia non è nemmeno più temuta. Non ha più autorità in Europa e perde il suo impero coloniale.
VII. La perdita del nostro impero coloniale fu una grande sventura; perché è motivo di gloria, per un paese come la Francia, possedere colonie in contrade i cui abitanti sono barbari e portarvi la civiltà. Ciò non è solo motivo di gloria, è anche molto utile perché, quando un paese possiede grandi colonie, il suo commercio si sviluppa e la sua ricchezza aumenta.
VIII. È perché Luigi XIV ha abusato della sua potenza e perché Luigi XV ha usato male le forze della Francia, che il nostro paese è regredito, mentre l'Inghilterra, la Russia e la Prussia diventavano più grandi.

Ernest Lavisse, La nouvelle première année d'Histoire de France, cit.

martedì 26 aprile 2011

Das schöne Bild

spar aus dem schönen bild den menschen aus
damit die tränen du, die jeder mensch verlangt
aussparen kannst; spar jede spur von menschen aus:
kein weg erinnere an festen gang, kein feld an brot
kein wald an haus und schrank, kein stein an wand
kein quell an trank, kein teich kein see kein meer
an schwimmer, boote, ruder, segel, seefahrt
kein fels an kletternde, kein wölkchen
an gegen wetter kämpfende, kein himmelsstück
an aufblick, flugzeug, raumschiff – nichts
erinnere an etwas; außer weiß an weiß
schwarz an schwarz, rot an rot, gerade an gerade
rund an rund;
so wird meine seele gesund.

Ernst Jandl


Il bel quadro

elimina dal bel quadro l'uomo
per poter così eliminare le lacrime che ogni uomo
esige; elimina ogni traccia umana:
nessuna via ricordi il passo sicuro, nessun campo il pane
nessun bosco casa e armadio, nessuna pietra una parete
nessuna sorgente una bevanda, nessuno stagno nessun lago nessun mare
nuotatori, barche, remi, vele, navigazione
nessuna roccia scalatori, nessuna piccola nuvola
chi combatte il maltempo, nessun pezzo di cielo
uno sguardo in alto, un aereo, un'astronave - niente
ricordi qualcosa; salvo il bianco il bianco
il nero il nero, il rosso il rosso, la linea retta la linea retta
il tondo il tondo;
e io sarò salvato.


A grande richiesta di tutti i ricercatori di parafrasi: il poeta ama Mondrian.

Energumene ed apostolesse

"Il saper leggere non è un fine ma un mezzo; è un'arme a due tagli che, se non è maneggiata a propria salvezza, può esserlo a propria rovina".

Sull'istruzione del popolo. Memoria di Raffaello Lambruschini, letta all'Accademia dei Georgofili nell'adunanza del dì 4 dicembre 1831

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(Sono le fanciulle) a cui dal 1888 si rivolge un mensile militante come La Madre Cattolica, animato a Brescia dalla maestra Marietta Bianchini, che guarda con ribrezzo alle leggerezze fuorvianti del teatro e dell'opera, e invita le madri a vigilare, vigilare, vigilare sulla innocenza mentale delle figlie, senza paura di incombere alle loro spalle e di poter apparire intrusive, ma tenendo conto che la lettura è "una delle piaghe più funeste della società nostra".

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(L'istruzione non corretta dall'educazione) "stimola tutte le brame, accende tutte le voglie, aumenta i mezzi di soddisfarle senza alcun freno. Il carabiniere, signori, non si trova da per tutto".

Onorevole Aurelio Cerutti alla Camera dei Deputati, 1 luglio 1896, Atti del Parlamento 


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(Tutte queste parole, come quelle del garibaldino nel suo diario del 1860 riportate qualche giorno fa, e come forse delle altre che seguiranno prossimamente, sgorgano (o direttamente o da ricerche stimolate) da un libro-miniera di storia, molto bello per contenuto e stile, che ripercorre la storia italiana degli ultimi due secoli attraverso dei percorsi letterari. Eccovi le coordinate, una volta per tutte:
Mario Isnenghi, Storia d'Italia. I fatti e le percezioni dal Risorgimento alla società dello spettacolo, Laterza 2011)

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(Il titolo del post richiama le parole con cui il prontuario edificante per le fanciulle cattoliche di Luisa Anzoletti, La donna nel progresso cristiano, 1903, cercando di contrastare le tendenze emergenti a cavallo tra i due secoli, qualifica le fanciulle che tentano di indirizzarsi verso gli studi e il lavoro fuori casa come "energumene" e "apostolesse", appunto. Le parole si trovano in Mario Isnenghi, Storia d'Italia. I fatti e le percezioni dal Risorgimento alla società dello spettacolo, cit. (c.v.d.))

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(Abbiate pazienza, ma non dispongo di un tumblr. Realizzo sempre più chiaramente il fatto che collegando tutti i post di questo blog come si faceva coi puntini nel gioco della Settimana Enigmistica, specie quelli che non contengono parole mie, si possa via via distinguere, seppur a contorni un po' squadrati, il mio ritratto - concetto per cui, in modo leggermente più elegante, è già passato Borges ne El hacedor: "Un hombre se propone la tarea de dibujar el mundo. A lo largo de los años puebla un espacio con imágenes de provincias, de reinos, de montañas, de bahías, de naves, de islas, de peces, de habitaciones, de instrumentos, de astros, de caballos y de personas. Poco antes de morir, descubre que ese paciente laberinto de líneas traza la imágen de su cara").

