lunedì 18 febbraio 2013

Less Bread! More Taxes!

Less Bread! More Taxes! - and then all the people cheered again, and one man, who was more excited than the rest, flung his hat high into the air, and shouted (as well as I could make out) "Who roar for the Sub-Warden?" Everybody roared, but whether it was for the Sub-Warden, or not, did not clearly appear: some were shouting "Bread!" and some "Taxes!", but no one seemed to know what it was they really wanted.
[...] all eyes were fixed on the man who stood just under the window, and to whom the Chancellor was continually whispering. This man held his hat in one hand and a little green flag in the other: whenever he waved the flag the procession advanced a little nearer, when he dipped it they sidled a little farther off, and whenever he waved his hat they all raised a hoarse cheer. "Hoo-roah!" they cried, carefully keeping time with the hat as it bobbed up and down. "Hoo-roah! Noo! Consti! Tooshun! Less! Bread! More! Taxes!"

Lewis Carroll, Sylvie and Bruno, 1889


MENO PANE! PIÙ TASSE! - e quindi tutta la gente applaudì di nuovo ed un uomo, più infervorato degli altri, lanciò in aria il suo cappello e gridò (per quanto potessi capire) "Chi urla per il vicegovernatore?" Tutti urlarono, ma non apparve chiaro se queste urla fossero rivolte al vicegovernatore o meno: qualcuno gridava "Pane!", altri "Tasse!", ma nessuno sembrava sapere cosa esattamente volesse. 
[...] tutti gli sguardi erano concentrati su un uomo che stava proprio sotto la finestra, nelle cui orecchie il cancelliere continuava a sussurrare. Quest'uomo teneva il cappello in una mano e una piccola bandiera verde nell'altra: ogni volta che la sbandierava il corteo avanzava un po' più vicino, mentre quando la abbassava si spostava di traverso, più lontano, e ogni volta che sventolava il cappello tutti si sgolavano. "UR-RÀ!", gridavano, allo stesso ritmo del saliscendi del cappello. "UR-RÀ! NOO! COSTI! TUZIONE! MENO! PANE! PIÙ! TASSE!

La pura verità

In letzter Zeit hört man immer mehr Stimmen, die befürchten, dass die neue griechische Odyssee sich zu einer europäischen ausweiten könnte. Hoffentlich werden dann die Regierungschefs der Eurozone, wenn sie vor dem neuen Zyklopen stehen, der heute der internationale Finanzmarkt ist, auf dessen Frage "wer bist du", nicht wie Odysseus mit "niemand" antworten müssen. Denn das wird dann keine schlaue Antwort sein, sondern die reine Wahrheit. 

Petros Markaris, TAZ, 15.5.2010


Negli ultimi tempi si va manifestando sempre di più il timore che la nuova Odissea greca si possa estendere all'Europa. Speriamo che allora i capi di governo dell'Eurozona, quando si troveranno di fronte al nuovo Ciclope, che oggi è il mercato finanziario internazionale, alla domanda "Chi sei?" non debbano rispondere "Nessuno" come Ulisse. Perché non sarebbe una risposta astuta, ma la pura verità.

Ci sarebbe poi

A proposito di mondo, ci sarebbe poi naturalmente anche il Ferlinghetti di The world is a beautiful place, ma questa ce la risparmiamo.


Il problema non è Ferlinghetti, che ha anche un cognome interessante, una miscela equilibrata di altisonanza e di ordinarietà quasi pari al binomio, in parte da barbiere in  parte da presidente, costituito dal nome di Scalfaro, il problema sta nell'aggettivo, e non nella sua positività apparente, contraddetta com'è dai versi che seguono l'enunciato, bensì proprio nel voler qualificare il mondo in un modo purchessia. Come quelli che detestano o adorano un paese in toto, con i suoi milioni di abitanti, ascendenti e discendenti inclusi, di origine locale o straniera, umili e potenti, onesti e disonesti, generosi e meschini, creativi e noiosi, dalla montagna più inaccessibile alla baia più raccolta, dalla campagna più gentile alla zona più inquinata e degradata, dal senso dell'umorismo alla suscettibilità, dal senso dell'ospitalità e della solidarietà alla xenofobia e al classismo, dal rapporto con i colori a quello tra i pieni e i vuoti, tutte le sue scoperte, tutti i suoi principi costituzionali, tutti i suoi intellettuali, tutte le sue squadre di calcio, tutti i suoi modi di ridere, piangere, stare seduti e camminare, tutte le sue zecche e i suoi moscerini, tutti i suoi odori, tutte le sue bevande e tutte le sue viccigarelle, ecc. ecc. Come si fa a dire che un intero paese è meraviglioso o anche solo bello o che, al contrario, è orrendo? Non si può, in tutta onestà. Ecco, del mondo si può dire ancora meno. Come delle viccigarelle, del resto.

