Bekannt ist sein Ausspruch, er habe Arminius "von hertzen lib. Wenn ich ein poet wer, so wolt ich den celebriren. Hat hertzog Herman geheißen".
Den neuen Namen leitete Luther aus der lateinischen Bezeichnung "dux belli" (Anführer im Krieg) ab, die er mit "Heer man" übersetzte, einen Mann "der zum heer und streit tüchtig ist, die seinen zu retten und forn an zu gehen".
Ralf-Peter Märtin, Die Varusschlacht. Rom und die Germanen, S. Fischer, 2009
È noto il suo detto per cui Arminio gli sarebbe stato "caro al cuore. Se fossi un poeta, così vorrei celebrarlo. Si è chiamato duca Herman".
Il nuovo nome Lutero lo derivò dalla denominazione latina "dux belli" (comandante in guerra), che egli tradusse con "Heer man", un uomo "capace, nell'esercito e nella battaglia, di salvare i suoi e di avanzare".
Quattro cose:
1. È un libro ricevuto in regalo da cari amici, quindi di per sé speciale. È anche bello, specie nella parte dedicata ai secoli successivi alla battaglia di Varo, alla nascita del mito di Arminius/Hermann e al suo utilizzo nel tempo. Un mito nato per colpa degli italiani, perché i tedeschi, per 15 secoli, avevano praticamente dimenticato persino il nome di Arminio. La riscoperta ebbe inizio nei primi del '500, per colpa (o grazie, come vedremo) di un cacciatore di manoscritti italiano, che trovò i primi sei libri degli Annali di Tacito nella biblioteca del monastero di Corvey, in Renania Settentrionale. Erano sfuggiti all'opera di setaccio fatta tre quarti di secolo prima da parte di un altro italiano più famoso, Francesco Poggio Bracciolini, segretario della cancelleria papale, cacciatore anch'egli (e ladro) di manoscritti un po' ovunque, a St. Gallen, Reichenau, Fulda e Colonia, da dove prelevò ignoti discorsi di Cicerone, frammenti del Satyricon di Petronio, scritti di Quintiliano e i dieci volumi sull'architettura di Vitruvio. Non che il setaccio di Bracciolini fosse stato mal fatto: si era semplicemente rifiutato categoricamente di inoltrarsi nella Germania del nord, quindi non passò per Corvey. Dal suo punto di vista, tra l'altro, non si trattava di furti: la sua era una missione per salvare e liberare le opere greche e latine dalle "carceri dei barbari". Ma sto divagando. Il punto è che se i sei libri degli Annali non fossero arrivati in Vaticano, non li avrebbe più trovati nessuno: qualche anno dopo il loro ritrovamento, infatti, un incendio ridusse in cenere la biblioteca di Corvey. E invece, grazie al loro arrivo in Vaticano e alla loro pubblicazione, Ulrich von Hutten potè leggerli, restare folgorato dalle parole di Tacito, secondo cui Arminio era stato il liberatore della Germania invitto in guerra (liberator Germaniae (...), bello non victus) e dare origine alla sua mitizzazione.
2. Notare Anführer. Führer in effetti a volte crea problemi, a volte no, e non è banalissimo capire quando lo fa - nel contesto bellico qui, pur se distante, probabilmente li avrebbe creati. Lager non crea alcun problema (è un magazzino), mentre Zone li crea, ma per motivi postbellici: era associata con le Besatzungszonen, le zone di occupazione della Germania occupata.
3. Quando si commettono degli errori di ortografia, ci si potrebbe giustificare facilmente, avendo cura di assestarli bene e con una certa coerenza, con un uso voluto della lingua del Cinquecento.
4. Non mi sento affatto rassicurata dalla digitalizzazione dei testi rispetto al rischio della perdita dei libri. Continuo a soffrire incongruamente della sindrome da biblioteca di Alessandria. Immaginiamoci per un attimo - è questo l'incubo che alimenta tuttora la sindrome - se uno come George Dabliu, nelle sue ore di studio, che devono essere molto lunghe da quando non è più presidente, si mettesse a maneggiare, oltre ai Bretzel, anche un prototipo di virus sviluppato dalla CIA e scartato perché inefficace contro i cervelli delle sale operative dei reattori nucleari iraniani, ma dagli ignoti effetti collaterali, devastanti per i PDF.
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