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(Deve anche essere uno degli effetti collaterali più vistosi riscontrabili in chi riprende a leggere a dosi massicce nella propria lingua madre dopo anni di quasi completa astinenza.)

lunedì 25 aprile 2011

101 ragioni per imparare l'ungherese - 23

Ogni lingua ha una storia, una data di nascita (e talvolta di morte o di trasmigrazione in un'altra, come per una metempsicosi), un carattere, una musica, un ritmo, una propria, specifica frequenza di risonanza, un tallone di Achille, dei punti di forza, bellissime bizzarrie fuori da ogni schema o regola, etimologie dai percorsi lunghi e arzigogolati, ecc.

Un aspetto che colpisce le mie orecchie quando ascolto e i miei occhi quando leggo è la variabilità di una lingua e, quando c'è, il battito, il ritmo che essa produce, come ad esempio la variabilità del tedesco nei grandi balzi dei suoi verbi nelle frasi secondarie rispetto al loro posizionamento nelle frasi principali, nei più corti saltelli del verbo davanti al soggetto imposti dal Vorfeld, nei viaggi obbligatori dei participi passati a fine frase, nei movimenti a elastico impressi ai verbi separabili, che si possono separare anche a distanze notevoli per poi ricongiungersi e ritrovarsi. Nelle mie orecchie e nei miei occhi, è il verbo che dà il ritmo alla lingua tedesca.
Nel francese, cui il parlato sta mettendo a dura prova l'unica variabilità nella sequenza delle parole dettata dall'inversione della coppia soggetto-verbo nelle interrogative, è tutta questione di suono: di liaisons che appaiono e scompaiono a seconda della testa e della coda delle parole che si incontrano, di vocali o di gruppi di vocali identici la cui fonetica cambia a seconda della sillaba che li segue, e anche di ambiguità di senso legate alla pronuncia identica di segni diversi.
Percepisco la variabilità dell'inglese, più che nei suoni, nell'incredibile ricchezza dei suoi sostantivi: procedendo di sinonimo in sinonimo, si potrebbe coprire tutto il suo amplio vocabolario senza dover compiere alcun salto, sfumatura per sfumatura, passando da un senso al senso opposto in un lunghissimo flusso ininterrotto di parole.
Nell'ungherese, pur considerando che non l'ho ancora abitato neanche per un giorno (ma non dispero di poterlo fare, in futuro), e che quindi non posso al momento che basarmi su sensazioni ancora più superficiali di quelle fin qui elencate, la variabilità è almeno doppia: da una parte, quella delle note che escono dalla sua armonia vocalica, per la quale solo certi accostamenti di vocali sono consentiti mentre altri sono vietati, dall'altra, quella della flessibilità del posizionamento delle parole, che varia con un ampio margine di manovra in base alla parola su cui si desidera attirare l'attenzione.
Forse perché ci sono nata, nell'italiano, ma non mi pare di essere ancora riuscita a coglierne una specifica variabilità: che sia, anche se mi costa ammetterlo, solo geografica, che la sua variabilità stia tutta solo nelle sue diverse cadenze e nelle mille sfumature che coprono i punti estremi del suo stile, da quello asciutto e paratattico di un colonnato neoclassico a quello più elaborato, ipotattico di un'architettura barocca, anch'essi soggiacenti ad un criterio di tipo tendenzialmente geografico?

(poi succede che leggo in giro cose serie scritte da gente seria e mi vergogno un po'. non tanto, solo un po'.)

الحرية

E adèss ch’a sém mort
n’u rumpéis i quaieun
sa ‘l cerimòni,
pansè piutòst m’i véiv
ch ì n’apa da pérd ènca lòu
la giovineza.

Nino Pedretti, I partigièn


في الجزيرة التي تأخذ شكل المرأة الحبلى
يتثاءب عاشقٌ في زنزانةٍ
طويلةٌ كقبر
عميقةٌ كبئر
...وينشر ابتسامته الساخرة
في الجزيرة التي حَبَلَتْ حبلتْ حبلتْ
ولم تلدْ
جاءوا يزفّون له الطفل الصغير
الصغير جداً
الذي ولدته زوجته
: ويقولون له
صرتَ أباً الآن
تثاءَبَ بنفس الابتسامة الساخرة
لم يكترث كثيراً
: وقال
لكن أمي .. متى تلدني ؟

قاسم حداد


La libertà
Sull'isola a forma di donna incinta/un amante sbadiglia nella sua cella/lunga come una tomba/profonda come un pozzo/e allarga il suo sorriso sarcastico/Sull'isola che è diventata gravida gravida gravida/ma non ha mai partorito/sono venuti ad annunciargli il piccolo bimbo/molto piccolo/che sua moglie ha messo al mondo/Gli hanno detto:/ora sei diventato padre/Non ci ha badato molto/ha sbadigliato/e con lo stesso sorriso sarcastico/ha detto:/ma mia madre, quand'è che mi metterà al mondo?