domenica 17 febbraio 2013

Вопрос

- Есть ли что-нибудь на земле, что имело бы значение и могло бы даже изменить ход событий не только на земле, но и в других мирах? — спросил я у своего учителя.
- Есть, — ответил мне мой учитель.
- Что же это? — спросил я.
- Это… — начал мой учитель и вдруг замолчал.
Я стоял и напряженно ждал его ответа. А он молчал.
И я стоял и молчал.
И он молчал.
И я стоял и молчал.
И он молчал.
Мы оба стоим и молчим.
Хо-ля-ля!
Мы оба стоим и молчим!
Хэ-лэ-лэ!
Да, да, мы оба стоим и молчим!

Даниил Хармс
16-17 июля 1937 года


Domanda

- C'è qualcosa sulla terra che abbia senso e che sia pure in grado di cambiare il corso degli eventi, non solo sulla terra, ma anche in altri mondi? - ho chiesto al mio maestro.
- Certo - mi ha risposto il maestro.
- Che cos'è? - ho chiesto.
- È... - ha iniziato il mio maestro e poi di colpo si è fermato.
Me ne stavo lì, pieno di aspettativa, in attesa della sua risposta. Ma lui taceva.
E io me ne stavo lì, impalato, a tacere.
E lui continuava a tacere.
E io, impalato, tacevo.
E lui continuava a tacere.
Ce ne stavamo tutti e due lì, impalati, a tacere.
Oh là là!
Tutti e due continuavamo a restare lì, impalati, a tacere!
Eh lè lè!
Sì, sì, continuavamo a restare lì, impalati, a tacere!

Daniil Charms
16-17 luglio 1937

sabato 16 febbraio 2013

El mundo es unas cuantas tiernas imprecisiones

Manuscrito hallado en un libro de Joseph Conrad

En las trémulas tierras que exhalan el verano,
el día es invisible de puro blanco. El día
es una estría cruel en una celosía,
un fulgor en las costas y una fiebre en el llanto.

Pero la antigua noche es honda como un jarro
de agua cóncava. El agua se abre a infinitas huellas,
y en ociosas canoas, de acara a las estrellas,
el hombre mide el vago tiempo con el cigarro.

El humo desdibuja gris las constelaciones
remotas. Lo inmediato pierde prehistoria y nombre.
El mundo es unas cuantas tiernas imprecisiones.
El río, el primer río. El hombre, el primer hombre.

Jorge Luis Borges


Manoscritto trovato in un libro di Joseph Conrad

Nelle tremule terre che esalano l'estate,
il giorno è invisibile nel suo puro biancore. Il giorno
è una striscia crudele attraverso una persiana,
un fulgore lungo le coste e una febbre in pianura.

Ma l'antica notte è profonda come un vaso
di acqua concava. L'acqua si apre a infinite impronte,
e in oziose canoe, di fronte alle stelle,
l'uomo misura la vaghezza del tempo con il sigaro.

Il fumo sfuma di grigio le costellazioni
remote. L'immediato perde preistoria e nome.
Il mondo è una manciata di tenere imprecisioni.
Il fiume, il primo fiume. L'uomo, il primo uomo.

English

giovedì 14 febbraio 2013

Spruch

Dom. Tempel. Kirche.
Und die Welt in Flammen.
Reim es zusammen.
Es reimt sich nicht.

Ilse Blumenthal-Weiss 
Ohnesarg: Gedichte und ein dokumentarischer Bericht, 1984


Motto

Duomo. Tempio. Chiesa.
E il mondo, tutto un bruciare.
Falli rimare.
Non c'è verso.

