domenica 27 giugno 2010

Trieste delenda est

Trieste…
io ti vorrei vedere
distrutta
casa per casa
al suolo
vorrei
che un nuovo Scipio ti mettesse
a ferro e fuoco
come Cartago
vorrei
che vere orde di barbari
ti mettessero a sacco
vorrei vederti
squassata dal mare
come Messina
vorrei
che sulla tua austroungarica rovina
fosse cosparso
il sale

Paolo Universo


Paolo Universo, nato a Pola nel 1934 e morto a Trieste nel 2002, in vita ha pubblicato pochissimo. Ha snobbato Milano, che ha lasciato presto nonostante l'accoglienza positiva della sua opera in ambiente letterario e ha snobbato Trieste (o almeno mal sopportato la sua parte mitizzata, quella adorata da chi brinda al "peto asburgico di Magris"), dove ha passato gran parte della sua vita, in particolare all'Ospedale Psichiatrico di San Giovanni, uno dei luoghi più importanti tra quelli in cui ha operato Franco Basaglia. È stato tradotto in francese ed è per questo che l'ho ritrovato, dopo un brevissimo, fortuito incontro in una poesia di Grisancich.


Di lui, Giampiero Neri ha scritto:
Alcune poesie di Paolo Universo erano apparse nel 1972, sul primo numero dell’Almanacco dello Specchio. A pubblicarlo, su un giudizio favorevole ma alquanto oscillante di Sereni (passavano i mesi – scriveva Universo in una sua poesia – ma tu, Sereni, col cavolo che mi rispondevi) aveva contribuito anche il parere positivo di mio fratello, lo scrittore Giuseppe Pontiggia, che allora faceva parte della redazione dell’Almanacco mondadoriano.
Le poesie di Paolo Universo potevano piacere o non piacere, ma era difficile ignorarle. Molto della sua personalità, scontrosa e anticonformista, era presente nei suoi scritti, come le sue graffianti e irridenti invettive, più di superficie peraltro e prive di rancori.
Ad opera di un gruppo di amici triestini, queste poesie tornano adesso a formare un nuovo libro con un gruppo di inediti che ha per titolo Delenda Trieste. Trieste, come si sa, è una delle più belle città del mondo ma i suoi abitanti amano lapidarla.

Cadrà fra poco in cenere

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