sabato 27 novembre 2010

Variations At Home And Abroad

It takes a lot of a person's life
To be French, or English, or American
Or Italian. And to be at any age. To live at any certain time.
The Polish-born resident of Manhattan is not merely a representative of
general humanity
And neither is this Sicilian fisherman stringing his bait
Or to be any gender, born where or when
Betty holding a big plate
Karen crossing her post-World War Two legs
And smiling across the table
These three Italian boys age about twenty gesturing and talking
And laughing after they get off the train
Seem fifty percent Italian and the rest percent just plain
Human race.
O mystery of growing up! O history of going to school!
O lovers O enchantments!

The subject is not over because the photograph is over.
The photographer sits down. Murnau makes the movie.
Everything is a little bit off, but has a nationality.
The oysters won't help the refugees off the boats,
Only other human creatures will. The phone rings and the Albanian
nationalist sits down.
When he gets up he hasn't become a Russian émigré or a German circus
clown
A woman is carrying a basket—a beautiful sight! She is in and of
Madagascar.
The uniformed Malay policeman sniffs the beer barrel that the brothers of
Ludwig are bringing close to him.
All humanity likes to get drunk! Are differences then all on the surface?
But even every surface gets hot
In the sun. It may be that the surface is where we are all alike!
But man and woman show that this isn't true.
We will get by, though. The train is puffing at the station
But the station isn't puffing at the train. This difference allows for a sense
of community
As when people feel really glad to have cats and dogs
And some even a few mice in the chimney. We are not alone
In the universe, and the diversity causes comfort as well as difficulty.
To be Italian takes at least half the day. To be Chinese seven-eighths of it.
Only at evening when Chang Ho, repast over, sits down to smoke
Is he exclusively human, in the way the train is exclusively itself when it is
in motion
But that's to say it wrongly. His being human is also his being seven-eighths
Chinese.
Falling in love one may get, say, twenty percent back
Toward universality, though that is probably all. Then when love's gone
One's Nigerianness increases, or one's quality of being of Nepal.
An American may start out wishing
To be everybody or that everybody were the same
Which makes him or her at least eighty percent American. Dixit Charles
Peguy, circa 1912,
"The good Lord created the French so that certain aspects of His creation
Wouldn't go unnoticed." Like the taste of wheat, sirrah! Or the Japanese.
So that someplace on earth there would be people who were
Writing haiku. But think of the human body with its arms
Its nose, its eyes, its brain often subject to alarms
Think how much energy, work, and time have gone into it,
To give us such a variegated kind of humanity!
It takes fifteen seconds this morning to be a man,
Twenty to be an old one, four to be an American,
Two to be a college graduate and four or five hours to write.
And what's more, I love you! half of every hour for weeks or months for
this;
Nine hundred seconds to be an admirer of Italian Renaissance painting,
Sixteen hours to be someone awake.
One is recognizably American, male, and of a certain generation. Nothing
takes these markers away.

Even if I live in Indonesia as a native in a hut, someone coming through
there
Will certainly gasp and say Why you're an American!
My optimism, my openness, my lack of a sense of history,
My distinctive facial muscles ready to look angry or sad or sympathetic
In a moment and not quite know where to go from there;
My assuming that anything is possible, my deep sense of superiority
And inferiority at the same time; my lack of culture,
Except for the bookish kind; my way of acting with the dog, come here
Spotty! God damn!
All these and hundreds more declare me to be what I am.
It's burdensome but also inevitable. I think so.
Expatriates have had some success with the plastic surgery
Of absence and departure. But it is never absolute. And then they must bear
the new identity as well.

