Giovanni de' Dondi aus Padua
verbrachte sein Leben
mit dem Bau einer Uhr.
Einer Uhr ohne Vorbild, unübertroffen
vierhundert Jahre lang.
Das Gangwerk mehrfach,
elliptische Zahnräder,
verbunden durch Gelenkgetriebe,
und die erste Spindelhemmung:
eine unerhörte Konstruktion.
Sieben Ziffer
zeigen den Zustand des Himmels an
und die stummen Revolutionen
aller Planeten.
Ein achtes Blatt,
das unscheibarste,
wies die Stunde, den Tag und das Jahr:
A.D. 1346.
Geschmiedet mit eigener Hand:
eine Himmelsmaschine,
zwecklos und sinnreich wie die Trionfi,
eine Uhr aus Wörtern,
erbaut von Francesco Petrarca.
Aber wozu vergeudet ihr eure Zeit
mit meinem Manuskript,
wenn ihr nicht fähig seid,
es mir nachzutun?
Dauer des Tagelichts
Knoten der Mondbahn,
bewegliche Feste.
Ein Rechenwerk, und zugleich
der Himmel noch einmal.
Aus Messing, aus Messing.
Unter diesem Himmel
leben wir noch.
Die Leute von Padua
sahen nicht auf die Uhr.
Ein Putsch folgte dem andern.
Pestkarren rollten über das Pflaster.
Die Bankiers
stellten ihr Positionen glatt.
Es gab wenig zu essen.
Der Ursprung jener Maschine
ist problematisch.
Ein Analog-Computer.
Ein Menhir. Ein Astrarium.
Trionfi del tempo. Überbleibsel.
Zwecklos und sinnreich
wie ein Gedicht aus Messing.
Nicht Guggenheim sandte
Francesco Petrarca Schecke
zum Ersten des Monats.
De' Dondi hatte keinen Kontrakt
mit dem Pentagon.
Andere Raubtiere. Andere
Wörter und Räder. Aber
derselbe Himmel.
In diesem Mittelalter
leben wir immer noch.
Hans Magnus Enzensberger
Mausoleum
Giovanni de’ Dondi da Padova
passò la vita
a costruire un orologio.
Un prototipo senza pari, insuperato
per quattrocento anni.
Plurimovimento,
ruote dentate ellittiche,
con giunti ad ingranaggi,
e il primo bilanciere;
una costruzione inaudita.
Sette quadranti indicano
la posizione dei cieli
e le mute rivoluzioni
di tutti i pianeti.
L’ottava lamina,
la meno appariscente,
segna l’ora, il giorno e l’anno:
A.D.1346
Forgiato di propria mano:
una macchina celeste,
inutile e ingegnosa come i Trionfi,
un orologio fatto di parole
costruito da Francesco Petrarca.
Ma a quale scopo sprecate il vostro tempo
con il mio manoscritto,
se non siete in grado
di rifarlo?
Durata della luce del giorno,
congiunzioni dell’orbita lunare,
feste mobili.
Una calcolatrice e, insieme,
ancora e sempre il cielo.
D’ottone, d’ottone.
Sotto questo cielo
viviamo ancora.
I padovani
non guardavano l'ora.
Un golpe seguiva l'altro.
I carri degli appestati sul selciato.
I banchieri
chiudevano in pareggio.
C'era poco da mangiare.
L’origine di quella macchina
è problematica.
Un computer analogico.
Un menhir. Un astrarium.
Trionfi del tempo. Rimasugli.
Inutili e ingegnosi
come una poesia d’ottone.
Non era Guggenheim a mandare
assegni a Francesco Petrarca
il primo del mese.
De’ Dondi non aveva contratti
col Pentagono.
Altri predatori. Altre
parole e rotelle. Eppure
lo stesso cielo.
In questo Medioevo
viviamo ancora.
Bonus version in coreano (purtroppo parziale).
sabato 9 aprile 2011
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