sabato 8 ottobre 2011

Rom liegt irgendwo in Russland

И как книга, раскрытая сразу на всех страницах,
лавр шелестит на выжженной балюстраде.
Иосиф Бродский
Римские элегии, III, 1981

E come un libro, aperto ad ogni pagina, che si legge
d'un fiato, il lauro fruscia su una balaustrata cotta.
Iosif Brodskij
Elegie romane, III, 1981
in Poesie, 1972-1985, a cura di Giovanni Buttafava, Adelphi, 1986

Вновь Проперций мой ко мне вернулся,
Счастие для Кинфии какое!
Исцарапанный, залапанный, помятый,
Облысевший, грязный, исхудавший.
Елена Шварц

Properzio è ritornato da me,
che felicità per Cynthia!
Graffiato, in lacrime, malconcio,
calvo, sudicio, emaciato.
Elena Schwarz
Cynthia


Rom liegt irgendwo in Rußland, am Rande. Vielleicht am Baltischen Meer oder am Schwarzen. Ein beliebter Ausflugsort für die Kulturruinenbegeisterten unter uns. Russische Touristen schreiben gerne Gedichte. Eine Anthologie der russischen Gedichte über Rom ergäbe einen dicken Band. Aber nicht nur die Springbrunnen und Pinien dieser Stadt rascheln in unseren Büchern (Lorbeer raschelt wie ein Buch, in dem alle Seiten zugleich aufgeschlagen sind, schrieb Brodsky in einer seiner "Römischen Elegien"), seit zwei Jahrhunderten besiedeln die Russen Roms sieben Hügel. Nicht nur Nikolaj Gogols Krähen-Gesicht lächelt unter dem glatten fettigen Haar hervor von der Wand des "Caffè Greco". Ganz Italien ist mit von Russen gestifteten Gedenktafeln behängt. Als Jelena Schwarz mich durch Rom führte, stürzte sie immer wieder zu irgendeiner Hausecke, weil sie sich dort eine gemerkt hatte. In italienischer und russischer Sprache stand geschrieben, wer und wann hier gewohnt hat.

Dazu muß man sagen, daß die Lieblingsbeschäftigung der Russen nicht das Wodka-Trinken ist – wie man im Westen irrtümlicherweise annimmt – auch nicht sich prügeln, auch nicht die Zigeuner-Lieder singen. Die Lieblingsbeschäftigung der Russen ist das Anbringen von Denktafeln. Vor kurzem verabschiedete die Moskauer Stadtregierung einen Erlaß: Das eigenmächtige Anbringen von Gedenktafeln und Aufstellen von Denkmälern wird strafrechtlich verfolgt. Um so heftiger behängen wir fremde Wände, falls uns eine gütige fremde Obrigkeit das erlaubt. Die russische Gemeinde in Bologna hat Geld für eine Gedenktafel für Joseph Brodsky in Venedig gesammelt. Dann hat eine russische Bologneserin Jelena Schwarz in Rom angerufen und gefragt, ob und wo in Venedig die Tafel plaziert werden muß. "Fragen Sie doch die Witwe des Dichters", – sagte Jelena Schwarz. "Ja, das haben wir schon, sie meint aber, daß sie gar nicht so sicher ist, ob es Joseph Brodsky überhaupt recht wäre..." Die Entscheidung ist noch in der Schwebe.

