sabato 2 aprile 2011

Lontano lontano (da qui)

Oxford shores’

Quero o bem, e quero o mal, e afinal não quero nada.
Estou mal deitado sobre a direita, e mal deitado sobre a esquerda
E mal deitado sobre a consciência de existir.
Estou universalmente mal, metafisicamente mal,
Mas o pior é que me dói a cabeça.
Isso é mais grave que a significação do universo.

Uma vez, ao pé de Oxford, num passeio campestre,
Vi erguer-se, de urna curva da estrada, na distância próxima
A torre-velha de uma igreja acima de casas da aldeia ou vila.
Ficou-me fotográfico esse incidente nulo
Como uma dobra transversal escangalhando o vinco das calças.
Agora vem a propósito…
Da estrada eu previa espiritualidade a essa torre de igreja
Que era a fé de todas as eras, e a eficaz caridade.
Da vila, quando lá cheguei, a torre da igreja era a torre da igreja,
E, ainda por cima, estava ali.

É-se feliz na Austrália, desde que lá se não vá.

4.6.1931
Álvaro de Campos — Livro de Versos. Fernando Pessoa. (Edição crítica. Introdução, transcrição, organização e notas de Teresa Rita Lopes.) Lisboa: Estampa, 1993: 146. 


Desidero il bene, desidero il male, e alla fine non desidero niente.
Sto coricato male sul fianco destro, e sto coricato male sul fianco sinistro
e coricato male sulla coscienza di esistere.
Sto universalmente male, metafisicamente male,
ma la cosa peggiore è che ho mal di testa.
Questo è più grave del significato dell'universo.

Una volta, camminando nella campagna nei dintorni di Oxford,
vidi ergersi, da una curva della strada, a poca distanza
il vecchio campanile di una chiesa in cima alle case di un villaggio o città.
Si fissò in me, fotograficamente, questo incidente insignificante
come una grinza trasversale che sgualcisca la piega dei pantaloni.
Ora arriva il punto…
Dalla strada prevedevo la spiritualità di questo campanile
che era la fede di tutte le epoche, e l'efficace carità.
Dalla città, quando vi arrivai, il campanile era il campanile,
e, anche in cima, stava lì.

Si è felici in Australia, fintanto che non ci si va.


australien

wir fingen mittags an:
wo sich die brücke in der brache
verlor, von fern die autobahn;
durch ein kaleidoskop zerbroche-

ner flaschen,
ein wurzelwerk von quecken
und alten teppichen; versteckt
hinter dem flüßchen,

dem abwasserrohr mit seinem biblischen
dunkel und dem schlichten
rinnsal, das es predigte.
wir gruben. hinter weißdornbüschen,

der kolonie von schilf, das paläon-
tologische autowrack, wie ein fossil
vom lehm verschluckt. ein fessel-
ballon

mit seiner werbung für bier
oder gelee
zog kühn jenseits der siedlung vorüber,
und ringsherum die glänzend schwarzen egel

entsorgter reifen, vollgesogen
mit schlamm und regenwasser,
die farbkanister, zerschlagen
und liegengelassen.

wir gruben; eine grille
verstummte und ein amselpärchen
hüpfte nervös um einen rostigen rechen,
die größere vogelkralle.

wie lange, bis wir es mit felsen
zu tun bekommen würden, kohle-
flözen
und erz? wie lange noch, bis irgendwo ein koala

die erde sich bewegen spürte,
um etwas seltsames zu sehen:
ein loch im boden, zwei verschmierte
jungen, die bis zehn

zu zählen versuchten, dann
verschwanden in dem mythischen, dem most-
richgelben abend, wo am rand
ein spaten steckte wie ein fahnenmast.

Jan Wagner
Australien, Berlin Verlag, 2010


cominciammo a mezzogiorno:
dove il ponte si perdeva nel campo
a maggese, da lontano l'autostrada;
attraverso un caleidoscopio di botti-

glie rotte,
un apparato radicale di gramigne
e vecchi tappeti; nascosti
dietro il fiumiciattolo,

dietro il tubo di scarico con la sua biblica
oscurità e col modesto
rigagnolo che la predicava.
scavammo. dietro cespuglietti di biancospino,

la colonia di canne, la paleon-
tologica carcassa d'auto, come un fossile
ingoiato dall'argilla. un pallone
frenato

con la sua pubblicità della birra
o della gelatina
passò audace oltre il centro abitato,
e intorno alle sanguisughe di un nero brillante

a pneumatici smaltiti, impregnati
di fango e acqua piovana,
alle taniche di colori, distrutte
e lasciate lì a terra.

scavammo; un grillo
ammutolì e una coppietta di merli
saltellò nervosamente attorno ad un rastrello arrugginito,
con i suoi artigli di uccello più grande.

quanto a lungo avremmo ancora avuto a che fare
con rocce, vene di
carbone
e minerali? quanto a lungo ancora, finché da qualche parte un koala

avvertisse muoversi la terra,
per vedere qualcosa di insolito:
una buca nel terreno, due giovani
imbrattati, che cercavano

di contare fino a dieci, poi
sparivano nella mitica, giallo
senape sera, dove sul bordo
una vanga stava ritta come l'asta di una bandiera.

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