Qassim Haddad
(Al-Muharraq, Bahrein, 1948)
Fin dalle sue prime raccolte, Deuxième Sang et Cœur de l'amour, si è rivelato come la voce poetica più originale del Golfo Persico. Inoltre, nel suo paese ricopre un ruolo di primo piano in veste di giornalista, critico letterario e direttore di istituzioni culturali.
da Anthologie de la poésie arabe contemporaine. Poèmes choisis par Farouk Mardam-Bey. Peintures de Rachid Koraïchi, Actes Sud Junior 2007

English version

*

Health Services Paralyzed: Bahrain’s Military Crackdown on Patients. An MSF Public Briefing Paper, April 2011

domenica 24 aprile 2011

Comment donc se fait-il?

Mais expliquez-moi, monsieur le député, comment donc se fait-il que l'Italie ne se révolte pas?

Il Procuratore generale della Senna a Filippo Turati, non so in quale anno preciso del suo esilio in Francia. Citato da Claudio Pavone, Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità della Resistenza, Bollati Boringhieri 1991



- Vous venez de quel pays, exactement ?
- D'un pays qui n'existe plus.
Neri Marcorè in Tous les soleils.

Inno patriottico

Soldi, soldi, vegna i soldi,
Mì vui venderme e comprar,
Comprar tanto vin che basti
'Na nazion a imbriagar.

Cantarò cô lori i beve,
Bevarò se i cantarà,
Imbriago - vui scoltarli,
Imbriaghi - i 'scoltarà.

Ghe dirò 'na paroleta,
Che ghe resti dopo el vin,
Fiòi de troie, i vostri fioi
Gavarà 'l vostro destin.

Soldi, soldi, vegna i soldi,
Mì vui venderme e comprar,
Comprar tànto vin che basti
'Na nazion a imbriagar.

Giacomo Noventa
Poesia dialettale del Novecento, Einaudi 1995



Soldi, soldi, vengano i soldi,
Voglio vendermi e comprare,
Comprare tanto vino che basti
Una nazione ad ubriacare.

Canterò quando loro bevono,
Berrò se canteranno,
Ubriaco - voglio ascoltarli,
Ubriachi - ascolteranno.

Dirò loro una paroletta,
Che resti in loro dopo il vino,
Figli di puttane, i vostri figli
Avranno il vostro destino.

Soldi, soldi, vengano i soldi,
Voglio vendermi e comprare,
Comprare tanto vino che basti
Una nazione a ubriacare.



Bonus version in cinese.

Feste (un inutile sfogo)

Pasqua
A mia memoria, di segni religiosi, in casa di mia nonna, ce ne sono sempre stati due: un ritratto di Giovanni XXIII appeso, in cucina, ad un chiodo che serviva anche per appendervici annualmente, almeno finché non si fosse seccato, un ramoscello d'ulivo e, in camera da letto, un contenitore(1) a forma di madonna, in plastica bianca col tappo blu, con dentro dell'acqua, regalatole da qualcuno andato in pellegrinaggio a Lourdes. I ritratti di Padre Pio(2), di cui la casa ora trabocca, sono iniziati ad entrarle in casa negli anni Novanta, non prima. A mia memoria, mia nonna, seppur blandamente, senza troppe insistenze, ha sempre incoraggiato tutti ad andare a messa, ma lei non ci è mai andata perché aveva sempre da fare, o in casa o nell'orto. A Pasqua, però, si è sempre tenuta libera. Ma no' vatu gnianca a Pasqua? - ha sempre chiesto a chi, da lei interpellato, ammetteva di non andare in chiesa.

25 aprile
La mia festa - se dimentichiamo le feste scomparse, come le feste decadarie(3) del disinteresse e dell'infelicità (o della sfortuna - malheur) - è il 25 aprile. A mia memoria, il 25 aprile è la festa della liberazione dal nazifascismo. Oggi(4) dicono che non ci sia differenza tra chi ha combattuto nelle file della Repubblica Sociale Italiana e chi ha combattuto nella Resistenza. Discorsi così, hanno detto alcuni negli anni, sono stati autorizzati anche da certe prese di posizione a sinistra, riferendosi al discorso che Violante tenne nel 1996 al momento del suo insediamento alla Presidenza della Camera, il cosiddetto discorso sui ragazzi di Salò. Omettono però di ricordare che Violante, in quella circostanza, invitò a riflettere e a cercare di capire, non a mettere sullo stesso piano repubblichini e resistenti(5). Dicono anche che la Resistenza sia un periodo mitologico. Sono bastati sessantasei anni perché le brigate Garibaldi si trasformassero in argonauti e quelle di Giustizia e Libertà in centauri. Mio nonno era Giasone? Dicono questo non da oggi, ma oggi lo dicono con insistenza e arroganza. Per me, la differenza è talmente enorme che proprio non capisco come non si riesca neanche vagamente a percepirla. Però, a differenza di Violante, non ho mai preteso che il 25 aprile fosse la festa di tutti. La vogliono ignorare? Lo facciano, come hanno sempre fatto. Vogliono scegliersi come padri ideali i Mussolini, i De Bono, i Pavolini, i Buffarini Guidi, gli Starace, i Bottai, i Preziosi? Lo facciano. Vogliono equiparare chi istituì le leggi razziali ai pochi docenti universitari(6) che si rifiutarono di giurare fedeltà al regime fascista? Lo facciano. Gramsci ad Evola? Matteotti a Farinacci? Lo facciano. Vogliono equiparare un regime dittatoriale ad una repubblica democratica che tra i suoi primi atti permise alle donne, per la prima volta nella storia del Paese, di votare? Lo facciano. Vogliono equiparare ai partigiani chi combattè una guerra a fianco di coloro che provavano gioia a uccidere (tra i tanti, anche gli) italiani(7)? Lo facciano, lo facciano, posto che sappiano dare un nome ai loro padri ideali e siano in grado di ricordarne le parole e le azioni. Si prendano pure la loro versione della storia, in blocco, se la cullino, se la pettinino, ne facciano centrini all'uncinetto, ma lascino almeno il 25 aprile a me e a quelli che come me ancora ci tengono. 