Warum wurde Jelena Schwarz in dieser Frage angerufen? Vielleicht, weil sie als Gast der Brodskys Stiftung in Rom war. Zweck der Stiftung ist, russischen Dichtern für eine Weile die bedeutendste Stadt in den Provinzen der russischen Poesie zu schenken. Aber in Wirklichkeit (in der speziellen Wirklichkeit, in der die Dichter leben) war Jelena Schwarz längst in Rom: seit Cynthia. Dieser Frau, die eigentlich Hostia hieß und nur in Gedichten von Properz zu Cynthia wurde, verlieh Jelena Schwarz eine Stimme (beide, Cynthia und Properz, lebten in Rom im ersten Jahrhundert vor Chr., beide wurden berühmt dank seiner Elegien an sie, beide waren haltlos und gemein, sie wahrscheinlich haltloser und gemeiner als er, nur blieb sie stumm wie ein Fisch, bis Jelena Schwarz ihre beiden Cynthia-Bücher verfaßte). Schreibmaschinen-Kopien dieser Cynthia-Gedichte (die mir nun in einer zweibändigen Werkausgabe mit sandfarbenem Umschlag vorliegen) waren das erste, was ich vor mehr als zwanzig Jahren von Jelena Schwarz gelesen habe. Man verliebt sich in diese Zeilen sofort. Über den armen Properz ist da nicht viel: Amor ist schrullig - ich Arme liebe ein kahles Ungetüm und Wieder kam mein Properz zu mir zurück - / So ein Glück für Cynthia! / Verkratzt ist er, verweint, abgeschabt, / kahl, schmutzig, abgemagert.

Ich fuhr nach Rom, um Jelena zu sehen. Ein älterer deutscher Geheimrat soll gesagt haben, daß derjenige, der Italien, insbesondere Rom, sich gut angeschaut hat, nie mehr ganz unglücklich sein kann. Das klang, als wir dort waren, wie eine Beschwörung in unseren Ohren. Eigentlich aber waren wir glücklich, daß wir uns wiedersahen. Aus diesem Glück heraus versprachen wir einander, die Gedichte von Rom und Italien, die wir nach diesem Treffen (vor Weihnachten 2001) schreiben werden, in einem Büchlein zusammenzuführen.

Als unsere gemeinsame Zeit in Rom verflog, setzte ich mich in ein leeres Coupé, schloß die Augen und schlug sie erst in Mailand wieder auf. Jelena ist inzwischen wieder in Petersburg, wo sie seit 1948, dem Jahr ihrer Geburt, lebt. Manchmal denke ich, daß ganz Petersburg, die Hauptstadt der russischen Dichtung, auf ihren schmalen Schultern steht.

Olga Martynova

Aus Olga Martynova, Jelena Schwarz, Rom liegt irgendwo in Russland. Zwei russische Dichterinnen im lyrischen Dialog über Rom. Russisch/Deutsch. Aus dem Russischem von Elke Erb und Olga Martynova. edition per procura, Wien, 2006


Roma è da qualche parte in Russia, ai suoi margini. Forse sul Mar Baltico o sul Nero. Un'amata meta turistica per coloro, tra di noi, che si entusiasmano per le rovine della cultura. Ai turisti russi piace scrivere poesie. Un'antologia delle poesie russe su Roma darebbe uno spesso tomo. Ma nei nostri libri non frusciano solo le fontane ed i pini di questa città (l'alloro fruscia come un libro di cui si aprano contemporaneamente tutte le pagine, scrisse Brodskij in una delle sue "Elegie romane"), è da duemila anni che i russi colonizzano i sette colli di Roma. Non solo il volto da cornacchia di Nikolaj Gogol' se la ride sotto la liscia, unta capigliatura dalla parete del "Caffè Greco", tutta l'Italia è ornata di targhe commemorative offerte da russi. Quando Elena Schwarz mi ha portato in giro per Roma, non faceva che accorrere ad un angolo di qualche casa perché ne aveva notata una. Vi era scritto, in italiano ed in russo, chi e quando vi aveva abitato.

A questo bisogna aggiungere che l'occupazione preferita dei russi non è bere vodka – come a torto si ritiene in Occidente – e neanche scazzottarsi e nemmeno cantare canzoni zigane. L'occupazione preferita dei russi è apporre targhe commemorative. Poco tempo fa l'amministrazione cittadina di Mosca ha emesso un'ordinanza: L'apposizione di targhe commemorative su iniziativa individuale è sanzionata penalmente. Ci mettiamo ad adornare con sempre maggiore accanimento muri stranieri, se un'amministrazione straniera compiacente ce lo permette. La comunità russa a Bologna ha fatto una colletta per una targa commemorativa da dedicare a Iosif Brodskij a Venezia. Poi una bolognese russa ha telefonato ad Elena Schwarz a Roma e le ha chiesto se e dove, a Venezia, si dovesse piazzare la targa. "Chieda alla vedova del poeta", – ha detto Elena Schwarz. "Sì, l'abbiamo già fatto, ma lei crede di non essere poi così sicura che Iosif Brodskij sarebbe proprio d'accordo..." La decisione è ancora in sospeso.

