Ho ritrovato(1) delle testimonianze che nel tempo ho letto in diverse forme in numerosi testi dedicati, vuoi esclusivamente vuoi marginalmente, alla storia della mia città natale durante la seconda guerra mondiale (2), ma di cui purtroppo non avevo mai preso nota, forse proprio a causa della loro abbondanza e della loro innegabile concordanza. Lo faccio ora. Ne avverto la necessità sia in senso assoluto sia ora che pare ci sentiamo in dovere di dedicare ancora qualche parola ai crimini commessi durante la guerra nella ex Jugoslavia(3), che tendiamo generalmente a trattare alla stregua di fatti a noi sostanzialmente estranei e per i quali facciamo fatica a trovare una spiegazione che non ricorra al termine di barbarie e che si risolva ad accoglierli nel novero dei fatti umani.
Mai prima d’ora, in nessuna altra località ho trovato tanta spontanea collaborazione da parte della popolazione civile nell’individuazione di ebrei, zingari, slavi e sovversivi italiani come in questa città.
In nessun luogo come a Trieste, né in Polonia, né in Belgio, né in Francia, si sono verificati tanti episodi di delazioni scritte e orali fatte agli occupatori da abitanti della stessa città, mai tante vendette personali.
Gottlieb Hering ad Augusta Reiss
(1) Grazie a Susanne C. Knittel, Uncanny Homelands: Disability, Race, and the Politics of Memory, Columbia University, 2011
(2) Uno è quello di Ferruccio Fölkel, La risiera di San Sabba., BUR: "A parte questi casi da manuale di criminologia, i moltissimi doppiogiochisti, i delatori e gli informatori, Wolsegger(4) e i suoi Berater(5) rimanevano stupiti, addirittura impressionati, dal numero delle persone che venivano a offrire i propri "servigi", così come tutte le unità tedesche, militari e civili, erano meravigliate dal numero di lettere anonime di delazione che arrivavano ai vari uffici." Fölkel trova l'origine storica di questa infame peculiarità triestina nella delazione anonima a mezzo lettera praticata nell'Impero asburgico.
(3) Ricordo due testi, Paolo Rumiz, La linea dei mirtilli, Editori Riuniti 1997, e Wojciech Tochman, Come se mangiassi pietre, Keller editore, 2010, traduzione dal polacco di Marzena Borejczuk (Jakbyś kamień jadła, 2002)
(4) Ferdinand Wolsegger, vicario e rappresentante di Friedrich Rainer a Trieste.
(5) Consulenti.
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