Di cervel dentro un pugno io sto, e divoro
tanto, che quanti libri tiene il mondo
non saziâr l'appetito mio profondo:
quanto ho mangiato! e del digiun pur moro.
D'un gran mondo Aristarco, e Metrodoro
di più cibommi, e più di fame abbondo;
disïando e sentendo, giro in tondo;
e quanto intendo più, tanto più ignoro.
Tommaso Campanella
Non mi è facile scrivere e nemmeno parlare di Parigi: è una chiara questione di sovraesposizione. Probabilmente tendo, più o meno inconsapevolmente, ad evitarlo proprio. Tuttavia, lasciando semplicemente passare il tempo, la spoglio e la rivesto di panni miei secondo il casuale svolgersi dei miei incontri presenti e passati, concreti ed astratti, reali e immaginari. Ne stanno così lentamente nascendo delle micromappe personali. Uno dei punti da cui si irradia una delle mie micromappe si trova tra la rue e il marché Saint-Honoré: profuma di Calabria, di ostinazione e di sogni anche se, fin dai tempi di Michelet, il profumo era già in gran parte svaporato come un lontano ricordo.
L'église n'avait aucun monument important, sauf le tombeau de Campanella, une sorte de Robespierre moine, un Babeuf ecclésiastique, qui était venu s'y réfugier au dix-septième siècle.On disait que le cardinal de Richelieu, quand il se sentait mollir et risquait d'être homme, venait là et reprenait, près du Calabrais farouche, quelque chose du bronze italien.Les modernes Jacobins, qui s'assemblaient dans cette église et n'y étaient que locataires, avaient laissé ces vieux tombeaux. Ils étaient là pèle-mèle avec les morts. D'autres morts, les derniers moines du couvent, assistaient au club (en 89 et 90), comme les derniers Cordeliers au club qui se tenait chez eux. Tout cela composait un ensemble bizarre qui avait pour toujours saisi les têtes, rempli les souvenirs, les imaginations: le puissant genius loci, transformé par la Révolution, vivait là, on le sentait. Quis Deus? incertum est; habitat Deus.
Jules Michelet, Histoire de la révolution française, tome 2 : 1792-1794
Da quando so che Campanella è lì, ci passo più volentieri*, per quella parte del primo arrondissement. E niente cambia o potrebbe cambiare la mia sensazione, neanche ignorarne il punto esatto, neanche eventualmente venire a sapere di qualche sua successiva traslazione. Ormai la molla del ricordo, fedele o non fedele, sghembo o non sghembo che sia, è già scattata.
*Come mi succede con il quai François Mitterrand, che attraverso con un sorriso dal giorno in cui G. mi ha fatto notare l'improbabilità di trovare un giorno a Roma un Lungotevere Oscar Luigi Scalfaro o l'effetto che farebbe se si dovesse verificare l'improbabile eventualità.
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