1. Più o meno così, ma senza lo scialle e il rosario in mano.
2. Per chi fosse interessato a cercare di capire un po' i fattori alla base dell'ascesa di padre Pio nell'olimpo popolare italiano a dispetto della posizione critica del Vaticano, rimando a Sergio Luzzatto, Padre Pio. Miracoli e politica nell'Italia del Novecento, Einaudi 2007.
3. Il testo del decreto sulle feste decadarie e dell'Essere Supremo si trova in: Le courier de l'égalité, Numéro 629, Seconde année républicaine. Le 20 floréal (Ère ancienne. Du vendredi 9 mai 1794).
5. "Mi chiedo se l'Italia di oggi - e quindi noi tutti - non debba cominciare a riflettere sui vinti di ieri; non perché avessero ragione o perché bisogna sposare, per convenienze non ben decifrabili, una sorta di inaccettabile parificazione tra le parti, bensì perché occorre sforzarsi di capire, senza revisionismi falsificanti, i motivi per i quali migliaia di ragazzi e soprattutto di ragazze, quando tutto era perduto, si schierarono dalla parte di Salò e non dalla parte dei diritti e delle libertà" (discorso integrale).

6. Ernesto Buonaiuti, Mario Carrara, Gaetano De Sanctis, Giorgio Errera, Giorgio Levi Della Vida, Fabio Luzzatto, Piero Martinetti, Bartolo Nigrisoli, Francesco ed Edoardo Ruffini, Lionello Venturi, Vito Volterra. Da Giorgio Boatti, Preferirei di no. Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini, Einaudi 2001. 


7. Sönke Neitzel, Harald Welzer, Soldaten. Protokolle vom Kämpfen, Töten und Sterben, S. Fischer Verlag 2011

sabato 23 aprile 2011

Biciclette

A mia memoria, i miei nonni materni hanno sempre avuto due biciclette, una grigia e una marrone, di quelle col manubrio largo e squadrato e le ruote enormi. In realtà, non era stato sempre così.
La famiglia di mia nonna era più o meno tutta fascista. La famiglia di mio nonno era  più o meno tutta socialista. Dopo l'8 settembre del 1943, mentre mio nonno era soldato in Grecia, uno dei fratelli minori di mia nonna, ancora adolescente, andò coi partigiani nel tentativo di proteggere la propria famiglia, per toglierle la macchia fascista, impressale soprattutto da suo padre, il mio bisnonno, che scappò via dal paese e ne restò lontano per lungo tempo, in attesa di tempi per lui migliori (arrivarono con l'amnistia di Togliatti). Il fratello di mia nonna, dopo un (1) giorno di militanza coi partigiani, fu arrestato dai fascisti e portato nel carcere di Udine. Mia nonna andava a trovarlo regolarmente percorrendo, su una bicicletta prestatale dal Conte (c'erano ancora, i Conti, nel paese e in tutta la numerosa famiglia di mia nonna non c'era nessuno che possedesse una bicicletta), i 60 chilometri che la separavano da Udine.
F.
Parece que no es nada una bicicleta.
Max Aub
Buon 25 aprile.
*

Il decreto del generale piemontese Fiorenzo Bava Beccaris (il feroce monarchico Bava), Regio Commissario Straordinario di Milano, con cui, nel corso dello stato d'assedio di Milano per sedare i tumulti popolari e lo sciopero generale "per il pane e il lavoro", introdusse il divieto di circolare in città con biciclette, tricicli e tandems e simili mezzi di locomozione. Le cannonate di Bava provocarono 80 morti fra i civili e 450 feriti e centinaia di arresti, tra cui quelli di Turati, di Bissolati e della Kuliscioff, e valsero al generale, in premio da Umberto I di Savoia, la Gran Croce dell'Ordine Militare ed un seggio al Senato.

Ordinanza del Capo della Provincia di Bologna, Alberto Zaccherini, del 17 febbraio 1944, emessa nel vano tentativo di bloccare la crescente attività dei partigiani.

Ordine di consegna delle biciclette al Municipio in potere al Podestà su disposizioni del Ministero dell'Interno della Repubblica Sociale Italiana e su delega concessa dal Capo della Provincia. La consegna evitava il sequestro ed era concepita per scoraggiare la borsa nera, da cui il riferimento al portabagagli (nella nota di ausilio alla compilazione, si legge: una, nel caso si tratti di famiglia di renitenti, disertori o comunque sottrattisi agli obblighi militari; oppure... precisare il tipo di bicicletta, quando trattasi di biciclette portabagagli appartenenti a persone che non hanno specifiche necessità di lavoro).

