domenica 30 gennaio 2011

Dizionario di tutte 'e cose - C come (il) Cinema prima del cinema

Ritorno al cinema, quando il cinema non esisteva ancora.

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Esterno Reggia del Sole

La reggia del Sole. Ha colonne immense. L'oro e il rame che la ricoprono emettono bagliori di fiamma.
Sulla sua porta, d'argento, Vulcano è al lavoro: cesella le distese marine che cingono la terraferma, il mondo terrestre e il cielo.

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Esterno Mare

Nell'acqua, le divinità azzurre: Tritone che suona, Proteo multiforme, Egeone dalle molte braccia che preme su dorsi di balene, Dòride con le sue figlie, di cui alcune nuotano, altre stanno sedute su scogli ad asciugarsi i capelli verdi, altre ancora navigano in groppa a pesci.

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Esterno Terra

Sulla Terra, uomini, boschi, animali, fiumi, ninfe e altre divinità campestri.

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Esterno Cielo

Nel cielo, le costellazioni.
Poi, una stella, sempre più vicina.

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Esterno Reggia del Sole

La stella diviene una di quelle delle dodici costellazioni riprodotte sulla porta della reggia.
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Interno Reggia del Sole

Il Sole siede su un trono di smeraldi. Indossa un mantello rosso porpora. Sul capo, raggi sfolgoranti. Alla sua destra e alla sua sinistra, il Giorno e il Mese e l'Anno, i Secoli e le Ore, ognuna disposta a uguale distanza dall'altra, la Primavera incoronata di fiori, l'Estate, nuda, la testa cinta di una ghirlanda di spighe, l'Autunno impiastricciato d'uva e l'Inverno coperto di ghiaccio, con i capelli irrigiditi.
Si apre la porta. Entra Fetonte, coprendosi gli occhi con la mano. Si ferma a distanza dal Sole, nel punto limite dove riesce a sostenerne la vista. Lentamente, abbassa la mano. 

Sole - Cosa c'è? Come mai sei venuto? 
Fetonte - Ti devo chiedere una cosa: sei veramente mio padre? La mamma dice di sì, ma vorrei sentirlo da te.
Sole (levandosi i raggi dal capo) - Tua madre ha ragione. Ma se ne dubiti, chiedimi quello che vuoi, e te lo darò.
Fetonte - Ti chiedo un favore, la prova che sei mio padre: dammi il cocchio. Lasciamelo guidare per un giorno.
Sole (scuotendo il capo luminoso) - No! Questa è l'unica cosa che non posso darti, figlio mio.
Fetonte - Dai, te lo chiedo per un giorno, un giorno solo.
Sole - È troppo pericoloso. Non sei abbastanza forte e sei ancora troppo giovane. E poi sei mortale: nemmeno un dio potrebbe guidarlo, solo io posso farlo. Nemmeno Giove potrebbe.
Fetonte - Ma seguirò la solita pista che percorri ogni giorno tu, dai.
Sole - Impossibile. Non ce la puoi fare. La via è ripida all'inizio, a metà è già altissima nel cielo, tanto che io stesso, da lassù, ho il terrore di guardare il mare e la terra, e l'ultimo tratto è talmente a strapiombo che da lì Teti ha sempre paura che io cada nelle sue onde. E poi il cielo gira così velocemente, portandosi dietro in un turbine tutte le stelle. Solo io ho la forza per resistere al turbine e alla sua spinta. Tu non potresti, ti faresti portare via dal cielo. E gli animali che bisogna superare! Le corna del Toro, l'arco dell'Arciere d'Emònia, le fauci del Leone, le chele dello Scorpione e quelle del Granchio. I cavalli, poi, tutto un surriscaldarsi e un ribellarsi alle briglie. Non posso. Ripensaci. La prova che ti serve è tutta qui, se vuoi, nella mia paura di concederti il cocchio.
Fetonte - Non mi convinci, tu e le tue storie. Dai, papà, dammi il cocchio. Non hai scelta: se sei mio padre devi lasciarmi guidare il cocchio.

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Interno Garage della Reggia del Sole

Il cocchio. D'oro l'asse, la stanga, il cerchio delle ruote. D'argento i raggi delle ruote. Lungo i gioghi, topazi e file di gemme preziose.
Fetonte lo osserva, ne studia i particolari.
Sorge l'Aurora, le stelle si ritirano, la Luna svanisce, per ultimo se ne va Lucifero, verso la Terra. Il mondo diventa rosso, le Ore aggiogano i cavalli. 

