lunedì 1 agosto 2011

Excusez-moi Mesdames Messieurs

Anise Koltz è una poetessa che scrive in tre lingue, anche se è il francese che negli anni ha finito per prevalere nettamente sul tedesco e sul lussemburghese. A dirla meglio, pare che Anise Koltz sia LA poetessa lussemburghese. Ne ho ritrovato il nome, dopo averne letto alcune poesie tempo fa su lyrikline, in un passaggio di un racconto di Zwischenland! Ausguckland! - Literarische Kurzprosa aus Luxemburg, Röhrig Universitätsverlag, 2009, un volume finito a casa mia passando per uno dei tantissimi percorsi dell'emigrazione italiana più recente, che è presente anche in Lussemburgo (grazie, Marina): in detto passaggio, la Koltz è presentata in effetti come la Grande Dame der Luxemburger Poesie. La vita, dice la Koltz, non è un fiume tranquillo.

La vie n’est pas un long fleuve tranquille
elle est un carnage

Et vous me demandez
une poésie ornée de fleurs
de petits oiseaux

Excusez-moi Mesdames Messieurs
chacun de mes poèmes
enterre vos morts

Anise Koltz

La vita non è un lungo fiume tranquillo
è una strage

E voi mi domandate
una poesia ornata di fiori
di uccellini

Scusatemi Signore e Signori
ognuna delle mie poesie
seppellisce i vostri morti

Niente male, per una grande dame della poesia di un paese tanto piccolo e centrale quanto poco noto, se tralasciamo i clichés che più frequentemente vengono noiosamente ripresi dalla stampa. Mi ricorda, fatte le debite differenze di stile, la proposizione di Nicanor Parra - almeno così come riportata in un'intervista a Bolaño del 1999, ma comunque confermata nel concreto delle sue poesie - di scrivere di bare, di bare e ancora di bare (Parra riesce a tirarle in ballo anche quando parla d'altro, di scarpe, ad esempio).
Ricordo che nel discorso di fine anno di De Gaulle del 1967, in cui non aveva azzeccato proprio perfettamente quello che gli avrebbe riservato l'anno che stava per cominciare, il generale era di avviso molto diverso e, da generale, aveva pensato bene di trovare ispirazione dalla vita semplice e tranquilla dei versi di Verlaine, alla quale era incline a concedere, al più, qualche temporanea difficoltà di percorso, interamente superabile, tuttavia, da una grande nazione in cammino come la Francia. Tipico dei generali, il concentrarsi sui grandi destini del Paese omettendo qualsiasi parola, quand'anche accidentale, sul prodotto primo in cui in realtà eccelle per definizione la loro specializzazione: il procurare ad altri uomini una morte anticipata, non esclusa quella procurata su vasta scala. Sto divagando solo apparentemente. In realtà resto ancorata al tema delle bare e del loro contenuto, perché lo storico Sergio Luzzatto, in chiusura al suo testo dedicato alla storia della mummia di Mazzini (La mummia della repubblica - Storia di Mazzini imbalsamato, Einaudi, 2011), avanza una proposta che mi sembra interessante, vale a dire che il suo lavoro, squisitamente storico, sia integrato con quello dell'antropologo, del sociologo, del romanziere o del cineasta e si allarghi ad una rielaborazione pluridisciplinare di una storia dell'Italia moderna basata su una delle sue costanti, quella delle sue periodiche tragedie corporali: dalla morte di Mazzini col prolungato uso politico che è stato fatto del suo cadavere, all'attentato ad Umberto I, al delitto Matteotti e su su fino all'esibizione del cadavere di Mussolini a Piazzale Loreto per concludersi col delitto Moro.
Nell'attesa che qualcuno all'altezza del compito risponda alla proposta di Luzzatto, se ora consideriamo uno degli insegnamenti più forti del '68 francese, e cioè che, contrariamente alla visione del generale De Gaulle e anche a quella di Sarkozy (non a caso il nemico numero uno dell'eredità di pensiero sessantottina), mirare alla presidenza è una delle aspirazioni più sciocche ed inutili che si possano nutrire, e se combiniamo questo insegnamento con il destino riservato a molti uomini di potere italiani, potremmo forse giungere allo scenario più naturale (non il più auspicabile, solo il più naturale) cui si sta dirigendo l'Italia di oggi.

6 commenti:

  1. "in cui non aveva azzeccato proprio perfettamente quello che gli avrebbe riservato l'anno che stava per cominciare"

    Hah!

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  2. Anise Koltz era una dei pochissimi personaggi lussemburghesi che conoscessi già prima di arrivare qui...

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  3. Nel mio caso era la sola autrice lussemburghese che avessi sentito nominare prima di leggere il tuo libro (ne avevo letto una manciata di poesie online). Questo significa che qualche nome riesco ancora a trattenerlo nella memoria.

    Spero che tra gli altri personaggi non figurasse il Granduca, comunque.

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  4. Eh eh, ma no ;-)
    Per esempio Edward Steichen, che è di origini lussemburghesi (è nato qui).

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  5. Clic (non è comparabile col sito di Kertesz - è commerciale, tanto per dirne una -, ma c'è qualcosa: Lubitsch, per esempio)

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