Col crollo della Schola armaturarum non se ne va solo un altro pezzo di Italia - fisica e morale -, se ne va probabilmente anche un'iscrizione su un muro, posta sotto ad un messaggio elettorale del rogator Marziale, che doveva contare i voti raccolti da Proculus, candidato alla carica di edile.
L'iscrizione recitava così:
L'iscrizione recitava così:
Martialis fellas Proculum.
Link.
A proposito del patrimonio culturale italiano e dell'attenzione che gli si riserva, mi è venuto in mente questo:
Né d'altronde vale ormai piangere sul latte versato. Vale piuttosto agire in modo che non se ne versi ancora. Come quando gli ultimi residui del paesaggio virgiliano, del primo paesaggio che sia stato cantato in poesia, e che ancora, fino a pochi anni fa, si poteva ammirare, in certi luoghi, intatto, come a capo Miseno o a Cuma, si vedono dati in pasto allo scempio di un'edilizia quasi unicamente stagionale. Si incontrano allora, al lago di Averno o a Cuma le lapidi con gli esametri incisi, che, vedi caso, appartengono agli squarci di più alta poesia di tutto il poema, e che siano coperti di firme a lapis non mi indigna tanto, quanto di vedere che sono lettera morta, e che nessuno si dà la pena di resuscitare il latino del ginnasio per ritrovare quella poesia.
Cesare Brandi, Terre d'Italia, Bompiani, 2006
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