Il Sole spalma un medicamento sacro sul volto del figlio e gli pone i raggi sul capo.

Sole (sospirando per l'ansia) - Segui almeno i miei consigli. Ricordati: non spronare i cavalli, trattienili con le briglie per frenarne la foga e non tagliare mai le cinque zone del cielo, ma segui sempre la pista e la sua curvatura, restando nelle tre zone, evitando di toccare il Polo australe o l'Orsa dalla parte dell'Aquilone. Per aiutarti, puoi seguire le tracce delle ruote che ho lasciato io. Mantieniti a mezza altezza: non andare né troppo in altro né troppo in basso, se non vuoi bruciare le dimore celesti o la terra. E stai alla larga, sulla destra, dal Serpente contorto, e, sulla sinistra, dall'Altare. Tieniti in mezzo, tra l'uno e l'altro. Per il resto, mi affido alla Fortuna. Non vuoi ripensarci? Lascia dare me luce alla Terra!

Fetonte balza felice sul cocchio, ne prende le briglie e saluta il padre.

I cavalli Piroente, Eòo, Etone e Flegonte nitriscono, scalpitano e fiammeggiano.

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Esterno Reggia del Sole

Il cocchio parte, i cavalli, giunti ai cancelli esterni della Reggia, li percuotono con gli zoccoli.
Intanto arriva Teti, trafelata.
Teti apre i cancelli.

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Esterno Cielo basso

Squarciata una cortina di nebbia, i cavalli, volando, sorpassano veloci gli Euri. Il cocchio, privo del peso consueto, vola traballante ed instabile. I cavalli ne approfittano e lasciano presto la pista, correndo all'impazzata, di qua e di là.
Fetonte si spaventa, non sa da che parte tirare le briglie.
È smarrito.

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Esterno Stelle

L'Orsa si scalda ai raggi del sole e cerca di immergersi nel mare. Il Serpente si sposta dal Polo glaciale e viene preso da una furia mai vista. Anche Boote fugge sul suo carro.

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Esterno Cielo alto

Fetonte si volta a guardare dall'alto la Terra, lontana, lontanissima. Impallidisce. Le ginocchia gli tremano. Nello sguardo, sgomento e rimorso per aver preso il cocchio. Poi riguarda in avanti, quasi a misurare il tratto ancora da percorrere davanti a sé. Non sa che fare. Smette di muovere le briglie. Impietrisce.
Il cocchio procede ancora seguendo un percorso incerto.
Passa attraverso una serie di animali mostruosi. Fetonte rabbrividisce. Quando vede lo Scorpione che trasuda veleno nero e minaccia di colpirlo con la punta della sua coda, lascia del tutto le briglie, che cadono sulla groppa dei cavalli.
I cavalli corrono a caso, dove li spinge la foga: cozzano contro le stelle e trascinano il carro per luoghi sperduti.

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Esterno Luna

La Luna vede passare sotto di sé il cocchio.

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Esterno Terra

Le grandi città della Terra bruciano. Gli incendi scoppiano ovunque, riducendo in cenere intere regioni e popolazioni. Bruciano i boschi coi monti: l'Ato, il Tauro in Cilicia, lo Tmolo, l'Eta e l'Ida, ormai prosciugato delle sue sorgenti, l'Elicona delle Muse, l'Emo. L'Etna è un rogo immenso. Le due cime del Parnaso, l'Erice, Il Cinto, l'Otri, il Ròdope senza ormai nevi, il Mimante, il Díndimo, il Micale, il Citerone. Neppure la Scizia si salva. Bruciano il Caucaso, come l'Ossa e il Pindo e l'Olimpo, le Alpi e l'Appennino.

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Esterno Cielo alto

Fetonte rivolge di nuovo lo sguardo giù, verso la Terra.  La vede in fiamme ovunque. Non resiste più al calore, alle ceneri, ai getti di faville. Respira a stento folate d'aria infuocate. Il cocchio diventa incandescente. Un fumo caldo lo avvolge completamente.

