Babel, Isaak.
Er sagt: Bei dem Pogrom,
als ich Kind war,
meiner Taube
riß man den Kopf ab.
Häuser in hölzerner Straße,
mit Zäunen, darüber Holunder.
Weiß gescheuert die Schwelle,
die kleine Treppe hinab -
Damals, weißt du,
die Blutspur.
Leute, ihr redet: Vergessen -
Es kommen die jungen Menschen,
ihr Lachen wie Büsche Holunders.
Leute, es möcht der Holunder
sterben
an eurer Vergeßlichkeit.
Johannes Bobrowski
Viene
Babel', Isaak.
Dice: Durante il pogrom,
quando ero bambino,
alla mia colomba
hanno staccato la testa.
Case in strada di legno,
con recinti, e sopra il sambuco.
Tirata a lucido bianco la soglia,
giù per la piccola scala -
Allora, sai,
la traccia di sangue.
Gente, voi dite: dimenticare -
Arrivano i giovani uomini,
il loro riso come cespugli di sambuco.
Gente, il sambuco potrebbe
morire
per il vostro oblio.
Bobrowski nacque nel 1917 a Tilsit (Sovetsk), allora Prussia orientale. Alcuni luoghi, come la storica Sarmazia, "dove i tedeschi" - parole sue - "vivevano gomito a gomito con lituani, polacchi e russi, e il cui numero di ebrei era elevatissimo", sono stati dei temi fondamentali nelle sue poesie, ma soprattutto lo è stato il tempo. Non ha forse scritto d'altro, il che - a scanso di equivoci - va a suo onore.
Pare impossibile, ma il sambuco di Giotti che, immediatamente dopo aver riletto questa poesia tedesca, per una tanto facile quanto impropria associazione, ho naturalmente cercato in rete, non vi ha lasciato finora alcuna traccia, a credere a Google. Finora.
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