Nel 1955 Bruno Pincherle fece visita a Gaetano Salvemini, che aveva conosciuto nel 1924 all'università di Firenze, dove aveva seguito il suo corso sulla rivoluzione francese. Pincherle nel 1925 aveva condiviso con i fratelli Rosselli ed Ernesto Rossi, ma considerando se stesso "nel modesto rango dei distributori", l'esperienza del primo foglio clandestino antifascista Non mollare, la cui impostazione "veniva tutta da Salvemini".
Avevo trovato Salvemini nella modesta pensione in cui abitava. Viveva ad ottant'anni passati così come siamo vissuti anche noi a vent'anni (ma non so se saremmo capaci di vivere ancora), in un'anonima stanza d'affitto, il piccolo tavolo ingombro di carte e di giornali, i libri (al posto della libreria che non c'è) stipati su un valigione poggiato aperto su due seggiole.
Nuova Repubblica, Firenze, a. V, n. 57, p.2
in Monica Rebeschini, Bruno Pincherle. Interventi e scritti politici, Piazzetta Stendhal, 1, Trieste, 2004
(Cfr., volendo, ma proprio volendo.)
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