mercoledì 2 giugno 2010

Come sarebbe se facessimo esaminare gli orologi ai poeti

Однажды Петрушевский сломал свои часы и послал за Пушкиным. Пушкин пришел, осмотрел часы Петрушевского и положил их обратно на стол. "Что скажешь, брат Пушкин?" - спросил Петрушевский. "Стоп машина", - сказал Пушкин.

Даниил Хармс, Анекдоты из жизни Пушкина, 3


Una volta a Petruševskij si ruppe l'orologio e mandò a chiamare Puškin. Puškin venne, esaminò l'orologio di Petruševskij e lo ripose sulla sedia. "Che ne dici, amico Puškin?", chiese Petruševskij. "Il meccanismo si è fermato", disse Puškin.

Daniil Charms, Aneddoti dalla vita di Puškin, 3

4 commenti:

  1. Sempre mi tornano gli aneddoti yiddish. “Il mužik trova un orologio. Lo porta dappertutto con orgoglio, ma dopo alcuni giorni l’orologio si ferma. Il muzhik lo guarda, lo volge a destra e a sinistra, ma non sa come riavviarlo. Alla fine ne apre la parte di dietro con il coltello, e ne cade una blatta morta. “Ах!” realizza il mužik. “Машинист капут!”

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  2. Bellissima :-)
    Cercando l'originale, che non ho trovato, mi sono imbattuta in un'altra variante, questa volta ungherese.

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  3. Bella versione, che io non conoscevo. Ma ammetto che sia stata un’adattazione dell’aneddoto originale alla situazione storica.

    Questo è bello in Budapest (dove anche adesso, dopo 1944 e le emigrazioni, un decimo della popolazione è ebrea) che gli avvenimenti quotidiani sono avviluppati, riinterpretati ed assimilati in una viva rete dei vecchi “zsidóvicc”, aneddoti yiddish. Praticamente puoi passare un’intera serata in una compagnia non facendo altro che re-raccontando aneddoti, e alla fine tutti sentite che avete perfettamente espresso la vostra opinione sull’attuale situazione politica…

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  4. Considerato che l'umorismo yiddish ha trovato molta della sua linfa vitale nelle situazioni più critiche, credo gli zsidóvicc andrebbero diffusi ed esportati.

    Nella mia città natale, Trieste, molto più piccola di Budapest, oggi ce ne sono solo 600. Nel 1938, l'anno in cui furono promulgate le leggi razziali (annunciate proprio lì da Mussolini davanti ad una folla osannante), erano quasi 7000. Hanno contribuito, tra l'altro, ad alimentare in modo sostanziale la locale cultura del Witz: proprio in mezzo a quella folla che nel settembre del 1938 osannava l'annuncio di Mussolini, l'ebreo triestino Piero Kern riuscì a sussurrare, in quel contesto, ad un altro ebreo: "Non mi pare che quel signore abbia una bella cera".

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