Modulo prestampato della Pirelli per la dichiarazione di denuncia di possesso di bicicletta e del suo uso a scopi lavorativi

1. Da oggi [15 marzo 1944] fino a nuovo ordine è proibito circolare in bicicletta dalle ore 20 alle 5.30, con divieto di condurre la bicicletta stessa anche a mano, in tutti i Comuni della provincia compresa la città di Ravenna e le sue frazioni.
2. Nessun permesso di carattere eccezionale potrà essere rilasciato da alcuna autorità. I permessi rilasciati in precedenza non sono più validi.
3. Contro coloro che nelle predette ore, in qualunque località della provincia, urbana o rurale, circolassero in bicicletta o con bicicletta a mano, sarà fatto immediatamente uso delle armi da parte della Forza Pubblica e della Gnr. Inoltre il coprifuoco viene anticipato alle 19 considerato il ripetersi nel territorio di Ravenna di atti terroristici.

1. A decorrere dal giorno 26 aprile 1944 è fatto divieto assoluto di circolare con le biciclette, anche portate a mano, entro il perimetro della città di Bologna delimitato dai viali [...].
5. Coloro i quali abitano entro il perimetro sopra descritto e, che per ragioni di lavoro, debbono spostarsi con la bicicletta dal luogo di divieto alla periferia e poi far ritorno al centro, dovranno essere muniti di una speciale dichiarazione della ditta presso cui lavorano, vidimata dalla questura di Bologna, ma per tutto il perimetro e le strade di divieto dovranno portare la bicicletta a mano con le gomme delle ruote sgonfie o con la catena staccata dalla moltiplica e dal rocchetto.

Franco Giannantoni, Ibio Paolucci, La bicicletta nella Resistenza. Storie partigiane, Edizioni Artigere 2010

*

Roma, 23 dicembre 1943
I gappisti sferrano un attacco in pieno giorno contro il cambio della guardia dei tedeschi davanti a Regina Coeli. L'Alto comando censura le notizie sulle attività dei partigiani e sulle proprie perdite; una spettacolare fuga di partigiani in bicicletta lo porta a bandire l'uso delle biciclette in tutta Roma. "Ai trasgressori verrà sparato senza riguardo", proclama il bando.

Robert Katz, Roma città aperta. Settembre 1943-giugno 1944, Il Saggiatore 2009

*

Soldat Zotlöterer: «Ich habe einen Franzosen von hinten erschossen. Der fuhr mit dem Fahrrad.»
Soldat Weber: «Von ganz nahe?»
Soldat Zotlöterer: «Ja.»
Soldat Heuser: «Wollte der dich gefangen nehmen?»
Soldat Zotlöterer: «Quatsch. Ich wollte das Fahrrad haben.»
- Ho sparato da dietro ad un francese. Andava in bicicletta.
- Da vicino?
- Sì.
- Voleva farti prigioniero?
- Macchè. Volevo avere la bicicletta.

Sönke Neitzel, Harald Welzer, Soldaten. Protokolle vom Kämpfen, Töten und Sterben, S. Fischer Verlag 2011

*

"Clinto, - disse il Comandante - Stasera c'è una novità. Rientrava dopo molti chilometri percorsi in bicicletta sotto la pioggia. Si avvicinò alla stufa accesa e Clinto, che stava asciugandosi le scarpe inzuppate, si strinse verso il muro per fargli posto. "Ascolta anche tu, Agnese" disse il Comandante.

Renata Viganò, L'Agnese va a morire, Einaudi 1994

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Una volta, quando stavamo ancora a Casteldardo, presi una bicicletta e venni giù a Venezia, non mi ricordo perché, non mi ricordo se Piero mi avesse detto di venire o cosa; tornando su fui bloccato dai tedeschi proprio alle pendici delle Prealpi, alle falde del passo S. Boldo, che dalla pianura porta a Trichiana. Anche quella fu un'avventura: me ne andavo pacifico e tranquillo in un bel pomeriggio, faccio una curva e.... track! SS! Mi portano via e mettono lì la bicicletta: la mia bicicletta aveva dell'esplosivo e, molto più grave, era piena di messaggi.
Dentro i tubi?
Sì, nella canna. Allora mi mettono dentro assieme ad altri che avevano preso, gente che piangeva, un casino della madonna.

Albano Pivato intervistato in Giulia Albanese, Marco Borghi, Nella Resistenza: vecchi e giovani a Venezia sessant'anni dopo, Nuova Dimensione Edizioni 2004

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Al Cinema Centrale, poco lontano dalla Torre Littorio - ricorda Morandi [Renato Morandi, "Carletto", era comandante del GAP "Nannetti" della 52a brigata d'assalto Garibaldi "Luigi Clerici" a Varese]- era in programma in quei giorni una pellicola che noi, antifascisti convinti, ritenevamo inaccettabile. Il titolo del film era Carmen fra i rossi, la storia di una ragazza fatta prigioniera dalle Brigate Internazionali nella guerra di Spagna del 1936. Il locale era fra i più abbordabili per prezzo, quindi frequentato da studenti e militari. Quella che noi ritenevamo una provocazione andava interrotta e così fu. La sera entrammo dal retro del locale, salimmo nel camerino dell'operatore spianando le armi, bloccammo l'operatore, ci facemmo consegnare la "pizza" del film, poi, in bicicletta, fuggimmo in direzione del rione di Biumo dove, in un prato, la incendiammo.


La bicicletta nella Resistenza. Storie partigiane, cit.

