venerdì 13 agosto 2010

Domenica dannunziana

Nel novembre dell'anno successivo (nel 1992, ndf) Menia organizzò a Trieste una "domenica dannunziana", cui presero parte 5000 nostalgici. Richiamandosi alla Beffa di Buccari, organizzata dal poeta durante la prima guerra mondiale, in cui questi violò la baia vicino a Fiume per lasciarvi una bottiglia con un messaggio derisorio agli austriaci, egli ne ripetè il gesto. Imbarcato, insieme a Fini, su una barca a vela, gettò nel golfo di Trieste 350 bottiglie tricolori con il seguente messaggio:
Istria, Fiume, Dalmazia, terre romane, venete, italiche. La Jugoslavia muore dialaniata dalla guerra: gli ingiusti e vergognosi trattati di pace del 1947 e di Osimo nel 1975 oggi non valgono più [...] È anche il nostro giuramento: "Istria, Fiume, Dalmazia: ritorneremo!".

Jože Pirjevec, Foibe. Una storia d'Italia, Einaudi, 2009

Immagine tratta da www.cnj.it

Vivevo ancora a Trieste, allora, e, Alzheimer permettendo, dubito che mi dimenticherò mai della domenica dannunziana. Vorrei solo annnotare che dannunziano, col tempo, ha assunto una connotazione generalmente negativa, mentre finiano pare attualmente assumerne, almeno nel centro-sinistra, una piuttosto positiva, e invitare il lettore ad immaginare degli esponenti del partito più a destra del Bundestag, nel novembre del 1992, prendere il largo su una barca a vela alla volta di Kaliningrad per lanciarvi nelle acque antistanti delle bottiglie con il messaggio: Prussia orientale, Transpomerania, Brandenburgo orientale, Slesia: ritorneremo!


Quanto è bella, quanto è cara

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