lunedì 17 ottobre 2011

Per la prossima volta

A G.
Per la  prossima volta.

E pensando, nei tuoi giri per i campi
(si può pensare altrove?)
alle grandi cose
proprio quando ti pare che monti e nuvole
si trasfigurino nella Risposta
monti e nuvole ritornano ad essere
ciò che sembrano essere:
monti e nuvole.

F.

*

G., idealmente, mi scuserà, spero. Anzi, so che, idealmente, lo farà, da cui la mia sconsideratezza di far emergere ben due miei abbozzi nello stesso post, il primo dei quali tracciato nel tentativo di condensare alcuni dei suoi pensieri ricevuti via email in qualche estemporaneo verso nato nelle ore in cui la stanchezza prevale su ogni possibile residuo controllo razionale del gesto. Per me ha già significato qualcosa il fatto stesso di provarci, di più, il fatto stesso di pensarci. Eh, se ci ho provato. Ne offro un'altra prova con quello che è uscito da un tentativo alternativo, che riporto altrettanto integralmente a puro scopo di testimonianza (o forse di monito, prima di tutto a me stessa), in cui ho cercato di mantenere il più possibile l'ossatura della prosa originale di G., ma isolandone un prologo o antefatto, in cui sono intervenuta con la grazia di un terzino per introdurre quelle che sono a tutti gli effetti delle incongruità: le rime.

*
Nel 150° anniversario

Il grande caldo se ne è andato, ma non il senso di aver mancato il risultato. A fine agosto, ormai quasi lontano, la Mastrotto di Arzignano, in un'intervista su "Il Giornale di Vicenza", emergeva come ditta d'eccellenza per qualità e tutto il resto, etica (sic) inclusa. Seguiva, dopo pochi giorni, l'accusa di evasione fiscale da parte della Guardia di Finanza locale: per 120 milioni, hanno annunciato. Il direttore del giornale, costernato, concordava con gli operai - ahi, ahi, le tasse van pagate, certo certo, però. Però la ditta dà lavoro a molti, e senza pagherò, e di missioni cattoliche fin nella lontana Africa è gran benefattrice. Poco dopo in paese è stato eretto il monumento all'evasor cortese. Il sindaco è stato comprensivo, se non di cuor evasivo. Non è che in Italia non ci sia l'alternativa: la maggioranza non la vuole, in centocinquant'anni non l'ha mai voluta. E questo, pur se duole, non si muta.

Dum fraus haec feliciter Arzignani atque Vicetiae facta est, ho visitato i templi della dea Hera e della sua figlioccia Athena a Paestum, e pure l'antro della Sibilla a Cuma. Questa volta Hera ha accettato il dialogo. Dice, inter alia, che sul lungo periodo non importa se Mastrotto paga o non paga le tasse, ché i conti torneranno, de toute façon. Intendeva i conti quelli grandi, penso, quelli che dilettano i cosmologi e i gonzi generici: la conceria resta fuori. Mastrotto lo sa d'intuito e lo sa anche l'Agenzia delle Entrate, che, alla fine, si accontenterà di una cifra simbolica, con salvezza dell'etica (sic). Con Athena, invece, ho tirato diritto, come già in Ellade, tempo addietro, troppo supponente allora lei e troppo caldo ora a Paestum per ritentare l'approccio. Però un rimpianto m'è rimasto: era proprio sui conti grandi che necessitavo di qualche delucidazione. Da solo non ce la faccio. Arrivo ad un punto in cui mi pare tutto chiaro: succede durante i miei giri nei campi, per un istante, ma poi, d'improvviso, i monti e le nuvole ritornano monti e nuvole, silenziosi e potenti, come l'erba le piante i boschi. Ero andato fin laggiù in quel di Salerno proprio per quello, senza avere il coraggio di ammetterlo. Sarà per la prossima volta, naturalmente.

G. & F.

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