*

Per assolvere questo compito facevo più di cento chilometri al giorno, in bicicletta, i chilometri erano tanti, le strade di ghiaia e i copertoni della mia bicicletta si consumavano rapidamente. I miei amici partigiani erano costretti a rubare le gomme di altre biciclette per rifornire la mia, una volta, non sapendo chi ero, mi fermarono e volevano portarmi via i copertoni...

Tina Anselmi, Zia, cos'è la Resistenza?, Manni Editori 2003

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Ricordo – racconta [Bruno Trentin, "Leone"] – una scena appunto di sapore charlottiano. Io stavo andando in bicicletta verso la sede della brigata Rosselli, in via Moscova, quando venni raggiunto e seguito da un camion tedesco. Io pedalavo con più vigore ma è un po’ difficile che una bicicletta la vinca con un camion. E però l’inseguimento andò avanti per un bel pezzo di strada. Ma poi, per colmo di scalogna, mi cadde il mitra. E ora che faccio?, mi chiesi. Mi fermo per riprenderlo o continuo a correre? Decisi di raccogliere il mitra e tutto finì nel migliore dei modi, nel senso che terminò anche l’inseguimento.


La bicicletta nella Resistenza. Storie partigiane, cit.

*

Il 28 aprile fu una giornata storica: la fucilazione di Mussolini e l'ingresso a Milano dei partigiani della Valsesia e della Valdossola!
Per me fu anche la giornata del ricordo di un mio eroico gappista, Giancarlo Brugnolotti. Aveva solo ventitre anni, ma sembrava un ragazzino tant'era minuto, magro, quasi insignificante eppur così pieno di volontà, di ideali, di forza! Era stato fucilato il 21 aprile alla vigilia della Liberazione dai militari della Caserma di via Cadamosto che aveva attaccato con il giovane Mantovani, un altro gappista che era riuscito a salvarsi in tempo. Tutto era andato per il meglio quando, al momento della fuga, alla bicicletta di Brugnolotti era saltata la catena. Brugnolotti aveva fatto in tempo a gettare contro i fascisti un altro paio di bombe a mano nel tentativo di coprirsi la ritirata ma era stato catturato, portato in caserma, torturato perché facesse il nome dei compagni. Poi, davanti al suo silenzio, fucilato.

Franco Giannantoni, Ibio Paolucci, Giovanni Pesce "Visone", un comunista che ha fatto l'Italia: l'emigrazione, la guerra di Spagna, Ventotene, i Gap, il dopoguerra (Togliatti, Terracini, Feltrinelli), Mario Chiarotto Editore 2005

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Provammo ad attaccare i nazisti all'uscita dallo spettacolo che si dava due volte alla settimana al cinema Barberini, riservato esclusivamente alla Wehrmacht. Avremmo potuto lasciare in terra la borsa con l'esplosivo, innescata in tempo utile per riuscire ad allontanarci, e potevamo essere utilizzate Maria (Lucia Ottobrini) e io, accompagnandoci a un militare tedesco dove ciò fosse stato ammesso dal regolamento militare. Ma sia Maria che io avevamo respinto quel ruolo perché comportava una fraternizzazione alla quale ci rifiutavamo (in seguito avremmo scoperto che era severamente probito ai militari introdurre chicchessia, donne o uomini, nel luogo a loro riservato). Fu deciso di attaccare i nazisti all'uscita dallo spettacolo.
Scegliemmo di compiere l'azione con una bicicletta.

Carla Capponi, Con cuore di donna. Il Ventennio, la Resistenza a Roma, via Rasella: i ricordi di una protagonista, Il Saggiatore 2009

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Giunse in bicicletta, col nastrino tricolore sul petto, la bionda Carmelina, la prima staffetta partigiana che entrasse in città. Poi arrivò qualcun altro a dir che c'era stato un contrordine, che per quel giorno i partigiani non sarebbero entrati; poi vennero a smentir la notizia.

Ada Gobetti, Diario partigiano, Einaudi 1972

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Mauro Pizzoli (al centro) assieme al fratello Adolfo (primo da destra) ed all'amico Iames Guizzardi in bicicletta sotto la casa della sua famiglia in Via Beverara a Bologna. Partigiano della 1a Brigata "Irma Bandiera", fu ucciso barbaramente il 29 ottobre 1944 a Bologna. Anche il fratello Adolfo militò nella Resistenza.

Partigiana della brigata Garibaldi "Diavolo" entra a Modena, da poco liberata
Da La bicicletta nella Resistenza. Storie partigiane, cit.

25 aprile 1945: le partigiane di Ferrara sfilano per le vie della città
Da La bicicletta nella Resistenza. Storie partigiane, cit.