Perché Elena Schwarz è stata interpellata in questa questione? Forse perché era ospite della fondazione Brodskij a Roma. Scopo della fondazione è concedere per un certo tempo ai poeti la città più significativa delle province della poesia russa. Ma in realtà (nella realtà speciale in cui vivono i poeti) Elena Schwarz era a Roma già da molto tempo prima: dai tempi di Cynthia. Questa donna, che in realtà si chiamava Hostia e diventò Cynthia solo nelle poesie di Properzio, ha prestato ad Elena Schwarz una voce (entrambi, Cynthia e Properzio, vissero a Roma nel primo secolo a.C., entrambi divennero famosi grazie alle elegie di Properzio dedicate a lei, entrambi furono volubili e volgari, lei probabilmente più di lui, solo che lei rimase muta come un pesce, almeno finché Elena Schwarz compose i suoi due libri di Cynthia). Delle copie battute a macchina di queste poesie di Cynthia (che giacciono ora davanti a me in un'edizione in due volumi dalla copertina color sabbia) sono state la prima cosa che io abbia mai letto di Elena Schwarz più di vent'anni fa. Ci si innamora subito di questi versi. Del povero Properzio non vi si dice molto: Amor è bizzarro - Povera me amo un mostro calvo e Properzio ritornò da me - / Che felicità per Cynthia! / È graffiato, in lacrime, malconcio, / calvo, sudicio, emaciato.

Andai a Roma per vedere Elena. Si dice che un anzianotto consigliere segreto tedesco abbia affermato che chi ha visto l'Italia, e in particolare Roma, non può più essere del tutto infelice. Ciò suonava, quando eravamo là, come uno scongiuro, nelle nostre orecchie. In realtà eravamo felici di esserci riviste. Da questa felicità ci promettemmo reciprocamente di riunire le poesie di Roma e dell'Italia che avremmo scritto dopo questo incontro (prima di Natale del 2001).

Trascorso il tempo passato insieme a Roma, mi misi in un coupé vuoto, chiusi gli occhi e li riaprii solo a Milano. Elena è tornata nel frattempo a Pietroburgo, dove vive dal 1948, l'anno della sua nascita. Talvolta penso che Pietroburgo, la capitale della poesia russa, stia tutta sulle sue esili spalle.

Ol'ga Martynova

Note
Il libro da cui è tratta questa prefazione è uno dei libri più piccoli e più cari che ho. Me l'hanno regalato a Francoforte, nel periodo in cui avevo iniziato ad imparare il russo, due persone che non credo abbiano mai letto poesie.
Francoforte è la città in cui vive Ol'ga Martynova. Suo marito è Oleg Jur'ev, di cui ho riportato di recente un pezzo dedicato all'assedio di Leningrado.
Elena Schwarz è morta nel 2010. Non so in che misura se ne sia parlato in Italia. Temo meno del dovuto.
In genere faccio del mio meglio, pur nei limiti delle mie possibilità, per traslitterare con cura i nomi russi in italiano. In questo caso, considerando il russo, avrei dovuto scrivere Švarc. Ho preferito invece la traslitterazione tedesca (Schwarz) a quella italiana (Švarc) perché Шварц, in origine, deve essere stato proprio Schwarz.
Pare che il consigliere segreto dei duchi di Weimar Goethe, ritornato dal suo viaggio in Italia, abbia detto: Wer Rom gesehen hat, kann nie mehr ganz unglücklich werden (Chi ha visto Roma non può più essere veramente infelice).

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