sabato 30 aprile 2011

look on my card

wir wollten über diesen satz wie eine fremde stadt uns beugen, ort erzeugen, mundraum, traum vom hören, oder sagen: hier, in diesem netz aus zungen, ist ein weg gelungen, ein versehn, verstehn. auf unseren stirnen, die sich fast berührten, klebte lingua franca, eine briefmarke. wo am i, ein spiel, auf raten, aber was wir sprachen, passte nicht: die roten linien schnalzten, rollten sich in ihre eignen namen, kamen mit dem griechen chartis, carta aus italien und karte, also mir. trotzdem waren wir hier. almost true friends. und fanden mit dem falschen wort den ort und falteten den rest der stadt, nach art des landes, wie man sagt, in mappen ein.

Uljana Wolf


volevamo chinarci su questa frase come una città straniera, generare posto, spazio lessicale, sogno di ascolto, oppure dire: qui, in questa rete di lingue, è riuscito un percorso, un errore, una comprensione. sulle nostre fronti, che quasi si toccavano, si appiccicava la lingua franca, un francobollo. dove am i, un gioco, a rate, ma quello che dicevamo non c'entrava: le linee rosse schioccavano, si arrotolavano nel proprio nome, arrivavano con la greca chartis, la tedesca karte e la carta, quindi me. eppure eravamo qui. almost true friends. e trovavamo con la parola sbagliata il posto e piegavamo il resto della città, alla paesana, come si dice, in mappe.

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