Onorina Brambilla ,"Sandra", ufficiale di collegamento del 3° GAP "Egisto Rubini", comandato da Giovanni Pesce, "Visone", a Milano. Diffuse stampa clandestina, partecipò agli scioperi degli anni '43-'44, ricercò informazioni militari, recuperò armi ed esplosivi. Prima di entrare nell'assoluta clandestinità, lavorava nella fabbrica Fratelli Paronitti, che produceva macchine utensili. Aveva una Bianchi azzurro mare e vestiva, come nella foto, piuttosto elegantemente ("ci tenevo alla forma perché era anche un modo sicuro per non alimentare troppi sospetti"). Il 12 settembre del 1944 fu arrestata per una spiata, portata nella prigione delle SS di Monza e torturata: non parlò. Il 12 novembre del 1944 venne deportata nel lager di Bolzano-Gries e lì liberata il 30 aprile del 1945. Tornò a Milano a piedi, percorrendo l'intera Val di Non e salendo sul passo del Tonale sotto una nevicata. Il 7 maggio del 1945, arrivata a Milano, ritrovò sua sorella "Wanda", "Visone" e anche la sua Bianchi
Da La bicicletta nella Resistenza. Storie partigiane, cit.

venerdì 22 aprile 2011

Filmini

que lembro,
As horas ao longo do tempo;
Desejo,
Voltar,
Voltar a ti,
desejo-te encontrar;
Esquecida,
em cada dia que passa,
nunca mais revi a graça
dos teus olhos
que eu amei.
Má sorte,
foi amor que não retive,
e se calhar distrai-me...
Qualquer coisa que encontrei.


giovedì 21 aprile 2011

Verso il 25 Aprile

Si proporrebbe quasi l'abolizione di tutte le commemorazioni ufficiali connesse a quelli che si possono dire sacrifici umani. Questi sacrifici non tollerano, proprio in relazione ad una loro infinita "distanza dalla storia", che pure fondano (?), alcuna forma di avvicinamento o riavvicinamento per semplice via di commemorazione, tanto più se ritualizzata e ciclica (com'è ad esempio la festa della Liberazione, il 25 Aprile, in Italia).
Andrea Zanzotto, Idioma

Trissotin:
Vous avez le tour libre, et le beau choix des mots.
Vadius:
On voit partout chez vous l'ithos et le pathos.
(MOLIÈRE; Les femmes savantes)


Nel tempo quando avevo i sentimenti,
            da cui nessuna forza poteva ripararmi
            nessun noa né tabu

il 25 aprile andando per i cippi
dei caduti, come per le stazioni di un calvario,
sopraffatto tremavo, e poi dalla piccola compagnia mi defilavo
                            come in una profonda definitiva pioggia.
Il vostro perire - nel sacro della primavera -
mi sembrava la radice stessa di ogni sacro.
Anche se per voi, certo, non lo era.
Anche se eravate scomparsi una sera
presi da batticuore, ormai rimossi da impatti col vivente
proprio per l'essere stati fino-al-picco del vivere.
Io no. Scrivevo in quegli anni entro gli annali della mia morte,
deliravo sul verde delle piante, sulla beltà,
senza perdonarmi ignoravo, quasi, ogni assenza
                   e svanimento con me, nella mia omertà.
Ora mi pare di vedere, con onesta ebetudine
e insipidire dei sentimenti, il tradirsi
di tutto in molte friabili forme
senza arrivare a un niente veramente accettabile,
                    reo totale come si vorrebbe;
                  
                    e l'adombrarsi di ora in ora
mi pare una fatata legge, con una sua eleganza,
                    e il silenzio non dista dal grido -
  piamente connessi chi sa dove
  entro la tresca fuggente di questi prati e forre. Ma:
                  lo sterminio è ovunque e sempre in atto
mai c'è stato armistizio dopo l'eroica emergenza
                  e la morte-di-paglia si fa di gran lunga più orribile
                        che quella per piombo nel tempo sadico/mitico.

Allora: vedere senza battere ciglio, come al frullare
dello sgricciolo nulla batte ciglio
tra gli spogli cespugli del clivo di Carbonera.
È questa dunque la saggezza perversa della sera?
È questa la congiunzione alla sapienza,
la farneticata ieri come vera
           congiunzione al coraggio?
Ora, compagni, amici, né-amici, né-compagni -
dèi per me malgrado voi stessi -
avvicinandomi per cumulo di età
                   e per corrosione a quel punto
in cui voi foste allora -
mi riconduco, osando muto, ad allora, per voi;
e sono partecipe, finalmente, delle azioni
da cui mi distoglieva il deliquio amoroso e pauroso
anche se in esse ero travolto.                       Mi pare.

.......................................

Mi pare, e con mano assisto la tenerezza e il profumo
non ancora del tutto spento,
e i tracciati dei viottoli i fogliami e i filamenti vitali;
con mano assodo i pregi dell'essere vissuto,
                                 e passato a un millimetro da dove
                     la selva e il vostro sangue
si sfiniscono, incespicano, sputati fuori mano.

Ma se ancora si gira per i cippi
                            - emersi a picco -
                            - nel sacro della primavera -
su cui segni scivolano immolati
al rituale autovomitarsi di ogni storia
al non-farsi-capire di ogni ammicco,
allo sbrindellarsi del tessuto di comuni allusioni,
mi ribello, ribelle come voi allora,
e mi traluce bruciando un disincarnamento di me, del mondo,
mi s'impone un giusto adorare penando
un giusto richiamarsi all'obbligo
di ethos e pathos anche se i più arcanamente sfigurati
un giusto bestemmiare moduli e ragioni, nel furore
di un pianto che l'archiatra sommo dirà causato
dal remoto, dal lontano, dall'-alto-dei-cieli, dal vietato
ad ogni aggancio - mera verberazione
fustigazione compiuta a mio danno da falsi paesaggi
                                                   interni ed esterni
o semplicemente «da stanchezza, da insonnia».
                        E, sono pronto, insonnia
fuoco e parto che non si rilassa, intrigoso braciere.
Ecco, capisco che la praxis la poiesis adescano solo poche cose
quando vedo i vostri nomi
nemmeno sforzarsi più di galleggiare sulla pietra
e voi non siete più qui, né altrove; noi v'inseguiamo
lungo il falso itinerario dei cippi, sudando, o sotto i rovesci della pioggia
                        delle memorie, delle folate eroiche;
         se nemmeno in questo-qualche-modo siete ormai stati,
                        nemmeno, ora, noi, siamo, qui.
Allora soltanto se un'insonnia
bestemmiante braciere ripeterà i vostri nomi
                        nei luoghi dell'insonnia, della pretesa
Ecco queste sono le pretese dell'insonnia
anche questo pretendere di darne interpretazioni
                        ithos                          pathos
                        bestemmiarono i cespugli sommessamente
                        cippi           hipnos                        pretendere