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Esterno Terra

Il sangue affiora alla pelle degli Etíopi, che diventano all'improvviso neri.
La Libia diventa un deserto.
Le ninfe piangono la scomparsa di fonti e laghi: la Beozia non trova più la fonte Dirce, Argo la fonte Animone, Efire le acque della fonte Pirene.
Nemmeno i fiumi riescono a salvarsi: il Tànai fuma anche nel mezzo della sua corrente, e così il Peneo, il Caico nel regno di Teutrante, l'impetuoso Ismeno e l'Erimanto nel regno di Fegeo, lo Xanto, il Meandro con tutte le sue anse, il Mela della Migdonia e l'Eurota di Tènaro. Arde l'Eufrate in Babilonia, arde l'Oronte, e il Termidone rapido e il Gange e il Fasi e l'Istro. Ribolle l'Alfeo, bruciano le rive dello Sperchío e l'oro che il Tago trasporta fonde tra le fiamme. Sulle sponde della Meònia, soffocano tutti gli uccelli in mezzo al Caistro. Il Nilo fugge ai margini del mondo e scompare per sempre. La stessa fine tocca all'Ebro e allo Strímone e ai fiumi dell'Occidente: il Reno, il Rodano, il Po e il Tevere.
Dappertutto il suolo si fende e si apre a squarci.

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Esterno Sottosuolo

Attraverso gli squarci profondi nelle viscere della Terra, la luce penetra giù, fino al Tartaro.
Il re e la regina degli inferi atterriscono.

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Esterno Mare

Il mare si contrae e si ritira. Emergono enormi distese di sabbia, emergono montagne, le Cicladi acquistano nuove isole. I pesci cercano riparo sul fondo. I delfini cessano di balzare fuori dall'acqua e si immergono in profondità. Salgono a galla cadaveri di foche, rovesciati sul dorso.
Nereo e Dóride e le loro figlie cercano riparo nelle grotte, ma anche queste sono troppo calde.
Nettuno tira fuori la faccia e le braccia dalle onde tre volte e tre volte, per il calore dell'aria infuocata, si ritrae.

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Esterno Terra

La Terra, ormai arida, si porta una mano alla fronte. Ha cenere negli occhi e sulla faccia. Sussulta, fa tremare ogni cosa e si posiziona più in basso del solito.

Terra (gli occhi al cielo) - Se così è deciso, se ho meritato questo, che aspetti, Giove, a colpirmi con i tuoi fulmini? Io che ho sopportato tagli e tagli di aratri, io che ho dato foglie al bestiame, messi e cibo agli uomini e incenso a voi dei. E ammettiamo che io abbia delle colpe: ma quale colpa avranno mai le acque, che male ha fatto tuo fratello Nettuno? Se non hai pietà di noi, abbi almeno pietà per il cielo, che appartiene a te! Guarda i poli come fumano, guarda Atlante che cede e non ce la fa più a sorreggere l'asse del cielo incandescente. Vuoi tornare alla confusione dell'antico Caos? Pensa all'universo!

Qui la Terra, non resistendo più ai vapori, tace e ritira il suo volto nei recessi del regno delle ombre.

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Esterno Rocca del Monte Olimpo

Giove chiama a testimoni tutti gli dei, compreso il Sole. Cerca le nubi, cerca la pioggia, ma non le trova.
Tuona, libra un fulmine all'altezza dell'orecchio destro e lo lancia contro il cocchiere.
L'incendio si arresta con una fiammata.

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Esterno Cielo

Fetonte, colpito dal fulmine, viene sbalzato via dal carro e dalla vita.
Atterriti, i cavalli si impennano e con uno strappo si liberano dal giogo, spezzano i finimenti e fuggono.
Cadono i morsi, l'asse viene divelto dalla stanga, partono via i raggi delle ruote. I resti del cocchio fracassato si disperdono ovunque.
Fetonte, con i capelli in fiamme, precipita girando più volte su se stesso e lasciando nell'aria una lunga scia, come una scia di stelle cadenti.

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Esterno Fiume Po

Fetonte precipita nel fiume, che gli spegne il viso fumante.

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Interno Reggia del Sole

Il Sole, schiantato dal dolore, resta nella Reggia. Per la prima volta, non esce per una giornata intera.

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Esterno Riva del Po

Le Nàiadi d'Occidente seppelliscono il corpo incenerito di Fetonte. Scrivono dei versi sulla lapide.

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Esterno Riva del Po

Sullo sfondo, si stagliano contro il cielo filari e filari di pioppi bianchi.
Climene, la madre di Fetonte, con le vesti stracciate, piange il figlio davanti alla lapide e legge:
Hic situs est Phaëton, currus auriga paterni,
quem si non tenuit, magnis tamen excidit ausis.

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Sottotitoli

Qui giace Fetonte, auriga del cocchio di suo padre;
non riuscì a guidarlo e cadde, ma fu un'impresa grandiosa.

Fine

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Si ringraziano Ovidio e le sue Metamorfosi.

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