Farnace è il re di Ponto, ormai sconfitto dai romani, che, per non lasciar cadere la propria famiglia nelle mani dei nemici, ordina alla moglie, la regina Tamiri, di uccidere il figlio e poi di suicidarsi. Tamiri, però, non esegue l'ordine, ma Farnace, nell'aria Gelido in ogni vena, nei suoi acuti, ma soprattutto in ciascuna delle sue note discendenti, non lo sa.
Gelido in ogni vena
scorrer mi sento il sangue,
l'ombra del figlio esangue
m'ingombra di terror.
E per maggior mia pena,
credo che fui crudele
a un'anima innocente,
al core del mio cor.
Come la signora Maria Maddalena Pieri nel 1727 avesse interpretato il gelo nelle vene di Farnace, non lo so e non ho nemmeno le conoscenze necessarie per offrirne un'ipotesi. Mi limito ad ascoltarlo dalle voci delle signore e dei signori che lo interpretano oggi e, godendo appieno del privilegio della marginalità di questo blog, in cui riesco naturalmente, senza compiere sforzo alcuno, a preservare ogni tema dal rischio della saturazione, mi posso permettere di proporne più di uno senza sottrargli un briciolo della forza:
Il Farnace di Savall, affidato al baritono Zanasi, è un'altra cosa ancora, ma qui mi si deve credere sulla parola perché, contrariamente a quello che ci induce a pensare la quantità delle cose disponibili, in rete non si trova mica tutto e non tutto è condivisibile. Per fortuna. Altrimenti, oggi avrei lasciato volentieri un alito del gelo in cui è piombato il mio appartamento.
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