Irish or Russian, the individuality in them is often mistaken for nationality.
The Russian finding a soul in the army officer, the Irishman finding in him
someone with whom he can drink.
Consider the Volga boatman? One can only guess
But probably about ninety percent Russian, eighty percent man, and thirty
percent boatman, Russian, man, and boatman,
A good person for the job, a Russian man of the river.
This dog is two-fifths wolf and less than one-thousandth a husband or
father.
Dogs resist nationality by being breeds. This one is simply Alsatian.
Though he may father forth a puppy
Who seems totally something else if for example he (the Alsatian) is attracted
To a poodle with powerful DNA. The puppy runs up to the Italian boys
who smile
Thinking it would be fun to take it to Taormina
Where they work in the hotel and to teach it tricks.
A Frenchwoman marvels at this scene.
The woman bends down to the dog and speaks to it in French.
This is hopeful and funny. To the dog all human languages are a perfumed
fog.
He wags and rises on his back legs. One Italian boy praises him, "Bravo!
canino!"
Underneath there is the rumble of the metro train. The boy looks at the
woman.
Life offers them these entangling moments as—who?—on a bicycle goes
past.
It is a Congolese with the savannah on his shoulders
And the sky in his heart, but his words as he passes are in French—
"Bonjour, m'sieu dames," and goes speeding off with his identity,
His Congolese, millennial selfhood unchanging and changing place.

Kenneth Koch


Ci vuole gran parte di una vita di una persona
per essere francese o inglese o americano
o italiano. E per avere una qualsiasi età. Per vivere in un certo periodo.
Il residente di Manhattan di origine polacca non è solo un rappresentante
dell'umanità in genere
e non lo è nemmeno questo pescatore siciliano che dà lenza
O per essere di qualsiasi sesso, nato in qualsiasi posto o momento
Betty che tiene un grande piatto
Karen che accavalla le sue gambe da dopoguerra
e sorride dall'altra parte del tavolo
Questi tre ragazzi italiani di circa vent'anni che gesticolano e parlano
e ridono dopo essere scesi dal treno
sembrano per il cinquanta percento italiani e per il resto solo semplice
razza umana.
O mistero della crescita! O storia dell'andare a scuola!
O amanti O incantamenti!

Il tema non è finito solo perché è finita la fotografia.
Il fotografo si siede. Murnau realizza il film.
Tutto è un po' distante, ma ha una nazionalità.
Le ostriche non aiuteranno i rifugiati a sbarcare dalle navi,
solo altre creature umane lo faranno. Il telefono squilla e il nazionalista
albanese si siede.
Quando si alza non è diventato un émigré russo o un pagliaccio da circo
tedesco.
Una donna sta portando un cesto—una bellissima visione! È in e del
Madagascar.
Il poliziotto in uniforme malese annusa il barilotto di birra che i fratelli di
Ludwig gli stanno portando accanto.
A tutta l'umanità piace ubriacarsi! Sono quindi le differenze solo superficiali?
Ma persino ogni superficie si riscalda
al sole. Magari è la superficie il posto in cui siamo tutti simili!
Ma l'uomo e la donna dimostrano che ciò non è vero.
Ce la faremo, però. Il treno sta sbuffando alla stazione
ma la stazione non sta sbuffando al treno. Questa differenza consente di provare un senso
di comunità
come quando le persone si sentono molto felici di avere gatti e cani
e alcuni persino qualche topo nel camino. Non siamo soli
nell'universo, e la diversità provoca consolazione e anche difficoltà.
Per essere italiano ci vuole almeno mezza giornata. Per essere cinese sette ottavi della stessa unità di tempo.
Solo la sera quando Chang Ho, dopo cena, si siede a fumare
è esclusivamente umano, nello stesso modo in cui il treno è esclusivamente se stesso quando è
in movimento
ma questo è un brutto modo di esprimerlo. Il suo essere umano è anche il suo essere per sette ottavi
cinese.
Innamorandosi, si può recuperare, diciamo, il venti percento
di universalità, per quanto sia probabilmente tutto. Poi quando l'amore se ne va
la propria nigerianità aumenta, o lo fa la propria qualità di essere nepalese.
Un americano può cominciare ad augurarsi
di essere chiunque o che tutti siano uguali
il che lo/la rende almeno per l'ottanta percento americano. Disse Charles
Peguy, nel 1912 circa,
"Il buon Dio creò i francesi per evitare che alcuni aspetti della Sua creazione
finissero ignorati." Come il gusto del frumento, signore! O il giapponese.
In modo tale che da qualche parte sulla terra ci sia gente che scrive
haiku. Ma pensate al corpo umano con le sue braccia,
il suo naso, i suoi occhi, il suo cervello spesso soggetto ad allarmi
Pensate quanta energia, lavoro e tempo vi si sono spesi,
per darci una così variegata umanità!
Ci vogliono quindici secondi stamattina per diventare uomini,
venti per diventare vecchi, quattro per diventare americani,
due per diventare un collega laureato e quattro o cinque ore per scrivere.
E quel che c'è di più, vi voglio bene! per mezz'ora ogni ora per settimane o mesi per
questo;
ci vogliono novecento secondi per diventare ammiratori della pittura rinascimentale italiana,
sedici ore per essere svegli.
Si è palesemente americani, maschi e di una certa generazione. Nulla
toglie questi segni.

