Poi un trafiletto sul fatto che gli italiani.
E per ultimo la smentita ci rende più tranquilli:
non torna, non può tornare il mussolini
la petacci le mettono le mollette sulla gonna
per non mostrare le gambe ai partigiani.
Sara Ventroni
Die Nachricht des Tages ist, dass Italien.
Dann eine Kurznachricht darüber, dass die Italiener.
Und zum Schluss beruhigt uns das Dementi:
der mussolini kommt nicht zurück, er kann nicht.
man hält mit den Wäscheklammern den petaccis Rock zusammen.
um den Partisanen ihre Beine nicht zu zeigen.
*
Claretta
ihr rosa Telefon mit der extra langen Leitung
auf dem Serviertisch, damit sie besser warten
kann auf ihn, oder, stundenlang, im Zodiakal
Zimmer des Palazzo Venezia, bis er kommt, für
ein paar Minuten, Quickfick oder Geige spielen;
mit ihm Chopin hören, Gedichte lesen. Er, Sohn
eines Schmieds, gewaltsamster Leser Mörikes:
Ja, das ist alles, was uns bleibt, zu Rahn. Fand
ihn mit dem Band, leergeräumter Schreibtisch;
streute gerne deutsche Wörter ein, wenn er keine
Entsprechung finden mochte: spurlos, immer mehr
verschwanden so. Hat Klopstocks Messias über
setzt, Übung für ganz schwere Finger, hat die
Pontinischen Sümpfe trockengelegt, als ein
cholerischer Halbgott, bevor er der deutschen
Sprache gänzlich erlag. Sprach deutsch, wenn er
mit Hitler konferierte, der sandte ihm in der Kiste
den Gesammelten Nietzsche, Goldschnitt, blaues
Saffianleder: all sein Hab und Gut als Gefangener
auf Gran Sasso. Dolmetschte gar bei Besprechungen,
so weit kam's, musste aber nachlesen, was genau
besprochen wurde, in den Protokollen. You're
the top. You're Mussolini, sang Cole Porter in
seiner Glanzzeit, aber nun ist das nur noch einer,
alt und krank. Der Duce des Führers ist nicht mehr,
den Rest stellen die Deutschen auf in Salò;
auf der Via Nomentana lagen die Partei
abzeichen wie ein goldglänzender Teppich, und
die gelben Fluten des Tiber schwemmten Hunderte
von weggeworfenen Uniformen dem Meer zu –
die hinzurichtenden Verschwörer, der Ducellino ...
Als Faschistenführer ein Wrack, hält durch ...
wurde er denn ... „geliebt“, „als Mensch“? All
die Filme, die da laufen, zehnmal heftiger als sonst.
Ho preferito così – Claretta Petacci in: die
Rolle ihres Lebens, lässt sich nicht mehr abziehen
von ihrer Haut, ist ganz und gar letzte Geliebte,
und als sie ihm nachreiste, gab sie sich hin, in
die Legende, wunschlos, was nähere Umstände
anging, zu allem bereit, so wie ein guter Faschist,
ein guter Partisan. Der Showdown bei Dongo.
Bekommt „so jemand“ den Tod, den er „verdient“?
Manche verdienen Geld, manche verdienen sich
ihren Tod, zahlen sich ein im Unmaß;
barbarisch, so ein Hundert-Mann-Tod, für ihn
und Claretta Petacci. Zuerst in die gewöhnlichste
Gewöhnlichkeit abfahrende Achterbahn, bevor
sie hochschnellt in ein Gleißen, das nicht
vorgesehen ist. Läppische, beiläufige Festnahme
im Konvoi, apathisch geworden, hat sich gerade
noch eine deutsche Uniform übergestreift, geht
einfach mit, sitzt da, vor irgendwem. Irgendwo
in der Pampa lässt er aus sich Der unsichtbare Mann
machen: Kopf in eine feste Hülle von Verbandsstoff
gewickelt, Mund und Augen als drei schwarze
Schlitze in mitten eines Knäuels weißer Watte.
In der Zöllner kaserne; in der abgelegenen Berghütte.
Er, mit diesem monströs verbundenen Kopf,
Claretta mit hohen Absätzen, im Regen da hinauf.
Man sagt: ihre einzige gemeinsame Nacht, bei
diesen Bauersleuten, Feld der Resistenza, nicht besonders
bewacht, die hielten sie für ganz nette Leutchen.
Nur die Wimperntusche fiel auf, dass sie ins Kissen
geweint hat, bevor man sie durch die Gegend fuhr,
bis man einen Platz fand, geeignet zum Abknallen.
Das war ihr erster Tod. Dann ging es weiter. Auf
geladene Leichen, auf den Lastwagen aus Dongo,
mit weiteren, nach Mailand; die kahlgeschorenen
Faschistinnen, denen man mit roter Farbe Hammer
und Sichel auf die Stirn malte, Piazzale Loreto.
Dort ausgelegt auf dem Boden, jetzt durfte jeder
mal: spucken, treten, draufsetzen und pissen. Rache,
oder dafür, ihn vergöttert zu haben, geträumt, er
erschiene plötzlich im kleinen Leben und höbe es
hoch, mit seinem Fick, seinem Händedruck, Zeilen von seiner Hand,
in die jetzt einer ein Zepter hineinlegt, verhöhnt wie
der Judenkönig, ist er jetzt, in der allerletzten Minute nach
der allerletzten, den schon etwas breiigen Kopf auf dem Schoß
von Claretta Petacci, ihre lichtblaue Unterwäsche;
auch Partisan, denn dieser Platz ist für 15 von
Deutschen Erschossene, wird nun mit den Füßen,
ist jetzt Petrus; Petrus auf der Via Appia Antica,
Höhe Fosse Ardeatine; einer der nicht mehr er ist
wird mit den Füßen am Querträger dieser aus
gebrannten Tankstelle gehängt, neben Claretta, ihr
an den Knien vom Partisanengürtel zusammen
gehaltener Rock, daneben Gerarchen. Was für eine
bibel
schlimme
Gnade.