Ho esitato, prima di accettare, da un lato, che "e il mondo in fiamme" avrebbe fatto rima con "mettilo in rima" solo se avessi aggiunto troppe parole ("e il mondo in fiamme dal fondo alla cima", per esempio) e, dall'altro, che mettere in rima due verbi della prima coniugazione è un omaggio zoppo, non esattamente all'altezza di quello che idealmente mi ero proposta. Ma un omaggio zoppo è meglio dell'oblio. A Ilse toccò vedere e sentire ben di peggio. Eppure guardate che sorriso.

sabato 2 febbraio 2013

Gli effetti del gallo cedrone


Nonostante il numero di liste e di candidati, non c'è una lista e nemmeno un candidato - a mia conoscenza - che proponga la rinuncia alla sovranità nazionale a beneficio di una sovranità internazionale, diciamo pure europea, per non pensare troppo in grande, considerato lo stato miserevole in cui si trova attualmente l'ONU. Non c'è nessuno che proponga l'introduzione di un passaporto europeo, disponibile ai cittadini europei che lo desiderino, l'avvio di un'istruzione europea, di una ricerca europea, di una politica ambientale europea, di un mercato del lavoro europeo, di una politica estera europea, di un sistema fiscale europeo, di una sanità europea, di un teatro europeo, ecc., men che meno l'adozione di una lingua europea.
Lo cercherei anche se vivessi ancora in Italia, probabilmente con un desiderio ancora più forte di quello che avverto in questo momento, mentre scrivo da un Paese i cui cittadini non sembrano minimamente turbati dagli interventi del loro esercito in Africa, dalle diseguaglianze che colpiscono i suoi abitanti, dal trattamento riservato a chi non è cittadino francese o europeo, dalle continue espulsioni dei rom che proseguono anche in salsa hollandaise, dalla riproduzione, nella presidenza repubblicana, di aspetti rappresentativi, simbolici ma non solo, affini a quelli di una monarchia, dalle conseguenze della vittoria dei no al referendum del 2005 sulla ratifica del trattato che avrebbe dovuto istituire una Costituzione per l'Europa.
Ho sempre votato - sempre: non mi sono tirata indietro nemmeno quando mi hanno chiesto di prendere ufficialmente posizione sul gallo cedrone e sul gallo forcello (link per i lettori scettici) - e voterò anche questa volta, ma mai come questa volta la scelta sarà difficile e sofferta.
Ho votato, come tutti, anche quando non sono state indette delle elezioni, con i miei comportamenti e le mie scelte di ogni giorno, grandi o piccole che fossero. Sto votando anche in questo istante, sto votando scrivendo e sto rivotando scrivendo queste parole e non altre.
Per restare alle elezioni ufficiali, tuttavia, non opterò, credo, per il cosiddetto voto utile, che è un voto piuttosto presuntuoso, come se votare per un partito dai sondaggi più o meno favorevoli fosse intrinsecamente più intelligente o efficace del voto dato a favore di un partito minore. Ho un debole, in fondo, per i partiti minori (destra esclusa!), per i candidati minori, di fedi minori o, meglio, di poca o di nessuna fede, non fotogenici, figli e amici di nessuno, incapaci di promettere alcunché, purché in grado di esprimere pensieri abbastanza democratici e sufficientemente aperti, rispettosi di un senso della memoria e della logica, rivolti ad un futuro non immediato ed espressi in un italiano passabilmente corretto. Sono candidati del tutto immaginari, è evidente.
Sarà stato uno strascico del voto in favore del gallo cedrone e del gallo forcello, ma quando gli elettori socialisti, alle amministrative che seguirono immediatamente l'acme della fase di "mani pulite", abbandonarono in massa il loro partito come topi in fuga da una nave in procinto di affondare, io votai, assieme a qualche altro sparuto mona e a pochissimi irriducibili, per l'unica volta in vita mia, per il P.S.I. Mi sembrava brutto dovesse scomparire quella storia lì, mi sembrava una ferita insopportabile, lasciare che il pensiero socialista italiano da Turati a Nenni dovesse cadere sotto i colpi di un epigone arrogante e volgare, mi sembrava che quell'epigone non si meritasse alcun riconoscimento politico o storico, nemmeno quello di un fallimento. Sapevo che non avrei cambiato il corso del socialismo o della sinistra italiana, ma votai così lo stesso. Fu il voto meno sofferto della mia vita di elettrice: i notabili, i detentori di tessere, gli esperti dei meccanismi clientelari, gli affaristi, i corrotti erano già migrati verso nuove, magnifiche sponde e progressive.