Anche se vivo in Indonesia da autoctono in una capanna, qualcuno che ci
arrivi
resterà inevitabilmente senza fiato e dirà Perché sono un americano!
Il mio ottimismo, la mia apertura, la mia mancanza di senso storico,
i miei caratteristici muscoli facciali pronti a sembrare arrabbiati o tristi o cordiali
in un momento e non a sapere bene dove andare da lì;
il mio dare per scontato che tutto sia possibile, il mio profondo senso di superiorità
e al contempo di inferiorità; la mia mancanza di cultura,
a parte quella libresca; il mio relazionarmi col cane, vieni qui
Spotty! Dannazione!
Tutte queste cose e centinaia d'altre dichiarano quello che sono.
È gravoso ma anche inevitabile. Almeno lo penso.
Gli espatriati hanno avuto un certo successo con la chirurgia plastica
di assenza e partenza. Ma non è mai assoluto. E poi devono sopportare
anche la nuova identità.

Irlandesi o russi che siano, la loro individualità è spesso scambiata per nazionalità.
Il russo che trova un'anima nell'ufficiale dell'esercito, l'irlandese che vi trova
qualcuno con cui poter bere.
Considerare il barcaiolo del Volga? Si può solo tirare a indovinare,
ma probabilmente per circa il novanta percento è russo, per l'ottanta percento uomo e per il trenta
percento barcaiolo, russo, uomo e barcaiolo,
uno adatto per il lavoro, un russo del fiume.
Questo cane è per due quinti lupo e per meno di un millesimo marito o
padre.
I cani resistono alla nazionalità in quanto razze. Questo è semplicemente alsaziano.
Però potrebbe generare un cucciolo
dall'aspetto completamente diverso se per esempio lui (l'alsaziano) sentisse un'attrazione
per un barboncino con un potente DNA. Il cucciolo corre dai ragazzi italiani
che sorridono
pensando che sarebbe divertente portarlo a Taormina
dove lavorano all'hotel e insegnargli dei trucchi.
Una donna francese si meraviglia della scena.
La donna si abbassa verso il cane e gli parla in francese.
È una cosa promettente e divertente. Per il cane tutte le lingue umane sono una nebbia
profumata.
Dimena la coda e si alza sulle zampe posteriori. Un ragazzo italiano lo loda "Bravo!
canino!"
Sotto c'è il rumore della metropolitana. Il ragazzo guarda la
donna.
La vita offre loro questi momenti intricati come —chi?—passa oltre
su una bicicletta.
È un congolese con la savana sulle spalle
e il cielo nel cuore, ma le sue parole mentre passa sono francesi—
"Bonjour, m'sieu dames," e si affretta con la sua identità,
la sua congolese, millenaria individualità immutabile pur mutando di luogo.

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