Dieter M. Gräf
il suo telefono rosa con il filo lunghissimo
sul tavolino di servizio, per poterlo aspettare
meglio, o, ore e ore, nella stanza
dello Zodiaco di Palazzo Venezia, finché lui arriva,
per un paio di minuti, una sveltina o suonare il violino;
ascoltare con lui Chopin, leggere poesie. Lui, figlio
di un fabbro, accanitissimo lettore di Mörike:
Sì, questo è tutto ciò che ci rimane, a Rahn. Lo
trovava con il volume, la scrivania sgombra;
inframmezzava volentieri parole tedesche, se non ne
poteva trovare la corrispondente: senza lasciare traccia, sempre più
sparivano così. Ha tradotto il Messias di Klopstock,
esercizio per dita difficili, ha bonificato
le paludi pontine, come un
semidio collerico, prima di soccombere
completamente alla lingua tedesca. Parlava tedesco quando
conferiva con Hitler, che gli inviava in casse
l'opera omnia di Nietzsche, Goldschnitt, in marocchino
blu: tutto quello che aveva quando era prigioniero
sul Gran Sasso. Faceva l'interprete nei colloqui,
quando serviva, ma doveva controllare cosa esattamente
si dicesse, nei protocolli. You're
the top. You're Mussolini, cantava Cole Porter ai
tempi d'oro, ma ora è solo un uomo,
vecchio e malato. Il Duce del Führer non esiste più,
il resto lo dispongono i tedeschi a Salò;
sulla via Nomentana giacevano le insegne
del partito come un tappeto luccicante d'oro, e
le bionde acque del Tevere trasportavano nel mare
centinaia di uniformi gettate via –
il cospiratore da giustiziare, il Ducellino ...
Come capo dei fascisti un rottame, resiste...
fu mai... "amato", "come uomo"? Tutti
i film ancora in programmazione, dieci volte più forti che mai.
Ho preferito così – Claretta Petacci in: il
ruolo della sua vita, non si lascia più staccare
dalla pelle, è a tutti gli effetti la sua amante,
e quando partì per raggiungerlo, gli si consacrò,
nella leggenda, senza desideri per quel che riguardava
situazioni più correnti, pronta a tutto, come un buon fascista,
un buon partigiano. La prova decisiva presso Dongo.
Riceve "qualcuno così" la morte che "merita"?
Alcuni guadagnano denaro, alcuni si meritano
la propria morte, pagano oltre misura;
barbaramente, una morte da cento uomini, per lui
e Claretta Petacci. Dapprima nelle più abitudinarie
montagne russe che percorrono l'abitudine, prima
di catapultarsi in un bagliore
imprevisto. Dopo il ridicolo, casuale fermo
nel convoglio, divenuto apatico, si è appena
infilato un'uniforme tedesca, si fa
trasportare, sta lì seduto, davanti a qualcuno. Da qualche parte
in culo al mondo indugia nel ruolo de L'uomo invisibile:
la testa avvolta in una robusta fodera di bende,
bocca ed occhi come tre nere
la testa avvolta in una robusta fodera di bende,
bocca ed occhi come tre nere
fessure in mezzo ad un gomitolo di cotone bianco.
Nella caserma della dogana; nel remoto rifugio.
Lui, con quella testa mostruosamente fasciata,
Claretta con i tacchi alti, nella pioggia per tutta la salita.
Si dice: la loro unica notte insieme, tra
quei contadini, zona della Resistenza, non particolarmente
sorvegliata, che li considerarono tipi gentili.
Solo il mascara pianto sui cuscini attirò l'attenzione,
prima che la si conducesse nei dintorni,
prima che la si conducesse nei dintorni,
fino a trovare un posto adatto per freddarla con un colpo.
Fu la sua prima morte. Poi si continuò. Su
cadaveri caricati su camion di Dongo,
con altri, verso Milano; le fasciste
rasate, sulla cui fronte si dipingevano in rosso
falce e martello, piazzale Loreto.
Là, posati a terra; ora a ognuno era permesso
sputare, calpestare, ingiuriare e pisciare. Per vendetta,
o per averlo divinizzato, sognato, lui
apparso all'improvviso nella piccolezza della vita; lo si issa
in alto, con le sue scopate, la sua stretta di mano, le sue linee delle mani,
in cui ora uno pone uno scettro, è deriso
come il re dei giudei, ora, nell'ultimissimo minuto dopo
l'ultimissimo, la testa già in poltiglia sul grembo
di Claretta Petacci, sulla sua biancheria azzurra;
anche partigiano, perché questa piazza è per 15
fucilati dai tedeschi, diventa ora con i piedi,
è adesso Pietro; Pietro sulla via Appia antica,
altezza Fosse Ardeatine; uno che non esiste più
viene appeso per i piedi alla traversa di questa
stazione di servizio bruciata, a fianco di Claretta, la sua
gonna fermata alle ginocchia da cinture di partigiani;
a fianco, gerarchi. Che
biblica
brutta
clemenza.
(restituita con difficoltà, non solo per miei problemi di interpretazione)
(restituita con difficoltà, non solo per miei problemi di interpretazione)
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