domenica 24 aprile 2011

Feste (un inutile sfogo)

Pasqua
A mia memoria, di segni religiosi, in casa di mia nonna, ce ne sono sempre stati due: un ritratto di Giovanni XXIII appeso, in cucina, ad un chiodo che serviva anche per appendervici annualmente, almeno finché non si fosse seccato, un ramoscello d'ulivo e, in camera da letto, un contenitore(1) a forma di madonna, in plastica bianca col tappo blu, con dentro dell'acqua, regalatole da qualcuno andato in pellegrinaggio a Lourdes. I ritratti di Padre Pio(2), di cui la casa ora trabocca, sono iniziati ad entrarle in casa negli anni Novanta, non prima. A mia memoria, mia nonna, seppur blandamente, senza troppe insistenze, ha sempre incoraggiato tutti ad andare a messa, ma lei non ci è mai andata perché aveva sempre da fare, o in casa o nell'orto. A Pasqua, però, si è sempre tenuta libera. Ma no' vatu gnianca a Pasqua? - ha sempre chiesto a chi, da lei interpellato, ammetteva di non andare in chiesa.

25 aprile
La mia festa - se dimentichiamo le feste scomparse, come le feste decadarie(3) del disinteresse e dell'infelicità (o della sfortuna - malheur) - è il 25 aprile. A mia memoria, il 25 aprile è la festa della liberazione dal nazifascismo. Oggi(4) dicono che non ci sia differenza tra chi ha combattuto nelle file della Repubblica Sociale Italiana e chi ha combattuto nella Resistenza. Discorsi così, hanno detto alcuni negli anni, sono stati autorizzati anche da certe prese di posizione a sinistra, riferendosi al discorso che Violante tenne nel 1996 al momento del suo insediamento alla Presidenza della Camera, il cosiddetto discorso sui ragazzi di Salò. Omettono però di ricordare che Violante, in quella circostanza, invitò a riflettere e a cercare di capire, non a mettere sullo stesso piano repubblichini e resistenti(5). Dicono anche che la Resistenza sia un periodo mitologico. Sono bastati sessantasei anni perché le brigate Garibaldi si trasformassero in argonauti e quelle di Giustizia e Libertà in centauri. Mio nonno era Giasone? Dicono questo non da oggi, ma oggi lo dicono con insistenza e arroganza. Per me, la differenza è talmente enorme che proprio non capisco come non si riesca neanche vagamente a percepirla. Però, a differenza di Violante, non ho mai preteso che il 25 aprile fosse la festa di tutti. La vogliono ignorare? Lo facciano, come hanno sempre fatto. Vogliono scegliersi come padri ideali i Mussolini, i De Bono, i Pavolini, i Buffarini Guidi, gli Starace, i Bottai, i Preziosi? Lo facciano. Vogliono equiparare chi istituì le leggi razziali ai pochi docenti universitari(6) che si rifiutarono di giurare fedeltà al regime fascista? Lo facciano. Gramsci ad Evola? Matteotti a Farinacci? Lo facciano. Vogliono equiparare un regime dittatoriale ad una repubblica democratica che tra i suoi primi atti permise alle donne, per la prima volta nella storia del Paese, di votare? Lo facciano. Vogliono equiparare ai partigiani chi combattè una guerra a fianco di coloro che provavano gioia a uccidere (tra i tanti, anche gli) italiani(7)? Lo facciano, lo facciano, posto che sappiano dare un nome ai loro padri ideali e siano in grado di ricordarne le parole e le azioni. Si prendano pure la loro versione della storia, in blocco, se la cullino, se la pettinino, ne facciano centrini all'uncinetto, ma lascino almeno il 25 aprile a me e a quelli che come me ancora ci tengono. 


1. Più o meno così, ma senza lo scialle e il rosario in mano.
2. Per chi fosse interessato a cercare di capire un po' i fattori alla base dell'ascesa di padre Pio nell'olimpo popolare italiano a dispetto della posizione critica del Vaticano, rimando a Sergio Luzzatto, Padre Pio. Miracoli e politica nell'Italia del Novecento, Einaudi 2007.
3. Il testo del decreto sulle feste decadarie e dell'Essere Supremo si trova in: Le courier de l'égalité, Numéro 629, Seconde année républicaine. Le 20 floréal (Ère ancienne. Du vendredi 9 mai 1794).
5. "Mi chiedo se l'Italia di oggi - e quindi noi tutti - non debba cominciare a riflettere sui vinti di ieri; non perché avessero ragione o perché bisogna sposare, per convenienze non ben decifrabili, una sorta di inaccettabile parificazione tra le parti, bensì perché occorre sforzarsi di capire, senza revisionismi falsificanti, i motivi per i quali migliaia di ragazzi e soprattutto di ragazze, quando tutto era perduto, si schierarono dalla parte di Salò e non dalla parte dei diritti e delle libertà" (discorso integrale).

6. Ernesto Buonaiuti, Mario Carrara, Gaetano De Sanctis, Giorgio Errera, Giorgio Levi Della Vida, Fabio Luzzatto, Piero Martinetti, Bartolo Nigrisoli, Francesco ed Edoardo Ruffini, Lionello Venturi, Vito Volterra. Da Giorgio Boatti, Preferirei di no. Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini, Einaudi 2001. 


7. Sönke Neitzel, Harald Welzer, Soldaten. Protokolle vom Kämpfen, Töten und Sterben, S. Fischer Verlag 2011

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