mercoledì 6 ottobre 2010

Sorry dochter

Voor die keer dat ik je poesmooie broekpakje achterstevoren aan deed
voor die keren dat ik je Dikkertjedapdeken ondersteboven over je spreidde
voor die keer dat ik de dekselse fopspeensterilisator liet uitkoken, mama mia
voor die keer dat ik je Jip-en-Jannekesbroodtrommel leeg meegaf naar school
voor die keren dat ik het waaklichtje op de slaapkamergang niet liet branden
voor die keer dat ik je de les spelde vanwege een vijf op tien voor rekenen
voor die keer dat ik stom stom papaatjedom je dagenlange legotoren omverliep
voor die keren dat ik, doodernstig met mezelf in de weer, niet kwam meespelen
voor die keren dat ik je een deadline voorschotelde als je je spinazie niet opat
voor die keren dat ik op reis per se in een museum wou en jij in het zwembad
voor die keer dat ik je strandwinkeltje met papieren bloemen onbeheerd naliet
voor die keren dat ik in de brandende zon kost wat kost de bergtop wou halen
voor die keer dat ik je lievelingsshirt gekrompen uit de wasmachine haalde
voor die keer dat je mijn kookadviezen volgde, met rampzalige gevolgen
voor die keren dat ik een te vroeg sluitingsuur voor je escapades installeerde
voor die keren dat ik gromde omdat je verkeerde vriendjes aan de hand had
voor die keren dat ik narigheid voorspelde telkens als je naar de stad fietste
voor die keren dat ik je gelijkhebberig de levensles spelde, eigenlijk altijd
dat ik je deze woorden niet in familiekring op een kerstavond aanzeg, maar
in een gedicht, dochter, voor de gezelligheid pap nooit met een dichter aan.

Mark van Tongele, Met de plezierboot mee, Atlas, Amsterdam, 2007

Scusami, figlia

Per quella volta che ti ho infilato il bellissimo tailleur coi pantaloni scambiando il davanti per il didietro
per quelle volte che ti ho messo la tua coperta di Snoopy* con il disegno all'incontrario
per quella volta che ho lasciato bollire senz'acqua il tuo scemo sterilizzatore del ciuccio, mamma mia
per quella volta che ti ho portato a scuola il tuo cestino della merenda con Gianni e Pinotto**, vuoto
per quelle volte che non ti ho lasciato accesa la luce di notte nel corridoio della camera da letto
per quella volta che ho previsto il sufficiente per le tue ricerche
per quella volta che ho rovesciato, io papà scemo, scemo scemo, la torre di lego costruita in giorni e giorni
per quelle volte che non ho giocato con te, seriamente occupato com'ero con me stesso
per quelle volte che ti ho dato un ultimatum quando non hai mangiato gli spinaci
per quelle volte che in viaggio sono voluto andare al museo, mentre tu volevi andare in piscina
per quella volta che ho abbandonato sulla spiaggia, incustodito, il tuo negozio di fiori di carta
per quelle volte che ho voluto raggiungere la cima della montagna ad ogni costo sotto il sole cocente
per quella volta che ho ristretto in lavatrice la tua camicia preferita
per quella volta che hai seguito i miei consigli culinari, con conseguenze catastrofiche
per quelle volte che ti ho occasionalmente imposto il coprifuoco troppo presto per le tue scappate
per quelle volte che mi sono arrabbiato perché ti circondavi di amici sbagliati
per quelle volte che ho previsto guai quando andavi in città in bicicletta
per quelle volte che ti ho detto con autorità come gira il mondo, sempre, in realtà
per dirti queste parole non tra di noi la vigilia di Natale, ma
in una poesia, figlia, perché sia chiaro che ti devi tenere lontana dai poeti.



Versione prodotta, come la precedente, grazie alla gentile collaborazione del mio tedesco, di un dizionario olandese-inglese e di un traduttore automatico impostato prima sul francese e poi - per sicurezza - sullo spagnolo. Non so quanto possa emergere, se non lo esplicito, la gioia che si può provare nel vedere uscire una sequenza di parole italiane, da questa interazione. Non sarà forse poi del tutto inutile lasciare traccia del fatto che dochter (figlia) è simile a dichter (poeta).
* La mia coperta era di colore azzurro-cielo-in-una-giornata-di-bora-e-sole, tuttavia l'unico, insostituibile pupazzetto della mia infanzia, equamente condiviso con il mio cane, era un piccolo Snoopy. Un'eventuale analisi di tracce di DNA prelevate da campioni di peli del nostro Snoopy avrebbe dato luogo a risultati mostruosi (è il modo più elegante che mi viene in mente in questo momento per rappresentare il contributo salivare di entrambe).
** Informazione falsa e tendenziosa per non aggiungere dettagli ridondanti sulla mia età, che è già chiarissima a partire dai reperti di scuola pubblicati a suo tempo. Il mio cestino era di colore blu-mare-in-una-giornata-di-bora-e-sole e non l'ho mai usato: lo ha fatto mia madre, che l'ha prontamente riutilizzato per tenerci, per anni, le mollette. 
Ah, visto che ci sono: mio padre non ha proprio niente di cui scusarsi.
Sono quasi 40, comunque, mi dicono.

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