Italien hat der Türkei den Krieg erklärt. Seit 3 oder 4 Tagen erst hörte man von der Tripolis-Affaire, die freilich schon seit einer Reihe von Jahren in der Luft hängt. Nun ist die ungeheure Tatsache akut. Schon liest man von zerstörten Schiffen, natürlich auch vom Jubel der italienischen Bevölkerung. Man muß es der italienischen Regierung zugestehen: sie hat unglaublich schnell gearbeitet. Die Vorbereitungen waren ganz im Stillen getroffen. So hat auch der Generalstreik, der von der revolutionären Arbeiterschaft inszeniert werden sollte, versagt. Er konnte nicht präpariert werden. Zehntausend und Aber-Zehntausende junge zeugungsfähige Menschen werden gemordet werden um kapitalistischer Spekulation willen und die Kulturwerte beider Länder werden unwiederbringlichen Schaden leiden. – Aber die Begeisterung für den Krieg, der bei aller Schauerlichkeit so sehr nach Kinderspiel aussieht, wird neu gefacht werden und das groteske Schauspiel, daß sich ganze Völkerteile zu Automaten dressieren lassen, und auf Kommando marschieren und schießen und sich totschießen lassen, wird sich immer wieder erneuern. – Dem jetzigen Krieg, ganz real betrachtet, möchte ich doch einen für die Türken günstigen Ausgang wünschen. Nur eine besiegte europäische Großmacht wäre imstande, den imperialistischen Unfug aufzuhalten. Trotz der numerischen und armatorischen Überlegenheit Italiens ist der Sieg der Türken leicht möglich, dann nämlich, wenn genügend revolutionäre Kräfte im italienischen Heer wirksam sind und ganze Truppenteile durch Desertion, Offiziersmorde und Sabotage gegen den Irrsinn ihrer Gängler vorgehn, wenn in den Großstädten Italiens energisch mit wirtschaftlichen Kämpfen gestört wird und wenn die Türken aus dem Kriege eine moslemitische Angelegenheit machen. Die Eingeborenen in Tripolis werden ohnehin auf Seiten der Türken kämpfen, sodaß die Italiener, wenigstens im Landkriege sehr großen Schwierigkeiten gegenüberstehn werden. 1877 siegte die Türkei über das große Rußland. Vielleicht gelingt’s ihr 1911, Italien zu schlagen. Den Preis ihres Sieges werden ihr die Mächte wie damals ja doch rauben, aber das geht unsereinen am Ende wenig an. Wenn nur der Horror vor dem Kriege ganz Europa ins Gebein fährt. Dann braucht uns auch die widerliche Marokko-Politisiererei nicht mehr als ewige Gefahr auf den Nerven zu liegen.
Aus meinem Privat-Erlebnissen: Ich sprach im Café Herrn Robert Heymann, der wieder künstlerischer Leiter des „Kleinen Theaters“ ist. Der Direktor ist ein gewisser Poppert, den ich durch ihn kennen lernte. Die Herren wollen mich engagieren. Wir einigten uns auf ein Gastspiel von 8 Tagen mit 25 Mk Abendgage. Ich muß es schon machen, weil ich dringlichst einen neuen Anzug brauche. Morgen ist der Erste. Mir graut vor der Rechnung.
Monaco, domenica 30 settembre 1911
L'Italia ha dichiarato guerra alla Turchia. È solo da 3 o 4 giorni che si sente parlare dell'affare di Tripoli, che però era nell'aria già da diversi anni. Ora l'immensa questione si fa seria. Si legge già di navi distrutte e naturalmente anche del tripudio della popolazione italiana. Bisogna riconoscerlo al governo italiano: ha lavorato in modo incredibilmente rapido. I preparativi sono stati adottati in completo silenzio. Così anche lo sciopero generale, che avrebbe dovuto essere messo in atto dagli operai rivoluzionari, non è riuscito. Non ha potuto essere preparato. Decine e decine di migliaia di giovani in età riproduttiva vengono assassinati per volontà della speculazione capitalistica ed i valori culturali di entrambi i paesi subiranno danni irreversibili. Ma l'entusiasmo per la guerra, che sembra così tanto simile ad un gioco infantile in ogni suo orrore, verrà ricomposto e lo spettacolo grottesco per cui interi settori della popolazione si lasceranno trasformare in robot marciando, sparando e lasciandosi uccidere a comando, continuerà a rinnovarsi. Vorrei però augurare all'attuale guerra, considerata realisticamente, un esito favorevole per i turchi. Solo una grande potenza europea sconfitta sarebbe in grado di porre freno alle cazzate imperialistiche: nonostante la superiorità numerica e bellica italiana, è possibile che la Turchia vinca, in particolare se ci saranno abbastanza forze rivoluzionarie attive nell'esercito italiano e se interi reparti agiranno con diserzioni, uccisioni di ufficiali e sabotaggi contro la follia dei loro superiori, se nelle grandi città italiane ci si opporrà energicamente con lotte economiche e se i turchi trasformeranno la guerra in una questione musulmana. La popolazione di Tripoli combatterà comunque dalla parte dei turchi, per cui gli italiani si dovranno confrontare con grandi difficoltà, almeno nella guerra di terra. Nel 1877 la Turchia vinse contro la grande Russia. Forse nel 1911 riuscirà a battere l'Italia. Il premio della vittoria le sarà sottratto, come allora, dalle grandi potenze, ma questo alla fine ci riguarda poco. Se solo l'orrore per la guerra pervadesse tutta l'Europa, allora l'odiosa altalena politica in Marocco non ci infastidirebbe più come un costante pericolo.
Dalle mie esperienze private: ho parlato al bar col signor Robert Heymann, che è ridiventato il direttore artistico del "Piccolo Teatro". Il direttore è un certo Poppert, che ho conosciuto tramite lui. I signori vogliono scritturarmi. Ci siamo accordati per 8 giorni di rappresentazioni ad un cachet di 25 marchi a serata. Devo mettermici perché ho urgente bisogno di un vestito nuovo. Domani è il primo. Ho paura del conto.
Erich Mühsam, Diari
Erich Mühsam, Diari
Un esempio di tripudio della stampa nell'Italia giolittiana: la prima pagina de La Stampa del 29 settembre 1911.
Una pagina dedicata ad Erich Mühsam su un sito tedesco sul campo di concentramento di Oranienburg.
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