.......................................

Per me il buon calore e il tanto latte dei sentimenti
Ebbe sempre nel fondo un elemento di nera esaltazione.
Erano ferite dentro le colline
Nei fianchi giovani e amorosamente annosi del folto;
e io le vedevo e amavo
cercavo di sopperire a quanto esse esigevano.
In quel mio remoto
smontare e rimontare oggettini – da
fanciullo iracondo, implacabile –
voi che innocenti come guizzi di ruscello
come stellari girini svaniste nel sangue,
ora entrate – o eravate già entrati allora?
E, non so come, fate vostro quel ch’era mia turpe sacralità,
lo portate sensuato e senziente
                nel vostro assoluto assolvimento
                in ciò che punta i piedi seppur
                senza più rendersene conto
                non culla non tomba non segno
                e neppur scoppiettare maligno d’insonnie/sogni
                (ithos)                                      (pathos)

Andrea Zanzotto, Idioma, Mondadori 1986

*

Elezioni politiche del 2008 - Senato - Comune di Pieve di Soligo


Affluenza: 82.85%


Lega Nord: 34.3%
Il Popolo della Libertà: 28.4%
Partito Democratico: 18.8%
Unione di Centro: 5.0%
Di Pietro Italia dei Valori: 4.4%
La Destra - Fiamma Tricolore: 2.9%
Altri: 2.74%
Liga Veneta Repubblica: 1.7%
La Sinistra L'Arcobaleno: 1.4%


Silvio Berlusconi: 2121 (Lega Nord), 1760 (Il Popolo della Libertà) = 3881 (62.77%)
Walter Veltroni: 1164 (Partito Democratico), 277 (Di Pietro Italia dei Valori) = 1441 (23.31%)
Pier Ferdinando Casini: 310 (Unione di Centro)
Daniela Garnero Santanché: 181 (La Destra - Fiamma Tricolore)
Giorgio Vido: 110 (Liga Veneta Repubblica)
Fausto Bertinotti: 91 (La Sinistra L'Arcobaleno)
Enrico Boselli: 35 (Partito Socialista)
Stefano Montanari: 30 (Per il Bene Comune)
Roberto Fiore: 23 (Forza Nuova)
Sergio Riboldi: 21 (M.E.D.A)
Marco Ferrando: 19 (Partito Comunista dei Lavoratori)
Flavia D'Angeli: 17 (Sinistra Critica)
Stefano De Luca: 14 (Partito Liberale Italiano)
Carlo Covi: 10 (L'Intesa Veneta)


Ministero dell'InternoIl Sole 24 Ore

18 aprile 1948, Senato, Collegio Vittorio Veneto - Montebelluna
25 maggio 1958, Senato, Collegio Vittorio Veneto - Montebelluna
19 maggio 1968, Senato, Collegio Vittorio Veneto - Montebelluna
3 giugno 1979, Senato, Collegio Vittorio Veneto - Montebelluna
5 aprile 1992, Senato, Collegio Vittorio Veneto - Montebelluna
13 maggio 2001, Senato, Collegio Vittorio Veneto, Comune Pieve di Soligo

mercoledì 20 aprile 2011

Dizionario di tutte 'e cose - H come Storia di Francia - 6

Ai cultori del Cinque Maggio manzoniano


L'Inghilterra continuava a farci la guerra. Bonaparte propose di attaccare il suo impero delle Indie e, a tale scopo, di occupare l'Egitto, che era di strada.
Ernest Lavisse, La nouvelle première année d'Histoire de France, cit.


Un minimo di metodo Stanislavskij, ora: siete austriaci, non potete contare su alcun fascino apparente, non siete nemmeno più giovani. È il 1965. L'11 giugno, venerdì. Siete a Londra, alla Royal Albert Hall. Vi si tiene l'evento International Poetry Incarnation. Ci sono 7000 spettatori. Inglesi, ovviamente. Molti sono richiamati dal nome di Allen Ginsberg. Ma voi non vi chiamate Allen Ginsberg e nemmeno Corso o Ferlinghetti (ci sono anche loro, all'evento). La prima volta che avete visto l'Inghilterra era vent'anni fa, in un campo di prigionia. Avete accettato di partecipare e di recitare delle poesie. In tedesco. È il vostro momento di salire sul palco.

da Wholly Communion, Peter Whitehead, 1965
ode auf N

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llllllllllllllllllllllllllllllll

Ernst Jandl



ode a N

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poleeeon
poleeeon
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ooooon
ooooone
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