Lingue fioriscono, affascinano
inselvano e tradiscono in mille
aghi di mutismi e sordità
sprofondano e aguzzano in tanti e tantissimi idioti
Lingue tra i cui baratri invano
si crede passare-fioriti, fioriti, in altissimi
sapori e odori, ma sono idiozia
Idioma, non altro, è ciò che mi attraversa
in persecuzioni e aneliti di h j k ch ch ch
idioma
è quel gesto ingessato
che accumula sere sforbiciate via verso il niente. Ma
pare che da rocks crudelmente franti tra
i denti diamantiferi, in
ebbri liquori vengano gl'idiomi!
Pare, ognuno, residuo di sé, di
io-lingua, ridotto a seduzione!
Ma vedi come - in idioma - corra i più orribili rischi
la stessa nebbia fatata del mondo, stock
di ogni estatico scegliere, di ogni devozione
E là mi trascino all'intraducibile perché
fuori-idioma, al qui, al sùbito,
al circuito chiuso che pulsa
al grumo, al giro di guizzi in un monitor
Non vi siano idiomi, né traduzioni, ora
entro il disperso
il multivirato sperperarsi in sé
di questo ritornante attacco dell'autunno.
"Attacco", "traduzioni", che dissi? O
altri sinonimi h j k ch ch ch
sempre più nervosamente adatti, in altri idiomi?
Ma che mi interessa ormai degli idiomi?
Ma sì, invece, di qualche
piccola poesia, che non vorrebbe saperne
ma pur vive e muore in essi - di ciò mi interessa
e del foglio di carta
per sempre rapinato dall'oscurità
ventosa di una ValPiave
davvero definitivamente
canadese o australiana
o aldilà(1).
Andrea Zanzotto, Idioma, 1986
Часть речи
Ниоткуда с любовью, надцатого мартобря,
дорогой, уважаемый, милая, но неважно
даже кто, ибо черт лица, говоря
откровенно, не вспомнить, уже не ваш, но
и ничей верный друг вас приветствует с одного
из пяти континентов, держащегося на ковбоях;
я любил тебя больше, чем ангелов и самого,
и поэтому дальше теперь от тебя, чем от них обоих;
поздно ночью, в уснувшей долине, на самом дне,
в городке, занесенном снегом по ручку двери,
извиваясь ночью на простыне --
как не сказано ниже по крайней мере --
я взбиваю подушку мычащим "ты"
за морями, которым конца и края,
в темноте всем телом твои черты,
как безумное зеркало повторяя.
Иосиф Бродский
Parte del discorso
Da nessun luogo con affetto, addì
martembre(2), caro egregio diletta, ma non importa chi,
perché i tratti del volto, a dire il vero,
non li ricordo più, il non vostro
certo, ma neanche di nessuno
fedele amico vi saluta da uno
dei cinque continenti, fondato sui cow-boys; io
ti ho amato più degli angeli e di Lui
e perció ora sono lontano da te più che da loro;
ad ora tarda, in fondo a una valle che dorme,
in un paese con la neve a mezza porta,
torcendomi di notte sul lenzuolo,
(così come in ogni caso qui sotto non è detto)
sprimaccio il mio cuscino, "tu" mugghiando,
oltre mari finiti, con tutto il corpo i tuoi tratti
nel buio, come uno specchio folle, ripetendo.
Josif Brodskij
(1976)
Poesie 1972-1985, a cura di Giovanni Buttafava, Adelphi, 1986
(1) in un'altra versione, ho trovato "chi sa".
(2) nelle traduzioni italiane delle Memorie di un pazzo di Gogol', cui la data rimanda, generalmente si trova marzobre, l'86 marzobre, il giorno in cui, dopo oltre tre settimane di assenza dal lavoro, il pazzo decide di andarci per scherzo.
Nessun commento:
Posta un commento