domenica 13 giugno 2010

I colori e i suoni delle parole


Questa immagine è tratta da Il colore del melograno, film di Sergej Iosifovič Paradžanov, grande amico di Tarkovskij. Il film, censurato, poi portato a termine e montato nella forma in cui lo conosciamo da Sergej Jutkevič, è dedicato al trovatore armeno Sayat-Nova, le cui poesie vanno cantate (Sette giorni sette nottiSayat-NovaOusdi goukas (Da dove vieni?).

Sayat-Nova scrisse non solo nell'armeno di Tbilisi arricchito di persiano, ma anche in georgiano e in dialetto turco di Transcaucasia. Un incontro quasi inevitabile, verrebbe da dire, per il regista armeno dalle tre "matrie" (motherlands), la Georgia che l'ha visto nascere, l'Ucraina che l'ha visto lavorare e l'Armenia che l'ha visto morire.

Grazie ad un'anima generosa, che contribuisce ad evitare che, oltre al prezzo pagato in vita con il carcere per le sue "tendenze surrealiste", Paradžanov paghi ora con l'oblio, il film si trova su google videos. E ora anche in questo post, che non ha altro scopo se non quello di sostenere un contributo di questo tipo.




Mentivo. Il post mi serve anche per prendere nota del nome di Serge Venturini, un poeta che in difesa della cultura e della memoria, rivolgendosi a Sollers, riesce a firmarsi, in una lingua che normalmente vaga impersonalmente tra le salutations distinguées e i cordialement, "con ferocità" (e che - ne sono certa - solo per passione e sdegno scrive Ulisse al posto di Giasone). E che si fa fotografare così, poi.

Nessun commento:

Posta un commento