sabato 9 ottobre 2010

101 ragioni per imparare l'ungherese - 7

Perché in ungherese, finalmente, non siamo più italiani o Italians o Italiener o italiens, ecc., ma siamo olaszok: valacchi.

Può sembrare cosa da poco, solamente un modo diverso di definirci, ma questa cosa ha in realtà delle conseguenze enormi. Presentandoci come olaszok, potremmo ad esempio rivendicare tutti i territori in cui vivevano i celti almeno fino alla Cornovaglia, e poi il Belgio vallone, mezza Romania e molti altri, incluso un paese ungherese.

valacco, agg., m., a. 1874; della Valacchia, uno degli antichi principati danubiani, poi incluso nella Rumenia; fr. valaque; serbo-cr. vlah (anche morlacco), a. sl. Vlachŭ i Rumeni, dall'a. a. ted. Walh, m. a. ted. Walch romano (vedi 'welsch'), da un german. Walhōs corrispondente al celto-lat. Volcae, tribù celtica. Il nome comprese prima i Celti e poi i Romani. La stessa origine ha il ted. Wallach m., cavallo castrato (a. 1497), in quanto cavalli castrati erano importati dalla Russia (cfr. ted. Reuss), dall'Ungheria (cfr. fr. hongre) e dalla Valacchia. Dallo sl., il gr. mod. bláchos contadino, pastore, e l'ingl. wal(l)ach (a. 1786), vlach (a. 1841). Dalla stessa base derivano anche i toponimi inglese Wales (anglosass. Wălas), il paese di Galles, Cornwall, la Cornovaglia. Vedi anche vallone.
Carlo Battisti, Giovanni Alessio, Dizionario etimologico italiano, G. Barbera editore, Firenze, 1975

Naturalmente, la rivendicazione sarebbe vana, come quella avanzata dal barbiere di Rodari con Stoccolma, perché i soli a capirci e a rischiare sul serio l'occupazione sarebbero gli abitanti dell'omonimo paese ungherese (e forse nemmeno lì, perché potrebbero risponderci, dopo un deciso "smafu!" accompagnato da un gesto di disprezzo, che in origine il paese si chiamava Uloz).

Se qualcuno, nonostante la vanità del gesto, volesse comunque provarci e preferisse farlo da solo, si ricordi di togliere -ok (a meno che non usi il plurale maiestatis).

Aggiornamento
Me lo sentivo che stavo per prendere una cantonata, me lo sentivo. Poco male: grazie al prezioso e generoso intervento di Studiolum nei commenti, sono confermate due cose:
1) Gli abitanti di Olasz (un tempo Uloz, secondo la fonetica medievale ungherese, sulla quale mi sono trovata quell'attimo impreparata) rischiano veramente l'occupazione italiana.
2) Come dice il noto proverbio transilvanico, attestato fin dai tempi del conte Dracula: sbagliando s'impala. Toh, principe di Valacchia, tra l'altro, il conte.


Io non so se son valacchi o se turchi son costor

2 commenti:

  1. Dehogy smafu! Uloz è appunto olasz nella fonetica medievale ungherese. Ma un post dice più di mille parole, secondo i cinesi.

    E’ interessante che nell’ungherese del Cinque- e Secento esisteva anche il nome talján per precisare che si parlava degli olaszok dell’Italia. Fino alla formazione della Romania unita nel 1851 quando il nuovo stato ha ufficialmente introdotto il nome român per indicare i suoi soggetti invece del “moldovano” e “valaccho” usato fino allora, anche loro si chiamavano in ungherese oláh, ma questo termine ormai si usa solo in senso disprezzativo, quasi obbligatoriamente preceduto dell’aggettivo szőröstalpú, “di pianta irsuta”, con cui probabilmente si accennava alla presupposta consanguineità dei pastori rumeni con gli orsi delle montagne transilvane.

    Nell’ungherese di oggi “vlah” o “valah” si usa solo per i vari gruppi arumuni dei Balcani, mentre gli stessi gruppi, che nel Sei- e Settecento erano gli intermediari più importanti del commercio fra l’Ungheria e l’impero ottomano, si chiamavano esclusivamente “greci” (görögök) dalla loro religione ortodossa.

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  2. Grazie, grazie e ancora grazie: vale per oggi e non solo per oggi - nel caso ogni tanto dimenticassi di farlo.

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