Molti anni fa un mio ex studente venne a visitarmi. Era un freddo giorno d'inverno, venne nel mio ufficio, si mise a sedere e iniziammo a parlare. Da quando aveva lasciato l'università - mi disse - aveva avuto un crollo nervoso, ma ora stava bene. Ma - mi disse - se fossi ancora malato, quando sono entrato stamattina avrei pensato che lei era arrabbiato con me: perché la stufa è accesa (rosso acceso), quel poster alla parete è cremisi e lei indossa una cravatta scarlatta.
Questo è pensare poeticamente: il mio studente, nella sua malattia, pensava che tutto quello che lo circondava fosse diretto deliberatamente a lui. Prendeva il mondo personalmente. Ogni dettaglio dell'ambiente era puntato verso di lui.
Da The secret life of stone di Graham Dunstan Martin, leggibile integralmente su lewism, ma di gusto proprio, purché ci si conceda il tempo di farlo.
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